I monti Lattari della penisola Sorrentina, in provincia di Napoli, costituiscono un tesoro di inestimabile valore paesaggistico cha ha la virtù di riconciliare l’uomo con la natura. Essi, nonostante le difficoltà di accesso, determinate dall’incombente massiccio del faito, sono stati popolati fin dall’epoca paleolitica; sono peciò, i custodi delle antiche e sacre vestigia da cui le nostre radici traggono linfa rigenerante. Eredi orgogliosi di un tale patrimonio, gli abitanti hanno profuso tutta la loro fantasia ed il loro impegno per raggiungere vette di vivibilità degne della bellezza dei luoghi. Le caratteristiche sagre, i variegati spettacoli folcloristici, il pregio dei monumenti, la cura del verde, la ricerca dell’ordine, della pulizia, e della tranquillità attestano la spiccata vocazione turistica della nostra zona, apprezzata non solo dai turisti italiani, ma soprattutto dagli stranieri che considerano un privilegio poterla visitare. Le specialità gastronomiche sono troppe; a Sorrento, tuttavia, famosi sono gli gnocchi alla sorrentina, col sugo di pomodoro e pezzetti di fior di latte, serviti in tegame di coccio; le delizie al limone, un dolce che chiude i pasti abbondanti, perché è leggerissimo e digestivo. Una bontà. A Pimonte famosi i prodotti a base di carne di agnello e capretto, unti con lo strutto e cotti alla brace. Maccheroncelli alle noci, pasta di semola, condita con noci tritate e rosolate in burro e brandy. A Sant’Agnello le polpette di S.Rocco, preparate il 16 agosto, con carne di manzo tritata, uova, formaggio, mollica di pane, pinoli e uva passata, sale e pepe. Prima si friggono e poi cotte in salsa di pomodoro: un boccone da Dio. A Vico, è famoso il migliaccio un rustico ottenuto friggendo un impasto di semola, uova, latte e spaghetti.
La penisola sorrentina è il regno del limoncello. In penisola c’è stata sempre l’abitudine di produrre in casa liquori a base di limoni e da qualche anno la produzione ha assunto il carattere industriale perché il turista ormai chiede, alla fine del pasto, un limoncello. Il limone, dunque, che cresce sui terrazzamenti che vanno da Castellammare a Sorrento. Un profumo di fiori a primavera ed in autunno che riempie i polmoni gradevolmente, e l’aria di mare lo rende più penetrante. L’attività di coltivare gli agrumi, con il limone sono ugualmente molto curati gli aranci e i mandarini, è praticata in aziende di piccole dimensioni, il 70% non supera l’ettaro, quindi è prevalentemente a conduzione familiare. Il liquore pregiato tra i limoncelli è il Limone Massese, coltivato in pergolato, protetto dai venti slalati e dai freddi invernali che in costieri durano poco ma un giorno di freddo intenso può pregiudicare la raccolta. La ricetta del limoncello è unica: un litro di acqua da bollire con 850 gr. di zucchero. Raffreddare totalmente, poi aggiungere un litro di alcol con bucce sottili di 8 limoni grandi, messi a macerare in quell’alcol otto giorni prima. Miscelare e versare il limoncello filtrandolo, magari con una calza di nylon, in bottiglie di vetro trasparente. Tappare bene con sughero e conservare per almeno un anno. Dopo, il liquore si può ghiacciare e bere a piccoli sorsi. Gradevolissimo nelle sere d’inverno e piacevole nelle notti d’estate. Cresce bene, nei comuni della penisola, la Noce di Sorrento, una specialità unica e ricercatissima nel periodo natalizio. Tipiche le ciliegie del tipo bianco e nero, la Cerasa, le percoche del gruppo Poma, o Puma,. Il melo limoncello, piccolo e dolcissimo ma c’è anche la qualità aspra.Il pomodoro di sorrento è pregiato, di solito fresco è buono ma messo a seccare su tavole di legno, sui davanzali al sole, è conservato in vasetti di vetro trasparente sott’olio. E’ una prelibatezza che in altre città hanno provato a clonare, senza però avere il sole della penisola…Ottimo l’olivo e l’olio che se ne trae è Doc. Tra i vini è Doc il Pompeiano, rosso e gradevole. Invece vitigni locali diversi per qualità sono all’origine del Per’e Palummo, altro Doc famosissimo in Europa. I prodotti caseari sono il caciocavallo, a forma di fiasco, legato a coppia con corda di paglia e sospeso a cavallo (da cui il nome) di un bastone. Noti anche la treccia sorrentina, il fior di latte, la provola e il provolone di Sorrento, dal sapore dolce e delicato, diventa lievemente aromatico se sottoposto ad affumicatura. Il merletto ricamato è noto in tutto il mondo; vale anche per l’intarsio sorrentino, e l’artigianato se ne avvale per ogni cosa fatta di legno.La Comunità Montana dei Monti Lattari e della Penisola Sorrentina, in provincia di Napoli, comprende i comuni di Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Piano di Sorrento, Pimonte, Sant’Agnello, Sorrento, Vico Equense. Pur trovandosi su colline e monti le popolazioni della Comunità hanno uno stretto rapporto anche col mare la cui distanza varia dai 10 metri al km.Pertanto non è insolito trovare un pescatore che è anche contadino. Le strade tra i comuni sono abbastanza ben tenute ma non c’è una autostrada né una super strada che possa consentire un attraversamento veloce dei paesi che formano la Comunità. La linea ferrata della Circumvesuviana tocca solo i comuni costieri di Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Vico Equense e Sorrento. Gli altri comuni sono serviti da trasporti su gomma, unico mezzo per salire su quei monti. Ma non c’è isolameno, tutt’altro. Spesso capita di udire lamenti per il troppo traffico sull’unica strada provinciale che attraversa i piccoli centri superaffollati. Le vie del mare funzionano benissimo per tutto l’anno e questo consente ai pendolari di scegliere il mezzo di trasporto da e per Napoli che è la città che più assorbe lavoratori della penisola nel terziario.


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