BANG! International Music Festival – Salerno

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Domenica 24 Maggio
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si conclude BANG! International Music Festival con il concerto di HUGO RACE.
ore 20.00 – Mumble Rumble Music Hall Via Vincenzo Loria, 35 – Salerno
Il cantante e musicista australiano è in tour per presentare le canzoni del nuovo capitolo del progettoHugo Race and theTrue Spirit. Esce, infatti, il 29 maggio “The Spirit”, quindicesimo album del progetto nato a Berlino ormai 25 anni fa con Robin Casinader e Nick Barker.
Hugo Race lo invitiamo sempre quando presenta le sue nuove canzoni, poterlo vedere su un palco è un’esperienza irrinunciabile e, ogni volta, offre emozioni caldissime.
Ospite speciale della serata sarà MISTER MILK, fissa presenza nei nostri palinsesti perché vivo nei cuori e nell’anima di chi ha avuto la fortuna di incontrarlo e di ascoltarlo cantare. E poi aspettiamo sempre che ci regali qualche nuovo gioello da portare a casa e custodire nel posto giusto.
La musica sarà cura di Toto, a partire dalle ore 20,00 e poi, nell’aftershow, fino a tarda notte. Si balla!
Si paga € 5,00 (soci Arci) e la musica è bellissima. 🙂
Mumble Rumble – Via Vincenzo Loria, 35 – Salerno Associazione Satori
Media partner: RedNestMagazine

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Domenica 3 Maggio 2015
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Mumble Rumble, via Vincenzo Loria, 35 – Salerno
Alle 18,00 pre-show con Talibam! al Cultura Moss di Nocera per una video intervista aperta al pubblico dove saremo coccolati dai seducenti drinks di Santiago Geribon. Alle 20 si apre il Mumble Rumble (Salerno) con il ghiotto apericena curato da Luca madchef e lo showcase di Kaspar House che presenterà il concerto de Le Città Invisibili. Alle 22,30 i Talibam! saliranno sul palco per infuocare la sala concerti. Alle 24,00 aftershow con musica bellissima e spuntino con farinata di ceci e delizie a base di grano saraceno biologico. Il costo per tutto questo è di € 5,00 e siete tutti i benvenuti.
Talibam! (New York City)
17 tour europei e una ventina di album alle spalle rappresentano il biglietto da visita dei Talibam!, band incatalogabile composta da Matt Mottel (voce, sintetizzatore ed elettronica) e Kevin Shea (voce e batteria e già dietro le pelli negli “sperimentali” Storm & Stress) che si esibisce al Mumble Rumble di Salerno Domenica 3 Maggio.
Alfieri dell’avantgarde-rock e protagonisti del free-jazz i due musicisti hanno una discografia immensa nella quale si divertono da una parte a selezionare e riassemblare gli stilemi del rock dotandoli di una forte caratterizzazione “noise” e dall’altra a rileggere a colpi di improvvisazione il jazz più libero. I Talibam! sono inoltre artefici di folgoranti esibizioni live durante le quali mescolando funk, be-bop, swing, rock e noise a un tappeto di synth e a svolazzi da “cabaret” offrono uno show “musicalmente” devastante che coniuga sapientemente spettacolo ed estro.
Talibam! – It’s a Tough Day, Hard Day
https://talibam.bandcamp.com/

Kaspar House è una distro DIY di suoni e materiali vari.
Kaspar House nasce per cercare di liberare il suono dalla gabbia dell’intrattenimento in cui è stato relegato, invertendo il senso di marcia: non più valvola di sfogo in cui canalizzare pulsioni da reprimere nella vita quotidiana, ma mezzo per amplificare tali pulsioni e farle diventare azione.
Per far ciò Kaspar House cerca di tradurre in suono e materiali vari pezzi di realtà che ritiene interessanti: pratiche di autogestione e sabotaggio, autoesclusione da mercati non localizzabili o rinconducibili a entità fisiche, ricerca costante della marginalità.
Kaspar House – Drill work song
Kaspar House presenterà il live de “Le città invisibili”
www.facebook.com/kasparhouseproduction
kasparhouse1.bandcamp.com
ore 20,00 opening act
ore 22,30 Talibam!
ore 24,00 aftershow
Ingresso € 5
only Arci Members
prenota la tessera Arci 2015 su
www.mumblerumble.it
BANG! International Music Festival
Promosso da: Arci Mumble Rumble – Associazione Satori – b 55
Media Partner: RedNestMag
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Prossimi Eventi:
giovedì 14 maggio – Modern English (ingresso €15)
domenica 24 maggio – Hugo Race / Mr.Milk
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Via Giovanni da Procida, Salerno, SA, Italia Salerno, Campania 84121
Italy
Satori Comunicazione [associazionesatori@gmail.com]
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Sabato 25 e domenica 26 aprile 2015
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Festa della liberazione al Moses club di Napoli con undernapoli & The Hole of the Tigers che calano i loro assi in consolle. Nelle 2 sale del club di via Foria si alterneranno Francesco Monetti, Roberto Biccari e Vito nella black room mentre Giancarlo Lanza, JD aka Dario Giuliano e Audioal saranno nella white room.
Dalle ore 24 alle 06. Ingesso eu 5,00.
Moses club via Vincenzo Petagna 15 (adiacente via Foria) Napoli
www.undernapoli.it
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Domenica 26 aprile 2015
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Lisa Cuthbert and band
Showcase Max Petrolio
Dj set Alessandro Gaeta
BANG! International Music Festival
Mumble Rumble ARCI via Loria 35, Salerno
ore 19,00 aperitivo
ore 21,30 showcase
ore 22,30 live show
ore 23,30 aftershow
Ingresso € 5
only Arci Members
prenota la tessera Arci 2015 su
www.mumblerumble.it
Lisa Cuthbert And Band (Sisters Of Mercy, Antimatter)
Paramour tour 2015 “a darker Tori Amos” (Hot Press Magazine)
Cantante, musicista e compositrice di origine irlandese Lisa ha all’attivo la pubblicazione di due album”Obstacles” e “Paramour”.
Ha fatto parte della storica formazione degli Antimatter e ha calcato elegantemente la scena con i Sisters of Mercy, i Marillon, Danny Cavanagh (Anathema), Wovenhand, Anneke Van Giersbergen (ex The Gathering).
Ha cantato nei dischi degli Ion di Dancan Patterson e degli Helevorn.
Si è fatta apprezzare e conoscere nella scena internazionale quando nell’estate del 2012 ha seguito I Sisters of Mercy in tour come cantante aggiunta. Celebre e documentata da video popolarissimi su youtube la sua performance all’Amphi Festival di Colonia e poi ancora nel 2014 al Rock Zottegem Festival in Belgio dove Lisa Cuthbert canta in Arms, Dominion/Mother Russia eTemple Of Love, ma la parte più toccante è quando solo voce e piano interpreta This Corrosion.
Con una voce potente e unica e canzoni ricche di profonde ed emozionanti melodie la cantautrice di Dublino dimostra il suo talento e si issa tra gli astri nascenti della musica internazionale.
Definita come “una Tori Amos più dark” da Jackie Hayden dell’Hot Press Magazine
Lisa governa forti emozoni con talent visionario e sicurezza incorporando nel suo stile hard rock, elettronica e influenze folk.
Le sue “magiche” performances soliste hanno mesmerizzato il pubblico di tutta Europa. Lisa è una performer molto richiesta nei grandi tour, ad esempio ha seguito I Marillion nelle loro date sold-out in Amsterdam, ha seguito poi Anneke Van Giersbergen (ex-The Gathering), i Wovenhand di David Eugene Edwards, e Kris Force nel suo progetto di dark neoclassico Amber Asylum.
Lisa pubblica il suo second album in studio “Paramour” alla fine del 2013. Disco ispirato dalle storie maledette delle donne irlandesi che vivevano nelle Magdalene Laundries. Le Lavanderie erano istituzioni fondate nell’800 per la riabilitazione delle donne cadute in disgrazia come prostitute, ragazze madri, donne con disturbi mentali. Durante alcune performance Lisa proietta il film di Peter Mullan “Magdalene” dedicato proprio a queste vicende.
Il 2013 è stato un anno molto intenso per Lisa che costituita la band ha riarrangiato le canzoni soliste e ha registrato le nuove tracce in studio, i nuovi video ed è andata in Europa in tour con Jeff Scott Soto (Talisman, Yngwie Malmsteen, Journey).
In attesa dell’imminente nuovo album Lisa è ancora in tour in Europa per presentare “Paramour” e le nuove canzoni che faranno parte dell’album.
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Parlano di lei: Ion Immaculada
Duncan Patterson è uno di quegli artisti che da sempre “viziano” i propri ascoltatori con dosi di musica d’altissima qualità. La storia di questo eclettico polistrumentista ebbe inizio nei primi anni ’90, sotto la plumbea ombra della storica (ed ispiratissima) formazione degli Anathema… L’estro dell’artista inglese trovò poi sfogo nelle inquietanti escursioni progressive/elettroniche degli Antimatter, un progetto che nel giro di qualche album il Nostro avrebbe affidato alle sapienti mani dell’amico Mick Moss, al fine di dedicarsi anima e corpo alla sua nuova creatura, Íon. “Madre, Protégenos”, un’opera prima, quasi scarna nelle sue architetture, priva di influenze esterne, di difficile catalogazione, ma carica di suoni, profumi ed umori raccolti in ogni angolo della Terra (dalla fosca Irlanda al fascinoso Portogallo, come i maestri Dead Can Dance insegnano), ci viene regalata nel 2006. Quasi a voler sancire il profondo carattere spirituale della musica di Duncan, vengono chiamati a corte alcuni tra i più validi artisti della scena gothic ed ethereal, per unirsi alla sommessa preghiera che dà il titolo all’album. Quattro lunghi anni di distanza separano “Immaculada” da quella che fu la prima ricerca spirituale di Patterson. Ed è di nuovo rivoluzione.
Diviso tra mandolino (strumento mai così presente nei dischi del Nostro), chitarra, basso, pianoforte, tastiere e percussioni, Duncan sceglie di farsi accompagnare in questa seconda “esplorazione dell’anima” dalla sua nuova musa incantatrice: l’irlandese Lisa Cuthbert, talentuosa voce guida tra i tanti validi artisti che hanno preso parte alle registrazioni del disco.
Spaziorock.ii Marco Belafatti
Helevorn
“Compassion Forlorn”
C’è, peraltro, una sensazione sottilmente strisciante che accompagna il succedersi delle tracce, cioè che la musica degli Helevorn concepisca già in potenza, strutturalmente, la materializzazione di una voce femminile che faccia da controcanto alla prova di Brunet al microfono (auspicabilmente non declinata secondo l’abusato schema “the beauty and the beast”) e, anche in questo, i ragazzi delle Baleari non tradiscono le attese. Ed ecco allora la chiusura affidata a Els Dies Tranquils, pezzo declinato con un placido intro in lingua madre su cui irrompe uno squarcio lirico affidato all’ugola irlandese di Lisa Cuthbert.
Metalized.it Gabriele Zolfo
Els Dies Tranquils tiene fede al titolo chiudendo l’album con le sue atmosfere più intimiste, prima con il recitato in catalano di Josep, poi con la sentita interpretazione della vocalist irlandese Lisa Cuthbert.
www.ieyezine.com Stefano Cavanna
Lisa Cuthbert mentre esegue This Corrosion all’ Amphi Festival a Colonia nel 2012
http://www.lisacuthbert.com
http://sisterswiki.org/Lisa_Cuthbert
Lisa Cuthbert And Band
Lisa Cuthbert – Vocals, E-Piano; Marvin Morelle – Drums;
Yohann J. Bizeul – Bass Guitar; Antoine Doin – Guitar
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Max Petrolio è un vero pazzo, come se si fosse calato dell’acido guardando una puntata di Beautiful. Ho scalato la mia tana interiore, e poi ho sentito il freddo di un Mondo Oceanico e Terreno inferiore. Mi si sono avvolti i capillari e dentro ogni sospiro solo ghiaccio e porosi materiali. Sono nato come una torta animale, un tot di kg ai lati di una calda stanza. Ho visto la mandria, con i corpi…
www.rockit.it/maxpetrolio
Recensione:
‘Humor Pomata’ è un’esplosione di suoni che segna la crescita artistica e la maturità di chi lo ha prodotto, Max Petrolio, cantautore di stampo generazionale ed eclettico personaggio che di divide fra arte pittorica e musica. La chitarra, il basso e la batteria si mescolano, di volta in volta, a suoni elettronici con derive jazz, il tutto accompagnato dalla pungente voce di Petrolio.Rispetto ai dischi precedenti il cantautore abbandona quell’ermeticità che li aveva contraddistinti, per abbracciare una certa armonicità e adottare testi più diretti e chiari, a tratti connotati da ironia e umorismo. La sua potrebbe essere definita ‘transavanguardia suonata’ per gli impulsi Dadaisti dei testi e per le parole colorate di Pop Art che si susseguono: un precursore di un “genere sperimentale della follia”. Un album che piacerà a chi è stanco del solito sound e non ha paura del ‘nuovo che avanza’…
www.musicclub.eu
BANG! International Music Festival
Programma:
domenica 26 aprile – Lisa Cuthbert
domenica 3 maggio – Talibam
giovedì 14 maggio – Modern English (ingresso €15)
domenica 24 maggio – Hugo Race
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5 aprile 2015
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BANG! International Music Festival – Salerno
Eugene Chadbourne & Schroeder LIVE!
open act: The Burlesque in 8 bit
Domenica 5 aprile – Arci Mumble Rumble Via Vincenzo Loria n° 35 Salerno
ore 19,00 aperitivo
ore 20,00 opening act
ore 21,00 live show
ore 23,00 aftershow
Ingresso € 5
only Arci Members – prenota la tessera Arci 2015 su www.mumblerumble.it
Promosso da:
Arci Mumble Rumble – Associazione Satori – b 55
Programma:
domenica 5 aprile
Eugene Chadbourne & Schroeder
domenica 12 aprile
Colour Moves
domenica 26 aprile
Lisa Cuthbert
domenica 3 maggio
Talibam
giovedì 14 maggio
Modern English (ingresso €15)
domenica 24 maggio
Hugo Race

Eugene Chadbourne (Mount Vernon, New York, United States) comincia sin da giovanissimo a suonare la chitarra, studia e si avvicina a tutti i generi, dal blues al bluegrass, passando per il free jazz ed il noise.
Nel 1975 dà vita all’etichetta Parachute Record.
Nel 1982 fonda gli Shockabilly, band che in soli tre anni produce diversi album, reinventando gli standard del rockabilly e del rock ‘n’ roll fondendoli con l’avanguardia.
Chadbourne ha collaborato con moltissimi artisti tra cui ricordiamo John Zorn, Zu, Jello Biafra, Fred Frith, Derek Bailey, Violent Femmes, Han Bennink, Carla Bley Band, Paul Lovens, René Lussier, Toshinori Kondo, Kommissar Hjuler e Mama Baer, Camper Van Beethoven, Sun City Girls, Turbonegro, They Might Be Giants, Aki Takase, Walter Daniels, Kevin Blechdom, Biff Blumfumgagnge, Ashwin Batish, Brian Ritchie, Tony Trischka e Jimmy Carl Black.
Per questo tour europeo sarà accompagnato dal batterista tedesco Schroeder.
www.eugenechadbourne.com
evento facebook
Eugene Chadbourne è un vulcano anarchico che da oltre trent’ anni è uno degli artisti più rispettati ed amati delle avanguardie e della controcultura americana.
Chitarrista straordinario, e cresciuto nella culla delle avanguardie newyorchesi degli anni ’70, ha prodotto talmente tanta musica libera che è impossibile ricordarla tutta, lui ci prova nel suo sito chiamato House of Chadula.
Storica la sua band degli anni ’80 gli Shockabilly che tra i primi mischiarono blues, free jazz, rock’ n’roll e politica con risultati devastanti e di grande influenza verso i suoi contemporanei.
Chiedetelo a John Zorn, Fred Frith, Derek Bailey, Han Bennink, Carla Bley Band, Paul Lovens, René Lussier, Toshinori Kondo, piuttosto che a Jello Biafra, Turbonegro, They Might Be Giants, Sun City Girls, Violent Femmes, Zu tutti musicisti con cui a collaborato. Adesso è innamorato del suo banjo con il quale come un vecchio protest singer canta le sue canzoni surreali contro le ingiustizie e l’ orgoglio di essere libero e unico.
Le sue canzoni sono state definite come “l’arsenale della musica contro”.
La sua attività si estende, con un’approssimazione per difetto, in migliaia di concerti, centinaia di collaborazioni e una lista disumana di registrazioni su cassette, album e cd: tutti tranne un paio rigorosamente autoprodotti e venduti di persona ai concerti oppure pubblicati in giro per il mondo da etichette indipendenti ed estremiste come Fundamental, Parachute, Watt, Leo, Rastascan, Rer, Intakt, Alternative Tentacles, Incus, Fireant, Victo, tutte etichette che offrono vibrazioni ben conosciute agli appassionati di quella musica pericolosa ed esplosiva che non riesce a restare costretta nei binari del pentagramma e delle definizioni e convenzioni di genere.
Verso la fine degli anni Settanta è protagonista con John Zorn e Tom Cora di un’inedita miscela esplosiva di country and western e improvvisazione radicale.
Un giorno fonda un suo gruppo, e lo chiama Shockabilly: un mostro indefinibile, una macchina da combattimento che trasforma canzoni in deliranti incubi sonori, una sorta di risposta – sguaiata e delirante – della East Coast agli sperimentatori californiani Residents.
Instancabile viaggiatore, ha suonato praticamente ovunque, la chitarra tremendamente rumorosa, la sua pungente vena critica politica e l’estrema facilità di scrivere canzoni lo hanno reso inaspettatamente una figura di culto nell’ambito del rock-
Come per il compagno di strada John Zorn, le sue trasgressioni di genere espressivo sono in realtà la combinazione di quanto di meglio si trovi tra rock e jazz senza alcun compromesso fusion.
I testi delle sue “newspaper songs” sono un commento corrosivo ai fatti della politica e del costume contemporaneo, intrisi di buffoneria e volgarità ma ricchi di informazioni precise. Eugene li sussurra, li urla e/o canta -spesso imitando i toni e i tic dei grandi nomi del rock – sopra a un tessuto multistratificato di rumore.
Le musiche di Eugene sono mescolanze difficilmente descrivibili perché non rientrano nei canoni comuni: egli padroneggia egregiamente stili diversi come il fingerpicking, il flatpicking e il bottleneck, imita oltre la perfezione i licks dei chitarristi rock e ne stravolge orrendamente i riff, sa creare cocktail inauditi con ingredienti country e punk, metal e jazz (alternandoli ad elevata velocità, e spesso usandoli contemporaneamente).
Il suo riavvicinamento al rock avviene con la nascita del punk.
Gran parte del repertorio di Eugene Chadbourne è costituito da rifacimenti di canzoni pop/rock degli anni Sessanta e Settanta, che spesso impacchetta in lunghi medley (ad esempio i Beatles, Hank Williams, Frank Zappa; in un album con i Camper Van Beethoven include una serie di reinterpretazioni di Tim Buckley). Le sue rivisitazioni a volte sono piuttosto rispettose della forma originale (ad esempio l’emozionante “Universal Soldier” di Buffy Saint-Marie), ma nella stragrande maggioranza dei casi Chadbourne sottopone le canzoni a trattamenti crudeli sino a renderle irriconoscibili (valgano per tutte l’impensabile arrangiamento country & western di “I talk to the wind” dei King Crimson e la trasposizione per banjo di “Purple Haze”).
Eugene si è mosso in lungo e in largo nel panorama musicale di questi ultimi trent’anni: ha collaborato con il rocker texano Evan Johns, con l’orchestra di Carla Bley, col gruppo bluegrass Red Clay Ramblers, con il jazzista sperimentatore nostrano Andrea Centazzo e con i sempre nostrani incendiari Zu, con gli indefinibili Half Japanese, con Ed Sanders ex-Fugs e Jimmy Carl Black -vecchio batterista di Frank Zappa -, col violinista pazzo australiano Jon Rose e col chitarrista altrettanto pazzo Henry Kaiser, con il gruppo pop They Might Be Giants e con i Violent Femmes, e registrato un numero incalcolabile di dischi, cassette e cd.
Le prime registrazioni (come i due volumi “Solo Acoustic Guitar”) risalgono al 1975: tra quegli anni ed oggi c’è in mezzo una produzione di centinaia di titoli.
Come giornalista ha scritto per anni su numerose testate musicali indipendenti: è lui che si celava dietro la firma del fantomatico Dr. Chad, a.k.a. Eddie Bhatterbox, e sono frutto della sua mente anarcoide tutte quelle cronache di avventure musicali impossibili, le recensioni corrosive e gli interventi furiosi su Maximum Rock’n´roll, Sound Choice, Spex, Forced Exposure, Collusion e quant’altro c’era e c’è di meglio nella stampa indipendente musicale d’oltreoceano…
Suoi anche tre bei libri, grosso modo tutti riconducibili al filone autobiografico. Nel primo “Draft dodger” Eugene rivive l’esperienza di fuoriuscito pacifista in Canada, e nel successivo “Bye bye, Ddr” riassume in un centinaio di pagine fitte la sua esperienza diretta di musicista nei Paesi dell’est prima, durante e dopo la caduta del muro di Berlino: una cronaca avvincente e curiosa ben farcita di annotazioni brillanti, dove sono sparsi volentieri spunti per sorridere, ghignare e riflettere. Il suo sarcasmo pungente e dissacrante è amplificato nell’altro suo libro “I hate the man who runs this bar”, che si propone già in copertina come una “guida di sopravvivenza per veri musicisti”.
Recensione di un live di Eugene Chadbourne
Alla faccia di chi pensa che la musica sperimentale (d’avanguardia, anticonformista o come diavolo la si voglia chiamare) sia per forza una roba noiosa e di chi crede che i musicisti “impegnati” debbano (chissà per quale motivo, poi) essere barbosi bacchettoni che suonano per un pubblico elitario e serissimo. L’altra sera, Eugene Chadbourne ha dato prova del contrario, dimostrando che la comicità può andare perfettamente a braccetto con la ricerca musicale, senza che quest’ultima perda di credibilità. E lo ha fatto a modo suo, con quell’ inconfondibile stile da americano giramondo, capace di adattarsi a
qualsiasi platea e, soprattutto, a generi musicali distanti anni luce tra loro.
Solo con un banjo e una chitarra, il musicista statunitense, noto per le sue svariate collaborazioni, è riuscito ad ipnotizzare i presenti per un’ora e mezzo con uno show esilarante e capace di abbracciare, in poco più di un giro d’orologio, mondi musicali agli antipodi.
Senza tanti convenevoli, Chadbourne ha esordito con una serie di brani country, che spesso e volentieri si dilatavano, sfociando in improvvisazioni free, con il banjo trasformato in un ibrido tra uno strumento a corde e una percussione.
Dopo una mezz’oretta eccolo imbracciare la chitarra elettrica, distorta e compressa
all’inverosimile, e lanciarsi in una serie di cover. Are You Experienced? Di Hendrix sarebbe praticamente irriconoscibile sotto le sferzate noise della sei corde, se non fosse per l’ormai classico stop and go con la declamazione della frase che da il titolo
al brano. Dal rumorismo estremo al suono chiaro e limpido ci passa un colpo al pedale degli effetti. Ed ecco il Nostro esibirsi in un duetto (degno di un imitatore di professione) tra Bob Dylan e Louis Armstrong sulle note dello standard Stardust. Ma non c’è sosta e
il pubblico non ha ancora smesso di ridere che arriva la sua personale rilettura del classico del classici del rock’n’roll, Roll Over Beethoven, trasformato per l’occasione in un geniale “Roll over Berlusconi”!
La comicità musicale di Chadbourne possiede l’efficacia che solo i grandi attori riescono a suscitare, tanto è raffinata e mai grossolana. E, soprattutto, imprevedibile. Quanto meno te lo aspetti, il vecchio Eugene ti mostra il pezzo da novanta, tirando fuori uno strumento di
sua invenzione: il rastrello “elettrificato” (!). Chadbourne gironzola per un quarto d’ora esplorando tutte le sfumature del rumore con il suo nuovo arnese, ora graffiando il pavimento,ora sfruttando il suono del contatto elettrico con le luci.
Non importa che sia un concerto gratuito e che ai presenti potrebbe già bastare. Lui è in vena, il pubblico anche e quindi, imbracciato di nuovo il banjo, ricomincia con le sue deliranti melodie pseudo country.
In questi casi ci si può solo lamentare del fatto che tutte le cose, prima o poi, finiscono. Eccezionale.
Daniele Follero – sentireascoltare.com
“Succedevano orrendi equivoci nella New York dei primi anni Ottanta. La gente veniva a frotte e assisteva con attenzione a qualsiasi concerto di musica improvvisata, ma se suonavi una canzone di Hank Williams si comportavano invece come se tu stessi facendo qualcosa di schifoso…”.
“Penso che quello che faccio oggi con la mia musica sia un po’ quello che avrebbe potuto fare Frank Zappa se avesse mantenuto la concentrazione politica che aveva negli anni ‘60 e non avesse iniziato a fare tutte quelle canzonette sulle ragazzine cattoliche eccetera…”.
“Il pop non è una musica ricca di sfaccettature: la gente pretende che tu ripeta gli assoli così come sono sul disco e che tu sia uno sballato cronico. Suonare jazz per me significa impararne tutti i diversi stili espressivi ed essere in grado di suonarne bene alcuni. E’ musica che ha una storia e una tradizione, e che ha degli eroi tra i suoi esponenti: se vuoi suonarla devi esserne consapevole. Non puoi metterti lì a suonare e dimenticare tutto quello che ci sta dietro. Mi sembra invece che adesso si salti dagli anni Cinquanta ai Novanta come se non fosse accaduto niente in mezzo. I musicisti di oggi ignorano le motivazioni storiche e politiche ed il significato di questa
musica…”.
“Una volta un tizio mi ha detto: sai, saresti un chitarrista in gamba come Al Di Meola se solo smettessi di bestemmiare. Beh, io gli ho risposto che Al Di Meola sale sul palco, suona e basta, e non fa neanche un sorriso. Il mio, vedi, è un lavoro diverso…”.
“Non voglio suonare solo canzoni politiche perché sono convinto che l’impatto sia minore. Sono convinto che la musica sperimentale sia per sua natura politica, quindi mescolo le due cose…”.
“Non ascoltavo più musica rock da anni e un giorno mi ritrovo a leggere un giornale con un articolo sui Dead Kennedys e i Black Flag. Il tizio aveva completamente travisato la situazione, scriveva che erano gruppi nazisti che suonavano musica nazista. La cosa mi incuriosì: è mai possibile che ci possa essere qualcuno che suoni musica nazista? A me sembrava una cosa del tutto irragionevole, quindi mi sono messo ad ascoltarla e mi sono reso conto che era invece musica anti-nazista. Le recensioni parlavano di melodie inesistenti e rumore esagerato: bene, mi sono detto, finalmente c’è qualcuno che fa qualcosa di decente…”.

INFO
Eugene Chadbourne
Associazione Satori
informazioni e accrediti – associazionesatori@gmail.com
340.1636979

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