L CULTO DEL MELOGRANO A NAPOLI
Travolti dalla vita frenetica di Napoli spesso non ci rendiamo conto di quante immagini sfuggano ai nostri occhi, tra simboli, misteri che questa città rivela solo a chi sa osservare, chi sa cercare, chi non è mai sazio di scoprire.
In numerose opere d’arte ritroviamo la raffigurazione della melagrana. Già in tempi arcaici questa era raffigurata tra le mani di Eva in quanto frutto del peccato. Ma perché questo frutto ricorre così spesso nell’iconografia campana? Perché nei giardini della Campania vi è sempre un albero di melograno? In uno dei suoi inni, Omero racconta la storia di Persefone che, intenta a raccogliere narcisi, fu attratta da un “bel giocattolo” e lo prese tra le mani.
Era una melagrana.
A quel punto la terra si aprì all’improvviso sotto i suoi piedi, e la fanciulla precipitò nell’oscurità profonda. Così la madre, Demetra, disperata cominciò a cercarla e, adirata da quanto accaduto, per vendetta iniziò a trasformare le sue compagne più fidate in esseri mostruosi col busto di donna ed il corpo di pesce. E furono proprio queste creature a divenire poi le fondatrici di Napoli. Ma essendo Demetra la dea della vita e della fertilità, impedì anche alla terra di germogliare. La natura pareva assopita in un inverno interminabile.
Fu Zeus, successivamente, ad intervenire, rivelandole il destino della giovane Persefone in un montaggio parallelo in cui racconta che la sua bellezza aveva ammaliato Ade, dio degli Inferi, a tal punto da spingerlo a rapirla e portarla con sé nel mondo sotterraneo di cui era padrone. Così il padre degli dei ordinò che la bellissima fanciulla fosse riportata in superficie, ma prima che ciò avvenisse Ade escogitò un altro dei suoi inganni; riuscì a farle mangiare sei chicchi di quel “bel giocattolo” che tanto le era piaciuto, si trattava infatti di semi di melagrana che una volta ingeriti la legarono per sempre al suo nuovo sposo.
Ella sarebbe poi tornata dalla madre, ma ogni anno discesa negli Inferi per tre mesi. È il periodo tra ottobre, novembre e dicembre, in cui Demetra piange la mancanza della figlia e la terra si fa arida e spoglia, il clima freddo, il cielo buio, e i melograni si aprono lasciando cadere i loro chicchi al suolo.
Questo è il mito che orbita attorno a tale frutto, ma vi è anche una leggenda squisitamente meridionale che vuole portare i melograni nelle nostre case ad inizio ottobre poiché, posti nel centrotavola delle nostre cucine, maturano per poi aprirsi nel periodo di novembre, in concomitanza del giorno della commemorazione dei defunti, onde attirare tutte le energie negative della casa al proprio interno.
SCRITTO DA LIDIA CRIMALDI IL 15 NOVEMBRE 2017. INSERITO IN VAC ‘E PRESS
da: Qualcosa di Napoli, e foto melogranopuntarella

Categorie: Il Contadino

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