L’importanza della sostenibilità Se molti Stati europei e non si sono già attivati, in Italia è il Veneto che si è messo in prima fila per richiedere l’adozione di un protocollo condiviso a livello nazionale –
di Matteo Bernardelli
convegno-latterie-vicentine-feb-2018-fonte-clal.jpg
Un momento dell’incontro tra gli attori della filiera lattiero casearia, nella sede di Latterie Vicentine
Parte dal Veneto la richiesta di adottare un protocollo condiviso (almeno) a livello nazionale sulla sostenibilità. L’idea, lanciata da Claudio Truzzi, responsabile dell’Ufficio Qualità di Metro Italia Cash&Carry, è stata sposata dagli attori della filiera lattiero casearia, riunita nei giorni scorsi nella sede di Bressanvido (Vicenza) di Latterie Vicentine.
“La pratica della sostenibilità sta guadagnando terreno ovunque – ha detto Angelo Rossi, fondatore di Clal.it, che ha organizzato l’evento -. Negli Stati Uniti quasi il 98% di tutte le aziende agricole appartiene al programma nazionale Farm, che stabilisce gli standard più elevati per la cura degli animali, per l’uso consapevole di antibiotici e per la sostenibilità ambientale, con lo scopo di ottenere in fase di trasformazione prodotti sani, sicuri, attrattivi e remunerativi. Quando si produce qualità, deve essere riconosciuto un prezzo adeguato”.
Tutto il mondo si muove in questa direzione, peraltro. “La Gran Bretagna ha attivato un piano nazionale sulla sostenibilità, a vantaggio degli allevatori; la Nuova Zelanda sta attuando un piano a salvaguardia del territorio e dell’ambiente e Fonterra ha attivato numerosi progetti sulla sostenibilità – ha proseguito Rossi -. Anche in Olanda l’ambiente è stato posto al centro dell’agenda agricola, con l’introduzione delle quote sui fosfati e un piano di riduzione del numero di capi, per contrastare gli effetti della zootecnia in atmosfera, fra emissioni e odori. Anche la Cina sta rafforzando le norme di protezione ambientale, vietando l’allevamento del bestiame in alcune regioni, per prevenire l’inquinamento del suolo e dell’acqua”.
La strada, insomma, secondo Clal sarebbe tracciata e senza possibilità di tornare indietro. “Il Veneto – ne è sicuro Angelo Rossi – potrebbe fare da apripista a livello nazionale di un percorso virtuoso e sostenibile, in grado di dare nuove prospettive alla filiera lattiero casearia, in linea con le aspettative dei consumatori”.
E’ l’alleanza fra imprese e società civile, che negli Stati Uniti (ancora loro), ha portato il dipartimento dell’Agricoltura Usa e l’Innovation center a siglare un protocollo d’intesa per stimolare l’adozione di tecnologie innovative e aumentare l’efficienza energetica degli allevamenti. Lo scopo è coinvolgere le famiglie degli allevatori e le comunità locali a operare in modo sostenibile dal punto di vista economico e ambientale.
Tale accordo permetterà di identificare le fonti pubbliche di finanziamento disponibili, ma anche di realizzare criteri progettuali adeguati ai bisogni dei produttori, come ha ricordato il sito Teseo by Clal.
Insomma, la sostenibilità è molto più di una parola chiave. Può essere, se applicata e comunicata nei giusti modi, un grimaldello per implementare il reddito delle imprese della filiera. Non solo. Secondo il vicepresidente di Assolatte, Antonio Auricchio, “la sostenibilità aiuta ad esportare, anche perché vi sono paesi che guardano con attenzione questi aspetti”.
In che modo calcolare e comunicare la sostenibilità? “Bisogna avere un modello standard di riferimento con regole chiare, verificabili, misurabili, per ora ancora da individuare – ha affermato Maria Chiara Ferrarese, vicedirettore del Csqa -. Oggi abbiamo a che fare con strumenti e metodi di misura variegati ed è per questo che la comunicazione può risultare complessa e difficilmente comprensibile dal consumatore. Bisogna arrivare ad avere degli standard scientifici”.
Per la filiera lattiero casearia, alcuni aspetti da prendere in considerazione riguardano il benessere animale, la gestione del farmaco, gli impatti ambientali, economici e sociali. “Si dovrà necessariamente ragionare come Sistema Italia, con un approccio simile a quello già utilizzato per i disciplinari delle Dop”, ha puntualizzato Ferrarese.
E se un approccio di regole su scala nazionale non fosse sufficiente? Non sarebbe forse meglio raggiungere standard europei o globali su un tema cruciale come quello della sostenibilità? Così, la pensano gli attori della filiera, che cercano comunque un primo passo a livello italiano, per poter uniformare le azioni e gli interventi.
“Il messaggio che deve arrivare agli allevatori e alla filiera è che la distribuzione c’è ed è pronta a condividere un percorso comune per valorizzare le produzioni sostenibili”, ha invitato Truzzi di Metro.
Fonte: Agronotizie
Autore: Matteo Bernardelli Fonte foto: Clal.it


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *