Latte: mucche al pascolo nei supermercati

Mucche al pascolo nei centri commerciali alla ricerca di latte e formaggi veramente italiani nell’ambito della mobilitazione della Coldiretti per la difesa del Made in Italy dal campo alla tavola che ha coinvolto oltre centomila agricoltori ai valichi, ai porti, davanti agli stabilimenti industriali e alle sedi istituzionali. L’Operazione Verità lanciata da Coldiretti ha visto decine di migliaia di allevatori invadere supermercati e ipermercati di tutta la Penisola e manifestare davanti Montecitorio, per l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta e la richiesta di distinguere sugli scaffali il vero prodotto italiano da quello falso e dare la possibilità ai consumatori di scegliere consapevolmente .

La mucca Onestina e il maiale Ambrogio sono entrati in azione al Centro commerciale Milanofiori di Assago, a Milano, assieme agli imprenditori agricoli della Coldiretti. Mucche al pascolo anche a Roma, nel Centro commerciale Euroma 2 in via Cristoforo Colombo (angolo viale dell’Oceano Pacifico), a Padova dove gli agricoltori hanno occupato pacificamente il Centro Giotto, sede dell’ipermercato Auchan, in via Venezia, 59-61, e a Caserta con una piccola mandria che ha invaso il Centro commerciale Campania a Marcianise (Località Aurno). Ma le manifestazioni hanno riguardato ipermercati in praticamente tutte le regioni. I blitz nei supermercati messi in atto nell’ambito dell’Operazione Verità – sottolinea Coldiretti – puntano a denunciare il fatto che solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana è realizzato con prodotti agricoli italiani, ma nessuno lo sa. Per questo alcuni “attivisti” della Coldiretti sono entrati nei supermercati con curiose magliette con la scritta “gli italiani lo fanno meglio”, hanno regalato frutta a km zero ai consumatori per far assaggiare il gusto del vero made in Italy e hanno distribuito volantini per svelare gli inganni a tavola. “I supermercati importano, i consumatori pagano, le imprese chiudono”, “Cara mamma, pretendi dal tuo supermercato trasparenza”, “Vogliamo il vero latte italiano sugli scaffali”, “L’etichetta d’origine salva il lavoro degli agricoltori e le scelte dei consumatori” sono alcuni degli slogan gridati dagli agricoltori davanti alle strutture commerciali dove sono stati inoltre allestiti Mercati di Campagna Amica per dare modo ai cittadini di assaggiare le prelibatezze prodotte dalle aziende agricole del territorio.

Gli inganni del finto Made in Italy riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. Per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti situati in Italia, si sviluppa un Made in Italy alimentare cinque volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. A fronte di 20 miliardi di export Made in Italy nel mondo, ci sono altri 60 miliardi generati da prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese. E’ per questo che Coldiretti si è impegnata nella realizzazione una filiera agricola tutta italiana, un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto.

Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale, ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima. ll pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all’obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Dal primo di luglio è arrivato anche l’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa – ha concluso la Coldiretti – l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.

L’ETICHETTA CON L’ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI

Cibi con l’indicazione di provenienza

Carne di pollo e derivati

Carne bovina

Frutta e verdura fresche

Uova

Miele

Passata di pomodoro

Latte fresco

Pesce

Extravergine di oliva

E quelli senza

Pasta

Carne di maiale e salumi

Carne di coniglio

Frutta e verdura trasformata

Derivati del pomodoro diversi da passata

Latte a lunga conservazione

Formaggi non dop

Derivati dei cereali (pane, pasta)

Carne di pecora e agnello

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

GLI INGANNI A TAVOLA ALL’INSAPUTA DEI CONSUMATORI

• DUE PROSCIUTTI SU TRE VENDUTI COME ITALIANI MA PROVENIENTI DA MAIALI ALLEVATI ALL’ESTERO;

• TRE CARTONI DI LATTE A LUNGA CONSERVAZIONE SU QUATTRO CHE SONO STRANIERI SENZA INDICAZIONE IN ETICHETTA;

• OLTRE UN TERZO DELLA PASTA CHE È OTTENUTA DA GRANO CHE NON È STATO COLTIVATO IN ITALIA;

• LA METÀ DELLE MOZZARELLE NON A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CHE SONO FATTE CON LATTE O ADDIRITTURA CAGLIATE STRANIERE.
Fonte: Elaborazioni Coldiretti

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Latte: sì all’etichettatura, ma non basta
“Gli indicatori economici del comparto lattiero caseario e lo stato di agitazione che investe l’intera Europa segnano una crisi dalle caratteristiche strutturali che non può essere affrontata con le rituali attenzioni d’emergenza”. E’ questo il commento di Confagricoltura agli ulteriori elementi negativi che giungono dai partner comunitari.

La sopravvivenza dell’allevamento da latte nella Ue, in presenza di una produzione in calo e di un andamento di mercato che non consente di coprire i costi di produzione, appare sempre più dipendente da interventi in grado di incidere sia sul piano contrattuale, sia sulla programmazione produttiva.

L’avvio del superamento, a livello europeo, del quadro legislativo che controlla i volumi produttivi ed il contestuale abbandono delle misure che negli anni avevano consentito di attenuare gli effetti di situazioni di crisi dei nostri prodotti di punta, non hanno generato gli attesi miglioramenti , anzi ne hanno accentuato le criticità.

In questo contesto l’adozione di un corretto sistema di etichettatura arricchirà il nostro modello produttivo di ulteriori certezze e rassicurazioni sul piano della tracciabilità e dei controlli sanitari, ma andrà accompagnato da interventi utili a creare liquidità alle imprese.

Confagricoltura sottolinea che è necessario infondere fiducia alle aziende, aiutandole a migliorare le condizioni di competitività ed a superare questo difficile momento.

da: Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto – P.I. 02954650277


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