Violenza sulle donne, si comincia dalle parole: la responsabilità dei giornalisti. Ecco il Manifesto di Venezia 25 November, 2017

La presidente della commissione Pari opportunità del SUGC, Cristina Liguori, a Venezia
«”Non potrà mai essere consentito accettare che un’aggressione alla propria compagna possa essere definito ‘delitto passionale’. Un atto brutale non può nascondersi dietro un alibi di tipo sentimentale”. Ringraziamo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per avere voluto sottolineare il “ruolo centrale del linguaggio e la responsabilità particolare dei mass media”. Parole nette che ci incoraggiano a proseguire la strada intrapresa con il Manifesto per il rispetto e la parità di genere nellinformazione». Così Alessandra Mancuso, presidente della commissione Pari Opportunità della Fnsi, per la presentazione ufficiale del manifesto a Venezia, nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, oggi, 25 Novembre 2017, a partire dalle 10.30.
A Venezia anche la presidente della Commissione pari opportunità del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Cristina Liguori. Il Sugc, che da tempo chiede una carta deontologica sul tema della violenza di genere, ha aderito in maniera convinta al manifesto. “Il manifesto di Venezia non è un punto di arrivo ma di partenza per future riflessioni – dice la presidente Liguori – Da oggi non possiamo più fingere e girarci dallaltra parte. Da oggi le giornaliste e i giornalisti hanno delle linee guida per adottare un linguaggio rispettoso della persona e della parità di genere. Non è una carta deontologica, ma un atto volontario, un impegno in prima persona per raccontare il dramma della violenza sulle donne. Al manifesto hanno aderito oltre 800 giornalisti e mi auguro che il numero aumenti sempre di più”.
“Quello delle pari opportunità è un tema fondante della nostra politica sindacale – afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri -, la responsabilità delle parole, in un periodo in cui domina il linguaggio dell’odio, deve essere al centro del dibattito sulla nostra professione e di iniziative concrete. Il manifesto di Venezia è una di queste”.
Il Manifesto di Venezia, promosso ed elaborato dagli organismi di parità di Fnsi e Usigrai con il Sindacato Giornalisti Veneto e l’associazione GiULiA Giornaliste, raccoglie una serie di raccomandazioni su come raccontare il dramma della violenza sulle donne. «Non una carta deontologica, ma un impegno in prima persona nel promuovere un linguaggio rispettoso della persona e della parità di genere. Un atto condiviso. Oltre 800 colleghi, aderendo con la propria firma, si sono già detti disponibili ad accettare, a valutare, le indicazioni suggerite nel testo che è, e rimane, punto di partenza di una riflessione in continua evoluzione», prosegue Mancuso, che poi ringrazia «le tante e i tanti che hanno accettato di sottoscriverlo: dai colleghi ingiustamente senza lavoro, ai cronisti di fama, alle direttrici e ai direttori di testate nazionali e locali, dai quotidiani alle televisioni ai siti. Abbiamo in comune l’idea che sia sempre più necessaria un’informazione consapevole del fenomeno della violenza di genere, e attenta a descrivere la realtà nel suo complesso, al di fuori di stereotipi e pregiudizi».
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I rappresentanti dei giornalisti in piazza: «Un giornalismo precario rende precaria la democrazia»
22 November, 2017

Stefano Andreone
Giornalisti provenienti da tutta Italia si sono ritrovati oggi in piazza, davanti a Montecitorio, con i rappresentanti degli enti di categoria per denunciare linerzia di governo e parlamento sui problemi del mondo dellinformazione e per richiamare lattenzione delle istituzioni e dellopinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere informati. In piazza anche una folta delegazione con il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania. Temi ribaditi anche ai presidenti di Camera e Senato, che hanno chiesto di incontrare i rappresentanti dei giornalisti. Anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha convocato i vertici della categoria per il prossimo 6 dicembre.
«Il diritto di cronaca è sotto attacco da più parti e con esso la libertà di stampa. I temi delle querele bavaglio, del carcere per i giornalisti, delle minacce e delle aggressioni ai cronisti, i pericoli contenuti nel decreto di riforma delle intercettazioni ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti aprendo i lavori sono gli stessi che sottoponiamo a politica e istituzioni dallinizio di questa legislatura».

Insieme a questi temi si impone sempre più il problema del precariato dilagante nel settore del giornalismo. «Il motto di questo presidio, “Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie”, in definitiva significa democrazia precaria. A chi ha espresso solidarietà ai giornalisti minacciati e aggrediti negli ultimi giorni ha spiegato il segretario generale Raffaele Lorusso chiediamo di adoperarsi in parlamento per dare via libera ai provvedimenti a difesa del diritto di cronaca. E al governo facciamo notare che, a fronte degli interventi economici disposti in favore degli editori, nulla è stato fatto per rilanciare loccupazione regolare e contrastare luso improprio del lavoro autonomo nelle redazioni. Giornalisti senza diritti sono giornalisti più deboli e ricattabili. Ne va del diritto dei cittadini ad essere informati».
In piazza, insieme ai consiglieri nazionali della Fnsi e ai rappresentanti delle Associazioni regionali di Stampa, anche il Consiglio nazionale dellOrdine dei giornalisti, il direttivo dellOrdine dei giornalisti del Lazio, gli attivisti di Libera, lUsigrai, lUnione giornalisti pensionati, i rappresentanti delle associazioni che lottano per la libertà di informazione, come Articolo21 e la rete Nobavaglio. «Senza libertà di stampa la democrazia soffoca, siamo qui con i colleghi di Inpgi, Casagit, Fnsi e Fondo di previdenza complementare per ribadirlo tutti insieme», ha osservato il presidente nazionale dellOrdine, Carlo Verna.
La presidente dellInpgi, Marina Macelloni ha ricordato che «nel solo 2017, dopo 5 anni di crisi, sono stati persi 800 posti di lavoro stabile. Lavoro che manca e lavoro senza diritti indeboliscono listituto e questo è un danno per tutti i giornalisti». Il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, ha rilevato come un giornalismo senza diritti renda «le vite dei giornalisti sempre più precarie». E il presidente del Fondo di previdenza complementare, Enrico Castelli, ha ribadito lunità dei rappresentanti della categoria per la difesa del giornalismo libero e autorevole, pilastro della democrazia. Mentre il presidente dellUnci, Alessandro Galimberti, ha chiesto norme a tutela del segreto professionale, «per la tutela delle fonti dei giornalisti e del diritto dei cittadini a sapere cosa accade nelle loro città».
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Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie: giornalisti in piazza a Roma
21 November, 2017

Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie. La condizione del giornalismo italiano si può sintetizzare così. Una situazione non più sostenibile, che porterà il 22 novembre i Consigli nazionali della Federazione nazionale della Stampa italiana e dellOrdine dei giornalisti a riunirsi in piazza Montecitorio, a Roma, a partire dalle 11. È la prima volta che accade. Non sarà lultima.
Linerzia di governo e parlamento sui problemi del mondo dellinformazione non è più tollerabile. A essere a rischio è il diritto dei cittadini a essere informati.
Nel recente decreto sulla disciplina delle intercettazioni il governo ha introdotto elementi che, oltre a rendere inaccessibili numerose informazioni di interesse generale e di chiara rilevanza sociale, espongono i giornalisti al rischio di pene detentive nel caso di pubblicazione di materiale coperto da segreto. Una legislatura che si era aperta con limpegno di depenalizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa e di cancellare il carcere per i giornalisti si chiude, di fatto, con il rafforzamento delle norme che prevedono la condanna dei giornalisti alla reclusione. Si tratta di un bavaglio. Si vuole impedire ai cittadini di conoscere. Il tutto, in evidente contrasto con gli indirizzi della Corte europea dei diritti dellUomo.
Mentre aumenta il numero dei cronisti minacciati dalle organizzazioni criminali, non è stata introdotta alcuna norma per contrastare il fenomeno delle cosiddette querele bavaglio, utilizzate per intimidire i cronisti con richieste di risarcimento milionarie al solo scopo di impedire loro di occuparsi di temi giudicati scomodi.
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Manifesto di Venezia, presentazione ufficiale sabato 25 novembre. Sale Apollinee del Teatro La Fenice, 10.30-13.30
Una corretta informazione per contrastare la violenza sulle donne, come chiede la Convenzione di Istanbul. E’ la sfida ambiziosa che pone e si pone il Manifesto di Venezia, ovvero il Manifesto delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’Informazione (Contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini) che verrà presentato ufficialmente sabato prossimo 25 novembre, dalle 10.30 nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, con il patrocinio del Senato, della Camera, del Ministero dell’Istruzione e del Comune di Venezia.
Perché Venezia? Perché è la città che ha dato i natali a Elena Lucrezia Corner Piscopia, prima laureata al mondo il 25 giugno 1678.
Perché il Veneto? Perché è la regione che ha dato i natali a Tina Anselmi, prima ministra della Repubblica italiana, nominata il 29 luglio 1976.
Perché il 25 novembre? Perché è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Perché il Teatro La Fenice? Perché da anni è in prima linea in una originale campagna di denuncia culturale del femminicidio.
L’iniziativa rivolta alle giornaliste e ai giornalisti, promossa da Commissione Pari Opportunità Fnsi, Sindacato giornalisti Veneto, Cpo Usigrai, associazione GiULiA Giornaliste, ha raccolto finora circa 700 adesioni in tutta Italia, fra cui anche direttrici e direttori di testata, associazioni stampa e ordini dei giornalisti regionali, compresi i vertici di Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna ed Elisabetta Cosci.
Giulietti e Verna, insieme alla direttrice di RaiTeche, Maria Pia Ammirati, al responsabile della comunicazione della Basilica di Assisi, Padre Enzo Fortunato, all’editorialista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, al direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, al direttore di Rainews24, Antonio Di Bella e alla inviata Rai, Tiziana Ferrario, saranno i protagonisti del talk show in programma dalle 10.30 alle 13.
Sarà l’occasione per creare quel dibattito che è alla base della proposta del Manifesto di Venezia per sensibilizzare le redazioni ma anche avviare un percorso di formazione rivolto alle scuole. Non a caso nella creazione del logo e nella realizzazione grafica del materiale informativo è stato coinvolto il liceo artistico Guggenheim di Venezia.
Aderire, con la propria firma, al Manifesto di Venezia è un’azione concreta, un atto condiviso, nella convinzione che la pratica quotidiana della parola giornalistica contribuisca a modificare la rappresentazione del mondo: per questo l’informazione attenta e rispettosa risulta fondamentale e deve diventare ancor più necessaria. In tutti i campi. Non si tratta di una carta deontologica ma di una disponibilità ad accettare, a valutare, le raccomandazioni suggerite nel testo che è e rimane punto di partenza di una riflessione in continua evoluzione.
Il Manifesto di Venezia si focalizza sul contrasto alla violenza contro le donne, per il carattere strutturale assunto da tale fenomeno nel nostro paese e non solo. Nessuna pretesa di limitare o di censurare la libera espressione, al contrario un contributo ad alimentare il dibattito e a superare stereotipi e pregiudizi, a volte inconsapevoli, che possono aggiungere sofferenza a quella già vissuta da chi ha subìto violenza fisica e psicologica.
Il testo è frutto di un’elaborazione condivisa da chi ha promosso il progetto: “Noi, giornaliste e giornalisti firmatari del Manifesto di Venezia – si afferma nel documento – ci impegniamo per una informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali e giuridiche. La descrizione della realtà nel suo complesso, al di fuori di stereotipi e pregiudizi, è il primo passo per un profondo cambiamento culturale della società e per il raggiungimento di una reale parità”.
PER ADESIONI CPO.FNSI@GMAIL.COM

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COMUNICAZIONI SUGC
Gli orari degli sportelli
Carissimi colleghi,di seguito gli orari degli sportelli del Sindacato unitario giornalisti della Campania. Quest’anno, ai consueti appuntamenti con i nostri consulenti, abbiamo aggiunto lo “sportello antiquerele”. Visto l’utilizzo spregiudicato che viene fatto delle cosiddette querele temerarie per tentare di intimidire i colleghi, abbiamo pensato di fornire uno strumento utile soprattutto ai giornalisti non dipendenti, quelli che non hanno la tutela legale assicurata dal proprio giornale.
Ricordiamo che per i soci le consulenze sono gratuite, così come la dichiarazione dei redditi, l’apertura della partita IVA e una serie di servizi utili per i lavoratori autonomi.Un caro saluto.
Il Segretario Claudio Silvestri
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SPORTELLO LEGALE VENERDÌ ore 11.30-13.30 avvocato del lavoro
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SPORTELLO FISCALE MERCOLEDÌ ore 15-17 VENERDÌ ore 11.30-13.30 fiscalista e consulente del lavoro
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SPORTELLO FREELANCE MERCOLEDÌ ore 14-18 consulenza sindacale con la collega Laura Viggiano
delegata del SUGC per il lavoro autonomo, con l’assistenza di un fiscalista e del consulente del lavoro
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SPORTELLO ANTIQUERELE VENERDÌ ore 16-18 avvocato penalista per prenotare la consulenza inviare una email a segreteria@sindacatogiornlisti.it oppure telefonare allo 08118914535
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Sindacato unitario giornalisti della Campania Articolazione territoriale della FNSI
vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/B 80121 NAPOLI
tel 08118914535 fax 08118914505 www.sindacatogiornalisti.it – segreteria@sindacatogiornalisti.it
CF 95196470637 ORARIO APERTURA UFFICI LUN-MER-VEN ORE 9-18 MAR-GIO ORE 9-16

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Care colleghe e cari colleghi vi inoltro in anteprima il “MANIFESTO di VENEZIA” ovvero il “MANIFESTO delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’informazione”, varato oggi dalla Cpo dopo un serrato lavoro di emendamenti, del quale ringrazio tutti i presenti.
Nato su impulso del Sindacato dei Giornalisti Veneti, su un testo elaborato dalla collega Giovanna Pastega, il Manifesto è stato rielaborato durante l’estate  con il contributo della Cpo Usigrai e di GiULiA Giornaliste e sarà presentato a Venezia il 25 novembre. 
Da subito è necessario farlo conoscere, girare e raccogliere le adesioni nei territori e nelle redazioni:  Associazioni di Stampa, alcune  hanno già dato la loro adesione, e singoli colleghi.
Dopo il 25 novembre potremo organizzare corsi di formazione nelle regioni allo scopo di presentarlo
Adesioni che potete trasmettere  all’indirizzo:   cpofnsi@gmail.com 
Un cordiale saluto e a presto Alessandra Mancuso rapporti.posta@fnsi.it
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IL TESTO DEL MANIFESTO delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’informazione”,sarà presentato a Venezia il 25 novembre 2017…
MANIFESTO DELLE GIORNALISTE E DEI GIORNALISTI PER IL RISPETTO E LA PARITA’ DI GENERE NELL’INFORMAZIONE
CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA E DISCRIMINAZIONE ATTRAVERSO PAROLE E IMMAGINI VENEZIA 25 NOVEMBRE 2017
Sistematica, trasversale, specifica, culturalmente radicata, un fenomeno endemico: i dati lo confermano in ogni Paese, Italia compresa. La violenza di genere è una violazione dei diritti umani tra le più diffuse al mondo: lo dichiara la Convenzione di Istanbul, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel 2011 e recepita dall’Italia nel 2013, che condanna «ogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica» e riconosce come il raggiungimento dell’uguaglianza sia un elemento chiave per prevenire la violenza.
La violenza di genere non è un problema delle donne e non solo alle donne spetta occuparsene, discuterne, trovare soluzioni. Un paese minato da una continua e persistente violazione dei diritti umani non può considerarsi “civile”.
Impegno comune deve essere eliminare ogni radice culturale fonte di disparità, stereotipi e pregiudizi che, direttamente e indirettamente, producono un’asimmetria di genere nel godimento dei diritti reali.
La Convenzione di Istanbul, insiste sulla prevenzione e sull’educazione. Chiarisce quanto l’elemento culturale sia fondamentale e assegna all’informazione un ruolo specifico richiamandola alle proprie responsabilità (art.17).
Il diritto di cronaca non può trasformarsi in un abuso. “Ogni giornalista è tenuto al “rispetto della verità sostanziale dei fatti”. Non deve cadere in morbose descrizioni o indulgere in dettagli superflui, violando norme deontologiche e trasformando l’informazione in sensazionalismo.
Noi, giornaliste e giornalisti firmatari del Manifesto, ci impegniamo per una informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali, giuridiche. La descrizione della realtà nel suo complesso, al di fuori di stereotipi e pregiudizi, è il primo passo per un profondo cambiamento culturale della società e per il raggiungimento di una reale parità.

Pertanto riteniamo prioritario:
1. inserire nella formazione deontologica obbligatoria quella sul linguaggio appropriato anche nei casi di violenza sulle donne e i minori; 2. adottare un comportamento professionale consapevole per evitare stereotipi di genere e assicurare massima attenzione alla terminologia, ai contenuti e alle immagini divulgate; 3. adottare un linguaggio declinato al femminile per i ruoli professionali e le cariche istituzionali ricoperti dalle donne e riconoscerle nella loro dimensione professionale, sociale, culturale; 4. attuare la “par condicio di genere” nei talk show e nei programmi di informazione, ampliando quanto già raccomandato dall’Agcom; 5. utilizzare il termine specifico “femminicidio” per i delitti compiuti sulle donne in quanto donne e superare la vecchia cultura della “sottovalutazione della violenza”: fisica, psicologica, economica, giuridica, culturale; 6. sottrarsi a ogni tipo di strumentalizzazione per evitare che ci siano “violenze di serie A e di serie B” in relazione a chi sia la vittima e chi il carnefice; 7. illuminare tutti i casi di violenza, anche i più trascurati come quelli nei confronti di prostitute e transessuali, utilizzando il corretto linguaggio di genere come raccomandato dalla comunità LGBT; 8. mettere in risalto le storie positive di donne che hanno avuto il coraggio di sottrarsi alla violenza e dare la parola anche a chi opera a loro sostegno; 9. evitare ogni forma di sfruttamento a fini “commerciali” (più copie, più clic, maggiori ascolti) della violenza sulle le donne; 10. nel più generale obbligo di un uso corretto e consapevole del linguaggio, evitare:

a) espressioni che anche involontariamente risultino irrispettose, denigratorie, lesive o svalutative dell’identità e della dignità femminili; b) termini fuorvianti come “amore” “raptus” “follia” “gelosia” “passione” accostati a crimini dettati dalla volontà di possesso e annientamento; c) l’uso di immagini e segni stereotipati o che riducano la donna a mero richiamo sessuale” o “oggetto del desiderio”; d) di suggerire attenuanti e giustificazioni all’omicida, anche involontariamente, motivando la violenza con “perdita del lavoro”, “difficoltà economiche”, “depressione”, “tradimento” e così via. d) di raccontare il femminicidio sempre dal punto di vista del colpevole, partendo invece dalla vittima nel rispetto della sua persona

Firme
Sindacato Giornalisti Veneto, Commissione Pari Opportunità FNSI, Commissione Pari Opportunità Usigrai, GiULiA Giornaliste, Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Associazione Stampa Friuli Venezia Giulia, Associazione Ligure dei Giornalisti, Associazione Stampa Subalpina…… Giovanna Pastega…


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