Elogio della volpe, perseguitata dai cacciatori solo perché “nociva”.
di Oscar Grazioli

Voglio fare un elogio della volpe, questo animale che subisce, da parte dei cacciatori, ogni sorta di crudeltà, peggio che il gatto durante il medioevo e l’Inquisizione di Torquemada.
E perché questa persecuzione? Perché è considerato, assieme alla faina, alla donnola e ai rapaci, un “nocivo”.

Già, ma nocivo per chi? Ma per lepri e fagiani ovviamente, le poche specie stanziali che interessano i seguaci di Diana. Le altre potrebbero anche estinguersi tutte che agli adepti della doppietta non gliene può fregar di meno. E non mi si venga a dire che racconto balle, come al solito.
In tutta Italia si sprecano, ogni anno, i soldi dei cittadini in inutili e crudeli piani di selezione verso un animale che, come ha dimostrato De La Fuente trent’anni fa riprendendo uno studio tedesco, si alimenta per oltre il 50% di piccoli roditori (topi, ratti, arvicole) e solo occasionalmente può nuocere a qualche leprotto o fagianotto.

Il fatto è che anche un solo piccolo di fagiano o lepre (o pernice) danneggiato da una sana competizione naturale, dà un enorme fastidio ai cacciatori che si professano protettori dell’ambiente. Sì, finchè l’ambiente gli offre prede da poter cacciare. Finché si parla di lepri, fagiani, pernici, cinghiali, fringuelli, peppole, colombacci, anatre, oche, beccaccini, pispole, prispoloni e allodole, tutti grandi conservatori dell’ecosistema e protettori degli animali.

Mai sentito un cacciatore preoccuparsi della rarefazione dei Martin Pescatori o degli Zigoli o dei Regoli o delle Martore, tutti animali non cacciabili, quindi inutili.
La volpe, stupendo canide di proverbiale intelligenza e furbizia, viene sterminata con i soldi pubblici, prendendo a pretesto la sua pretesa abitudine di mangiare lepri e fagiani. Balle, che l’analisi del contenuto dello stomaco in centinaia d’esemplari (parlo di quello studio tedesco) ha evidenziato trattarsi appunto di bufale. Roditori, insetti e vegetali coprono il 90% dell’alimentazione della volpe.

Quanto alla rabbia, malattia effettivamente trasmessa dai carnivori selvatici, ai cani, attraverso l’anello silvano e urbano, nelle nazioni più avanzate si lavora con la vaccinazione effettuata tramite esche, piuttosto che con le cacce indiscriminate, le quali peraltro non sortiscono alcun effetto, come hanno dimostrato parecchi ricercatori.
In una zona dove sono state rarefatte, le volpi delle zone vicine prendono campo, aumentano i ritmi di riproduzione e ristabiliscono in pochi anni la loro presenza.

Recentemente, tra l’altro, si è vista una benefica incidenza del numero delle volpi su quello delle nutrie, le quali apportano notevoli danni agli argini dei fiumi.
Quando poi, com’è accaduto recentemente per la provincia di Vicenza, si delibera l’uccisione delle volpi in modo efferato gasando le tane o usando i cani per stanare madri e cuccioli non ancora indipendenti, si raggiungono livelli di crudeltà inaudita, un insegnamento che i nostri giovani non meritano e, sono certo, rifiuterebbero se messi al corrente di quanto accade.

da: Tiscali anmali e foto


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