Ripuliamo Napoli. Il cardinale Crescenzio Sepe ha lanciato il suo monito da Scampia, in una città dal clima africano. Uomo di parola, l’arcivescovo. È ritornato nel quartiere simbolo del degrado sociale nel momento in cui l’Italia istituzionale è al mare o ai monti. Una “pulizia”, quella reclamata, che va dalle strade ricolme di rifiuti alle coscienze e al riscatto umano. Napoli, al di là di tutto, è nel cuore del Creatore. Serba sempre il suo fascino, per cui i turisti non mancano. Sia perchè ponte verso le perle del Golfo, sia perchè tappa di transito verso la penisola sorrentina e la costiera amalfitana. Napoli, anche con le temperature degli ultimi giorni, resta un punto fermo nell’immaginario collettivo, una città da visitare e da scoprire. Ma cosa si fa per meritare tanta attenzione? Probabilmente poco. L’immagine di quella che fu una capitale europea non può essere insozzata dai rifiuti e dai cumuli di spazzatura in fiamme. Quest’ennesima emergenza, indubbiamente, la si poteva evitare. Ma è venuta meno quella volontà tecnico-amministrativa che dovrebbe essere alla base di un concreto impegno politico sul territorio. Le istituzioni conquistano il rispetto quando si dimostrano efficienti, cercando, magari, di prevenire più che tamponare i guasti delle comunità da loro gestite. Come non condividere le osservazioni di Marco Demarco, nel fondo “La civile indignazione”, pubblicato ieri sul «Corriere del Mezzogiorno»? Ovviamente, il discorso era tutto puntato su Napoli e la Campania sommerse dai rifiuti. Chi ci segue sa che da tempo evidenziamo la negatività del “rinascimento virtuale” che affida il tutto a campagne mediatiche, ad annunci roboanti ma che, poi, nella sostanza è evanescente. L’altro giorno a Ceppaloni nel Beneventano c’era buona parte del governo nazionale per partecipare alle nozze del figlio del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e del presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo. Forse non sarebbe stato fuori luogo se Prodi, D’Alema e Rutelli, che tra l’altro è stato anche consigliere regionale della Campania, si fossero recati a vedere da vicino l’emergenza rifiuti. Probabilmente, avrebbero compreso di più la tragedia di una regione in cui il campanello d’allarme è rappresentato dal forte incremento di malattie virali e tumorali. Ma chi viaggia in auto blu o arriva in elicottero queste miserie umane non può vederle. Meglio ritemprarsi a Positano o a Capri.
Ha ben fatto, invece, Clemente Mastella. Nel giorno in cui si sposava suo figlio, è andato prima con il cardinale Sepe a fare visita ai detenuti nel carcere di Poggioreale e poi alla cerimonia nuziale. Una lezione di stile.
Parole rassicuranti: dopo l’incontro tra Guido Bertolaso, responsabile della Protezione civile, il commissario Catenacci e i Prefetti di Napoli, Avellino, Benevento, Salerno e Caserta, si procede verso la normalità. E quando i già collassati Cdr o le obsolete e stracolme discariche avranno tamponato alla men peggio il tutto, cosa riserverà il futuro? Facile arguirlo. Dal Governo amico di Regione, Province e Comuni amministrati dal centrosinistra ci si sarebbe aspettati la concretezza della priorità per i mali della Campania e del Mezzogiorno d’Italia.
Giustino Fabrizio su “la Repubblica” di ieri, nel suo fondo “La grande occasione della città del futuro”, in un discorso più ampio sul Mezzogiorno, ha evidenziato come l’idea vincente, sino a oggi sia ancora di là da venire. E per Napoli un “grande progetto” non può essere limitato al perimetro urbano. C’è, insomma, un’intera area metropolitana su cui si può costruire il domani prossimo venturo. Il resto? Saranno soltanto parole disperse nel vento.
Francesco Landolfo (nella foto)
24 luglio 2006

OPINIONE CONTRO

Caro Francesco, sapevo che la visita del cardinale di Napoli a Scampia ti avrebbe sollecitato a scrivere ancora di rifiuti e me ne dispiace. Parlare di rifiuti a Scampia è riduttivo, anche se il dito nella piaga l’ha messo pure il cardinale che in quel sito è andato per portare buone parole, soprattutto di conforto oltre che di speranza, alle pecorelle del suo gregge. Ma sono convinto che non è nominando o andando a Scampia che il problema verrà risolto. Perché fino a ieri il Vomero, per citare uno dei tanti quartieri, stava peggio di Scampia, in quanto a rifiuti. E non venirmi a dire che la delinquenza però ce l’ha Scampia. No, la delinquenza viaggia, ormai sta dove vuole, in tutta la città!E il Giornale di Napoli ce lo ricorda: ogni giorno ho contato circa quaranta nefandezze “nere” a Napoli. A New York questo accadeva negli anni sessanta, poi tutto è cambiato anche là. Scampia non leggiamola sempre come esempio del degrado: San Giovanni a Teduccio grida vendetta da prima che fosse ideata Scampia! Lasciamole crescere queste che sono state promosse novelle municipalità, come tutte le altre. Qualcosa di buono ne verrrà. Magari sollecitando con denunce dettagliate (e voi del Roma lo state facendo da qualche settimana credendoci un po’ di più) l’aiuto e l’interesse delle istituzioni: dovuto.
Piuttosto dà un certo sollievo sapere che la pulizia della città è ripresa, così i turisti potranno fotografare gli ultimi sacchetti a perdere made in Naples, contenti di aver strappato un po’ di quotidiano folclore alla città delle sirene. Ma, bando ai quadretti oleografici, veniamo al dunque.
Che ognuno, dal suo giornale, dica la sua a proposito dei rifiuti, credo sia un segnale di come si vive questa città nelle stanze delle redazioni. Ma mi fermerei qua.
I voli pindarici cui tu fai cenno lasciamoli a chi li ha scritti: sogni, sogni e basta.
“Il Grande progetto” di cui tu discetti (so che non è tua invenzione, lo hai scritto chiaro) non ti riporta alla mente altre espressioni roboanti come il Regno del Possibile, diventato subito impossibile; la Grande Napoli, invocata dall’allora Presidente della Repubblica Leone e subito accantonata, forse nemmeno esaminata; l’aeroporto intercontinentale, con Roma che a un tiro di schioppo già lo ha, e dove la compagnia di bandiera boccheggia verso il fallimento; coi treni dell’alta velocità che per giungere da Roma a Napoli arrivano “sparati” fino a Gricignano d’Aversa, poi dovendo utilizzare i binari della velocità “bassa”, perchè gli altri non sono pronti, bloccano tutti i treni più o meno veloci – che poi accumulano ritardi incredibili facendo un danno prima ai pendolari e poi alle ferrovie stesse, che pagano i ritardi dopo 30 minuti a suon di euro… – per arrivare non puntuale nel binario napoletano e non alla “stazione porta” di Afragola?
L’idea vincente? Per carità: se è una come quelle prima citate, glissons, lasciamo perdere.
E poi, come si fa ad avere un’idea vincente con la città allo sfascio? Napoli bisogna rifondarla, caro Francesco. Bisogna ricominciare dall’abbecedario! Però voglio dire anch’io la mia: devono pensarci quelli che sono stati eletti. Noi possiamo solo incalzarli, giorno dopo giorno.
Piuttosto, fermiamoci solo all’argomento col quale avevi cominciato il tuo scritto del 24 luglio: i rifiuti. Trattiamo solo di quello; tutto il resto, lasciamolo dire alle rubriche di cronaca bianca, rosa e nera. Loro hanno anche più spazio.
Invece, per rendere forte il lamento, scriviamo tutti i giorni sull’argomento. Il Roma, a dire il vero, lo leggo, ci dà dentro ma non basta, bisogna tenere chi decide continuamente sulla corda. Insomma, questi signori che dicono di essere preposti devono fare.
Insisto: devono fare.
Sennò tornino a casa chi a fare il nonno chi il cacciatore d’orsi, ma lascino il posto a chi sa di poter riuscire.
Diversamente, Napoli resta solo una carta perdente. E’ chiaro Francesco?
Gianpaolo Necco


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