Le lezioni di Celli: I serpenti sono sordi ma ci sentono benissimo
di Giorgio Celli*

26 Febbraio 2009 – Leonardo da Vinci, nel suo Trattato della pittura, sostiene che la vista è il nostro senso più nobile. Non c’è dubbio che tutti noi, dovendo scegliere tra il diventare ciechi oppure sordi, decideremmo senza tanti ripensamenti per la perdita dell’udito. Però, le osservazioni degli psicologi hanno da tempo dimostrato che chi ha perduto la vista è più socievole, tende, in altre parole, a comunicare con il prossimo, e a non isolarsi nelle sue tenebre, mentre il sordo s’incupisce, si chiude in se stesso, si estrania dal mondo, e sospende ogni comunicazione con gli altri.
Per cui, se la vista è il nostro senso più nobile, l’udito non sembra essere da meno. Vi invito, allora, con me a fare un piccolo viaggio, percorrendo un po’ a caso il regno degli animali, per esplorare l’importanza dell’udito tra questi nostri vicini di casa sul pianeta.
Cominceremo con i serpenti: avrete visto tutti in un qualche film, magari ispirato da un romanzo di Kipling sull’India, l’incantatore di serpenti: che suona un flauto, muovendolo lentamente a mezz’aria, ed ecco che un terribile cobra dagli occhiali esce da un cesto, si drizza paurosamente, e sembra agitare la testa al ritmo della musica.
Si potrebbe supporre che il cobra sia un musicofilo incallito, se non si sapesse che i serpenti sono sordi.
E’ il movimento del flauto, e non il suono che emette, a suscitare l’incantesimo, e a far danzare il serpente. Difatti, questi rettili sono privi del timpano, e di conseguenza non possono percepire i suoni.
Però, in compenso, percepiscono le vibrazioni del suolo, e questo consente loro, non di cacciare le prede, che sono piccole e non possono far vibrare il suolo in maniera considerevole, ma di evitare, si pensi un po’, di venire calpestati quando si acciambellano al suolo, come fa questo che vedete, per l’appunto.
Ho già detto che i serpenti sono sordi, ma che possono percepire le vibrazioni del suolo.
Gli scorpioni, dal canto loro, sono molto sensibili al calpestio delle loro prede, e si valgono di questa loro straordinaria possibilità di percepire le vibrazioni del terreno prodotte dal procedere di una cavalletta o di un grillo per puntare su di loro e mangiarseli, dopo averli avvelenati per bene, e resi inermi.
I serpenti non sono così sensibili alle vibrazioni del suolo, e le loro prede, d’altra parte, come abbiamo già detto, sono piccole, e quindi molto leggere. Non percepiscono, dunque, queste vibrazioni per cacciare, ma per evitare, quando si acciambellano, di venir calpestati da qualche grosso animale che si avvicina.
Quando il serpente si arrotola come la gomena di una nave, posa la testa e la mandibola sul suolo. E’ la mandibola che capta la vibrazione di qualcuno in avvicinamento e comunica l’informazione al cervello.
Si pensa che i serpenti abbiano evoluto questa percezione, un po’ grossolana se la confrontiamo con quella degli scorpioni, delle vibrazioni del terreno, ai tempi remoti dei dinosauri, per far sì di non venire calpestati a morte da questi rettili talora davvero giganteschi.
Finire sotto il piede di un brontosauro sarebbe stato come essere investiti da una schiacciasassi, voi che ne dite? Ho ribadito poco fa che i serpenti sono sordi. Ma è così per tutti i rettili? Neanche per sogno.
I coccodrilli ci sentono benissimo e si valgono di questa loro capacità sopra tutto nell’allevamento dei piccoli.
La loro sensibilità ai suoni è davvero buona, perché si colloca tra i 100 e i 4000 Hertz. Per cui sono in grado di udire la voce, si fa per dire, dei loro piccoli, che emettono suoni quando stanno per sgusciare dall’uovo, che è sepolto, come si sa, in una buca scavata dalla madre nel suolo, e ricoperta di terra.
Malgrado il guscio dell’uovo e questo strato di terra, la madre riesce a percepire il richiamo da venti metri di distanza, per cui accorre e si dà da fare per esumare i suoi piccoli dalla loro cripta.
In seguito, quando sono fuori dalla loro incubatrice sotterranea, e la madre li ha portate a spasso nella sua bocca, o sul suo dorso, una madre mostruosa quanto amorevole, i piccoli, se sono minacciati da un qualche pericolo, lanciano un grido di allarme acuto e perentorio.
Se la madre si è allontanata accorre subito a quel segnale sonoro, e anche gli altri coccodrilli adulti entrano in agitazione.
Perché i suoni, per chi li percepisce, costituiscono dei messaggi per l’agire, e per il pensare.
(da Tiscali animali e foto)

*Giorgio Celli Docente presso l’Istituto di Entomologia all’Università di Bologna.
Ha scritto numerosi libri, l’ultimo si intitola I sette peccati capitali degli animali.


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