Eredità da 10 milioni per il gatto Tommasino: giusto destinare ingenti fortune agli animali?
di Oscar Grazioli

Partendo dalla storia di Tommasino, un paio di riflessioni su chi lascia la propria eredità, a volte ragguardevole, a cani, gatti o altri animali.
E’ necessario chiarire subito che in Italia, cani, gatti e altri animali domestici non sono soggetti giuridici, ma proprietà, e quindi non possono essere nominati eredi diretti. Da noi come in molti altri Paesi, però, possono diventare beneficiari di un testamento. In questi casi si designa una persona (fisica o giuridica) che amministra l’eredità e assicura a “Fido” vitto e alloggio.

Di solito si tratta di un’associazione che si occupa dei diritti animali e che diventa dunque effettiva tutrice del denaro destinato agli amici pelosi. Scrivevo dunque del fortunato Tommasino, la cui proprietaria, Maria Assunta, ha deciso di lasciare ville, terreni e ogni bene, per un valore di dieci milioni di euro. La danarosa nobildonna romana ha dunque lasciato tutti questi soldi in eredità a Tommasino che non è un rampollo di sangue blu di una casata romana, ma il suo adorato gatto. Dieci milioni di euro sono così finiti nelle tasche del micio, ovvero in quelle dell’associazione che se ne prenderà cura valutando come meglio spenderlo, sempre seguendo ovviamente i desiderata della signora defunta.

In tema di eredità lasciate ad animali domestici potremmo ricordare il film Cani miliardari del 1998 dove una terribile notte, Chuffie, adorabile cagnolino, viene gettato da una macchina in corsa ed abbandonato per strada, al freddo e sotto la pioggia. Fortunatamente J. D., un cane randagio abituato a cavarsela da solo nelle situazioni più difficili, interviene e gli salva la vita. Un giorno, i due amici incontrano Emmo, un pappagallo spagnolo che li prende in simpatia e decide di aiutarli, portandoli nella casa della signora Lilly. L’eccentrica vecchietta, che aveva già tre cani ed aveva allestito una sorta di “comune” canina, li accoglie con gioia. Purtroppo, la donna muore, ma non abbandona i suoi animali ad una triste sorte, perché, prima di morire, nominerà eredi delle sue fortune cani e pappagallo scatenando l’ira dei nipoti.

Non c’è, in verità bisogno di ricorrere alla fantasia per incontrare quadrupedi o alati beneficiari di fortune. È ciò che è accaduto a Günther III, il pastore tedesco che nel 1992 ereditò una fortuna (oltre 150 milioni di marchi, circa 65 milioni di euro) dalla sua padrona, la contessa tedesca Carlotta Liebenstein. Oggi Günther IV (figlio di Günther III, deceduto nel frattempo) è “titolare” di una fortuna cresciuta fino a 200 milioni di euro. Vicenda simile ma reale, quella di Michele, il soriano che ha ereditato un immobile da 1 milione di euro dal suo agiato proprietario milanese, scatenando una battaglia legale senza tregua.
A Londra troviamo Tinker, il gatto che ha ereditato ben 750.000 euro, senza muovere una vibrissa e senza che gli inglesi si sorprendessero (o peggio litigassero) per questo.
Giusto, sbagliato? Voi che ne pensate?

(da Tiscali, 15 ottobre 2010)


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