Melinda, la mela del centro nord, fa paura ma non proprio tanto se è vero che i produttori campani della mela annurca hanno deciso di scatenare la guerra del doc. E sono scese in campo Regione e Provincia per incrementare la produzione con specifici finanziamenti. Al più presto il riconoscimento del marchio geografico. E per il direttore della Melinda arriva anche il litigio coi nostri produttori che lo accusano di leghismo agricolo. Ma i 700mila quintali di mele annurche stanno per invadere il paese: è guerra. Di mele. A Cicciano c’è un noccioleto che è già passato alla storia: ospita un ulivo di 1600 anni. Ha una circonferenza di 9, 70 m., gemello di quelli che stanno a Gerusalemme. Un po’ di Cristo antico e ci si sente anche più degni, a volte. Per la cronaca, sono 150 le piante che hanno titolo di monumento nazionale. L’ulivo ancora non è tra questi. Gli agricoltori della zona del giuglianese, ma anche quelli di Benevento e Caserta, sono tutti mobilitati per la produzione delle mele annurche, in netto calo a causa della siccità della scorsa estate,e con il conseguente aumento del prodotto rarefatto come mai. Il rischio è che i clienti tradizionali si rivolgano ad altri tipi di mele e il colpo sarebbe troppo duro da sopportare. Tra l’altro, al raccolto minore si è aggiunta anche la pezzatura del prodotto che non è delle migliori. L’arrossamento nei melai si presenta difficile perché c’è il rischio di non portare a termine una buona produzione da mercato favorendo come negli anni ’50 la vendita dei prodotti esteri. Ci vuole un intervento regionale o governativo che sovvenzioni i nostri agricoltori con un contributi una tantum. Un milione di euro per tutti i produttori di mele potrebbe andare bene. La lettera va inviata all’assessore regionale all’agricoltura Vincenzo Aita. Sperando che la posta celere funzioni bene, una volta tanto. Intanto la Coldiretti scende in campo a difesa dei lavoratori e imprenditori agricoli. Nel corso dell’assemblea annuale è emerso che l’annata agricola 2003, con le gelate primaverili (di cui ancora non si sono ricevuti gli indennizzi promessi dal governo) e con un piano territoriale non troppo attento alla tutela delle derrate agricole, né è decollata l’etichettatura già promessa per questa annata. Insomma il mondo agricolo è in fermento e l’inverno non è certo un buon consigliere per la semina di prodotti che non si sa poi che fine faranno a primavera. Si chiede coraggio agli agricoltori ma chi li sostiene quando arrivano i guai delle calamità? (Nota di Gianpaolo Necco, inviato alle Arga)


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