L’inquinamento c’è ma non è detto che si debba accettare senza combatterlo. La Legambiente ha tratto questa conclusione, dopo aver presentato l’ennesima ricerca sull’inquinamento ambientale. Da una parte c’è la diminuzione della spesa per l’innovazione e la ricerca, e dall’altra non si fa più in tempo a fronteggiare gli abusi che si commettono contro l’ambiente. Ma non tutto è nero: dalla produzione biologica arrivano segnali positivi anche se l’inquinamento ambientale è cresciuto dell’8% in undici anni. Il rapporto della Legambiente dice anche altre cose e lo fa elencando tabelle e numeri che riassumiamo; dal rapporto, quindi, ecco gli indicatori della salute del paese.
La spesa per la ricerca e lo sviluppo nel 1992 era dell’1,18%, nel Pil 2002 dell’1,11%. Le costruzioni abusive nuove nel 2001 erano 28.300, nel 2002 30.800. Le emissioni climalteranti tra il 1990-2001 segnano +8,7% mentre in europa si è a – 2,4%! La capacità eolica installata nel 2002 è di 788 Mw ma in Germania è di 12000 Mw. Infine, l’intensità energetica consumata per la produzione di una unità di prodotto nazionale lordo è –2,9 tra il 1990-2000, mentre la media europea nello stesso periodo e –10,2%. Insomma Italia maglia nera per l’Europa e non è che tutto dipenda dal governo del paese. Tutti coloro che hanno a che fare con lavori che possono guastare l’ambiente sono colpevoli di non voler ridurre emissioni inquinanti. E dovrebbero capire che di questo passo si rischia il tracollo di tutto e per tutti. Conviene?Ma l’esame dei numeri non è finito. Guardando a quelli che riguardano i rifiuti vediamo che nel Paese ci sono tre zone con cifre che vanno bene al Centro-Nord e malissimo al Sud. Il trattamento e recupero da raccolta differenziata è passato in quelle zone dal 22,2% del 1997 al 47% del 2002. Ma al Sud questi dati si riducono a una sola cifra percentuale! L’agricoltura biologica nel 200 ha interessato 501.691 ettari, nel 2002 è salita a 746.510 ettari, con il Sud sempre fanalino ma in pieno recupero. Il consumo dei fertilizzanti è a –21% tra il 1981 e il 2001. Le aree protette riguardano il 10% del territorio nazionale con 2,9milioni di ettari di superficie terrestre e 263mila ettari di superficie marina. Un dato da non disprezzare e che in Campania è altamente positivo.Parlando di raccolta differenziata purtroppo è di questi giorni che in Campania è scoppiata la guerra delle discariche e quindi inutile stare a parlare di percentuali: si è all’anno zero e la venuta di un nuovo commissario dovrebbe sbloccare la situazione.Ma ci sono, come detto, segnali positivoi e vengono dalla crescita del commercio equo e solidale. ( Nota di Francesco Landolfo, inviato alle Arga)
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