Dopo 75 anni le aziende di cura, soggiorno e gli enti del turismo della Campania dovranno chiudere, se la proposta di legge, già licenziata dalla Commissione regionale per le attività produttive, dovesse essere approvata dal Consiglio regionale. Infatti, nella proposta le aziende verrebbero sostituite da altre strutture. Contro questa proposta si sono schierati dirigenti e dipendenti delle aziende e degli enti turistici che, riunitisi nella sede di Pompei con le organizzazioni sindacali, hanno manifestato indignazione per la mancanza di norme transitorie che prevedano l’impiego degli attuali dipendenti in altri uffici, ma anche per l’annullamento dell’esperienza maturata in decenni di attività nei settori dell’informazione, accoglienza, statistica, manifestazioni, convegni, iniziative in Italia e all’estero. La richiesta dei dipendenti è di essere ricevuti dagli organi deputati affinché, nel riordinare le funzioni delle nuove strutture turistiche, si tenga conto di queste esperienze e professionalità che devono poter restare nel settore, senza alcuna deportazione in uffici dove avrebbero da svolgere il tirocinio da novellini. Prima di ogni cosa, per le OO.SS. bisognerà salvaguardare i diritti dei lavoratori e degli utenti, allo stesso tempo. In sostanza, l’ostacolo appare superabile solo che le due parti, consiglieri regionali e maestranze delle aziende e enti turistici, incontrandosi, decidano di applicare il principio della solidarietà. E’ così, affermano, che si rispettano i diversi ruoli che anche se sembrano opposti, in realtà operano nell’interesse di terzi, i turisti, che non possono essere lasciati alla mercè di una organizzazione sprovveduta che dovrebbe operare senza alcuna cognizione nel settore che in Campania è diventato sempre più importante per lo sviluppo socio-economico. (Nota di Gianpaolo Necco, inviata alle Arga)
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