ANLAC – aderente AGCI AGRITAL
Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli, le notizie

13 luglio 2015
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Anlac: incontro in Veneto per sollecitare misure anticrisi
Abbiamo illustrato agli allevatori del Veneto il nostro pensiero e il nostro modo di fare associazionismo a tutela degli allevamenti liberi, con analisi appropriate sulle ragioni di una crisi anomala con il supporto di dati scientifici, visto che in questo settore, come in tanti altri, la tutela non la fa nessuno. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, dopo l’ incontro in Veneto.
Dalla riunione tenutasi a Trevignano (Tv) giovedi scorso è emerso in maniera plastica il disinteresse di alcune organizzazioni sindacali, in particolare, verso temi come l’ etichettatura obbligatoria dell’ origine sul coniglio, che penalizzano i consumatori.
La discriminazione per le carni cunicole – evidenzia – disattende gli articoli 12, 13 e 169 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea riguardanti la protezione dei consumatori, il diritto all’informazione e le esigenze di benessere animale, lasciando spazio a numerose frodi in ambito comunitario e a importazioni cinesi.
Nessuna organizzazione sindacale – sottolinea anlac – e neanche le neonate associazioni hanno organizzato sinora iniziative incisive per far sì che il governo italiano faccia introdurre a Bruxelles l’ etichettatura obbligatoria anche sulle carni di coniglio, nonostante il chiaro indirizzo delle risoluzioni parlamentari e le previsioni del Piano di settore. Tutti però – ci hanno riferito gli allevatori presenti – sono bravi a chiedere quattrini agli allevatori, o a farglieli trattenere dai macellatori, senza esportare un coniglio. Basterebbe, infatti, – secondo il presidente anlac – esportare un bilico a settimana per sterilizzare le manovre del cartello e contrastare una crisi strutturale che da anni presenta un saldo commerciale negativo.
E’ stata inoltre dall’analc illustrata la portata della nuova legge istitutiva delle Cun che fa sospendere le borse merci locali, tra cui quella di Treviso già dalla scorsa settimana.
Infine – conclude – è stata ribadita la necessità di prevedere una Commissione unica nazionale-Cun del coniglio vivo e macellato, differenziare i pesi e inserire le pelli nella declaratoria prezzi, fornire dati veri e in tempo reale ai commissari, togliere il comitato cun (che presenta profili anticostituzionali) per dare libertà decisionale e potere di trattativa solo ai commissari, prevedere i casi d’incompatibilità, rispettare il principio di uguaglianza costituzionale in Cun, il principio di effettività dei ruoli (un importatore prevalente non può essere commissario), il principio di onorabilità della Cun (le associazioni di macellatori che hanno sconfessato la Cun non possono rientrare adesso che la Cun è legge) e inasprire le sanzioni per chi viola gli accordi Cun.

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Giovedi 9 luglio a Musano
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Anlac: Organizzarsi per non chiudere le stalle. Incontro in Veneto con gli allevatori di conigli.
Dopo l’ incontro tenuto in Friuli è la volta del Veneto. Giovedi 9 luglio si terrà un incontro tra allevatori a Musano di Trevignano (Tv) alle ore 19,30 c/o la Sala polivalente “Casa Zanatta”. Lo dichiara Saverio De Bonis presidente dell’ anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
Uniti si vince, isolati non si va da nessuna parte – aggiunge – lo dimostra la recente normativa approvata dal parlamento che istituisce le Cun e chiude le borse merci, ritenute anticoncorrenziali da un parere dell’ antitrust italiano.
Nessun allevatore – sottolinea il presidente – avrebbe scommesso qualche anno fa che prima o poi le borse merci locali avrebbero chiuso, nemmeno tra i nostri associati. Grazie all’ attività svolta dalla nostra associazione, invece, trarranno benefici tutti gli agricoltori italiani. In particolare gli allevatori della provincia di Treviso dove a seguito della crisi ha chiuso oltre il 50% degli allevamenti in sette anni.
Adesso occorre istituire anche una Cun del macellato – prosegue l’ anlac – , estendere con apposito decreto il divieto di vendita sottocosto a tutte le materie prime agricole, e non solo al latte, e, soprattutto, estendere l’ etichettatura obbligatoria dell’ origine anche ai conigli, gli unici ad essere discriminati in sede Ue.
Per farlo – conclude – c’è però bisogno del contributo di tutti i liberi allevatori italiani, evitando, se possibile le interferenze di alcuni soggetti, come talune Apa provinciali, che sconfinando dai propri compiti istituzionali, accettano di svolgere un pericoloso ruolo di supporto al cartello di alcuni gruppi industriali.
Ufficio Stampa Anlac
info: 324-6352077

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22 giugno 2015
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Cun conigli, Anlac: quotazioni in lento rialzo ma sempre sottocosto
Nonostante la diffida pervenuta a tutti i commissari da un gruppo di allevatori del Friuli, già in stato di agitazione per l’andamento anomalo dei prezzi sottocosto, gli allevatori della Cun non hanno saputo negoziare un valore di listino equo. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
L’ aumento di appena tre centesimi – prosegue – che porta questa settimana il prezzo a euro 1,52/kg, non trova riscontro con l’ aumento schizofrenico del macellato di Milano (+ 40 centesimi in una quotazione!) né con l’ anticipo dei carichi in atto da almeno tre settimane in tutta Italia. E’ dunque il frutto di una incapacità negoziale di alcuni allevatori.
L’ offerta, infatti, è carente – aggiunge il presidente – a causa di tre fattori congiunturali. Il primo relativo alle importazioni i cui volumi nel I° trim 2015 aumentano del 9,5% e sembrano modificate nella provenienza: nel mese di marzo sono arrivati in Italia conigli cinesi sottocosto, mentre la riduzione dei volumi importati dalla Francia (-17% nel primo trimestre 2015) è stata compensata dal raddoppio delle importazioni ungheresi (+135%). Il secondo è dovuto ad una riduzione importante dei numeri della produzione nazionale. In alcune regioni italiane come il Piemonte manca mediamente il 20% dei conigli, perché da diversi mesi gli allevatori sono stati invitati (o meglio obbligati) dai macellatori a ridurre gli accoppiamenti. Stesso dicasi per il nord-est. Il terzo cambiamento è dovuto alla progressiva chiusura di altri allevamenti che hanno smesso di produrre a seguito della politica di sottocosto imposta dai macellatori in nome di un mercato falsato e pilotato.
L’ andamento della domanda – fa notare l’ anlac – è infatti da diversi anni sempre stabile, anche se i dati di consumo complessivi di carne di coniglio (intero e porzionato) del 2014 non sono ancora pervenuti e i macellatori sostengono continuamente cali dei consumi.
Di fronte a questa fotografia di mercato – sottolinea il presidente dell’ anlac – i macellatori non devono lamentarsi della mancanza di profitto sul macellato. Questa è un’alibi ingiustificata se si considera che gli allevatori non vedono profitti da diversi anni, mentre loro incamerano un triplice utile: dalla carne lavorata, dalle pelli e alcuni di loro anche dal mangime. In pratica – evidenzia De Bonis – chi trasforma incamera quasi tutto il valore aggiunto possibile, impoverendo gli allevatori e senza procurare vantaggi ai consumatori.
Il deficit di capacità contrattuale non caratterizza però tutti i commissari. Tra gli allevatori – conclude De Bonis – ve ne sono diversi “assoggettati” a questo o a quel gruppo industriale che accettano supinamente quello che gli viene imposto prima di entrare in Commissione. Secondo l’ Anlac, chi non è libero economicamente di vendere o acquistare non dovrebbe stare in Commissione, specie se non ha firmato la dichiarazione d’ insussistenza di cause d’ incompatibilità, ma continua a giovarsi dell’ avallo di dirigenti sindacali nazionali collusi.

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11 giugno 2015
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DL Agricoltura, Fima: approvato emendamento sulle CUN
Gli agricoltori salutano con favore l’emendamento presentato dall’ On L’Abbate, Bernini e Gagnarli (M5S) approvato ieri in Comagri. Dalla fase sperimentale si passa ad una fase istituzionale
L’ approvazione in Comagri dell’ emendamento a favore delle CUN – Commissioni uniche nazionali (art 6 bis DL 51/2015), è un segnale molto positivo perchè si compie un passo avanti importante per la formulazione dei prezzi all’ origine dando finalmente una cornice giuridica alle CUN. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Dopo la lunga fase sperimentale – prosegue – il mondo agricolo attendeva un segnale nella direzione di una maggiore neutralità e trasparenza nelle relazioni contrattuali, un passaggio questo auspicato anche da autorevoli pareri dell’ antitrust.
L’ esperienza sul campo – aggiunge – suggerisce di fissare dei paletti alle continue modifiche regolamentari ed evitare inutili duplicazioni con le Borse merci, come accade già in due filiere (suini e conigli). Il Decreto Legge 51/2015, sul punto, conferisce delega al Governo per la sospensione dell’ autonoma rilevazione da parte delle Borse merci per le categorie merceologiche per cui le Cun sono state istituite.
Occorre agire – conclude – affinchè il prossimo decreto interministeriale sia informato ad una serie di principi e criteri direttivi nella direzione della trasparenza (informazioni aggiornate ai commissari in tempi reali, regolamenti chiari di funzionamento, divieto di vendita sottocosto e definizione degli organi di vigilanza), della neutralità (elencazione dei casi d’incompatibilità dei commissari) ed effettività del ruolo (garantire i prerequisiti dei commissari, l’ autonomia decisionale e negoziale alle controparti, eliminare gli organismi accessori).
FIMA- FEDERAZIONE ITALIANA MOVIMENTI AGRICOLI VIA MAZZINI 88 – 00195 ROMA
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Da: anlac [info@anlac.it]

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27 maggio 2015
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Conigli, Anlac: ricorso presso Corte europea dei Diritti dell’ uomo
I diritti negati agli allevatori italiani e ai consumatori di conigli in Europa sono stati oggetto di un ricorso presentato dai legali dell’ Anlac presso la Corte europea.
Ci siamo rivolti alla Corte europea dei Diritti dell’ uomo perché ci sentiamo traditi dalla mancata implementazione delle misure di programmazione nazionale di settore e dalla Commissione europea che stà discriminando questo comparto. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
Non si può continuare a lavorare – prosegue – con prezzi al di sotto del 38% rispetto allo scorso anno, senza adottare nessuna misura di tutela verso le importazioni sottocosto provenienti dalla Cina e dalla Francia e senza nessun contrasto a manovre illecite che tentano di limitare la libertà economica degli allevatori italiani, primi in Europa.
Di fronte ad un mercato – aggiunge l’ associazione – che non risponde più alle regole della concorrenza, dunque, all’ offerta e alla domanda, e che non consente meccanismi trasparenti di scelta ai consumatori, è inaccettabile la posizione della Commissione secondo la quale è meglio optare per una scelta volontaria, piuttosto che su una etichettatura obbligatoria dell’ origine a livello comunitario.
Secondo l’ Anlac, i dubbi sollevati dallo studio sull’ inopportunità di estendere l’etichettatura di origine obbligatoria per prodotti di nicchia non appaiono convincenti, in quanto nel nostro Paese anche gli ovi-caprini hanno le stesse quote di consumo pro-capite della carne di coniglio, ma godono dell’ obbligo di informare i consumatori.
La raccomandazione da parte della Commissione europea, benchè priva di valore giuridico, è peraltro in netto contrasto con la volontà e gli impegni del Governo italiano.
E’ ora che lo Stato italiano, – sottolinea il presidente dell’ Anlac – che non ha adottato nessuna misura prevista dal piano di settore per contrastare la crisi del settore, ad eccezione della Cun, metta in atto tutti gli impegni presi attraverso le varie risoluzioni parlamentari, senza subire i condizionamenti delle potenti lobby agroindustriali.
Occorre agire – conclude – prima che sia troppo tardi e che il tessuto produttivo italiano che opera a libero mercato venga smantellato o passi nelle mani di tre gruppi industriali, in una deriva monopolizzante dannosa per i consumatori e per la libera concorrenza. Ufficio Stampa Anlac

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20 maggio 2015
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Crisi cunicola, Anlac: Realacci anteponga benessere allevatori a quello animale
Siamo basiti del fatto che l’ Onorevole Realacci (Pd) anteponga nella sua ultima interrogazione il benessere animale a quello dell’ uomo. Non c’è benessere che tenga se prima non stanno bene i nostri allevatori. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
Una recente interrogazione – prosegue – anziché porre l’accento sulla vita indegna che subiscono gli allevatori, per l’ egoismo di mercati non regolamentati efficacemente e per gli abusi e le intese che lo caratterizzano, si preoccupa invece di misurare i centimetri quadrati in cui vivono i nostri animali.
Il deputato – aggiunge – dovrebbe sapere che nei nostri allevamenti in colonia gli animali sono in grado di effettuare tutti i comportamenti naturali della specie ed hanno spazio.
Sorprende, invece, – evidenzia l’ anlac – che egli non abbia letto le tre risoluzioni unitarie votate anche da Pd sulle condizioni soffocanti in cui versano gli allevatori e si ponga, in maniera un po’ strumentale, nella corrente trasversale degli animalisti a prescindere, come la sua collega Brambilla di Forza Italia, che spiana la strada ai furfanti.
A Realacci – precisa De Bonis – sfugge infatti che fuori dai nostri allevamenti ci sono altri animali predatori che vogliono, invece, distruggere questa specie, per consegnare il settore nelle mani di monopolisti: quelli che oggi puntano in modo surrettizio ad imporre nuovi standard produttivi per bandire le gabbie attuali e restringere definitivamente la concorrenza. Se così non fosse a nulla sarebbero servite le segnalazioni al Parlamento da parte anche dell’ antitrust, che il deputato Realacci evidentemente non conosce.
L’anlac, inoltre, sottolinea che la Germania e il Belgio, a cui fa riferimento Realacci nell’ interrogazione, oltre a non essere produttori di conigli, se non a livello amatoriale, sono i principali importatori, insieme ai francesi, del 51% dei conigli importati nel mondo e provenienti dalla Cina, che arricchiti di antibiotici stanno mettendo in ginocchio, attraverso prezzi in dumping, la nostra realtà produttiva nazionale.
Invitiamo, pertanto, Realacci – conclude – a battersi per difendere con misure antidumping il patrimonio cunicolo nazionale sotto attacco da importazioni cinesi e da operatori europei e nazionali compiacenti e collusi, altrimenti tra un po’ anche lui sarà costretto a mangiare conigli cinesi.
Ufficio Stampa Anlac

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18 maggio 2015
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Crisi cunicola, Anlac: saldo negativo e prezzi sottocosto. Preoccupa disinformazione in atto
Mentre gli allevatori italiani sono sotto assedio per via di un saldo commerciale negativo dovuto ad importazioni strumentali tese ad abbassare i prezzi sottocosto, anche in modo fraudolento, l’ Informatore Agrario vede una inversione di tendenza che non c’è.
Come può l’ Informatore Agrario sostenere che c’è stata una inversione di tendenza nel settore cunicolo se la crisi del settore è in netto peggioramento a causa di vendite sottocosto?
I suoi giornalisti invece di guardare ai numeri con una lente distorta dovrebbero contattare gli allevatori liberi e sentire dalla viva voce come stà realmente la situazione. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente anlac, associazione italiana liberi allevatori di conigli
Nell’ ultimo quadrimestre del 2014 – prosegue – si è verificato un fatto mai accaduto negli ultimi 50 anni della storia di questo mercato. Le quotazioni hanno subito un crollo durante una fase fisiologica in cui i consumi e i prezzi storicamente crescono mentre i dati ufficiali tendono a nascondere la verità sul segmento più dinamico che è quello del prodotto porzionato.
Il giornalista dell’ Informatore Agrario – evidenzia il presidente – nel consultare i dati Ismea non si sarà accorto che le informazioni sul consumo sono parziali e ancora oggi non sappiamo quanti conigli sono stati consumati nel 2014 perché il dato è incompleto.
Così come non si è accorto – sottolinea l’ anlac – che nonostante le esportazioni siano migliorate passando da otto mila quintali a nove mila e seicento (abbiamo esportato 5 autotreni in più nel 2014), sono anche cresciute le importazioni da 26 mila a 26 mila e seicento, così che il saldo continua a rimanere strutturalmente negativo per 17 mila quintali.
Parlare di ripresa – conclude – mentre il settore muore, sotto i colpi di accetta di un cartello che spaccia conigli stranieri per italiani e le cui frodi – che ingannano i consumatori – rimangono impunite, e per la protervia di mercanti che, da un lato, boicottano la Cun e, dall’ altro, fissano prezzi sottocosto facendo pressioni su commissari non neutrali, mentre il piano di settore è impaludato, l’ etichettatura di origine proibita e la vigilanza assente, significa non fare informazione corretta ma distorta ed offendere l’intelligenza dei produttori e dei consumatori.
Ufficio Stampa Anlac
Associazione nazionale liberi allevatori di conigli
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Sede Operativa Via Nazionale 22
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7 maggio 2015
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CONIGLI, ANLAC: ANTITRUST APRE INDAGINE SU LATTE, MA DIMENTICA CONIGLI
Per il presidente dell’ Anlac, la Coldiretti commenta positivamente l’ avvio di una indagine conoscitiva nella filiera del latte, ma non sollecita il Governo su una indagine nel settore cunicolo, dopo le ripetute richieste del Parlamento. Con il suo silenzio favorisce così il mercato integrato delle soccide e non quello libero.
I dirigenti nazionali e regionali della Coldiretti avevano promesso agli allevatori del nord di interessarsi al problema dei prezzi iniqui nel mercato cunicolo, investendo l’ antitrust, ma ad oggi di quella riunione tenuta in Veneto un mese fa è rimasto solo lo sbiadito ricordo di una promessa. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
Nessun comunicato – prosegue – nessuna presa di posizione mentre il settore muore grazie ad un chiaro disegno di cartello fatto da tre industriali che vogliono annettere il comparto alla loro dominazione. Hanno per questo impantanato il piano di settore, stanno eboicottando la Cun, impediscono l’ etichettatura d’origine, favoriscono l’ arrivo di pochi camion francesi sottocosto per abbassare i prezzi con commissari Coldiretti incompatibili.
Se non arrivano comunicati dalla Coldiretti – aggiunge – vuol dire che un tema o un dossier è poco interessante oppure è troppo delicato per gli equilibri sottesi.
La questione cunicola, infatti, – evidenzia l’ anlac – oltre a non essere così rilevante come per il latte, rischierebbe di mettere in discussione la politica delle soccide che Coldiretti porta avanti nel mercato delle carni (pollame, suini, bovini) e delle alleanze stipulate con gli industriali.
Sui conigli, però, – fa notare l’ associazione – a differenza del latte ci sono già tre richieste del Parlamento, rimaste inevase dal Governo. Nella risoluzione unitaria del Senato n. 7-00025 del 6 maggio 2009 il Governo si era impegnato a richiedere all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato se avesse avviato, o se intendesse avviare, un’istruttoria per la valutazione degli elementi di criticità ed incertezza che avrebbero compromesso il corretto esplicarsi della concorrenza nel settore cunicolo e per accertare eventuali infrazioni al diritto comunitario in tale ambito.
Nella risoluzione unitaria della Camera n. 8-00141 del 27 luglio 2011 il Governo si era impegnato a valutare l’ opportunità di promuovere, ai sensi dell’articolo 12, comma 2, della legge n. 287 del 1990, un’ indagine conoscitiva dell’ Autorità garante della concorrenza e del mercato, per verificare se, in base all’ evoluzione degli scambi, al comportamento dei prezzi o ad altre circostanze, la concorrenza nel settore cunicolo fosse stata impedita, ristretta o falsata.
Nella risoluzione unitaria della Camera n. 8-00048 del 1° aprile 2014 il Governo si era impegnato per la tutela della concorrenza e della salute dei consumatori, a sollecitare l’apertura di una indagine conoscitiva da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, per verificare il corretto funzionamento del mercato delle carni di coniglio.
Quindi – conclude – basterebbe un segnale minimo da parte della Coldiretti per far luce anche in questo settore e favorire così anche i consumatori italiani, di cui si fa paladina, che da anni mangiano conigli di dubbia provenienza.
Ufficio Stampa Anlac

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30 aprile 2015
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Distorsioni interscambio, Anlac: insufficiente risposta Commissione Ue
Nonostante gli allevatori italiani abbiano prove che i conigli francesi macellati sono venduti in Italia a metà del prezzo praticato in Francia, la Commissione europea non da risposte sui prezzi discriminanti e non indaga sul comportamento anticoncorrenziale.
Il comportamento della Francia di svendere il suo surplus di conigli macellati a metà prezzo in Italia, pari ad oltre 18 mila quintali nel 2014, è stato oggetto di una ennesima interrogazione da parte del Mep Isabella Adinolfi (Efdd). Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
La condotta distorsiva degli operatori francesi – evidenzia il presidente – da cui proviene il 71% delle nostre importazioni, rappresenta una pratica discriminante dei prezzi, vietata dal diritto europeo, perché altera il commercio tra Stati membri e favorisce pratiche monopolizzanti, contrarie al mercato comune.
Secondo l’ Anlac, anche se l’import dalla Francia è in aumento, esso incide appena sul 5% del nostro fabbisogno nazionale. I grossisti-importatori italiani, però, – precisa l’ associazione – utilizzano tale effetto leva unicamente per alterare illecitamente le quotazioni nel nostro mercato e favorire il controllo degli approvvigionamenti nelle mani di tre industrie mangimistiche, mediante contratti leganti (acquisto mangime – ritiro carne) altresì vietati dalle norme comunitarie, che cancellano così il libero mercato e restringono la concorrenza nel mezzogiorno, dove i consumi sono più concentrati.
Nonostante le prove documentali – prosegue – citate dall’ europarlamentare nell’ interrogazione e la richiesta di apertura di indagini da parte della Commissione antitrust europea tesa ad accertare discriminazioni contrarie al mercato comune, la risposta di Phil Hogan a nome della Commissione avvenuta in data 28 aprile 2015 è stata evasiva ed insufficiente.
Siamo molto delusi – sottolinea l’ Anlac – dalla mancanza di volontà politica da parte della Commissione Ue nel voler aprire le indagini e approfondire le condotte anticomunitarie e anticoncorrenziali di alcuni operatori francesi, che fanno da sponda ad alcuni operatori italiani.
Gli allevatori italiani – conclude – a questo punto, non esiteranno ad intraprendere azioni legali a tutela del libero mercato e delle regole europee sulla libera concorrenza.
Ufficio Stampa Anlac

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18 aprile 2015
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Interrogazione su Cun, Anlac: commissione non paritetica favorisce prezzi non concorrenziali
Gli allevatori concordano con l’ interrogazione dell’ on Antezza, che evidenzia come da alcuni mesi la Commissione prezzi unica-Cun Conigli sia sbilanciata nella rappresentanza dei macellatori. Ciò favorisce prezzi anticoncorrenziali perché la commissione non è paritetica. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori.
Dalla interrogazione, infatti, – prosegue l’ anlac – si apprende che un consorzio di macellatori del nord avrebbe inviato un documento scritto del 3 dicembre 2014, dopo aver approvato il Protocollo istitutivo della Commissione unica nazionale, con il quale si invitavano «tutte le Associazioni di Parte Macellatori, a sospendere con decorrenza immediata l’attività dei propri Commissari all’interno della Commissione unica nazionale conigli a favore dell’immediato ripristino della Commissione cunicola della Borsa merci di Verona», in chiaro contrasto con il piano d’interventi per il settore cunicolo, con le risoluzioni parlamentari e con i pareri dell’Antitrust.
L’ interrogazione – aggiunge il presidente – evidenzia altresì che, a seguito di quel documento e della fuoriuscita dalla Commissione di alcuni macellatori, non si è ancora provveduto a rimpiazzare i posti vuoti nonostante le richieste pervenute al Ministero da parte del “Comitato macellatori riuniti del Mezzogiorno”, che da diversi anni sollecita una sua presenza in Commissione unica nazionale auspicabile ai fini di un riequilibrio della rappresentanza territoriale dei macellatori.
L’ Anlac – conclude – prende atto delle richieste di partecipazione di altri macellatori e non vorrebbe che il corretto svolgimento del processo concorrenziale fosse ostacolato da discriminazioni verso il loro ingresso auspicabile, peraltro, anche ai fini di una commissione paritetica, che possa così osservare una rotazione effettiva delle presenze tra i macellatori, ai sensi dell’ art 3 del regolamento Cun vigente, ed evitare che a trattare il prezzo siano solo due aziende di macellazione.

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17 aprile 2015
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Conigli, Anlac: bene interrogazione Antezza
Gli interroganti chiedono a Martina e Guidi la decadenza dei commissari incompatibili in Cun, i motivi che hanno impedito la chiusura delle borse merci locali di Verona, Treviso e Milano, e lo stop a derive monopolizzanti restrittive della concorrenza che stanno distruggendo il comparto nel centro-sud proprio dove sono maggiormente concentrati i consumi
L’ Anlac saluta con favore l’ interrogazione dell’ on Antezza (PD) al Governo sulla necessità di prevedere forme di decadenza automatica dal ruolo di Commissario CUN in assenza di specifica attestazione di compatibilità con le norme a tutela della concorrenza. Ciò si rende necessario per aumentare il grado di neutralità della Cun ed evitare che vi siano al suo interno figure ibride, in conflitto d’interesse, legate da rapporti commerciali condizionanti (acquisto mangime – ritiro carne), vietati dal diritto europeo e nazionale. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
E’ da anni che l’ anlac denuncia questo problema. Sinora – aggiunge l’ associazione – molti commissari pur non avendo piena libertà commerciale, hanno continuato a partecipare alle sedute della commissione, alterando spesso gli esiti delle trattative, perché subalterni alla volontà dei mangimisti/macellatori. Altri ancora si candidano a voler entrare dalla parte sbagliata, equivocando addirittura il proprio ruolo.
L’ interrogazione – prosegue – firmata anche da Taricco, Mongiello e Terrosi, conferma un consumo di carni di coniglio sostanzialmente stabile nel tempo e una scarsa propensione dei più grandi macellatori ad esportare, alla base del deterioramento del saldo commerciale e della speculazione sui prezzi. Gli interroganti, inoltre, chiedono al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, quali iniziative intendano assumere, anche sotto il profilo normativo, per giungere alla definitiva chiusura delle borse merci locali, che svolgono purtroppo un ruolo improprio ed anticoncorrenziale teso a favorire abbassamenti di prezzo sottocosto in presenza di una regolamentazione del mercato che vede nella Cun la condivisione di tutti gli operatori del settore.
Alcune borse merci (Verona, Treviso e Milano) – aggiunge il presidente dell’Anlac – continuano ad ignorare l’esistenza dei pareri dell’ antitrust e del Parlamento, nonostante la nostra associazione abbia inviato una lettera aperta ai segretari generali dei rispettivi enti camerali. In alcune commissioni delle predette borse merci, addirittura, non vi sono nemmeno gli allevatori ed i prezzi vengono fissati unilateralmente.
L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato – rileva l’associazione – ha dovuto prendere atto che la coesistenza a tutt’oggi di diverse piazze fisiche locali, appare un ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale. Le modalità di gestione delle borse locali facilitano, infatti, il coordinamento tra gli industriali specie quando un settore è caratterizzato da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima, come accade ormai non solo nelle carni cunicole.
L’ interrogazione – conclude – chiede anche un maggior equilibrio nella rappresentanza territoriale dei macelli dentro la CUN, che vede praticamente esclusi tutti quelli del centro-sud. Infine, l’interrogazione pone il problema inquietante della restrizione degli spazi concorrenziali e dell’ impossibilità di accesso al mercato in condizioni di parità per gli allevatori del mezzogiorno dove la restrizione è ormai così accentuata, grazie anche alla mancata attuazione di tutte le misure del Piano di settore, e presenta effetti negativi per il benessere dei consumatori, che non hanno possibilità di scegliere un prodotto fresco locale proprio laddove sono maggiormente concentrati i consumi e sono così costretti a mangiare conigli di dubbia provenienza.

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10 aprile 2015
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Expo, Fima: Nutrire il pianeta è una prerogativa dei contadini non dei brand
La strada indicata dalla Carta di Milano, una sorta di protocollo di Kyoto sul cibo, è in netta antitesi con quella adottata dalle multinazionali dei brand che producono cibo globalizzato. Fare attenzione all’ effetto boomerang.
A sponsorizzare Expo non vi sono le molteplici facce dell’ agricoltura contadina, ma alcuni colossi dell’agroalimentare (Coca Cola, McDonald’s, Monsanto) che non sono proprio degli stinchi di santi in tema di salute pubblica, basti pensare agli effetti della coca cola su diabete ed obesità o all’ effetto dipendenza generato dalle patatine fritte che aumenta l’ impulso a mangiare cibi grassi e ad ingrassare. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
La maggior parte del cibo prodotto al mondo – prosegue – deriva da aziende agricole familiari e contadine, il 90% delle quali sono gestite da famiglie contadine, non da famiglie di multinazionali. Lo afferma anche il direttore generale della Fao: «le aziende agricole a conduzione familiare producono circa l’80 per cento del cibo a livello mondiale. La loro significativa presenza e la loro produzione testimoniano che esse sono cruciali per la soluzione del problema della fame che affligge 800 milione di persone (….) e che sono una componente chiave dei sistemi alimentari sani di cui abbiamo bisogno per condurre delle vite più sane».
Il rischio quindi – sottolinea la Fima – che il messaggio culturale di Milano sia distorto da colossi del marketing agroalimentare che per molti consumatori, in tutto il mondo, simboleggia uno stile alimentare oggetto di crescenti obiezioni di ordine dietetico-salutistico, non è affatto un rischio remoto. Anzi per l’Italia delle eccellenze questa operazione rischia di tradursi in un vero e proprio boomerang.
Come fa l’ Italia – si chiede la Fima – ad accettare la sponsorizzazione della Coca Cola, mentre l’India fa la guerra alle bollicine e aumenta la tassazione sul consumo di coca cola nociva alla salute? Anche la Francia ha adottato misure anti-obesità tassando la Coca Cola. La Bolivia ha addirittura bandito dal Paese il prodotto, scoraggiando gli investimenti di colossi che da un lato ti ammalano e dall’ altro ti curano con le multinazionali farmaceutiche!
Che il sistema alimentare industriale sia malsano – evidenzia il coordinatore – è fuor di dubbio. Nella maggior parte dei casi queste multinazionali privatizzano i guadagni, ma si socializzano i costi sanitari e ambientali.
Le piccole aziende agricole – conclude – non saranno brave nel marketing o nel condurre attività lobbistiche, ma garantiscono di certo una maggiore accessibilità a una corretta alimentazione e favoriscono la prevenzione di malattie legate al metabolismo. Costituiscono pertanto un fattore cruciale di cambiamento verso il raggiungimento di uno stile di vita sano e della sicurezza alimentare.
Ufficio Stampa Fima    
anlac [info@anlac.it]

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1 aprile 2015
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Anlac: deliranti e patetiche le proposte Brambilla.
Per il Presidente De Bonis (Anlac), chiedere il carcere per chi mangia conigli o per chi li alleva è illiberale.
Preoccupati per l’ assordante silenzio del Ministro Martina.
E’ improbabile che il maggior paese produttore e consumatore di coniglio in Europa possa rinunciare per decreto al consumo di carne cunicola, solo perché la Brambilla è alla ricerca di notorietà per il suo integralismo illiberale.
Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
E’ assurdo, infatti, – spiega il presidente – chiedere il carcere per chi mangia conigli o per chi li alleva e per tutti coloro che sono dediti ad un’attività che detiene una leadership in ambito europeo.
Per contrastare – prosegue – quella che sembra quasi un’ azione di boicottaggio delle carni cunicole, che non rende onore ad un deputato della Repubblica italiana, calpesta i diritti costituzionali degli allevatori e dei consumatori e presenta probabili violazioni sotto il profilo penale, sarebbe auspicabile l’intervento del Ministro Martina a difesa dell’intera filiera anche attraverso una campagna:
“Buy meat rabbit”, che esalti il valore della carne cunicola, i benefici per i consumatori italiani e depotenzi le dichiarazioni strumentali della Brambilla che tentano da circa un mese di fare eco nei media.
Infatti – aggiunge – spacciarsi vegetariani e combattere il consumo di carne per vendere il pesce, non è il massimo della coerenza. E la borghese Brambilla, con la sua verve patetica, purtroppo, fa l’animalista radical-chic che si arricchisce commercializzando pesce.
Se però – evidenzia il presidente anlac – il deputato Brambilla continuerà a divulgare le sue idee, danneggiando l’economia pubblica, la nostra associazione, nonostante la sua immunità parlamentare, sarà costretta a presentare degli esposti in procura a tutela degli allevatori e dei consumatori. Secondo l’ art 507 c.p. “chiunque, valendosi della forza e autorità di partiti, induce a non acquistare gli altrui prodotti agricoli o industriali, è punito con la reclusione fino a tre anni”.
Noi, nel frattempo, – conclude – insieme ai consumatori italiani, continueremo a goderci il nostro coniglio a Pasqua, per la gioia del nostro cuore e del nostro palato, senza che nessuno ci potrà arrestare, invitando Toti e Berlusconi a rinnovare la casa togliendo la vernice vecchia che non è riuscita a risvegliare.
Associazione nazionale liberi allevatori di conigli
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24 marzo 2015
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Retribuzioni sindacali, Fima: da Coldiretti dichiarazioni ciniche e autoreferenziali
“Le dichiarazioni rilasciate dal Vice Presidente nazionale Coldiretti Ettore Prandini sono la dimostrazione che ormai questo sindacato agricolo stà perdendo progressivamente il suo smalto per rinchiudersi in un cinico nichilismo autoreferenziale, incapace di guardare in faccia alla realtà e gravità dei problemi che affliggono l’ agricoltura italiana”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Come possono gli agricoltori – prosegue – trovare fiducia e speranza di fronte alle dorate remunerazioni di dirigenti sindacali, in tempo di crisi dei prezzi e della redditività delle imprese agricole? Coldiretti non solo è inerte di fronte a un aumento indiscriminato delle tasse, ma anche di fronte ai suoi stessi commissari incompatibili nelle commissioni preposte a formulare il prezzo delle derrate agricole? E’ questo secondo Prandini il perseguimento dell’ interesse delle imprese agricole?
Affermare “…non c’è nessun tipo di malessere e Coldiretti sta viaggiando solo nell’interesse delle imprese agricole come ha sempre fatto…” vuol dire – secondo la Fima – non aver compreso che i problemi del lavoro della terra sono oggi nella carne degli agricoltori.
E’ questo – aggiunge il coordinatore – il buon esempio che la Coldiretti intende offrire come risposta alla crisi? Secondo i movimenti agricoli, per aiutare il bene e la fiducia che è dentro ciascuno servono esempi virtuosi che parlino al cuore del mondo agricolo, né alla testa, né alla pancia.
Le remunerazioni da nababbi in casa Coldiretti – evidenzia – sono un’offesa alla povertà dilagante nelle campagne che calpesta il sistema di valori a cui Coldiretti dovrebbe, invece, ispirare la sua azione.
E’ ora che la Coldiretti – conclude – se ne faccia una ragione adeguando gli stipendi e i privilegi della sua casta a quella sobrietà che imporrebbe l’attuale situazione.
Ufficio Stampa Fima

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Roma, 3 marzo 2015
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Trend carne cunicola: Anlac, stabile domanda consumatori italiani
Nonostante l’ andamento generale dell’ economia e delle vendite, l’ analisi dei consumi di carne realizzata da Ismea su dati Gfk Eurisko, che analizza in maniera approfondita le dinamiche economiche che interessano la carne in Italia, confermano un consumo stabile nel tempo di carne di coniglio. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, e commissario Cun Conigli.
Nel complesso – evidenzia l’ anlac – guardando alla ripartizione della quota di spesa alimentare destinata all’acquisto delle varie tipologie di carni e confrontando i dati del 2008 e del 2013, i dati del monitoraggio confermano la tendenza da parte dei consumatori ad acquistare quantità maggiori di carne avicunicola.
All’ interno di questo segmento – aggiunge l’ anlac – il volume di consumo delle carni cunicole passa da una quota di circa il 2,8% nel 2008 a poco meno del 2,7% nel 2013, mentre la quota in valore passa da 2,6% a 2,5%.
Le quote di consumo di carne cunicola – dichiara il presidente dell’ anlac – sono, dunque, sostanzialmente stabili e già questo sconfessa le dichiarazioni false di molti commissari Cun che hanno sempre sostenuto cali dei consumi per favorire un abbassamento dei prezzi all’ origine.
La verità – conclude – è che attraverso l’uso anticoncorrenziale della leva import-export il comparto è sempre più concentrato nelle mani di tre gruppi industriali che praticano contratti a prestazioni abbinate (acquisto mangime-ritiro carne) vietati dal diritto europeo, in una deriva monopolizzante.
Ufficio Stampa Anlac

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23 febbraio 2015
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Prezzi all’ origine: Anlac, bene interrogazione L’ Abbate su duplicazione borse e cun
Gli allevatori italiani condividono pienamente l’ interrogazione dell’ on L’Abbate (M5S) al Governo sulla inutile duplicazione delle borse merci e della cun conigli, che la recente risoluzione conclusiva di dibattito approvata il 1° aprile 2014 in Commissione agricoltura non ha evidentemente risolto. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
L’ interrogazione – prosegue – firmata anche da Gagnarli, Massimiliano Bernini, Parentela e Gallinella, chiede al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali quali iniziative intendano assumere, in coerenza con i pareri dell’ autorità garante della concorrenza e del mercato, per giungere alla definitiva chiusura delle borse merci locali.
Attraverso questi pareri, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha dichiarato che le modalità di gestione e di governo delle commissioni camerali facilitano il coordinamento tra gli operatori dell’industria di trasformazione, specie quando questa risulta caratterizzata da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima.
Nel settore cunicolo – aggiunge l’ anlac – alcune commissioni hanno cessato la loro attività, alcune l’hanno solo sospesa, altre ancora l’hanno riavviata, ignorando i pareri dell’ antitrust e del Parlamento. Infatti, la commissione borsa merci di Padova, con un anno di ritardo, ha cessato la sua attività di rilevazione prezzi, mentre la commissione borsa merci di Verona ha sospeso momentaneamente le sue rilevazioni, con due anni di ritardo, e intenderebbe riaprirla il 1° aprile 2015. Al contempo, hanno ripreso la loro attività sia la borsa merci di Treviso sia quella di Milano, condizionando i listini della Cun.
L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato – prosegue la nota – ha osservato che la coesistenza a tutt’oggi di diverse piazze fisiche locali, ciascuna delle quali tratta volumi modesti con quotazioni fissate in ambito locale, appare un ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale, specie quando già esiste una nuova regolamentazione nazionale come quella della Commissione unica nazionale Cun-Conigli, condivisa da tutti gli operatori del settore.
Gli allevatori – conclude De Bonis – sono stanchi di questo braccio di ferro istituzionale che calpesta le regole comunitarie a danno dei produttori e dei consumatori e che favorisce solo derive monopolizzanti da parte delle lobby dell’ agroindustria.
Ufficio Stampa Anlac

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19 febbraio 2015
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Imu: Fima, no al bancomat. Appello al Ministro Martina
Qual è la vera funzione degli agricoltori in Italia? Produrre cibo di qualità? Forse. Vigilare il territorio? Forse. Fare i giardinieri dell’ ambiente? Forse. La vera funzione sta diventando sempre più quella di bancomat della finanza pubblica. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Togliere prima risorse dalla Pac, poi togliere risorse al valore dei prodotti ed ai prezzi, infine togliere ottanta euro dal patrimonio degli agricoltori senza reddito, per darlo agli altri cittadini. Tutto ciò è grave e scandaloso. E’ una guerra tra poveri ingiusta e scorretta che crea forti disparità sociali.
Gli agricoltori – aggiunge – non possono essere sfruttati per finanziare trovate elettorali o buchi di bilancio dovuti a sprechi solo perchè rappresentano il 3% della popolazione lavorativa del paese. Il governo se vuole attingere gettito deve farlo attraverso la lotta alla corruzione e all’ evasione, deve aggredire il patrimonio degli evasori e dei delinquenti, deve tassare gli speculatori finanziari, senza infierire su chi produce sottocosto da anni e nonostante tutto rende servizi alla collettività senza ricevere in cambio una politica agricola adeguata.
In tal modo – prosegue la Fima – si rischia solo di tarpare le ali ad una speranza di ripresa del settore primario nell’ anno dell’ EXPO, un evento che non può trasformarsi in una beffa per i nostri agricoltori, meritevoli invece di essere posti al centro dell’ agenda del paese per una crescita sostenibile.
E’ per questo – sottolinea – che i movimenti agricoli sono fermamente contrari ad una imposta vessatoria, nè servono miglioramenti al testo o rinvii alla local tax . Noi vogliamo che il testo venga rinviato al mittente e che l’ interlocuzione del governo non appaia come un contentino, ma come un momento di chiarezza. I 156 emendamenti su due articoli, del resto, si commentano da soli.
Vogliamo inoltre ribadire al Ministro – precisa la Fima – che non esiste nessun terreno agricolo, oggi, in grado di generare una rendita reale che giustifichi una tale imposizione. Occorrerebbe – evidenzia – prima comprendere quali basi tecnico estimative hanno generato i coefficienti moltiplicatori, dal momento che la legge quadro n 652 del 1- 939 prevede che il calcolo del reddito dominicale venga effettuato tenendo presente unicamente i costi e i ricavi ordinari per le aziende agricole campione.
Se la pretesa dell’ Imu – conclude il coordinatore Fima – è illegittima sui terreni agricoli per la mancata determinazione della base imponibile, diventa addirittura un paradosso se riferita ai fabbricati rurali che costituiscono da un punto di vista estimativo, un costo vivo delle aziende agricole, da decenni prive di redditi tecnicamente dimostrabili.
Il Ministro lo sa. Ci appelliamo, pertanto, al suo buon senso, affinchè lo trasmetta all’ Economia. A nulla serve il voto di fiducia se tutte le organizzazioni e i movimenti sono contrari.
Ufficio Stampa Fima

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18 febbraio 2015
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Cun conigli: Anlac, stupore per scelta Aventino di UnaItalia
Desta stupore la scelta dell’ Aventino da parte dell’ Unione Nazionale Avicoltori. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente Anlac, Associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
La decisione di autoescludersi dalla Commissione unica nazionale (Cun conigli) – prosegue – è un fatto grave che non giova all’ immagine di questa primaria associazione di trasformatori di pollame che annovera al suo interno prestigiosi marchi nazionali.
La Cun – fa notare l’ anlac – è un grande conquista per il mondo agricolo e per i consumatori, perché introduce forme virtuose di trasparenza nei mercati all’ origine. Non può pertanto essere servita su un piatto d’argento a chi ne vorrebbe condizionare la sua composizione e la politica dei prezzi, in funzione di strategie aziendali che mal sopportano il confronto vero tra domanda e offerta e che sinora hanno preferito forme meno trasparenti di prezzo.
Questo modus operandi – aggiunge il presidente dell’ anlac – apparteneva ai vecchi schemi delle borse merci locali, in via di progressivo superamento, grazie anche ai pareri espressi dall’ antitrust nazionale, che di recente ha dichiarato che le modalità di gestione e di governo delle commissioni camerali facilitano il coordinamento tra gli operatori dell’ industria di trasformazione, specie quando questa risulta caratterizzata da un assetto stabilmente oligopolistico e da un elevato potere contrattuale nei confronti dei produttori di materia prima.
E’ essenziale – conclude – che il governo e l’ antitrust vigilino su questa autoesclusione per garantire, da un lato, che non si arrivi a una riapertura della borsa merci di Verona e, dall’ altro, per scongiurare che la coesistenza di diverse piazze fisiche locali (Treviso, Milano, Cuneo, Forlì) diventi un ostacolo al corretto svolgimento del processo concorrenziale, come purtroppo si stà verificando nel mercato in queste settimane.
Ufficio Stampa Anlac

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12 febbraio 2015
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Anlac: Bene dichiarazioni Ministro Martina su tutela concorrenza.
Contrastare forme di comportamento sleali è un atto dovuto in quanto la concorrenza è bene pubblico che interessa anche i consumatori. Adesso siamo contenti che finalmente un Ministro l’ abbia recepito perché tutte le stalle soffrono dello stesso male. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di coniglio, che ha aggiunto: “il mercato interno ai sensi dell’ articolo 3 del Trattato sull’ Unione europea comprende un sistema che deve assicurare che la concorrenza non sia falsata”.
E’ un messaggio chiaro che gli allevatori italiani avevano già lanciato la settimana scorsa a Bruxelles durante il meeting “Carne cunicola: prospettive e problematiche”.
Questo capitalismo selvaggio – prosegue – non è sostenibile perché uccide il mercato, non rispetta le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda le tradizioni culturali e il patrimonio zootecnico regionale, e altera la concorrenza a danno dei consumatori senza accrescere la ricchezza complessiva dei comparti.
Il mercato italiano delle carni cunicole, infatti, prima della crisi del 2007 era autosufficiente, ma il nostro grado di autoapprovvigionamento in sette anni, grazie a ripetuti comportamenti sleali, è passato dal 100% (nel 2007), all’ 82% (nel 2011), al 60% (nel 2015).
Del resto, è noto che proprio durante i periodi di crisi il liberismo selvaggio aumenti e i monopolisti ne approfittino. Quando alcuni gruppi agroindustriali – fa notare l’ anlac – prendono il sopravvento bloccando riforme e piani di settore, quando i patti sottoscritti vengono calpestati, quando la restrizione della concorrenza raggiunge livelli inauditi proprio nei luoghi dove per antica tradizione culturale sono maggiormente concentrati i consumi, quando non si adottano i provvedimenti necessari a eliminare gli ostacoli alla libera concorrenza, quando si legittimano contratti leganti (acquisto mangime-ritiro carne) vietati dal diritto Ue e dall’ art 62, quando si chiude una borsa merci locale e se ne apre un’ altra a poca distanza per turbare il mercato nazionale, quando si abbassano i prezzi all’ origine sottocosto e si condiziona il laboratorio Cun, quando si boicottano le vendite per ritorsione in precise aree geografiche, quando proprio i commissari Cun spacciano i conigli stranieri per italiani, allora siamo di fronte ad una giungla di selvaggi e di banditi.
Questi – evidenzia l’ anlac – sono chiari sintomi di una grave patologia del mercato, di una violazione ripetuta nel tempo dei Trattati comunitari, della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti che vanno risolti senza ulteriori indugi.
Noi – conclude – non possiamo che salutare con favore le dichiarazioni del Ministro Martina che sinora è stato l’ unico Ministro ad invocare l’ intervento dell’ antitrust.
Ufficio Stampa Anlac

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ANLAC Matera. Il 5/2 meeting
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a Bruxelles per celebrare la carne cunicola
Anlac organizza il 5 febbraio a Bruxelles, presso il Parlamento europeo, il meeting “Carne cunicola: problemi e prospettive”, indetto dall’Europarlamentare Isabella Adinolfi.
Il meeting si terrà mentre la Commissione europea elabora il dossier sulla etichettatura obbligatoria delle carni cunicole.
In quella sede si analizzerà il mercato cunicolo del sud Europa stigmatizzando le problematiche presenti e le prospettive nel contesto dell’attuale legislazione europea.
L’Anlac, aprirà il convegno, rivolgendo un appello ai policy maker, affinchè inseriscano l’etichettatura obbligatoria, l’applicazione di quest’ultima occupa il primo posto nella lista delle priorità.
L’alta appetibilità di questa carne pregiata, molto apprezzata dai consumatori, si scontra, infatti, con una serie di distorsioni presenti nel mercato comune, che non favoriscono prezzi equi ai produttori.
Tali distorsioni alimentano vendite sottocosto, generando squilibri tra domanda e offerta nelle aree maggiormente interessate dell’Europa, ciò causa inevitabili effetti restrittivi della concorrenza e derive monopolizzanti vietate dal diritto europeo.
Questi gli obiettivi del meeting “Carne cunicola:
problemi e prospettive” che si terrà giovedì 5 febbraio, dalle ore 9,30 alle ore 13,00, nella Sala ASP 1E2 del Parlamento Europeo.
A fare gli onori di casa l’europarlamentare Isabella Adinolfi che aprirà e coordinerà i lavori del meeting e a cui saranno affidate le conclusioni.
I relatori invitati:
Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli;
Andreas Trompetas, allevatore Greco;
Nicolò Mangano, veterinario specializzato sul coniglio da carne;
Antonio Leone, rappresentante cunicolo Copagri e componente CUN-Commissione prezzi unica;
Luciano Campedelli, rappresentante cunicolo Coldiretti e componente CUN-Commissione prezzi unica;
Luigi Ascenzi, delegato allevatori Regione Lazio;
Reuben Schembri, presidente “Fur Play Rabbit Farm”.
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Ufficio Stampa Anlac
In allegato trasmettiamo il comunicato stampa Anlac relativo al meeting che si terrà a Bruxelles, presso l’ Europarlamento, sulle carni cunicole.
Si prega di dare massima diffusione.
Cordialmente
Ufficio Stampa Anlac
Associazione nazionale liberi allevatori di conigli
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Roma, 15 gennaio 2015
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Borse merci cunicole: Anlac, dopo Padova e Verona è la volta di Treviso e Milano. Intervenga antitrust.
Se le Commissioni Uniche nazionali (CUN) nascono in attuazione di Protocolli d’ intesa delle filiere carni, sottoscritti dalle associazioni di categoria e dai macellatori, con lo scopo di monitorare, tutelare e rendere “trasparenti i mercati zootecnici”, in modo da spuntare gli artigli agli speculatori, che senso ha moltiplicare le borse merci locali dove regna invece l’ opacità? Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario CUN.
E’ quello che stà accadendo in modo evidente nel mercato cunicolo italiano, con l’ avallo purtroppo delle organizzazioni sindacali. Dopo la nascita della CUN-Conigli – continua il presidente dell’ anlac – e la conseguente chiusura delle borse merci di Padova e Verona – già oggetto di un parere dell’ antitrust che le aveva ritenute non più “compatibili con le regole della concorrenza e ne aveva pertanto sollecitato la cessazione dell’ attività” – ecco che alcuni operatori, insoddisfatti della tardiva decisione della Giunta camerale di Verona di sospendere finalmente dal 1° gennaio di quest’ anno le sue quotazioni, si accingono a ripristinare, quella di Treviso e Milano.
Infatti – prosegue – a parere di alcuni macellatori, che fanno parte della CUN e che sono usciti allo scoperto “autosospendendosi” ovvero presenziando senza diritto di parola, i listini formulati dalla CUN Nazionale per pagare gli allevatori, gli unici listini legittimi, non sarebbero validi in quanto “l’unico indiscusso strumento nella determinazione del prezzo vivo era quello di borsa merci Verona”, dove il controllo dei prezzi di mercato risultava essere indisturbato rispetto alla CUN. Le altre motivazioni – aggiunge De Bonis – addotte attraverso una loro lettera, sono solo sterili alibi. Giova, invece, ricordare agli stessi “autosospesi” che, in data 10 luglio 2012 nella sede del Mipaaf a Roma avevano sottoscritto un Protocollo d’intesa istitutivo della CUN che prevedeva tra i suoi obiettivi:
1. la realizzazione di un mercato unico di riferimento nazionale per la compravendita dei conigli da carne, allevati in Italia, con regole più trasparenti;
2. l’ effettiva applicazione nei contratti dei prezzi indicati;
Noi vogliamo sperare – fa rilevare la nota anlac – che questo tentativo di disconoscere il valore della CUN, invece di sostenerla, non sia un espediente per pagare ulteriormente sottocosto gli allevatori e condizionare la CUN, attraverso i due strumenti camerali di Milano (dove peraltro non c’è nessun allevatore in commissione) e di Treviso (che da domani ripristina la sua commissione prezzi conigli) sia destituito di fondamenta. Cosi come vogliamo sperare che, congiuntamente a qualche organizzazione di categoria (Federazione provinciale Coldiretti Treviso e Confagricoltura Treviso), qualcuno non stia facendo la sponda al camaleonte. Cambiare pelle e colore a secondo delle circostanze, mimetizzarsi per non farsi riconoscere, restare immobili fino a quando la preda non è arrivata a tiro di lingua, è il modo classico per ingannare le prede ovvero per rendere più efficace la pratica delle vendite condizionate (vendita mangime contro ritiro carne), una pratica vietata dalla normativa europea che solo in Italia è tollerata in nome di una falsa integrazione verticale di mercato dagli effetti monopolizzanti.
Data la grave situazione che si stà creando – conclude – con inevitabili quotazioni sottocosto pilotate e restrizione della concorrenza, forse è il caso che l’ antitrust italiano intervenga attraverso un indagine, adotti misure strutturali e vieti l’ attività di Treviso e Milano.
UFFICIO STAMPA ANLAC

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3 novembre 2014
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Cun conigli, Anlac: manovre speculative in atto. Intervengano le autorità preposte
Le progressive quotazioni sottocosto della Cun-Commissione prezzi unica nazionale conigli vivi da carne e della Borsa merci di Verona, abbinate alle vendite condizionate (ritiro carne contro fornitura di mangime) sono alla base della crisi che il settore stà attraversando e dei ripetuti delitti che probabilmente subisce. Lo dichiara Saverio De Bonis, rappresentante Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, e commissario Cun.
Non si era mai verificato – prosegue – nella storia della cunicoltura che a fine ottobre i prezzi all’origine fossero abbassati ulteriormente al di sotto del livello del costo medio di produzione, provocando così un’alterazione negativa del mercato, che richiederebbe subito un’approfondita indagine delle autorità competenti.
Nell’ ultima seduta della Commissione Cun del 30 ottobre 2014, – evidenzia il rappresentante anlac – i macellatori in preda al delirio hanno avuto il coraggio di proporre un prezzo pari ad euro 1,70, ad eccezione di Rossi (Gruppo Berti) che ha chiesto invariato, mentre gli allevatori hanno richiesto euro 2,20, un prezzo appena al di sopra dei costi di produzione. Non raggiunto nessun accordo in Commissione, è intervenuto il Comitato, uno strano organismo autarchico e anticostituzionale, formato unicamente da dirigenti e consulenti di multinazionali dell’ agroalimentare italiano, che ha abbassato d’imperio il prezzo del coniglio vivo ad euro 1,84, manipolando scandalosamente la condizione reale del mercato.
Questo Comitato – sottolinea – è un corpo estraneo dentro la Cun, prima non esisteva ed è stato inserito da alcuni mesi proprio attraverso la mediazione dei dirigenti del ministero con gli organi di Borsa merci Verona, non senza la condivisione miope e colpevole dei sindacati agricoli. Andrebbe pertanto abolito al più presto!
Il Comitato – aggiunge De Bonis – venerdì si è riunito oltre i tempi previsti, in quanto uno dei suoi rappresentanti più blasonati, che decide anche il prezzo del macellato a Milano, è arrivato dopo un’ ora con l’arroganza di chi muove le leve del mercato e può permettersi anche di far perdere il treno a chi lavora per la Cun. Una grave mancanza di rispetto istituzionale di cui il Mipaaf dovrebbe prendere atto, visto che non è la prima volta che succede.
Al contrario – ricorda De Bonis – quando i commissari arrivano in ritardo alle riunioni Cun, la commissione inizia comunque i suoi lavori e riporta come assenti i ritardatari. Siamo, dunque, sicuri che quella seduta del Comitato e la relativa quotazione non siano da annullare? Perché il Segretario della Cun non ha avviato subito i lavori del Comitato con i membri effettivi e supplenti che erano presenti?
La grave restrizione degli spazi concorrenziali, – fa notare il presidente anlac – sta sviluppando progressivamente forme d’ integrazione verticale operate da noti mangimifici italiani che speculano illecitamente sul ritiro della carne a fronte della fornitura di mangime, nonché sulle pelli, in una deriva monopolizzante pericolosa per tutta l’economia del Paese e per i consumatori.
E’ ora – conclude – che le autorità preposte intervengano per contrastare le manovre speculative in atto.
Ufficio stampa Anlac

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17 ottobre 2014
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Prezzi Conigli, Anlac: in Cun vince propaganda agrobusiness e non quotazioni
I dati ufficiali riportati da Ismea, a disposizione di tutti i commissari, dichiarano un aumento dei consumi del +0,4%, ma i macellatori sostengono il contrario, ad eccezione del gruppo Berti, che da sette settimane vede il mercato in crescita. Così le quotazioni rimangono ancora sottocosto e vince la propaganda dell’ agrobussiness, incline ad utilizzare la leva delle importazioni per falsare il mercato nazionale. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario Cun.
Se alcuni macellatori – prosegue – dicono di avere troppa merce e contestualmente fanno largo uso di conigli francesi, potrebbero benissimo ridurre la quota di prodotto che importano, in modo da svuotare piu’ rapidamente le celle piene di prodotto estero.
La Cun del resto – aggiunge – è una commissione che si occupa di quotare il prodotto nazionale, non quello straniero. Tutti però auspicavano che fosse una commissione neutrale e trasparente nel formulare una tendenza e un prezzo pro-concorrenziale, sulla base di notizie attendibili. Invece – sottolinea – per volontà degli industriali è diventato un duplicato della borsa merci di Verona, non senza il contributo grave di alcuni commissari allevatori in soccida che prestano l’ opera e delle loro rispettive associazioni, grazie ai quali il prezzo da agosto è stato frenato, violando le normative sulla concorrenza.
Nelle ultime sedute – fa notare il rappresentante dell’ anlac – gli allevatori e i macellatori non hanno raggiunto un accordo; in tal caso, il regolamento, dopo le ultime modifiche anticostituzionali apportate, prevede, esattamente come in borsa merci, che sia un terzo Comitato composto solo da industriali a decidere sul prezzo di listino.
Il fatto paradossale di queste settimane – evidenzia De Bonis – è che il Comitato, da un lato, ha sconfessato i suoi macellatori che prevedevano una tendenza negativa, dall’ altro, ha smentito la tendenza al rialzo formulata in borsa merci a Forli.
Per l’ anlac è spontanea una domanda. Come può essere credibile un membro del Comitato se dichiara nella stessa settimana una tendenza in aumento a Forlì (il lunedì) e stabile a Verona (il venerdi)?
Gli effetti dell’ ibridazione della Cun – conclude la notta – che da alcuni mesi ha subito una mutazione genetica, si stanno purtroppo avverando e con essa la distruzione del patrimonio zootecnico nazionale.
Ufficio Stampa Anlac

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4 agosto 2014
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Cun, conigli vivi: Anlac, no a sospensione quotazioni con mercato in rialzo
Borsa merci telematica italiana, che funge da segreteria tecnica della Cun-Commissione unica nazionale, ha reso noto che il mercato è in rialzo, anche se i prezzi sono ancora sottocosto, ma ha dimenticato di dire che la Camera di Commercio di Verona, che ospita le sedute della Cun, quest’ anno, ha deciso di sospendere le sue attività d’ufficio dall’ 8 al 29 di agosto, proprio durante la fase di rialzo. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario nazionale cun.
A memoria dei commissari più anziani – precisa il presidente – erano oltre cinquantanni che non si verificava una chiusura di tre settimane consecutive ad agosto. Di solito Borsa merci di Verona ha sempre sospeso le attività solo la settimana di ferragosto.
In una fase di mercato in rialzo – prosegue l’ anlac – pregiudicare l’ attività della Cun per tre settimane mentre tutti richiedono animali e vanno a caccia di contratti per i prossimi mesi, ci sembra un ingiustizia, quasi una rivalità commerciale. Significa – sottolinea – indebolire finanziariamente gli allevatori e far perdere loro la possibilità di cominciare a recuperare qualcosa, visti i perduranti livelli di quotazione sottocosto, per costringerli ad accettare contratti leganti vietati dal diritto europeo.
Il Mipaaf – fa rilevare l’ associazione – svolge attività di vigilanza finalizzata a garantire il regolare funzionamento della Cun e, al fine di tutelare gli allevatori in questa difficile fase, potrebbe benissimo convocare la Cun per due settimane a Roma, presso la sede del Ministero, come ha già fatto in passato.
Del resto – conclude l’ anlac – la Cun nasce dall’esigenza di monitorare, tutelare e rendere trasparente il mercato nazionale e non quello locale. Se la sede di Verona ha deciso di prolungare le sue ferie, gli allevamenti e i macelli italiani lavorano a pieno ritmo.
Ufficio Stampa Anlac

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5 agosto 2014
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Cun Conigli: Anlac, trasparenza pretesa impossibile
E’ davvero così difficile mettere a disposizione dei commissari cun quattro numeri utili per fotografare realmente il mercato e sbugiardare le inesattezze dei macellatori? Nell’ era delle telecomunicazioni e dell’ informatica in cui tutto può essere condivisibile in frazioni di secondo, solo il governo italiano incontra mille difficoltà per raccogliere i dati settimanali sulla produzione, macellazione, importazione, esportazione e consumo. Sono i numeri, suggeriti dalle risoluzioni parlamentari, che con semplicità elementare possono dare l’ idea di cosa succede realmente nel mercato, garantire una tendenza, aiutare efficacemente nella indicazione di un prezzo. Insomma il vero deterrente per combattere la speculazione e la corruzione privata che alberga dentro i mercati. Lo ha dichiarato in una nota, Saverio De Bonis, rappresentante dell’ anlac, associazione dei liberi allevatori di conigli che da anni si batte per ottenere trasparenza nei mercati.
Dopo due anni, però, è tutto ancora in alto mare. Certo la segreteria Cun rispetto alla Borsa merci, che le fa i dispetti perché vuole essere in tutto e per tutto simile, mette a disposizione dei report ai commissari anche se non prontamente utilizzabili perché datati di tre mesi e verbalizza le dichiarazioni dei commissari, cosa che non avveniva minimamente nella borsa merci. Ma questi due vantaggi distintivi della cun sono stati annullati da un eccesso di potere conferito al segretario, che da arbitro si è spesso trasformato in giocatore, e dal trasferimento dei peggiori difetti presenti in borsa merci: il comitato della borsa merci formato unicamente dagli industriali è stato trapiantato nella cun con un atto d’ imperio e, in maniera unilaterale, deciderà sul prezzo in caso di disaccordo tra i commissari. Una bella conquista per la democrazia economica!
Il vice ministro Olivero non ha potuto rispondere su questo punto delicato che investe le libertà protette dall’ art 41 della Costituzione, in compenso ha dato risposta ad una interrogazione della senatrice Daniela Donno sul funzionamento della Commissione unica nazionale, che aveva chiesto al Mipaaf iniziative volte alla trasparenza e al superamento del conflitto di interessi in seno alla CUN.
Olivero ha affermato che “la CUN nasce quale mezzo di trasparenza” e trasparenza vuol dire informazioni vere. Però, in merito alla costituzione di una banca dati delle macellazioni, richiesta numerose volte dagli allevatori italiani, il Vice Ministro Olivero ha risposto che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, attraverso la segreteria della CUN, “ha richiesto più volte al Ministero della salute di poter attingere direttamente dalle ASL i dati relativi ai carichi e alla macellazione dei conigli. Tuttavia, essendosi proposto detto Ministero di effettuare centralmente la raccolta dei dati dalle ASL a livello periferico, non è ancora pervenuto un riscontro in merito”. E’ opportuno precisare che stiamo parlando di appena 40 fax settimanali che un ramo del governo non riesce ad ottenere dall’ altro. Incredibile, ma vero! E’ come se due inquilini che abitano sullo stesso pianerottolo, non riescono a comunicare perché la colpa è del citofono difettoso.
Del resto, si sa la burocrazia è un ostacolo per i processi di trasparenza, nonostante le numerose riforme: “Con il testo unico sulla trasparenza non ci saranno più aree di opacità nell’operato della Pubblica Amministrazione”, aveva dichiarato proprio il ministro della Funzione Pubblica. Il vice ministro Olivero ha dimenticato che la bussola della trasparenza doveva accompagnare le amministrazioni, anche attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini, nel miglioramento continuo della qualità delle informazioni on-line e dei servizi digitali. Invece, siamo di fronte ad un esempio di cattiva applicazione dell’ open government. Caro Olivero, basterebbe autorizzare i veterinari asl a comunicare giornalmente i numeri aggregati dei macelli dentro una banca dati ed il gioco della trasparenza è fatto nel rispetto della privacy.
Per quanto concerne invece la costituzione di una banca dati sull’import-export, il rappresentante del Governo ha segnalato che, pur fornendo l’ISTAT tali dati mensilmente (sia per i conigli vivi che per le carni macellate), si tratta tuttavia di quelli relativi a tre mesi prima non al mese corrente. Conseguentemente, “la cadenza settimanale delle riunioni della CUN non si sposa con la cadenza e con la disponibilità attuale dei dati sull’import-export forniti dall’ISTAT”.
Anche in questo caso, il vice Ministro Olivero, attraverso l’ Agenzia delle Dogane che in tempo reale gestisce queste informazioni, potrebbe far autorizzare dal Governo la immissione dei flussi giornalieri nella banca dati ed il gioco della trasparenza è fatto, senza dover attendere i tempi biblici dell’ Istat.
Ma per gli allevatori italiani – conclude la nota – ormai la trasparenza è una pretesa impossibile…disturberebbe i manovratori.
Ufficio Stampa Anlac

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31 luglio 2014
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Cun Conigli, Fima: Schiaffo dei sindacati. Insufficienti le risposte di Olivero al Senato
Le ultime modifiche regolamentari apportate alla Cun-Commissione prezzi unica nazionale, hanno di fatto trasferito all’ interno della stessa gli industriali del Comitato della borsa merci di Verona (all’ interno della quale ovviamente non ci sono allevatori!) snaturando così la portata riformatrice della Cun, con il consenso delle organizzazioni sindacali. Un vero e proprio schiaffo agli allevatori che calpesta la loro dignità. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
L’ accaduto è molto grave – prosegue – ed è frutto, secondo le dichiarazioni del Vice Ministro Olivero che ha risposto al Senato ad alcune interrogazioni parlamentari, di una “trattativa che il Ministero ha avviato con la Borsa merci di Verona per verificare l’ esistenza di una forma di cooperazione e integrazione tra le due strutture, sia per ottimizzare le proprie attività che per evitare l’ insorgere di possibili conflitti di rappresentanza”.
Al vice Ministro – dichiara De Bonis – sfugge forse un particolare. Il Governo, in data 1 aprile 2014, si era impegnato nei confronti del Parlamento a pervenire alla cessazione dell’ attività di accertamento dei prezzi svolta dalla Commissione conigli della Borsa merci di Verona, affinché potesse essere valorizzata l’attività svolta a livello nazionale dalla CUN-Commissione unica nazionale e fossero evitate duplicazioni in sede locale.
Del resto – evidenzia la Fima – anche Coldiretti, dopo anni di ritardo, aveva ritirato i suoi commissari dalla Borsa merci di Verona, per favorire la chiusura di uno strumento locale, regolamentato da un decreto regio del 1913, ritenuto anticoncorrenziale dall’ Autorità Garante del mercato già da tre anni. Apprendere, però, che la stessa Coldiretti abbia favorito il trasferimento dei difetti della Borsa merci dentro la Cun, attraverso la designazione delle stesse persone, è davvero singolare e paradossale.
Siamo di fronte – precisa la Fima – ad un arbitrario sovvertimento del regolamento cun e ad una presa di possesso delle leve di decisione, che consentono di determinare, in caso di disaccordo, i prezzi di mercato agli industriali, contro la volontà degli allevatori e la funzione di tutela originaria dello strumento Cun. Le modifiche apportate dalle ultime norme – aggiunge – sono tali da alterare per l’ intero complesso dei commissari il rapporto di rappresentanza verso la propria base associativa. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta dei produttori nella designazione dei propri commissari Cun, e pertanto contraddicono il principio di democrazia economica, incidendo sulle libertà garantite dall’ art. 41, co. 2, della Costituzione.
I movimenti agricoli – conclude – non vogliono duplicazioni delle Borse merci o finte riforme, che impediscano di spuntare gli artigli alla speculazione.
Ufficio Stampa Fima

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24 luglio 2014
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Commissione Prezzi, Anlac: Cun da strumento di tutela a fotocopia borsa merci
Dopo lo stravolgimento delle regole Cun, avvenute con la complicità delle organizzazioni sindacali di categoria, che fanno finta di difendere gli allevatori, il quadro si è completato con la nomina dello stesso Comitato Borsa merci di Verona dentro la Cun. E’ paradossale! Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ anlac, associazione nazionale liberi allevatori, dopo aver appreso la notizia delle nomine avvenute.
E’ scandaloso – prosegue – quello che abbiamo appreso stamattina dalla Bmti che svolge l’attività di segreteria della Cun. Le stesse persone che compongono il Comitato borsa merci di Verona, all’ interno del quale non ci sono allevatori e che si esprime in caso di disaccordo, sono state di fatto trapiantate nella Cun, su suggerimento delle rispettive controparti. Così, gli industriali hanno nominato Muraro e gli allevatori Strobel.
Una deriva anticoncorrenziale questa – sottolinea – che conferma l’ azione di mancata vigilanza da parte del Mipaaf. Gli allevatori temevano che la fotocopia della borsa merci fosse più sbiadita, invece è perfettamente nitida.
Sappiano però gli allevatori e i consumatori – aggiunge – che sono state proprio le loro organizzazioni ad avallare questa mutazione genetica della Cun. Strobel, sarà anche una brava persona, ma non è un allevatore. Dunque, non può decidere delle nostre sorti.
Questa triste svolta illiberale – conclude – stravolge lo spirito originario di tutela e trasparenza per cui la Cun era nata e ne fa una fotocopia della borsa merci, demandando ad altri soggetti la decisione di vendere i propri conigli e, di fatto, privando gli allevatori della loro libertà di decisione e della loro autonomia imprenditoriale.
Ufficio Stampa Anlac

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21 luglio 2014
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CUN CONIGLI: ANLAC, REGOLAMENTO VIOLA LIBERTA’ ECONOMICA. INTERVENGA ANTITRUST
Le continue modifiche e gli stravolgimenti apportati al Regolamento della Commissione unica nazionale Cun Conigli, non rispettano né i principi costituzionali di libertà economica, né i principi sanciti dall’ Antitrust attraverso un parere, né le risoluzioni parlamentari, né le previsioni del Piano di settore approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente Anlac dopo l’ interrogazione presentata dai parlamentari cinque stelle della Camera dei Deputati.

Il rischio che avevamo paventato – aggiunge – di annacquare il regolamento Cun facendo assorbire la stessa dentro i sistemi anticoncorrenziali delle Borse merci locali si stà purtroppo verificando, senza che le autorità preposte ai controlli e alla vigilanza abbiano svolto il proprio ruolo efficacemente. A vincere – sottolinea – purtroppo, sono le forti lobby agroindustriali e non lo stato di diritto.

Il ruolo di vigilanza della Cun – fa notare l’ Anlac – che spetta al Mipaaf, presenta un insopprimibile connotato “funzionale” nella direzione di tutela di un interesse affidato alle cure di un soggetto pubblico; in particolare, la funzione doveva essere quella di tutelare i beni strumentali: le regole del gioco, quali la trasparenza informativa, un processo di formazione dei prezzi alla produzione in senso proconcorrenziale, l’ autonomia e libertà decisionale delle controparti, l’accesso al mercato in condizioni di parità, anche territoriale, a garanzia di un’effettiva libera iniziativa economica nel settore.

Nell’ ultima riunione del Mipaaf – evidenzia – con un ennesimo colpo di accetta alla libertà negoziale, d’ imperio, sono state apportate modifiche che tolgono autonomia e libertà decisionale agli allevatori in caso di disaccordo, introducendo le stesse modalità anticoncorrenziali della borsa merci di Verona.

Gli allevatori commissari ritengono – prosegue l’ associazione – che, essendo la trattativa libera ed autonoma, sia molto più semplice che in caso di disaccordo vi sia la possibilità di effettuale un «Non quotato» piuttosto che affidare le sorti del mercato a soggetti non commissari, come prevede la proposta avallata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Di fronte a queste ripetute violazioni del diritto della concorrenza – conclude l’ Anlac – si rende sempre più necessario l’ intervento dell’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, anche per disapplicare le norme regolamentari della Borsa merci di Verona in continuo contrasto con quelle del Regolamento CUN nazionale.

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4 luglio 2014
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Crisi conigli, Anlac: quotazioni scandalose. Ministro agisca su antitrust
Gli allevatori italiani si trovano sempre più nella condizione di dover pagare prezzi più alti per quello che acquistano ed ottenere prezzi più bassi per ciò che vendono. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, dopo le scandalose quotazioni del coniglio di queste ultime settimane. Il prezzo è arrivato ad euro 1,37/kg che significa una perdita secca di 70 centesimi a chilo carne!
Qualcuno – prosegue – tenta di far passare questa situazione come una condizione di scarsa competitività dei nostri produttori, oppure di eccessivo import, ma l’affermazione è falsa, in molti casi siamo di fronte ad una vera restrizione della concorrenza, che fa leva sia sui prezzi di vendita che sui costi di produzione.
Ma chi si occupa in Italia di tutelare i produttori agricoli? – continua l’Associazione – Il Ministero non di certo, l’Antitrust nemmeno, le organizzazioni sindacali neanche. Non ci resta che sperare in qualche magistrato.
Per evitare che si arrivi al far west, che gli allevatori non temono – sottolinea De Bonis – in cui ognuno si fa giustizia da sé, è opportuno che lo Stato svolga il proprio ruolo, come fece Roosevelt dopo la crisi del 29 inasprendo le pene.
L’ attuale legislazione, ad esempio – fa notare l’ Anlac – non solo non prevede alcuna sanzione penale per i soggetti vigilati che dovessero causare contrattazioni anomale o alterazioni nel mercato delle merci, ma non stabilisce nemmeno quale sia l’ autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui attività sia rivolta alla tutela dei commissari, all’ efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato delle merci agricole italiane.
L’ Autorità Garante – aggiunge – che conosce bene i meccanismi opachi di formazione dei prezzi nel settore, non ha ancora aperto un’istruttoria! In compenso, però, nelle sue relazioni annuali, parla di divieto di vendita sottocosto e di nuovi poteri previsti dall’ articolo 62, senza agire concretamente a tutela dei produttori. Del resto, mai sino ad ora gli organi del Ministero e le organizzazioni sindacali hanno segnalato all’ antitrust la vergognosa vendita sottocosto che stà distruggendo gli ultimi allevamenti rimasti in Italia! Per loro è tutto ok!
Durante i periodi di crisi – conclude – sono forse consentite delle deroghe, come quelle del Piano di settore mai partito. Del resto i manovratori non vanno disturbati. Altrimenti i monopoli non potrebbero rafforzarsi.
Ufficio Stampa Anlac

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15 maggio 2014
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COSTO MATERIE PRIME, ANLAC: SOSPETTI DI SPECULAZIONE. BENE INTERROGAZIONE M5S
Gli allevatori continuano a gridare da tempo che speculare sulla loro pelle, sia sul versante dei prezzi all’ origine che sul versante dei costi, significa stritolare a tenaglia l’ economia reale di chi lavora ed è indifeso. Salutiamo, pertanto, con favore l’ interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Donno e firmata anche dai colleghi Gaetti, Serra, Blundo, Fucksia, Bertorotta, Puglia, Molinari, Vacciano, Santangelo, Girotto, Petrocelli e Castaldi. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli
Ci auguriamo – conclude – che dopo l’ ennesima segnalazione, il governo chieda l’ intervento dell’ Antitrust per fare luce in un settore molto opaco, già noto all’ Autorità Garante della concorrenza e del mercato.
Ufficio Stampa Anlac

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8 maggio 2014
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Crisi grano duro e micotossine? Bene interrogazione Donno (M5S)
Condividiamo e ringraziamo i senatori Donno e Puglia, Cappelletti, Buccarella, Serra, Ciampolillo, Simeoni, Gaetti per aver posto al centro di una interrogazione parlamentare la questione dei limiti europei di micotossine del grano duro, che stà soffocando ingiustamente i produttori italiani e producendo effetti dannosi per la salute dei consumatori, il bilancio sanitario e la bilancia dei pagamenti. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente della Fima, federazione italiani movimenti agricoli, dopo l’ ultima interrogazione parlamentare.
Sulla questione – aggiunge – il Senato si era già pronunciato nella scorsa legislatura con una risoluzione che aveva dettato una linea d’indirizzo per il Governo, ma a quanto pare in Italia gli interessi dell’ industria vengono prima di quelli della salute dei consumatori e dell’ economia di interi territori.
Noi auspichiamo – conclude – che la prossima classe dirigente in Europa ponga con forza gli interessi dei consumatori e dei piccoli produttori italiani, che da anni stanno denunciando il crescente fenomeno delle intolleranze alimentari a causa di una cattiva alimentazione. I dati dicono chiaramente che in Europa circa 17 milioni di persone ne soffrono. In Italia il fenomeno riguarda 3,5 milioni di falsi celiaci e mezzo milione di celiaci, con una curva di accrescimento esponenziale.
Ufficio Stampa Fima

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2 maggio 2014
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Vendite all’ asta, Fima: governo adotti subito provvedimento per estendere norme antiriciclaggio
Gli agricoltori sono pronti a dare il loro contributo per uscire dalla crisi del Paese, ma occorre difendere
l’ economia reale e la loro permanenza sul territorio, lottando contro chi li vuol cacciare dalle proprie terre, per evitare che nei campi arrivino capitali riciclati da attività illecite.
Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
A tal fine – prosegue – l’ estensione della normativa antiriciclaggio alle vendite all’ asta in agricoltura, che i movimenti agricoli sollecitano da tempo, è un tassello dovuto della strategia anticrisi, insieme alla moratoria, su cui il Governo deve pronunciarsi subito, colmando l’ attuale vuoto ed evitando disparità di trattamento.
Il Mezzogiorno agricolo – aggiunge – pur essendo un giacimento d’ oro in termini di salubrità delle materie prime, ha raggiunto livelli da primato nelle vendite all’ asta: oltre il 60% è concentrato in quest’ area del Paese, senza che finora siano stati nemmeno attivati gli ammortizzatori previsti dai fondi europei di adeguamento alla globalizzazione.
Occorre, pertanto – conclude la Fima – un tempestivo intervento del legislatore, che ascolti e recepisca le proposte avanzate dai movimenti agricoli.

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30 aprile 2014
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MISURE ACCOPPIATE, FIMA: LA POLITICA DEL CAMPANILE NON AIUTA GLI AGRICOLTORI VERI
Apprendiamo dalle notizie di agenzia che la discussione tra MIPAAF e assessori regionali all’agricoltura sulle misure accoppiate verte più sugli interessi particolari delle Regioni che non su quelli degli agricoltori, ovunque essi siano. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
E’ inammissibile – evidenzia – che gli aiuti accoppiati vengano decisi a tavolino sulla base di questa o quella richiesta di qualche assessore regionale, ai quali vorremmo ricordare che non esiste la centralità del nord o del sud. Ciò tuttavia – fa notare la Fima – deriva dal fatto che manca una visione comune e una strategia agricola del nostro paese.
Qualcuno inoltre – aggiunge – dietro una presunta centralità, pensa ancora di accoppiare gli aiuti alle stalle vuote, che spesso appartengono proprio ai dirigenti delle organizzazioni, invece di sostenere quei settori che sono in difficoltà e continuano a lavorare. E’ questa la centralità della zootecnia del nord?
Noi riteniamo – rileva la nota della Fima – che non sia possibile, né giusto, che le stalle di bovini chiuse, o tenute aperte fittiziamente con qualche capo, continuino a beneficiare di titoli e a drenare risorse dalla pac rispetto a quelle aperte che, invece, non percepiscono un centesimo.
E’ una vergogna – prosegue – che vi siano addirittura stalle che percepiscano aiuti, nonostante i fabbricati siano stati abbattuti per non pagare l’ Imu, fa notare la federazione.
I paesi seri e i dirigenti seri – conclude – scelgono dove intervenire, difendendo però chi lavora per davvero, non chi finge.
Ufficio Stampa Fima
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PAC, FIMA: CON SOGLIA REALE GLI AGRICOLTORI ATTIVI CRESCONO E I SINDACATI SI SGONFIANO
Sono terrorizzate le sigle sindacali agricole dall’ idea di sfoltire i pagamenti comunitari di piccole entità, il cui costo della domanda è spesso superiore all’ aiuto comunitario stesso. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Le loro stime infatti – prosegue la Fima – affermano che se tenessimo come soglia il limite del valore minimo del fascicolo aziendale a 300-350 euro, a livello nazionale loro avrebbero 350.000 pratiche in meno. A livello nazionale, con simili criteri, la Coldiretti perderebbe circa il 22% delle aziende iscritte, la Confagricoltura il 33%, Copagri il 55%, la Cia il 49 per cento.
Secondo la Fima, però, se la soglia limite aumentasse ulteriormente agli agricoltori attivi andrebbero più risorse, scomparirebbero le domande di aziende virtuali e i sindacati si metterebbero ancora di più a dieta.
Il beneficio – aggiunge il coordinatore – sarebbe indiscutibile perché in tal modo le risorse della pac andrebbero per davvero al primario e non ad un terziario che ha solo succhiato come una sanguisuga dall’ agricoltura italiana. E si domanda. Che senso ha tenere in piedi un sistema marginale secondo il quale il 60% dei percettori di contributi Pac percepisce appena il 7% del valore complessivo degli aiuti. Dove pensiamo di andare con questa finta struttura agricola?
Questo sistema – evidenzia la Fima – è servito unicamente a tenere in vita sigle sindacali vuote e non le aziende agricole.
Adesso, però – conclude – è giunto finalmente il momento di cambiare rotta. Lo tsunami che ha investito le aziende agricole italiane non può lasciare immuni questi carrozzoni.
Ricordiamo che dai dati forniti da AGEA, riferiti all’anno 2013, in Italia risultano 491.664 percettori di contributo PAC di importo inferiore a 500 euro, che assorbono aiuti per 131 milioni di euro; 226.624 percettori di contributo PAC di importo compreso tra 500 e 1000 euro, che ricevono aiuti per 161 milioni di euro; infine, 494.739 percettori di contributo PAC di importo superiore a 1000 euro, che ottengono aiuti per 3.780 milioni di euro.
Ufficio Stampa Fima
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COMMISSIONE PREZZI, ANLAC: TRENO RIFORMA CUN ATTENDE ANCORA IL VIA, MA BORSA MERCI CONTINUA NEL BRACCIO DI FERRO
Abbiamo perso il conto delle modifiche apportate al regolamento della CUN – Commissione Unica Nazionale conigli, ma un dato è certo, non sono stati sinora definiti dettagliatamente i criteri di trasparenza e neutralità che la stessa Autorità Garante per la concorrenza e mercato, aveva indicato in un parere al Governo e alle Camere sin dal 2011. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
L’ ultima modifica apportata a gennaio di quest’ anno – prosegue – ha addirittura stravolto la funzione dei commissari effettivi e disatteso i patti circa le graduatorie dei supplenti. Patti garantiti dal Mipaaf.
Questi fatti gravi – aggiunge – speriamo possano essere superati con la risoluzione conclusiva approvata il 1° aprile dalla XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, a cui il Governo ha dato parere favorevole. La risoluzione ha formulato infatti un indirizzo politico chiaro: dal un lato, salvare la Cun e riformarla, dall’ altro, cessare subito l’ attività della borsa merci di Verona, che nonostante rappresenti un inutile duplicazione, continua nel suo braccio di ferro istituzionale.
Infatti, dopo l’ ultima riunione degli organi camerali di borsa merci Verona, tenutasi lunedì 28 aprile, non sembrano essere emerse decisioni chiare in direzione di una cessazione dell’ attività. Al contrario, la commissione di Padova ha già cessato la sua attività. Vedremo – fa notare l’ Anlac – se gli sviluppi dei prossimi giorni renderanno necessarie ulteriori iniziative politiche, come ha già paventato una recente interrogazione parlamentare.
Ricordiamo – conclude la nota – che la Commissione Unica Nazionale formula previsioni sull’andamento atteso dei prezzi nella settimana successiva per tutto il mercato nazionale. Ciò la differenzia dalle Borse merci che dovrebbero rilevare a posteriori il prezzo storico settimanale all’ingrosso di merci che, per volume delle contrattazioni, rivestono localmente particolare importanza sul territorio provinciale delle singole Camere di Commercio. Tuttavia, secondo lo stesso parere dell’ Autorità Garante della concorrenza e del mercato, l’ attività impropria di queste ultime, da tempo, non è più compatibile con i principi della concorrenza.
Ufficio Stampa Anlac

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28 aprile 2014
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Facciamo appello alla Conferenza delle Regioni di domani perché nella ripartizione delle risorse si tenga conto dei settori in difficoltà. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
E’ uno scandalo – prosegue – che il settore cunicolo venga ingiustamente escluso da questa Pac, che intende premiare solo altri settori zootecnici.
Ricordiamo al Ministro Martina e al Coordinatore Nardoni – aggiunge – che gli altri Stati membri, in particolare la Francia e la Spagna, sostengono il comparto con aiuti comunitari e questo impedisce al nostro settore nazionale di poter mantenere la propria competitività.
Non ci si può preoccupare – conclude – del futuro del riso circoscritto a Vercelli e Novara per consentire a quei comuni di competere col Sud–Est asiatico e ci si dimentica di un settore che invece è presente in tutto il paese, da nord a sud, ha subito un forte ridimensionamento ed è stato oggetto di una marea di atti parlamentari, di un piano di settore e di precisi indirizzi politici tesi a sostenerne il rilancio.
Ufficio Stampa Anlac

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28 aprile 2014
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Apprendiamo dalla stampa che oggi gli organi della borsa merci di Verona si pronunceranno sul destino della borsa merci cunicola, dopo un mese esatto dall’ indirizzo politico espresso dalla risoluzione approvata dalla XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che ne chiedeva esplicitamente la cessazione dell’ attività. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
E’ un risultato politico importante, un fatto storico – prosegue il presidente dell’ Anlac – che con le precedenti risoluzioni approvate sia al Senato che alla Camera, non si era risusciti a conquistare, per mancanza esplicita di volontà dei precedenti governi. Adesso – aggiunge – il clima politico è cambiato e i primi risultati cominciano a vedersi, anche se occorre ricostruire il settore dalle macerie.
Con la cessazione dell’ attività della borsa merci cunicola – conclude l’ Anlac – il futuro riferimento per le contrattazioni sul mercato nazionale rimarrà quello della Cun (Commissione unica nazionale), che necessità però di un processo di miglioramento del regolamento istitutivo, sollecitato anche dalla risoluzione parlamentare, affinché sia informato in maniera più dettagliata a principi di trasparenza e neutralità.
UFFICIO STAMPA ANLAC
anlac [info@anlac.it]

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23 aprile 2014
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Inflazione da costi? Anlac: bene interrogazione Gagnarli sul mangime
Condividiamo e ringraziamo gli onorevoli Gagnarli e L’ Abbate (M5S) per aver posto al centro di una interrogazione parlamentare la questione dei costi del mangime, che stà soffocando ingiustamente gli allevatori italiani, nel silenzio delle istituzioni e degli organi di controllo. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli dopo l’ ultima interrogazione parlamentare.
L’ inflazione da costo dei mangimi – prosegue l’ associazione – rappresenta la voce principale delle uscite di un allevatore e manifesta un andamento anomalo che erode a tenaglia la redditività dell’ allevamento, al pari della caduta anomala dei prezzi di vendita del coniglio vivo.
Nonostante l’ accresciuta produttività degli allevamenti – sottolinea il presidente – molti allevatori denunciano l’impossibilità di assorbire questa sospetta crescita dei costi di produzione, che in dieci anni, dal 2004 al 2014, ha prodotto un incremento spropositato del 50% pari ad oltre 10 euro a quintale di mangime a favore esclusivo dei mangimisti; così mentre l’industria di macellazione, l’industria mangimistica, i grossisti e la distribuzione continuano a determinare la maggior parte della struttura del valore aggiunto e ad accumulare profitti, agli allevatori è preclusa la possibilità d’ incrementare i prezzi all’origine dei loro prodotti e di sopravvivere dignitosamente.
In particolare – aggiunge – durante l’ anno 2013 i mangimifici avrebbero applicato agli allevatori tre aumenti complessivi pari ad euro 3/qle e a novembre avrebbero abbassato di circa euro 1/qle, a fronte di un calo delle materie prime di circa il 20%!
In uno scenario di raffreddamento delle quotazioni delle materie – fa notare l’ anlac – che parte dal 2012 e manifesta un trend decrescente durante tutto il 2013, non solo risultano ingiustificati gli aumenti del mangime del 2013, ma appaiono immotivati gli annunci di nuovi aumenti a partire da metà aprile 2014.
Il Governo – conclude De Bonis – deve intervenire urgentemente e recuperare il ritardo derivante dalla mancata attuazione del piano di settore per contrastare questa strategia della tenaglia, in atto da tempo, che vuole annientare un comparto che da lavoro a migliaia di persone e che produce carne di qualità, sempre più apprezzata dai consumatori.
Ufficio Stampa ANLAC

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22 aprile 2014
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FIMA: GOVERNO NON COLPISCA DI NUOVO
L’ AGRICOLTURA
L’atteggiamento positivo a parole mostrato fin qui dal premier Renzi e dallo stesso ministro nei confronti del settore agricolo, rischia di essere clamorosamente smentito dalle ‘misure urgenti per la competitivita’ e la giustizia sociale’, in cui i tagli previsti comporterebbero, secondo indiscrezioni, un forte aggravio di imposizione per le aziende agricole e della pesca. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
L’ agricoltura ha già dato il suo contributo al risanamento delle finanze – prosegue la Fima – pensare ad un ritorno dell’ imu sui fabbricati strumentali o all’ eliminazione dell’ ici in alcune zone svantaggiate o all’ abolizione delle agevolazioni sul gasolio, è assurdo e inaccettabile.
E aggiunge. Non è utile al rilancio del settore, né efficace ad ottenere maggior gettito, in tal modo si va solo a colpire ulteriormente un malato grave decretandone la morte, anche fiscale, di migliaia di imprese.
Noi speriamo – conclude la Fima – che queste indiscrezioni siano destituite di ogni fondamento e che vengano smentite dal Governo.
Ufficio Stampa Fima
anlac [info@anlac.it]

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14 aprile 2014
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Conigli, Anlac: export peggiora e aumentano pratiche sleali. Intervenga Antitrust
Fonte: Elab. Anlac su dati Ismea. Tonnellate
L’ export ha avuto la sua parte importante nel peggioramento della crisi del settore cunicolo e del saldo commerciale, nonostante consumi favorevoli e import stabile. Una crisi che, dopo il 2007, da congiunturale è diventata strutturale (le importazioni hanno cioè superato le esportazioni), senza che le misure varate dal governo nel 2009 siano riuscite a porre freno a distorsioni e pratiche sleali, che da tempo contraddistinguono questo settore. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
L’ Europa – aggiunge – non tutela dalle pratiche sleali come dovrebbe e permette ad alcuni Stati membri come la Francia di esportare, prove alla mano, dentro il mercato comune carne di coniglio a prezzi dimezzati rispetto a quelli praticati dentro i propri confini territoriali francesi. Una pratica vietata dalle norme europee.
Questa pratica, assimilabile a un dumping predatorio, ha arrecato grosso pregiudizio ai paesi importatori – tra cui l’ Italia – dal momento che le loro merci risultano meno competitive, così costringendo i nostri produttori interni a perdere quote di mercato e ad uscire dal settore. Migliaia i posti di lavoro e occupazione persi, in particolare in regioni come il centro-sud dove sono più concentrati i consumi e più penalizzato il diritto al lavoro.
Del resto – fa notare l’ Anlac – i grossisti-macellatori italiani, pur sapendo del fenomeno anticompetitivo in atto, e pur essendo stati sollecitati a farlo, non hanno mai segnalato il problema alle Autorità competenti per difendere il mercato nazionale e le esportazioni italiane. Nemmeno in ossequio ai loro doveri di responsabilità sociale, che prescindono dai doveri normativi sulla concorrenza e comportano un’ azione volontaria incoraggiata dalla stessa Commissione europea affinchè le condizioni di lavoro siano rispettose dei diritti umani, specie nelle aree a maggior disagio.
Anzi – prosegue – alcuni hanno addirittura alimentato il fenomeno, specie con il baratto (countertrade) che ha favorito l’ esportazione di maiali (o altre tecnologie) in cambio dell’ importazione di conigli, peggiorando così ulteriormente l’ andamento dell’ export nazionale di carne cunicola, che nel periodo 2003-2013 ha subito così una variazione negativa annua media del -6,10% perfettamente parallela alla tendenza negativa del saldo.
Altri ancora hanno alimentato il fenomeno delle vendite sottocosto francesi, utilizzando strategicamente uno-due camion importati a settimana con l’ obiettivo esclusivo di condizionare con piccoli volumi i prezzi di un grande mercato come quello italiano, governato purtroppo da “opache” borse merci (il morto a Milano e il vivo a Verona). Un mercato importante come il nostro, che risulta autosufficiente, è il primo in Europa per produzione. Da noi – rileva l’ Anlac – i consumi sono pressochè stabili e l’ import non incide più dell’ 5-8 % sul consumo complessivo nazionale. L’ andamento dell’ import, infatti, nel periodo 2003-2013, ha subito una variazione negativa di appena -0,08%, confermando volumi mediamente stabili delle importazioni, almeno di quelle che risultano apparentemente ufficiali.
Il lieve decremento dei consumi (-1,3% nel 2013), inoltre, rende di fatto nulle tutte le dichiarazioni rilasciate dai macellatori in Cun durante il 2013 che hanno sempre sostenuto (falsi) abbassamenti della domanda e (falsi) aumenti delle importazioni, per causare alterazioni di prezzo non giustificate dalla situazione vera di mercato.
Se questi dati sono confermati – si chiede l’ associazione – come può qualche camion condizionare un mercato cento volte più grande? Ha senso assecondare delle promozioni al trade sottocosto se il prodotto è insufficiente? Qual’ è la ragione che ostacola la chiusura della borsa merci di Verona del coniglio vivo se esiste una Cun e un chiaro parere antitrust? Sono questi i quesiti a cui deve dare risposta l’ antitrust italiano, dopo le conclusioni cui è giunta l’ ultima risoluzione parlamentare, aprendo al più presto un’ indagine seria, per far luce in un settore in cui lo Stato non è ancora riuscito – dopo quattro anni – a risolvere la crisi, nonostante un piano di azioni concordato con le Regioni. Nell’ era dell’ informatica, è impossibile ottenere trasparenza sui dati di macellazione da appena quaranta macellatori. Non si è riuscito ad imporre l’ etichettatura obbligatoria dell’ origine. Non si è riuscito a spendere un euro dei fondi previsti dal piano per la pubblicità istituzionale per promuovere i consumi. Non si è riuscito a dettare le linee per un regolamento della Cun neutrale e trasparente.
Noi vogliamo – conclude – un Governo che non sia ostaggio di potenti lobby ma che agisca rispettando gli impegni al fine di difendere il lavoro di tutti, anche del 40% di allevamenti chiusi, del 20% di macelli chiusi e del 70% di supermercati sforniti di conigli, con buona pace dei consumatori che rimangono così confusi, disorientati e insicuri.

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11 aprile 2014
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CAMPOLIBERO: DE BONIS (FIMA), PAROLE MINISTRO MARTINA APPREZZABILI. APRIRE CONFRONTO CON I MOVIMENTI
Le parole del ministro Martina sono apprezzabili, il rilancio dell’ agricoltura e’ necessario ma non deve diventare solo uno spot. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
Noi – prosegue – abbiamo da tempo segnalato ai passati Governi una piattaforma con interventi seri e strutturali, senza però avere mai alcun riscontro.
Speriamo che questa sia la volta buona e che i provvedimenti del pacchetto “campolibero”, includano le proposte provenienti dai movimenti agricoli.
Confidiamo – conclude – nella volontà di Martina di approfondire seriamente queste tematiche anche con i movimenti agricoli, per evitare il rischio di un collasso definitivo del settore.
UFFICIO STAMPA FIMA
anlac [info@anlac.it]

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4 aprile 2014
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Anlac: incontro positivo con manager Hycole. Si è tenuto a Matera
l’incontro con Fabien Coisne, general manager dell’ Hycole, centro di selezione da sempre all’ avanguardia in Europa nella genetica cunicola, gli allevatori e i tecnici del centro sud per fare il punto sullo stato dell’ arte della ricerca nel settore.
Un incontro formativo che si è trasformato anche in specifici accordi commerciali. Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, giudica così l’ incontro con il general manager, Fabien Cosine. Secondo De Bonis il confronto è stato molto utile perché ci si sta muovendo verso una maggiore consapevolezza da parte degli allevatori dell’ importanza della produttività derivante dal fattore genetico.
Il gruppo Hycole, grazie alle performance produttive e sanitarie dei suoi animali – rileva il presidente dell’ Anlac – erode sempre più quote di mercato in Francia rispetto ai suoi concorrenti storici. Infatti – prosegue – la rusticità di questa genetica si traduce in minori costi sanitari complessivi, l’ indice di conversione è tra i migliori e anche la resa al macello.
Questi aspetti, per l’ allevatore, oggi che i margini sono risicati sono molto importanti “per poter rilanciare gli investimenti nel quarto settore della zootecnia nazionale specie adesso che il Parlamento ha impegnato nuovamente e in maniera più stringente il Governo ad attivarsi per il rilancio del comparto”, ha sottolineato il presidente dell’ Associazione Anlac.
L’ Italia purtroppo – aggiunge – su questo versante sconta un deficit per gli scarsi investimenti in ricerca, che pongono così la genetica italiana a livelli più bassi e meno performanti rispetto ai partner europei. “Del resto al Sud, dove il consumo di carne cunicola è molto elevato e la produzione scarsa, non ci sono altri gruppi di selezione in grado di offrire servizi all’ altezza dei fabbisogni dei nostri allevatori”, fa notare De Bonis.
Occorre dunque incentivare maggiormente la competitività di chi produce, anche se i piani di settore dell’ Italia sono miseramente falliti. Un modo questo di fare all’ Italiana – conclude – che peggiora non solo la competitività del nostro sistema ma anche la fiducia nelle istituzioni.

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3 aprile 2014
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CRISI SETTORE CUNICOLO: ANLAC, BENE RISOLUZIONE COMAGRI
Dopo che il Governo ha dormito per quattro anni, la Camera ha approvato una nuova risoluzione che impegna l’ esecutivo a dare piena attuazione al piano d’ interventi per il settore, approvato nella precedente legislatura e mai implementato. Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, dopo l’ approvazione dell’ ennesimo indirizzo al Governo.
La crisi del comparto cunicolo, infatti, è stata oggetto di attenzione del Parlamento nella precedente legislatura con due risoluzioni (risoluzione unitaria n. 8-00141 del 27 luglio 2011 della Commissione agricoltura della Camera e risoluzione n. 7-00025 del 6 maggio 2009 della Commissione agricoltura del Senato), a seguito delle quali, il 29 aprile 2010, in sede di Conferenza Stato-regioni, è stato sancito un accordo su un «Piano di interventi per il settore cunicolo», con l’obiettivo di offrire una risposta organica alla crisi di redditività che coinvolge una filiera il cui prodotto è molto apprezzato dai consumatori per le sue virtù dietetiche.
Con la risoluzione approvata, prima firmataria Gagnarli (M5S) e Antezza (PD), la Commissione agricoltura ha preso atto però che l’attuazione del Piano da parte del Governo è miseramente fallita, come ha dichiarato anche il Mipaaf in occasione dell’ultima riunione svolta al Ministero l’11 luglio 2013.
Nessuna delle misure previste dal Piano, approvato il 29 aprile 2010, fatta salva la costituzione della CUN (Commissione unica nazionale), è stata realizzata nei tempi previsti dalla programmazione pubblica (tre anni).
“Oggi il Governo recepisce un nuovo impegno – aggiunge il presidente dell’ Anlac – e questa volte auspichiamo più serietà nel far fronte a quanto indicato nella Risoluzione, ma ormai i danni all’ economia nazionale per la mancata attuazione del piano sono già stati provocati. Il settore è stato dimezzato e purtroppo in Italia non paga nessuno”.
“In un’ azienda privata un manager che sbaglia o che non raggiunge gli obiettivi viene licenziato, al Mipaaf – fa notare De Bonis – accade il contrario: se un dirigente non svolge adeguatamente il suo ruolo viene addirittura premiato sia dalle lobby esterne che dalla stessa struttura pubblica”.
“Ma così – conclude – l’ Italia non uscira mai dalla sua crisi che è innanzitutto una crisi morale”.
anlac – info@anlac.it

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Mercoledi 2 aprile, ore 16, Matera
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Anlac, filiera cunicola: incontro pubblico sul tema presso “Apa” di Matera, al Centro Tre Torri, l’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli organizza un incontro con gli allevatori e i tecnici dal titolo “LA FILIERA CUNICOLA – Problematiche di mercato, sanitarie e stato dell’ arte della genetica”.
L’incontro, che comporta un importante approfondimento dei temi, vedrà la partecipazione del Dott Fabien Coisne General Manager del Gruppo Hycole francese e del Prof Antonio Camarda Professore Associato di Patologia Aviaria presso l’ Università di Bari e Presidente dell’ Associazione Scientifica Italiana di Coniglicoltura (ASIC).UFFICIO STAMPA ANLAC
anlac [info@anlac.it]
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10 marzo 2014
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Prezzi in dumping, Anlac: bene interrogazione Mazzoni a Commissione Ue
Il continuo peggioramento delle quotazioni sul mercato cunicolo italiano stà mettendo in ginocchio i nostri allevamenti e richiede pertanto un intervento energico dei parlamentari italiani ed europei presso la Commissione europea al fine di accertare eventuali discriminazioni dei prezzi internazionali da parte della Francia, dovute a presunte eccedenze sul loro mercato. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, che da anni denuncia comportamenti scorretti nel settore, a vari livelli.
Ringraziamo, pertanto, anche l’ On. Mazzoni, Presidente della Commissione per le Petizioni del PE, per aver presentato una interrogazione prioritaria sulla questione dumping delle carni cunicole alla Commissione europea, che, a questo punto – aggiunge – entro tre settimane dovrà dare una risposta.
L’ interrogazione evidenzia i recenti dati statistici secondo i quali l’ Italia importa dalla Francia il 55% di carni cunicole, il 26% dall’ Ungheria, il 16% dalla Spagna, segnalando che dalla Francia la tendenza ad esportare in Italia è aumentata del 22% rispetto al 2012, mentre in Italia i prezzi del coniglio “vivo” sono più bassi che nel resto dell’ Europa.
Nel documento si evidenzia che il surplus di conigli macellati francesi, viene immesso in commercio in Italia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’interno della stessa Francia e che tale fenomeno, che si ripete ciclicamente da aprile ad agosto di ogni anno, quest’anno è iniziato a febbraio, in concomitanza dei ribassi eccessivi sulla piazza di Verona.
Dato che l’ elevato livello di autoapprovvigionamento del mercato italiano non sembra giustificare l’ aumento delle importazioni, mentre i consumi in Italia sono rimasti pressocchè invariati o leggermente calati (-2% nel 2013).
L’ interrogazione dell’ On Mazzoni chiede alla Commissione europea se non ritenga che l’ immissione nel commercio in Italia di carni cunicole provenienti dalla Francia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’ interno della stessa Francia, non denoti comportamenti scorretti tesi ad alterare la concorrenza tra Stati europei, praticando un vero e proprio dumping.
L’ interrogazione – conclude la nota – invita inoltre la Commissione a verificare se la Francia non stia finanziando, attraverso aiuti di Stato, prezzi di dumping a favore delle imprese francesi.
PREZZI CONIGLI VIVI DA CARNE in Europa
Prix moyen abattoir Cours Moyen
Italie (Vérone) Cours Moyen
Espagne (Madrid)
04/2014 1.978 1.98 1.90
05/2014 1.978 1.90 1.90
06/2014 1.957 1.86 1.90
07/2014 1.957 1.63 1.90
08/2014 1.924 1,57 1.90
09/2014 1.913 1,57 1.90

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7 marzo 2014
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Una nuova interrogazione dell’ On. L’ABBATE al Ministro Martina ha evidenziato la questione dumping, che in queste settimane sta facendo crollare il prezzo delle carni, nonostante la carenza di offerta sul mercato italiano e consumi pressocchè invariati.
Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
L’ interrogazione, firmata anche da GAGNARLI, GALLINELLA, MASSIMILIANO BERNINI, BENEDETTI, LUPO e PARENTELA, si sofferma sulle distorsioni del mercato europeo delle carni macellate evidenziando come nei mercati francesi, ungheresi e spagnoli i conigli vivi valgano molto di più di quelli italiani, mentre quelli macellati siano quotati eccessivamente al ribasso.
La suddetta anomalia, secondo gli interroganti del movimento cinque stelle, alimenta comportamenti scorretti nel commercio europeo di carne macellata, fino a configurare fattispecie di dumping, che i macellatori-grossisti italiani non contrastano adeguatamente con la conseguenza di danneggiare il nostro patrimonio zootecnico e di determinare artificiali ribassi delle quotazioni del prodotto vivo sulle piazze italiane.
Nel documento si evidenziano i dati Anlac secondo cui il mercato cunicolo italiano si approvvigiona essenzialmente con importazioni dall’estero, in particolare dalla Francia, da cui nel 2013 sono arrivati oltre 15.000 quintali di conigli macellati; secondo la stessa associazione, l’eccedenza di conigli macellati francesi, verrebbe immessa in commercio in Italia ad un prezzo di esportazione inferiore al valore normale del prodotto praticato all’interno della stessa Francia; tale fenomeno, che si ripete ciclicamente da aprile ad agosto di ogni anno, quest’anno è iniziato a febbraio – spiega L’Abbate – “in concomitanza dei ribassi eccessivi sulla piazza di Verona, e delinea una discriminazione internazionale dei prezzi che non tiene conto delle perdite dei produttori italiani, tende a favorire pratiche di monopolio e altera la struttura del commercio tra i Paesi dell’Unione europea”.
Studi econometrici commissionati dall’Anlac all’università di Napoli, hanno evidenziato che ad incidere sul prezzo del coniglio vivo in Italia non è la differenza tra prezzo italiano e prezzo estero, come vorrebbe la teoria economica, bensì il saldo importazioni-esportazioni del prodotto macellato, cosa che conferma le perplessità circa la natura essenzialmente speculativa e incontrastata del fenomeno.
L’ interrogazione a risposta in Commissione – conclude la nota – chiede al Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali “di quali ulteriori elementi disponga in relazione a quanto espresso in premessa e se non ritenga urgente intervenire presso le competenti sedi comunitarie, al fine di verificare che l’immissione in commercio nel nostro Paese di carni cunicole francesi, ad un prezzo inferiore a quello praticato nel Paese d’origine, non configuri una discriminazione dei prezzi tesa ad alterare la struttura del commercio tra Stati membri anche al fine di accertare che il Governo francese non sostenga il suo comparto cunicolo con aiuti incompatibili con le regole comunitarie”.

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6 marzo 2014
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Carni bianche, Fima: non cedere ai veti delle lobby
Quello delle carni bianche è un comparto strategico per il Paese, appetibile per le lobby agroindustriali, che, pur di controllare il mercato, sono però pronte a tutto, anche a causare, in modo barbaro, l’ inverosimile. Piano di settore non realizzato, borsa merci desueta, commissione unica nazionale decaduta, blitz sul suo regolamento, confusione di ruoli della Segreteria, boicottaggio dell’ etichettatura obbligatoria in ambito Ue, segnalazione antitrust calpestata, silenzio delle organizzazioni sindacali, sono solo alcuni esempi delle loro capacità e degrado del nostro Paese. Come si può pensare di rilanciare l’economia dell’ Italia in questo modo barbaro? Che senso ha una programmazione pubblica impaludata? Lo dichiara Saverio De Bonis, Coordinatore Fima, federazione italiana movimenti agricoli e presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.
E aggiunge. L ’ obbligo di rispettare i principi del mercato unico europeo non può essere un optional che vale solo per le produzioni extra-Ue, ma deve valere anche per tutti i partner europei, Italia compresa.
Tali principi però esigono che vi sia qualcuno che faccia controlli efficaci, insomma un’ autorità che agisca affinchè in Europa non ci siano deroghe al rispetto delle regole del gioco e della programmazione pubblica.
I barbari notoriamente non sono solo domestici. Anzi.
In Francia, Ungheria e Spagna, ad esempio, in questo momento, i conigli vivi valgono molto di più di quelli italiani, al contrario, quelli macellati valgono molto meno. Un paradosso europeo! – sottolinea la Fima. Questa contraddizione – prosegue – che contrasta con i principi del mercato unico, produce un risultato nefasto per la nostra economia: in un mercato comune le condizioni di prezzo non dovrebbero essere omogenee? Poiché la risposta sembra essere negativa, a pagare le spese di una Europa incompiuta – secondo la federazione – sono gli allevatori e i consumatori italiani: i primi vengono boicottati e soffocati, i secondi ingannati dalla mancanza di informazioni e di certezze sul prodotto! E’ normale così che cresca un sentimento antieuropeo tra i consumatori.
Insomma, l’ idea che molte filiere alimentari siano attualmente sotto assedio da parte dei barbari è talmente diffusa da essere diventata quasi un luogo comune, a cui però non bisogna rassegnarsi!
Spetta al nuovo Governo e, soprattutto, ad Europa più vicina ai cittadini – conclude la Fima – dare segnali forti per tutelare i produttori e i consumatori italiani, facendo funzionare bene l’ antitrust e riportando la civiltà fra i barbari. E’ tempo, dunque, di punire in modo severo i comportamenti anticoncorrenziali, anticomunitari e incostituzionali, sia pur nel silenzio assordante delle organizzazioni sindacali, che ormai da tempo hanno ceduto alle pressioni e ai veti delle (barbare) lobby.
UFFICIO STAMPA FIMA
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5 marzo 2014
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Ringraziamo l’ On. Bizzotto per aver posto al centro di una interrogazione alla Commissione europea la questione dumping, che in queste settimane sta aiutando macellatori e grossisti italiani a “fissare” al ribasso il prezzo delle carni.
Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, in una nota dell’associazione che da anni denuncia il fenomeno.
L’ interrogazione chiede di fare chiarezza sulle distorsioni nel mercato europeo delle carni macellate.
In questo momento, in Francia, Ungheria e Spagna, i conigli vivi valgono molto di più di quelli italiani, al contrario e paradossalmente, quelli macellati valgono molto meno.
Questa contraddizione alimenta comportamenti scorretti nel commercio internazionale di carne macellata (dumping), che i macellatori-grossisti italiani sinora non hanno contrastato, e tende ad abbassare artificialmente le quotazioni del vivo sulle piazze italiane.
Nel documento si evidenziano i dati Anlac secondo cui il surplus di conigli macellati francesi, verrebbe immesso in commercio in Italia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’interno della stessa Francia; tale fenomeno, che si ripete ciclicamente da aprile ad agosto di ogni anno, quest’anno è iniziato a febbraio – spiega Bizzotto – “in concomitanza dei ribassi eccessivi sulla piazza di Verona, e delinea una discriminazione internazionale dei prezzi che non tiene conto delle perdite dei produttori italiani, tende a favorire pratiche di monopolio e altera la struttura del commercio tra Stati europei”.
L’ interrogazione a risposta scritta chiede alla Commissione europea “se l’ immissione nel commercio in Italia di carni cunicole provenienti dalla Francia ad un prezzo inferiore al valore normale del prodotto praticato all’ interno della stessa Francia, delinei una discriminazione internazionale dei prezzi tesa ad alterare la struttura del commercio tra Stati europei”.
L’ interrogazione – conclude la nota – impegna l’ esecutivo europeo a verificare “se la Francia stia finanziando, attraverso aiuti di Stato incompatibili con le regole dell’ Unione, prezzi di dumping a favore delle proprie imprese”.
Dumping settore cunicolo: Anlac, bene interrogazione Bizzotto alla Commissione europea

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24 febbraio 2014
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Conigli, Anlac: prezzi in caduta libera. Ministro Martina dia risposte, comparto stremato
Cosa fa più male al coniglio italiano? Un cartello impunito, il dumping francese o il fatto che il nostro Paese ignora o peggio ostacola gli strumenti di programmazione e controllo che avrebbero dovuto tutelare il comparto e i consumatori? Sono tutte facce della stessa medaglia, dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori, che denuncia un crollo ingiustificato dei prezzi avvenuto in queste settimane, nonostante il divieto di vendita sottocosto previsto dall’ art 62. Dove sono gli organi di controllo del mercato?
A decidere il controllo – prosegue – sono i grossi macellatori che, sulla pelle degli allevatori liberi e dei consumatori, e con l’ aiuto dei cugini francesi, coordinano le quantità di prodotto da immettere sul mercato e i prezzi di borsa. Questa settimana, ad esempio, a Verona ha deciso il Comitato di Borsa, in cui gli allevatori non sono presenti e il prezzo viene fissato da due o tre gruppi industriali.
E si domanda: che fine ha fatto la segnalazione dell’ Antirust che invitava il Governo e le Camere a superare queste borse merci desuete? Come mai Padova ha chiuso la sua commissione prezzi conigli e Verona no? Chi svolge in questo Paese l’ attività di vigilanza sul mercato delle merci?
Senza risposte a questi interrogativi il liberismo sfrenato continuerà indisturbato la sua azione monopolizzante e distruttiva! Con l’ aiuto dei francesi che a casa loro tengono prezzi elevati di vendita, mentre all’ estero svendono il loro surplus programmando il tutto per tempo. Una pratica di dumping vietata dal diritto comunitario.
Così – aggiunge – per ogni chilo di carne, gli allevatori liberi italiani perdono oltre quaranta centesimi, quelli in soccida sono garantiti e ai consumatori viene venduto per italiano un prodotto di dubbia provenienza.
La manovra è sempre la stessa, sottolinea il rappresentante dell’ Anlac. In alcuni periodi dell’ anno arrivano conigli da Francia e Spagna, grazie alla solita manina – evidenzia – che programma gli acquisti anzitempo al fine (solo apparente) di assecondare i voleri della distribuzione, che non potrebbe imporre delle promozioni se l’ offerta nazionale è rarefatta: lo dimostrano gli indicatori di copertura distributiva che attestano la presenza del coniglio solo nel venti per cento dei supermercati. Si tratta inoltre – prosegue – di conigli importati di probabile origine extra-Ue, sottocosto e congelati, che vengono spacciati per conigli freschi europei – a prezzi di dumping – e venduti sugli scaffali dei supermercati indicati falsamente come italiani.
In realtà – fa notare il presidente – quella delle promozioni al trade è solo un alibi dei grossi macellatori, una manovra che serve a calmierare i prezzi sul mercato italiano, concentrarlo e tenere buone le soccide, che altrimenti scalpiterebbero per tornare al libero mercato, attratti da prezzi più remunerativi. Del resto i macellatori italiani non hanno mai contrastato con ricorsi alla Commissione Europea le ricorrenti pratiche di dumping vietate da parte dei loro cugini francesi: prova del nove che attesterebbe la loro corresponsabilità!
Tutto questo – sottolinea – è però intollerabile, anticomunitario e incostituzionale specie se si considera che il piano di settore doveva valorizzare e difendere il nostro prodotto nazionale da questi gravi comportamenti lesivi della concorrenza che è un bene comune. Invece, nulla di tutto ciò. Anzi c’è stato chi lo ha bloccato, causando danni enormi all’ economia nazionale e ai consumatori.
La verità – afferma l’ Anlac – è che ai grossi gruppi agroalimentari, e anche alla distribuzione organizzata, fa comodo l’ anonimato dei prodotti, loro non vogliono l’ etichettatura obbligatoria dell’ origine, che sterilizzerebbe le loro manovre speculative. Ma se il nuovo Governo non contrasta questi comportamenti diventa impossibile fare impresa nel nostro Paese – prosegue l’ Anlac – dopo tre anni il piano di settore è rimasto sulla carta e ci troviamo ancora a dover lamentare l’ inefficacia di misure anticrisi mentre gli allevamenti nazionali chiudono, senza che nessuno accerti responsabilità alcuna. E’ assurdo!
Il Piano – spiega De Bonis – doveva difendere la trasparenza in etichetta, incentivare i controlli lungo la filiera, rafforzare la tutela dei consumatori e promuovere i consumi. Nulla è stato fatto perchè si sono mosse le lobby della trasformazione, pezzi del mondo commerciale e le stesse organizzazioni di categoria che non vogliono rendere trasparente la filiera e fanno finta di tutelare i produttori.
Gli operatori italiani, specializzati in giochi di import-export – rileva l’ Anlac – oltre ad utilizzare questi animali per la preparazione di prodotto porzionato destinato alle piattaforme commerciali, trasferiscono i conigli venduti interi dalle cassette straniere a quelle italiane, rietichettandole. Ma il trasferimento di prodotto intero, che avviene nelle strutture italiane (macelli, laboratori di sezionamento, depositi ingrosso, magazzini frigoriferi a noleggio, navi frigo), non implica una trasformazione “sostanziale” sicchè sembrerebbe integrarsi il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, in contrasto con la tutela del “made in Italy” come ha evidenziato una recente interrogazione parlamentare. In tal caso – fa notare De Bonis – non è applicabile la norma del codice doganale comunitario che individua l’ origine laddove è avvenuta l’ ultima trasformazione o lavorazione proprio perchè il trasferimento da una cassetta a un’ altra non è una trasformazione “sostanziale” ma solo “formale”.
Questa situazione di precarietà normativa sull’ etichettatura, sui controlli e sul dumping, favorisce lo squilibrio nella catena del valore, e aggrava la crisi del settore, poiché i prezzi praticati non sono concorrenziali, ma drogati da fenomeni distorsivi e fraudolenti, che si riverberano anche nelle commissioni prezzo uniche nazionali (cun) e ancora più facilmente nelle borse merci.
E’ opportuno, pertanto – prosegue De Bonis – che il nuovo Ministro Martina, a cui va il nostro augurio di buon lavoro, cominci ad intensificare subito i controlli in questa filiera, che vanno estesi alle catene distributive italiane, ai grossisti, ai macellatori dotati di laboratori di sezionamento, ai magazzini frigoriferi e alle navi frigo che attraccano nei porti italiani, per contrastare qualsiasi fenomeno di contraffazione e di pirateria nel settore. Abbassare sottocosto i prezzi del prodotto italiano – anche se non ce n’è – per favorire il dumping delle promozioni o cambiare le etichette, è un comportamento anticoncorrenziale e fraudolento che danneggia produttori e consumatori, senza che i precedenti governi siano riusciti sinora a contrastarlo.
Facciamo pertanto appello – conclude – anche alle associazioni dei consumatori affinchè il nuovo Governo Renzi si attivi e faccia rispettare le norme, nazionali e comunitarie, nonchè il parere dell’ antitrust, dando magari impulso all’ apertura di un istruttoria anche in ambito comunitario. Gli agricoltori hanno bisogno inoltre di un Governo di vera discontinuità che dia seguito ai propositi di introdurre misure per l’ Italia sconvolgenti per la nostra burocrazia come la licenziabilità dei dirigenti. Solo così sarà possibile mettere in crisi incrostazioni di potere tipo quelle che hanno impedito al Piano anticrisi di esplicare i suoi effetti benefici. I consumatori nel frattempo possono difendersi boicottando l’ acquisto di quei prodotti che riportano etichette dubbie e con poche informazioni.
UFFICIO STAMPA ANLAC
anlac [info@anlac.it]

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20 febbraio 2014
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Anlac: bene interrogazione Donno su etichettatura e crisi settore cunicolo
Condividiamo e ringraziamo la Sen. Donno per aver posto al centro di una interrogazione parlamentare la questione etichettatura, che il recente piano di settore non ha risolto, e la necessità urgente di una revisione normativa della legislazione che i consumatori e gli allevatori attendono da anni. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli, in una nota dell’associazione che da anni si batte per il bene di questo settore.
L’ interrogazione, firmata anche da Gaetti, Casaletto , Lezzi, Buccarella, Fucksia, Montevecchi, Bertorotta, Endrizzi, Bocchino, Vacciano, chiede ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute se non intendano intervenire con urgenza presso le competenti istituzioni europee, in coerenza con gli impegni già assunti, per introdurre l’obbligo di etichettatura di origine anche per le carni di coniglio intero e porzionato al fine di prevenire frodi, garantire una maggior certezza giuridica a tutti gli operatori della filiera e una corretta informazione ai consumatori.
Nel documento – evidenzia l’ Anlac – si chiede al governo “di reprimere il commercio di prodotti falsamente indicati come nazionali e attivare uno specifico programma di controlli per contrastare qualsiasi fenomeno di contraffazione e di pirateria nel settore cunicolo”.
Questo spiega la Sen Donno “affinchè sia adottato un programma nazionale di monitoraggio e di controllo specifico nel settore anche attraverso test sanitari tesi a verificare la presenza di residui nel prodotto importato, da effettuarsi soprattutto presso i depositi di carni all’ingrosso, nei laboratori di sezionamento, nei magazzini frigoriferi in outsourcing e sulle navi frigo destinate al trasporto di carico refrigerato, congelato o surgelato che attraccano nei porti italiani”.
L’ interrogazione chiede poi al Governo “un effettivo controllo, sia presso le industrie di macellazione cunicola sia presso i laboratori di sezionamento, dei flussi di animali importati nonché per la trasparenza, nelle piattaforme della distribuzione organizzata, della tracciabilità della carne cunicola al fine di prevenire e reprimere frodi di natura fiscale e in un’ottica di lealtà delle transazioni”.
L’ interrogazione – conclude la nota – impegna poi l’esecutivo “ad assumere misure che scongiurino l’utilizzo, da parte di importatori italiani, della stampigliatura “made in Italy” su conigli provenienti da altri paesi europei, in assenza di processi di lavorazione o trasformazione sostanziali nei laboratori italiani”.
UFFICIO STAMPA ANLAC
anlac [info@anlac.it]

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8 febbraio 2014
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Cun-Conigli: Anlac, la ghigliottina sul regolamento è un vulnus per la democrazia rappresentativa.
Appello alla Comagri della Camera dei Deputati
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Che l’ ultima variazione al regolamento Cun-Conigli, avvenuta attraverso un blitz, sia stata una decisione scorretta e antidemocratica è fuor di dubbio, che sia diventato uno sport nazionale, un po’ meno.
Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario nazionale della Cun Conigli, dopo l’ audizione informale presso la Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati.
Al tavolo tecnico della filiera cunicola preposto alla regolamentazione della Cun sono infatti stati invitati i commissari, che non avrebbero titolo per partecipare ad una fase di
“regolamentazione della Cun” di competenza dell’ apposito Gruppo di Lavoro Trasparenza del Mercato, al posto delle associazioni di rappresentanza e delle centrali cooperative aventi diritto ad essere informate della convocazione del tavolo tecnico di filiera.
Ai commissari, come è noto, spetta invece occuparsi della fase di
“trattazione del prezzo”, cosa ben distinta dalla fase di
“regolamentazione della Cun”.
Insomma un pasticcio che ha prodotto delle decisioni che, oltre ad essere illegittime sotto il profilo formale, rappresentano un vulnus per la democrazia rappresentativa in quanto esautorano la funzione dei commissari effettivi, riducendoli da sei a quattro.
Lo spirito dell’ accordo e del regolamento di base condiviso nel protocollo istitutivo, era ben diverso. In quella sede tutte le parti si erano impegnate a rispettare uno specifico elenco dei componenti, una graduatoria ben definita dei sostituti, una rappresentanza di tutto il territorio nazionale, il superamento delle borse merci locali e l’ effettiva applicazione nei contratti dei prezzi indicati dalla Commissione unica nazionale dei conigli vivi da carne da allevamento nazionale.
Il tutto sotto l’ egida del Mipaaf, adesso l’ associazione chiede che il Parlamento intervenga sul Governo per correggere la deriva in atto attraverso un apposita risoluzione.
Sebbene vi sia stato il raggiungimento di un nuovo accordo, con dei commissari decaduti e non ancora rinnovati, alcuni capisaldi non possono essere messi in discussione senza mettere in discussione l’ intero protocollo istitutivo.
Il nuovo regolamento a rigor di logica dovrebbe essere annullato, anche perchè non porta risposte concrete alle richieste più volte avanzate dagli allevatori in direzione di una maggiore trasparenza e neutralità, principi suggeriti da autorevoli organismi istituzionali (Antitrust e Parlamento). Il nuovo regolamento, in particolare, esclude nella fissazione del prezzo finale l’ ipotesi di ‘sorteggio’ e ‘non quotati’, ma di fatto inserisce il concetto del range ovvero di un prezzo biforcuto; l’ introduzione, inoltre, di una flessibilità nella tempistica, contrasta con l’ opportunità di chiudere la trattativa nello stesso giorno della seduta, come sarebbe corretto e risulta, pertanto, anticoncorrenziale.
Infine, alcune procedure nella definizione del prezzo, di fatto, rafforzano la funzione mediatrice del segretario che assume delle funzioni che non sono proprie.
La segreteria è tenuta a svolgere unicamente una funzione verbalizzante senza violare gli accordi previsti nel protocollo istitutivo e nello stesso regolamento.
La definizione previsionale della tendenza e del prezzo – conclude – deve essere la risultante di autonome decisioni imprenditoriali, da assumere durante la seduta cun, e non una copertura legale a comportamenti che, altrimenti, sarebbero proibiti.
UFFICIO STAMPA ANLAC
anlac

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Roma, 26 luglio 2013
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ANLAC, PREZZI CONIGLI:
CUN CONTINUA A QUOTARE SOTTO IL COSTO MEDIO, ANCHE SE LA TENDENZA È IN LIEVE RIALZO. URGE INCHIESTA PARLAMENTARE
La Commissione unica nazionale dei conigli vivi da macello (Cun) ha quotato al ribasso i prezzi, nonostante la tendenza del mercato fosse in lieve rialzo e i ritiri regolari: gli allevatori, infatti, avevano dichiarato nella precedente seduta un aumento del prezzo di 0.02 euro al chilo – condivisa dai macellatori in virtù del vigente regolamento – per via della domanda sostenuta in alcune parti d’ Italia, in particolare Centro-Sud e Piemonte dove ormai la rarefazione degli allevamenti è evidente, come nel resto d’Italia.
“In tale contesto – dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’Anlac (Associazione liberi allevatori di conigli), aderente ad AGCI Agrital, e Commissario nazionale della Cun – è anomalo che i prezzi della settimana dal 22 al 26 luglio 2013 abbiano raggiunto euro 1,53/kg, essendo ormai da diverse settimane sotto il livello di costo medio (euro 1,9-2,0/kg), grazie alla diffusione di notizie fuorvianti che finiscono per alterare fraudolentemente il mercato italiano, cagionando danni al patrimonio zootecnico nazionale (si registra peraltro un’incessante richiesta dei macellatori piemontesi che hanno dichiarato di non trovare merce). È bene ricordare – continua De Bonis – che l’istituzione della Commissione unica nazionale (cun) nasce da un Protocollo d’intesa tra tutti i principali operatori di mercato interessati e dall’esigenza di monitorare, tutelare e rendere trasparente il mercato nazionale. Tale esigenza di tutela tuttavia ancora non vede applicate le disposizioni di divieto di vendita sottocosto sancite dall’ art 62, estese ai prodotti agricoli, che trovano una ratio anche nelle sentenze della Corte di Giustizia europea. L’azione di vigilanza della Cun, infatti – conclude il Presidente dell’Anlac – è praticamente inesistente, nessuno ha chiesto l’intervento dell’autorità garante della concorrenza e del mercato, cui la legge ha assegnato il compito di accertare le violazioni dell’ art 62”.
da: anlac

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6 giugno 2013
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Agricoltura: Fima, positivo incontro con Comagri della Camera dei Deputati.
“Gli agricoltori sono pronti a dare il loro contributo per uscire dalla crisi del Paese, ma occorre una politica che rilanci l’ economia reale e l’ agricoltura che, oltre ad essere economia reale è anche economia primaria”.
Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Coordinatore della Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli, in
occasione dell’ audizione presso la XVII Commissione agricoltura della Camera dei Deputati, presieduta dall’ On Fiorio.
“Abbiamo detto alla Commissione – ha spiegato De Bonis – che sinora l’ agricoltura ha recitato un ruolo da cenerentola, anche per assenza di rappresentanza. Per rilanciare un settore strategico che genera un indotto complessivo di oltre 270 miliardi (17% del PIL nazionale) di cui il suo peso diretto è appena del 2%, occorre, da un lato, intervenire con la moratoria, già richiesta con una proposta alle forze politiche e, dall’ altro, aumentare il reddito degli agricoltori affinché tornino ad essere ceto medio”.
Per questo, la politica agricola comune deve ritrovare il suo spirito originario, quello del Trattato di Roma, ma è necessario anche innovare i meccanismi di formazione dei prezzi all’ origine, fermi agli anni ottanta. A tal proposito “l’ esperienza diretta delle commissioni uniche nazionali – ha aggiunto – è utile e va estesa ad altre filiere attraverso però l’ emanazione di norme cogenti che ne impediscano gli annacquamenti”.
“Alla filiera corta – ha ribadito il coordinatore della Fima – preferiamo una filiera certa che veda il consumatore italiano sovrano e libero di poter fare scelte di acquisto consapevoli senza discriminazioni. Basta con l’uso illecito dell’ immagine della nostra agricoltura, vogliamo una legge che ne disciplini l’ uso”.
Per colmare il deficit di domanda interna, dovuto alla crisi dei consumi, bisogna avere la capacità d’intercettare la domanda estera. Qui l’ Italia è priva di una strategia del made in Italy capace di aggredire i mercati internazionali. E ha aggiunto: “Non basta il protagonismo dei singoli, servono servizi reali e risorse umane diffuse per esportare i nostri cibi, che devono essere prodotti con le nostre materie prime, non con quelle importate e spacciate per italiane”.
Attenzione però. Pensare di premiare coloro che sinora sono stati la causa del problema, sciupando risorse pubbliche, non può essere una soluzione, ma rischia di diventare un ennesimo errore.
“Per uscire dalla crisi – ha dichiarato Paolo Rubino dirigente della Fima nel suo accorato intervento – noi abbiamo la ricetta. E’ fondamentale sostenere innanzitutto le aziende “non in bonis”, concordando con Bruxelles una deroga alle regole di Basilea, per concedere loro credito, consentire il diritto di restare nei campi e garantire la sovranità alimentare. Lo stiamo chiedendo da tre anni alle forze politiche! Diversamente, le garanzie dirette rilasciate da Ismea, non sarebbero attivate e lascerebbero inutilizzati i fondi dei Psr, con il rischio di restituirli all’ Unione europea, vanificando opportunità di investimento e occupazione”.
La Fima ha riferito alla Commissione il suo impegno per evitare che in agricoltura arrivino capitali riciclati da attività illecite. “Per non avere più Gomorra nelle campagne – ha evidenziato Rubino – non bastano gli slogan sulla stampa, è necessario estendere la normativa antiriciclaggio alle vendite all’ asta delle aziende agricole, tassello della strategia anticrisi, su cui il Parlamento e il Governo devono pronunciarsi, colmando l’ attuale vuoto”.
“Sinora – ha riferito Giovanna Capriulo dirigente della Fima – i giovani sono scappati dall’ agricoltura, compreso mio figlio. Il finto riavvicinamento degli stessi pubblicizzato dalle statistiche e dovuto ai premi di insediamento, non é servito a generare vero ricambio generazionale ma un polmone finanziario teso a ridurre i debiti accumulati, generati da un divario enorme tra prezzi al consumo e prezzi all’ origine che ha eroso il reddito dei produttori e di cui nessuno si è preoccupato. Ora che i buoi sono scappati dalle stalle ci si accorge del fenomeno. Chi ha responsabilità politiche ed istituzionali non può limitarsi a fare proclami, ma deve attuare e far attuare atti concreti, con coraggio, anche quando sono un po’ scomodi per chi genera saccheggi. Vogliamo un inasprimento severo delle sanzioni antifrode e antitrust per difendere l’ agricoltura dai delinquenti con i colletti bianchi. E, soprattutto, vogliamo un Ministero degli agricoltori e dei consumatori che stia dalla parte dei più deboli e indifesi. Gli industriali hanno già
I ventidue parlamentari presenti hanno ascoltato con attenzione gli interventi, le denunce e letto la piattaforma politica del movimento, che offre uno spaccato diverso dagli altri, forse unico nel panorama dell’ associazionismo italiano. Zaccagnini (M5S), Antezza (Pd), Oliverio (Pd), L’ Abbate (M5S), Faenzi (Pdl), Cova (Pd), Taricco (Pd), Venittelli (Pd) hanno posto molte domande agli auditi. La Fima, infine, ha invitato il Presidente Fiorio e l’ intera Commissione ad una visita itinerante presso le aziende agricole per capire sul campo le ragioni della sofferenza, ma anche le straordinarie potenzialità del comparto.
LA NOTA FIMA
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trasmettiamo in allegato il comunicato stampa della FIMA (Federazione Italiana Movimenti Agricoli) a seguito dell’ Audizione di ieri presso la XVII Commissione agricoltura della Camera dei Deputati.
Cordialmente
Ufficio stampa Fima
Info: Paolo Rubino 099-8494094
anlac [info@anlac.it]

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Anlac, 14 maggio 2013
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Conigli: allevatori al collasso. Il Ministro De Girolamo intervenga subito
“Non c’è solo il “caro-mangimi” dietro alle difficoltà congiunturali che hanno messo in ginocchio un settore leader a livello europeo. L’ intreccio di comportamenti anticompetitivi e fraudolenti da parte di vari soggetti della filiera cunicola, sta accentuando la crisi strutturale di un comparto in eutanasia.” Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli e commissario nazionale Cun-Conigli.
“La politica – aggiunge – sinora non è riuscita a dare risposte efficaci e in cinque anni è stata dimezzata la produzione nazionale, mentre il piano di rilancio del settore, approvato in conferenza Stato-Regioni, è fermo da anni nei cassetti del Ministero. Il coniglio italiano così continua a soffrire ed è messo a rischio dalla vendita, a prezzi al di sotto di qualsiasi ragionevole soglia di mercato, di prodotti importati che ingannano i consumatori e danneggiano allevatori e macellatori onesti.”
“La Francia, ad esempio, – dichiara De Bonis – esporta in Italia conigli ad un prezzo inferiore di circa la metà rispetto al valore normale del prodotto praticato all’ interno dei suoi confini nazionali. Questo fenomeno, prefigura una discriminazione internazionale dei prezzi e non tiene conto delle perdite dei produttori italiani. Perché i grossi macellatori italiani e le organizzazioni di categoria non lo hanno mai segnalato alla Commissione europea invocando azioni antidumping?”
Tale condotta anticompetitiva, induce gli allevatori a vendite sottocosto in violazione al divieto previsto dall’ art 62, mentre i consumatori pagano prezzi elevati per prodotti di dubbia provenienza, trovando sempre meno disponibilità di conigli made in Italy.
“Facciamo appello al nuovo Ministro De Girolamo – evidenzia il Presidente dell’ Anlac – che da anni conosce le problematiche irrisolte del comparto, affinché metta in atto tutte le misure del piano di settore e delle risoluzioni parlamentari, a difesa del made in Italy, azionando gli strumenti previsti dalla legge 71/2005 per contrastare l’ agropirateria: conigli stranieri che vengono spacciati per italiani, conigli congelati che vengono spacciati per freschi, abusi e intese, costo dei mangimi in continuo rialzo anche quando le quotazioni delle materie prime si abbassano. Basta! Occorre effettuare programmi straordinari di controllo a sostegno di un comparto in crisi di mercato anomala, per contrastare fenomeni fraudolenti e intese che provocano concorrenza sleale tra gli operatori.”
“E’ opportuno altresì – prosegue – che il Ministro azioni d’ ufficio le autorità di controllo del mercato per verificare se sono in atto vendite sottocosto praticate dalla nuova Cun-Conigli e dalle Borse merci di Verona e Padova, che ancora svolgono la loro funzione nonostante un parere negativo dell’ Autorità Garante della concorrenza e del mercato.”
“Il Ministro De Girolamo – conclude – solleciti con urgenza le autorità europee al fine di indagare sulla presenza di aiuti di Stato vietati o comportamenti che violano le regole europee antidumping da parte di alcuni Stati membri dell’ Unione, le cui imprese praticano prezzi diversi sui vari Stati membri dell’ Unione creando di fatto una barriera al commercio internazionale.”
buongiorno
trasmettiamo in allegato il comunicato stampa dell’Anlac (Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli), sulla crisi della filiera cunicola italiana e sulla richiesta d’ intervento del nuovo Ministro.
grazie, cordiali saluti

ufficio stampa anlac
ANLAC – Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli
Via Carlo Mirabello, 14 – 00195 Roma
Sede Operativa
Via Nazionale 22 –75100 Matera
Cell 329-6288350
anlac [info@anlac.it]

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7 agosto 2012
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ANLAC: CUNICOLTURA, COMMISSIONE PREZZI UTILE SE ADOTTA REGOLE EFFICACI E CONDIVISE
“L’esordio della nuova Commissione Prezzi unica nazionale – riferimento italiano istituzionalmente riconosciuto per la formazione dei prezzi – pur essendo ancora in fase sperimentale, non sembra andare nella giusta direzione, ma è possibile apportare correzioni al regolamento per correggerne la rotta”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Presidente dell’Anlac, Associazione nazionale liberi allevatori di conigli, aderente ad AGCI Agrital e membro della Commissione.
“La CUN è nata non tanto per essere una nuova commissione, ma una commissione nuova – afferma il presidente dell’ Anlac – innovativa e, soprattutto, in discontinuità con il passato. Qualcosa di diverso, che non c’era, capace di guardare all’ intero mercato nazionale con strumenti di analisi oggettiva, qualcosa di inedito nei rapporti tra gli attori della filiera, premiando i liberi allevatori e i liberi macellatori. Lo strumento, dunque, resta valido, ma bisogna farne buon uso”.
Ad esempio, le designazioni non sono ancora bilanciate tra i diversi territori, in particolare quelle dei macellatori.
Non solo, ma occorre prevedere delle regole per cui i macellatori che importano conigli dall’ estero non possono essere compatibili con una Commissione nazionale che ha lo scopo di monitorare, tutelare e rendere trasparente il mercato dei conigli vivi di allevamenti nazionali.
Deve essere altresì garantita nel regolamento l’ indipendenza commerciale tra i membri della Commissione per evitare condizionamenti e assicurare la loro massima neutralità.
Inoltre, i dati sui fondamentali di mercato messi a disposizione dal Ministero non risultano tempestivi e aggiornati, nonostante le numerose banche dati disponibili presso Ismea/Nielsen. Infine, manca un modello econometrico multifattoriale di previsione di mercato, basato su indicatori fondamentali macroeconomici; in queste condizioni, è difficile fornire informazioni attendibili ai commissari su tutte le variabili di mercato.
Per soddisfare i requisiti di trasparenza, neutralità, lealtà ed equità, vanno colti sino in fondo i suggerimenti inviati dall’ Antitrust al Governo. “La CUN – conclude – deve disporre di informazioni oggettive, complete e tempestive su produzione, consumi, importazione ed esportazione, copertura distributiva nazionale, promozioni, prezzi dei mercati europei, costi di produzione, consumi di mangimi, serie storiche ed altri indicatori.
Lavorare su informazioni tardive o incerte non aiuta i commissari e rischia di far riassorbire la CUN Conigli nella continuità delle borse merci locali. In tal caso sarebbe un imbroglio”.
da: anlac [info@anlac.it]


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