23 novembre 2004 – In tavola il formaggio che i briganti nascondevano nelle grotte del Sagittario. Coi pomodori buste biodegradabili
1) ANVERSA DEGLI ABRUZZI
I briganti d’Abruzzo avevano trovato rifugi inespugnabili tra le gole dei massicci calcarei tra la Valle del Sagittario e il Piano delle Cinque Miglia. E in quei rifugi nascondevano anche i loro formaggi, ora riscoperti e riproposti dal consorzio Parco Produce e dall’Accademia della Cucina in un simposio a Villa Alessandra di Alanno. I briganti di “Crucitto” e i tanti altri che spadroneggiavano in Abruzzo avevano grande cura del loro formaggio pecorino, che conservavano con perizia nelle grotte. Avevano messo a punto una tecnica di conservazione da far invidia ai più esperti “affinatori” di oggi: il pecorino veniva oliato e conservato in un otre sigillato con pelli di capra, da cui era stato eliminato l’ossigeno con l’ausilio di un lumino o una candela. L’otre, serrato e nascosto nella grotta, poteva conservare a lungo il formaggio, anche per tre anni. Il consorzio Parco Produce, condotto da Nunzio Marcelli, ha ripercorso le stesse strade, non certo quelle del brigantaggio ma solo quelle che portavano alla produzione del pregiato formaggio, cui è stato dato il nome de “Il Brigantaccio”. Naturalmente la grotta in cui sono state trovate le tracce, ben conservate, del formaggio dei briganti, non è stata resa nota.Ma quel che conta è che, 150 anni dopo, quel formaggio torna in tutta la sua bontà. Giulio Larosa
2) COI POMODORI LE BUSTE BIODEGRADABILI.
Un gruppo di ricercatori del CNR di Napoli ha fatto una scoperta davvero eccezionale: le bucce di pomodoro potranno essere utilizzate per la realizzazione di buste biodegradabili.
La straordinaria notizia, riportata per primo dal giornale economico “Il Denaro”, non e’ una delle classiche bufale che viaggiano su internet e nemmeno una di quei progetti strampalati che non diventeranno mai concreta realta’: esiste, infatti un progetto, presentato nel corso di un convegno in Australia, per la realizzazione del primo centro per la produzione di buste ecologiche
che nascera’ nella zona tra Sarno e Nocera. L’ inventore si chiama Rocco De Prisco, ricercatore dell’ istituto di chimica molecolare del CNR di Napoli. L’ idea che si vuole portare avanti e’ quella di inserire, nella catena produttiva delle industrie conserviere esistenti, un ulteriore linea di produzione che riutilizzerebbe la buccia di scarto per la produzione delle ecobuste di plastica….. “al sugo”.
Noi consumatori delle Duesicilie, d’ ora in poi, avremo un motivo in piu’ per apprezzare i nostri pomodori. Giulio Larosa – Il Brigante – redaz. Abruzzo


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