La divina costiera a caccia di turisti stranieri, ma allo stesso obiettivo puntano anche le penisole sorrentina e cilentana. L’idea è buona e il progetto calamita è allettante. Infatti, oltre al buon ristoro e all’attrezzatissima ricettività alberghiera (ce n’è per tutte le tasche), gli imprenditori turistici hanno pensato di arricchire le loro offerte con robuste proposte che spaziano da gite senza spesa nelle località archeologiche o nelle isole vicine. Ma c’è anche la possibilità di andare per le fattorie che praticano agriturismo, con visite agli allevamenti o alle serre coltivate biologicamente. Insomma, gli imprenditori locali le stanno provando tutte, seguendo la traccia della filiera turistica che a suo tempo, non più di due anni fa, l’assessoire regionale al turismo, Teresa Armato, pose in essere, per allungare la stagione turistica, portandola vicina agli undici mesi l’anno, proprio grazie ad offerte turistiche alternative e compensative, ma senza dimenticare di valorizzare la produzione agroalimentare e vinicola, non solo il limoncello, che è notevole e di grandissima qualità. Il discorso che tende a portare più turisti stranieri, è iniziato anche con una massiccia presenza alle varie Bit internazionali.Anche gli imprenditori più riottosi hanno capito che anche se è vero che con l’euro ogni settore ha subito una flessione, tutto si può recuperare. Turismo d’elite e di qualità, sì, ma anche offerte che non svenano chi ha fatto dell’Italia la meta delle sue vacanze. D’altra parte chi, al mondo, può vantare tale concentrazione di beni naturali, paesaggistici,culturali e archeologici disponibili nello spazio di pochi chilometri come in Campania? (Nota di Gianpaolo Necco, inviata alle Arga)


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