Ogni tanto Pompei regala emozioni suppletive a quelle che quotidianamente sorprendono i visitatori che per la prima volta si inoltrano nella città che fu. Stavolta è il turno della villa di Ottaviano Augusto, (morto nel 14 d.C.), costruita a Somma Vesuviana, che fu devastata dall’eruzione del 79 d.C.. Ebbene, fu una di quelle dimore che, qualche giorno dopo l’eruzione, fu liberata da lapilli e cenere con l’impiego di decine di schiavi. La sua storia è stata ripercorsa ed illustrata dalla missione archeologica nipponica di stanza a Pompei da oltre un anno, coordinata dal prof. Masanori Aoyagi, dell’università di Tokio, durante uno specifico convegno nella chiesa di Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana. Sembra che la villa, che si presenta in tutta la sua maestosa grandezza e bellezza, fu distrutta da diverse eruzioni. Le ricerche iniziarono oltre 70 anni fa, ma solo da un anno sono riprese e riguardano anche la fauna di allora e i dati sulla biologia antica potrebbero riservare non poche sorprese; inoltre è stata trovata una statua dalla testa enorme su un corpo piccolo: sembra che si costruissero così per un problema di prospettiva, da offrire ai visitatori che si recavano nei pressi della villa. Gli architetti di allora erano né più né meno che come quelli di oggi, o no? E’ questo uno dei tanti esempi di come Pompei riesca a mobilitare archeologi da tutto il mondo per scoprire tutti i suoi segreti. E ne ha ancora tanti, c’è da starne certi. (Nota di Gianpaolo Necco,


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