L’uomo che cerca di sapere tutto sulla natura, le origini della terra e altri tanti perché, non ha trascurato altri aspetti della conoscenza del tutto, come l’udito, per esempio ed ha scoperto che il nostro udito ha 500.000 anni. In quell’epoca, infatti, l’uomo potrebbe averlo ereditato da un antenato che aveva in comune con alcuni ominidi vissuti 350.000 anni fa. È quanto risulta da uno studio spagnolo pubblicato nell’ultimo numero della rivista dell’Accademia Americana delle Scienze, Pnas. Secondo i ricercatori gli ominidi vissuti 350.000 anni fa presumibilmente avevano le stesse performance dell’uomo nel riconoscere suoni tipici del linguaggio parlato. Gli studiosi spagnoli hanno analizzato le proprietà acustiche dei loro crani. Applicando degli elettrodi sui fossili, hanno simulato il passaggio dei suoni ed hanno quindi ricostruito la conformazione dell’apparato uditivo.
Un’altra spedizione di studiosi è partita per una impresa che è da ritenersi altamente scientifica, oltre che difficile. Studiare il fenomeno dei «surging glaciers» e realizzare un catasto dei ghiacciai nella valle del Baltoro, infatti, sono i principali obiettivi dei ricercatori della spedizione italiana «K2 2004» appena partita per la catena del Karakorum. Guidato da Claudio Smiraglia, presidente del Comitato Glaciologico Italiano, il gruppo è formato da Marco Belò, Luigi Beretti, Astrid Lambrecht, Christoper Mayer, Giovanni Peretti e Andrea Tamburini. I ghiacciai himalayani sono interessanti indicatori dei cambiamenti climatici anche in rapporto a quanto sta avvenendo sui ghiacciai alpini. In Karakorum le ricerche riguarderanno l’identificazione dei «surging glaciers», fenomeno in cui il ghiacciaio dopo un periodo di stasi si rigonfia e avanza rapidamente trasformandosi in un caotico ammasso di pinnacoli di ghiaccio. Esattamente il contrario di quanto sta avvenendo sulle nostre dolomiti, dove i pinnacoli si stanno sbriciolando, senza che l’uomo possa fare alcunché.


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