40 produttori di vino della penisola si sono trovati a Terzino, in provincia di Napoli, per discutere delle misure da prendere per difendere il made in Italy dalle recenti decisioni dell’Ue. Queste autorizzano la produzione di vino in ogni parte del mondo, chiamandolo coi nomi dei vini più famosi, ovviamente italiani. In pratica si rischierebbe di bere la Lachrima Christi o il Chianti prodotti in qualsiasi altra parte del mondo, quando per ottenere quel determinato vino è necessario avere vitigni cresciuti in suoli con particolari qualità organolettiche ed esposti al sole in un determinato periodo dell’anno. Una lotta che i vitivinicoltori vogliono portare avanti per tutte le località italiane produttrici di vino e raccogliere tante firme quante bastano per far tornare l’Ue sui suoi passi. Sorprende, però, che questa decisione non sia stata difesa a suon di comunicati, come usano fare, gli ambienti governativi nostrani. Tutti astemi?


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