E’davvero in arrivo la sesta estinzione in massa di uccelli e farfalle sulla Terra? Sembrerebbe proprio di sì, stando a studiosi britannici. Non è la prima volta, però, che l’ipotesi di estinzioni di massa o di parti della flora o della fauna mondiale viene lanciata anche se, finora, si basava sui dati relativi ad una piccola porzione di animali e piante. Gli studiosi che hanno pubblicato un allarmante rapporto sulla rivista inglese “Science”, rilevano che la diversità delle specie nella flora e nella fauna britannica è in pauroso declino. Dallo studio presentato, si evince che sono a più a rischio le farfalle; un terzo di tutte le sue specie, infatti, è scomparso da aree che occupavano tra i 20 e i 40 anni fa. Non solo, ma bisognerà dare credito, sia pure con tutte le cautele del caso per non creare allarmismi inutili, a questa notizia che viene da oltre Manica, perché già in passato gli scienziati ci avevano visto giusto. Dopo aver compiuto un vero e proprio censimento delle specie esistenti nelle campagne inglesi, è emerso, così, che in tutte quelle analizzate si osserva un declino e che, appunto, le più a rischio sono le farfalle, seguite da uccelli stanziali, che sono più restii alle migrazioni. Il dato non è da sottovalutare, per gli uccelli e le farfalle, dal momento che entrambi possono aver assunto sostanze chimiche (diserbanti o rifiuti tossici) dal terreno o dalle piante, che possono aver bloccato gli organi di riproduzione. In quel caso si tratterebbe di un danno genetico che impedisce alle due specie di “ricordare” di riprodursi. Ma mentre per le farfalle la causa va cercata in qualcosa strettamente legata dalla nascita dei bachi, quindi il bozzolo e le foglie mangiate dal bruco; per gli uccelli si tratterà di esaminare non solo le piante, ma anche i terreni da dove estraggono fango, acqua e cibo. Un esempio di quello che potrebbe accadere in un prossimo domani anche in Inghilterra, lo si sta vivendo ad Acerra, dove il 31 dicembre scorso, a causa dei terreni pieni di diossina, che avevano infettato i pascoli e quindi il bestiame, sono stati portati negli inceneritori di Caivano e Salerno qualcosa come settemila capi tra ovini e caprini. (Nota di Gianpaolo Necco, inviata alle Arga)


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