IL RICORDO DI VINCENZO RUSSO
Lettera a due amici.
Carissimi, io invece ci credo.
Credo che l’anima voli in cielo, trapassa le nuvole, per sistemarsi dopo aver richiuso le ali, in quello spazio dell’Universo a lei più congeniale. Quello spazio che rappresenta lo specchio della nostra vita terrena.
Quella di Franco la immagino e la voglio sapere, tra milioni di ali spiegate, quelle dei suoi volatili.
Ogni uomo ha i suoi riferimenti, e non parlo di quelli materiali.
Riferimenti morali ed umani che sono i pilastri dell’intera esistenza. Allora quando incontri qualcuno con gli stessi riferimenti, ti sintonizzi con lui.
Per questo in una mia poesia scrissi che gli uomini sono come le frequenze, la similitudine viaggia sulla stessa lunghezza d’onde.
Eravate diversi, ma di una diversità caratterizzata dalla lealtà, dall’onestà, dall’intelligenza e dalla solidarietà verso le persone meno fortunate.
Caratteristiche purtroppo latitanti, nella società “civile” di oggi.
Oggi è difficile trovare qualcuno che ti incoraggia, tant’è vero che quando anni addietro proposi le mie poesie al giudizio di un artista napoletano, mi fu risposto ironicamente “A Napule simmo tutte artisti”, senza degnare la mia agenda di uno sguardo.
La fortuna volle che incontrassi un omino con i baffi, che invece sfogliò quella agenda, non giudicandola, ma fornendomi consigli.
Oggi senza peccare di umiltà, posso dire che grazie a loro, parlo di Franco Landolfo e Gianpaolo Necco, sempre presenti ad ogni mio evento, qualche piccola soddisfazione l’ho raccolta.
Franco come Gianpaolo, ruote motrici di una particolare vettura: il giornalismo, quello serio, fatto di informazione, cultura, fatto soprattutto di rispetto per chi legge, fatto soprattutto non per riempire spazi nelle pagine, ma riempire le pagine di contenuti.
Navigando il mare dei miei versi, e non solo, navigando il mare della mia vita, avevo quindi due stelle. La prima, non la “sento”, alzando gli occhi al cielo la vedo brillare, e tra le tante la riconosco perché brilla dentro me; della seconda mi lascio guidare dal suo profumo, quello che si espande quando lo incontro.
Una delle diversità tra i due che tengo a sottolineare è “il giornalista istituzionale” che Franco dava a Gianpaolo.
Confermo. Gianpaolo è diplomatico, Franco forse più “sanguigno”, entrambi erano l’uno il completamento dell’altro. Per questo vi “amavate”.
Gianpà, però una cosa te la devo dire, sotto questo aspetto mi piaceva di più Franco, non si può risolvere sempre il tutto basandosi sulla propria educazione; nel senso che oggi chi ci pone le questioni spesso non è molto educato, per cui ogni tanto bisogna dare anche spazio all’impulsività.
Nel mio umile studio di scrittore, con tanto di acquario ed una parete dedicata ai riconoscimenti che mi sono stati fino ad oggi conferiti, ho esposto due foto su tutte.
Una, quella di Gianpaolo, è sulla scrivania, rappresenta tutti i miei successi in uno solo; l’altra, quella di Franco, sulla mensola di ciliegio tra le coppe, rappresenta il più importante dei trofei, quello che un giorno spero di ricevere: il Paradiso.
Con immenso affetto Vincenzo Russo (nella foto)

IL RICORDO DI MONICA PISCITELLI
20 ottobre 2007
Il ricordo del presidente dell’Arga Campania.
Sono trascorsi appena 365 giorni dalla scomparsa del giornalista e presidente dell’Arga Campania Francesco Landolfo.
Sono svariati gli amici in comune che Franco ha lasciato anche a me, solo una delle ultime fortunate che hanno incrociato questo uomo generoso e solare sulla sua strada. Oggi in mattinata per lui una messa a Grumo Nevano che ha visto i suoi amici più cari ricordarlo. Mi unisco a loro dedicando un pensiero a Franco, grande, instancabile professionista e essere umano sempre pronto all’aiuto.
Un pezzo della mia attività di oggi e con lei la Campania che vai è anche un pò merito del suo affettuoso, paterno incoraggiamento, quello che spendeva sempre per le giovani leve del giornalismo campano.
Era la firma di Landolfo, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania , poi, quella che compariva sul mio tesserino di iscrizione fino a gennaio 2007, quando nel corso di una rapina mi è stato sottratto con tutto il contenuto della borsa. Ricordo che in un breve alterco con il ladro gli dissi “c’è un documento a cui tengo, lì dentro. Butta via la borsa da qualche parte perchè la possa ritrovare”. Invano. Il mio tesserino con la firma del caro Franco era volata già via.
Franco è una persona che non si può dimenticare.
Vi rimando alla sezione Attività del sito dell’Arga Campania per leggere le belle lettere dei suoi amici fraterni per capire di più chi era l’uomo ed il professionista che ho avuto il piacere di conoscere.
Pubblicato da Monica Piscitelli

IL RICORDO DI LAURA CAICO
Ciao Franco, questa lettera “impossibile” te la scrivo a un anno dalla tua scomparsa, sul sito dell’Arga Campania che tu hai creato con la volontà e la passione del fare che ti contraddistingueva: in questo lungo anno della tua assenza ho imparato ad usare i tempi del passato parlando di te ma non a cambiare il pensiero di rivolgermi a te, nei momenti difficili che solo un amico vero può aiutarti a superare. Ce ne sono stati molti e, come una volta, risuonano nella mia mente i tuoi incoraggiamenti, i consigli saggi, lo sprone a reagire e a prendere di piglio la vita che, tanto, non ti aspetta e ruba al nostro tempo la forza e la voglia di conquistare nuove mete: certo, l’amarezza di aver subito torti e di aver visto calpestati i propri diritti vibrava a tratti nella tua voce ma l’animo buono di chi comprende il senso della vita aveva poi il sopravvento su tante altre demoralizzanti considerazioni.Così, la tua voglia insopprimibile di fare giornalismo, dichiarando con voce tonante lo sdegno per malversazioni, scorrettezze, devianze dal giusto cammino, ti ha portato a scrivere parole importanti nella pagina che hai curato con amore e dedizione sino all’ultimo respiro: ti ricordo ancora così, davanti al tuo computer, impegnato a comporre pensieri e moniti, già pronto a correre verso l’Emeroteca per trasmettere il tuo credo ai giovani apprendisti della carta stampata, appuntamento a cui non saresti mai arrivato. E’ viva in me la tua immagine sorridente, legata indissolubilmente alla scrivania, alla stanza, alla redazione in cui ti ho visto e salutato per l’ultima volta e dove ancora ti rivedo in un continuo flash back: spero che ti sia lieve il percorso ora che, lontano dalle nostre piccole esistenze, vivi in una luce che non conosce ombre, nella dimensione sconfinata dell’anima e del perdono.
Laura


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