lunedì 10 luglio 2006
LETTERA APERTA AL PROF. ATTILIO SCIENZA
Egregio Professore,ero al Palazzo del Curling di Cembra, ospite del Comitato Promotore, ad ascoltare quella che si preannunciava come una golosa occasione per parlare della comunicazione in materia di vino. Mi riferisco al talk-show, organizzato in occasione della Rassegna del Mueller Thurgau dell’arco alpino, al quale mi ero proposto di intervenire al fine di apportare un qualche contributo per l’esperienza che discende dall’aver comunicato, con la mia società Agrotech di Roma (editore di Enopress On-line), il vino sui mercati internazionali, con iniziative che hanno investito mercati come Usa, Canada, Russia e Cina e che hanno portato a formidabili risultati nelle vendite del prodotto e dei relativi impianti.Come a Lei ben noto, il territorio e la viticoltura della valle di Cembra sono assai particolari. Senza questa viticoltura eroica non esisterebbe la Cembra del Mueller e del turismo che ha portato stabilità e futuro alla Valle; che ha fatto di un lato del territorio un giardino unico e incantato e arricchito il futuro di mille e quattrocento viticoltori. Numerose comunità hanno avviato nuove intraprese, svincolandosi dalla ‘mono-economia’ del porfido, e aderendo a uno strumento innovativo, alludo a quel Patto Territoriale e progetto per lo sviluppo che ha stimolato in ambito provinciale la crescita di territori altrimenti periferici e arretrati, anzi mettendoli al centro di fenomeni espansivi e d’avanguardia, grazie anche alle sinergie con la Cantina La-Vis che è oramai identificabile come motore non solo economico, ma anche sociale per l’intero territorio. Il solido sostegno scientifico dell’ Istituto Agrario di San Michele all’Adige e quello amministrativo e promozionale della Provincia di Trento completano gli interventi Una manovra preoccupanteNon posso nascondere che i temi e le tesi da Lei enunciate mi hanno sorpreso non poco (così come hanno sorpreso i valligiani presenti) e mi hanno indotto a rinunciare a presentare quelle stesse argomentazioni da Lei declamate. Intendevo infatti utilizzarle per richiamare l’attenzione dei presenti su quella che si presenta come una delle più preoccupanti manovre sulla natura stessa del vino, così come lo abbiamo inteso finora. Le avevo addirittura anticipate ai dirigenti del gruppo La-Vis, per le considerazioni ‘rivoluzionarie’ del ‘Wagner pensiero’: Avvertivo infatto il grande contrasto di quelle tesi con uno dei migliori slogan La-Vis, e cioè ” sorso di un territorio” per indicare i legami tra terroir e vino. Avrei utilizzato lo stesso testo e avrei invitato i presenti a riflettere sugli assunti categorici di Mr. Paul Wagner da Lei richiamato e paragrafato nel nocciolo duro del Suo intervento, ricalcando i passaggi cruciali dell’intervista all’esperto americano, pubblicata dall’autorevole Informatore Agrario e diffusa anche da Enopress nelle settimane scorse. Non sono poi intervenuto nel dibattito anche nella considerazione che la difesa del territorio, in contrapposizione alle Sue tesi, era stata più che autorevole con gli interventi di Lamberto Frescobaldi e di Fausto Peratoner, il geniale navigatore di La-Vis. Le confesso che sono rimasto assai sorpreso per le Sue citazioni del Wagner pensiero e per le argomentazioni nei confronti del territorio, considerata la peculiarità e importanza che questo riveste nella Valle di Cembra che ci ospitava e ancora più sorpreso quando Lei ha attibuito l’origine di molte delle tesi richiamate a “un giornalista americano”, un biglietto da visita riduttivo per un docente Suo collega, un “esperto mondiale di marketing”, uno dei maggiori operatori scientifici e del marketing che L’Informatore Agrario ha così testualmente presentato: “Paul Wagner, esperto statunitense di comunicazione e marketing nel settore vitivinicolo, è fondatore della Balzac Communications & Marketing, una delle maggiori società di marketing per l’industria enologica con clienti del livello di Constellation Wines, Union des Grand Crus de Bordeaux, Vinitaly/Veronafiere. È editorialista del periodico Vineyards & Vinery Management Magazine”.Mi conceda di pensare che per gli ascoltatori, il sapere che quelle tesi nascono dal pensiero e dai progetti di tal personaggio, piuttosto che da un giornalista che riferisce orientamenti nati altrove, fa una bella differenza. Soprattutto alla luce del fatto che il Prof. Paul Wagner ha per cliente un’entità ancora misteriosa come la Constellation Wines che ha assorbito la Mondavi e si muove con una logica globale. Cosa possono percepire i consumatori svedesi del vino a loro destinato, prodotto in Argentina e imbottigliato in una delle più storiche cantine d’Italia? Sicuramente il prezzo e l’alcol, in un’illusoria brand che evoca quelle favole dei Fratelli Grimm. Siamo certi che sia corretto sostenere, come ha fatto Lei riecheggiando Mr. Wagner, che ciò che “i consumatori vogliono è il «romanzo», l’«avventura», il «divertimento»”? “Non sono interessati alla fermentazione malolattica, sostiene Wagner, o a quanto tempo il vino viene affinato nelle barrique. Non si innamorano dei vostri vini perché avete un importante laboratorio di analisi. Molti produttori italiani hanno paura che si parli dei loro vini in termini di romanzo o divertimento, pensano che non sarebbero presi seriamente dal mercato”. Questo lo penso anch’io, soprattutto quando i sommelier ci affliggono con selle di cavallo sudato o allusioni spermatiche. Il ‘vangelo secondo Wagner’ e i ‘nuovi consumatori’E il vangelo secondo Wagner così continua: “Molti osservatori dicono che c’è una nuova percezione da parte dei consumatori di vino nel mondo, soprattutto in Europa. Si starebbe manifestando una certa «stanchezza» nei confronti di un linguaggio del vino esasperatamente tecnico che sta allontanando anche numerosi appassionati. Qual è la sua opinione, ha chiesto a Wagner L’Informatore Agrario, riguardo la comunicazione attuale del vino? “Io non direi – sostiene Wagner – che i consumatori abituali di vino abbiano cambiato la loro percezione nei confronti di questo straordinario prodotto. Direi, invece, che oggi vi sono nuovi consumatori nel mercato, che sono arrivati al vino con una diversa percezione, un diverso punto di vista. I «vecchi» consumatori spesso associano il vino al luogo nel quale viene prodotto; bevono il vino come espressione di un particolare territorio. Guardano al vino anche come un’espressione del produttore, del contatto tra il vitivinicoltore e il suo mondo.Questi ‘nuovi consumatori’, invece, sembrano più interessati a come il vino si adatta al loro stile di vita, anziché preoccuparsi di come loro si debbano adattare allo stile del vino. Sono molto più interessati alla connessione tra etichetta e moda anziché a quella tra produttore e territorio. Per loro il vino deve essere soprattutto divertimento. Una delle grandi «stranezze» dell’industria enologica è che molti produttori pensano che si dovrebbe demistificare il vino e dare un’immagine più semplice, di più facile approccio”. Un progetto di dimensione mondialeIn questi ultimi tempi si è tanto parlato di truccioli e legno nel vino, ma si è anche assai giustamente affermato che questi sono solo la punta affiorante di un cambiamento che si annunmcia epocale che è quello delle frazioni di vino. In Francia pensano di scansarlo assecondandolo con due categorie di vini, ma dimenticano la strozzatura rappresentata dalla grande distribuzione orientata verso la categoria più facile e sempre più dominante il mercato, che si accompagna con una crescente quantità di bevande di fantasia, birre alla frutta new generation e acque minerali nella disponibilità di colossi multinazionali.Piuttosto che di “vecchi” e “nuovi” consumatori, parlerei di consumatori ‘ante e post’ l’esplosione della viticoltura e dei vini del ‘Nuovo Mondo’ e anche in questa suddivisione ci sono ulteriori distinguo: ad esempio, i vini Sud Africani amano sottolineare il loro particolare terroir, che è spesso anche condizionato da un oceano o due, e la loro lunga tradizione centenaria, vicina ai 400 anni e la creazione di un vitigno unico come il Pinotage.Parlerei piuttosto di un ‘progetto’ o meglio di un indirizzo che oramai ha assunto una dimensione mondiale e coinvolto organismi rappresentativi internazionali come l’OIV. Alla Settimana dei Vini di Siena è stata presentata da parte dei rappresentanti dell’OIV la legittimazione delle ‘frazioni di vino’, ovvero i vino ‘lego’, ovvero smonta e rimonta. Parallelamente cambia anche la distribuzione: la Gdo (in Francia controlla circa l’80% del mercato) sostituisce in crescente percentuale i punti di vendita tradizionali e domina la domanda. Il consumatore è sempre di meno a conoscenza di cosa mangia e beve: la recente legislazione europei sul cioccolato, il lobbying delle multinazionali nel settore caseario, la legislazione su vino, birra e bevande. Anche la birra sta soffrendo le stesse problematiche: nonstante il decreto cinquecentesco sulla purezza cresce la vendita di birra con l’aggiunta di succhi di frutta con in testa la DAB che ha già prodotto oltre 900 mila ettolitri della nuova bevanda… Un’altra sorpresa nasce in me dal fatto che Lei abbia fatto solo un breve cenno all’OCM vino (inducendo involontariamente in errore il grande Sposini che ci ha poi intrattenuto OGM!) senza aver specificato che le misure annunciate dal commissario all’agricoltura Ue prevedono per l’Europa una riduzione di ben 400 mila ettari di vigneti!! di per sè gia un grande spazio per alcuni miliardi di bottiglie di vino che i produttori del Nuovo Mondo possono comodamente invadere grazie ai nuovi indirizzi produttivi.Da anni oramai il romanzo e l’avventura sono di casa a Cembra, come in Valtellina e in molti luoghi della viticoltura italiana: sono stati già raccontati non solo da La-Vis ma da tanti avventurosi viticultori, non solo alfieri del Mueller Thurgau ma eroi moderni che rivoluzionano le viscere della montagna con cantine futuristiche, che esportano gran parte del loro vino e hanno anche il tempo per inventare soluzioni d’avanguardia e creare realtà vitienologiche come Maso Poli, Pojer e Sandri, Villa Le Corniole solo per citarne alcuni. Conservo ancora la memoria di un Suo brillante intervento sui vini passiti che Lei ha studiato a fondo e che Le hanno consentito addirittura di parlare delle origini più lontane del vino. Non crede che sarebbe di gran lunga assai più producente dare maggior spazio a questo tipo di ‘romanzi’ piuttosto inventare, per la penna di un ‘dan brown’ enoico, quelli effimeri dedicati a brand di volta in volta alla moda? Per non parlare soltanto del Bricco dell’Uccellone, o del Durello e della Passera?!Sono d’accordo che molte, tante cose vanno cambiate, nel marketing come nella comunicazione, e mi riferisco a quella più stucchevole e abusata, senza per questo dover e consegnare la qualità dal vigneto, e quindi dal territorio, ai soli processi industriali. Le stesso Doc debbono trovare un nuovo assetto, ma trovo preoccupante e lontano dagli interessi dei più sminuire il ruolo del territorio, che, nel caso della Valle di Cembra, può essere interpretato, a sentire certi commenti nel post-talk-show, come “tradire se stessi, tradire gli amici”. E’ inutile nasconderselo: una profonda riforma attende il settore. A commento del progetto di riforma dell’OCM presentato dal Commissario Mariann Fischer Boel, Il Corriere Vinicolo del 3 luglio approdeato in questi giorni sulle scrivanie degli operatori del settore, titola: “Basta stampelle l’OCM sarà radicale” e aggiunge nel sommario: “Via libera agli espianti, stop a distillazioni e stoccaggi. Le pratiche enologiche sono e saranno quelle accettate dall’OIV, chips compresi”. E così sia, almeno come la pensa l’organo ufficiale dell’UIV, anche se bisognerà attendere almeno gli inizi del 2007 per la presentazione definitiva della riforma, sentiti tutti i Paesi e le organizzazioni di categoria interessate. E’ indubbio che in questa fase dovranno far sentire la loro voce quanti hanno a cuore la vigna che è l’origine principe della qualità e, come tale, espressione del territorio, delle pratiche e della tradizione con tutte le loro radici. Perchè il vino che viene prodotto nel caso del Mueller Thurgau è, come sostengono alla La-Vis l’ “interpretazione di successo da parte di un’azienda”, ma è innanzitutto “Risorsa di una Valle. Espressione di un territorio”. Enopress è seguita regolarmente dagli addetti ai lavori e della ricerca scientifica e universitaria di 30 Paesi, dove maggiormente si concentrano gli interessi per la vitienologia, tanto che circa il 70% della sua diffusione è all’estero, con punte verso gli Usa e l’Unione Europea. Abbiamo già pubblicato numerosi aspetti di questo dibattito, illustrando anche il punto di vista dei responsabili per le nuove tecnologie e per il settore legale dell’OIV, rispettivamente Prof. Dr. Ulrich Fischer e Dr. Hans Haupt. Ritengo che l’argomento sia di interesse generale, di qui la lettera aperta che Le indirizzo. Resto comunque a Sua disposizione per pubblicare una Sua replica e quanto Lei riterrà di voler dichiarare al fine di una migliore comprensione. Perchè sia possibile riassicurare tanti generosi operatori impegnati ad onorare la loro opera che, assai spesso, è una missione. Con i migliori saluti, Dr. Giancarlo Panarella
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