NAPOLI. Sulla principale misura per la gestione del rischio in agricoltura della Politica agricola comune nel periodo 2023 – 2027 e inerente l’aiuto agli agricoltori per sottoscrive polizze assicurative mancano almeno 230 milioni all’anno e si rischia di ridurre della metà l’intensità dell’aiuto ora previsto al 70%, proprio nel momento in cui è più necessario promuovere la cultura della gestione del rischio tra gli agricoltori E’ questa la notizia rimbalzata oggi al “Bufala Fest 2023” – che si tiene in Piazza Municipio a Napoli – durante il talk di Cia Campania sul tema: “Prevenzione e gestione del rischio in agricoltura”. A lanciare l’allarme il professor Fabian Capitanio, docente all’Università degli Studi Federico II di Napoli, l’esperto in materia di rischio che ha elaborato in collaborazione con il Crea e per Regione Campania un ampio documento conoscitivo noto come “progetto Agririsk”. “E’ il conto presentato da una gestione centralizzata e che assicura solo alcune province e poche colture – spiega il docente –  con la misura nazionale le tariffe medie sono cresciute a dismisura (raddoppiate) e, di conseguenza, gli stessi valori assicurati assorbono molte più risorse: previsto un fabbisogno di spesa pubblica circa 300 milioni l’anno, in realtà costeranno almeno 530 milioni Il tutto mentre sulla gestione del rischio in agricoltura ci sono quasi un miliardo e 288 milioni di euro di euro nel 2023-2027, pari a circa il 20% del totale dei fondi comunitari per il settore primario assegnato all’Italia dall’UE nel quadro della Politica agricola comune e un impegno complessivo di spesa pubblica che va ben oltre il 3 miliardi di euro. Alert subito raccolto dal presidente di Cia Campania Raffaele Amore “Si sta discutendo di portare l’intensità di aiuto al 30 o al 40 per cento, rispondiamo no, al ministero dell’Agricoltura trovino i soldi per completare il budget della nuova programmazione, un taglio del genere sarebbe tanto più inaccettabile oggi, che discutiamo della necessità di una maggiore diffusione della cultura della copertura del rischio tra gli agricoltori.” Nel convegno rilanciata anche la necessità di un ente pagatore regionale per la Campania, in grado di attuare anche il monitoraggio dei danni.

Nell’intervento del professor Capitanio sono emerse tutte le potenziali distorsioni connesse alla gestione centralizzata degli strumenti del rischio nella programmazione 2023-2027, non essendo cambiata l’impostazione della passata programmazione: concentrazione della spesa nel settore assicurativo, con la possibilità che anche in questa programmazione la spesa di 8 province del Nord rappresenti il 70% delle polizze agevolate italiane, mentre appena 60 milioni di spesa pubblica a livello nazionale sul periodo 2023 -2027 sono stati appostati per supportare i fondi mutualistici per la gestione del rischio climatico, stessa cifra appostata sui fondi mutualistici per il riequilibrio del reddito in caso di crisi di mercato. Il tutto con il rischio di continuare a pregiudicare anche l’equilibrio della gestione delle compagnie agricole, fino ad oggi in perdita strutturale sul settore agricolo, motivo questo dell’aumento dei costi delle polizze.

“È importante non identificare la gestione del rischio solo con lo strumento assicurativo – afferma il prof. Capitanio – è pertanto fondamentale considerare anche l’utilizzo dei fondi mutualistici sia nella versione a copertura dei rischi naturali che nella formula “Income Stabilization Tools” posti a tutela dei rischi di mercato, che possono essere anche una chiave decisiva nel rapporto banca impresa in agricoltrura.”

Raffaele Amore, presidente di Cia, su tanto ha detto: “Condividiamo in pieno la proposta della Regione Campania nel senso di una regionalizzazione della gestione di almeno una parte dei fondi dedicati alle assicurazioni incentivate e ai fondi mutualistici, soprattutto chiediamo con forza che anche Regione Campania possa dotarsi di un autonomo ente pagatore regionale, in grado anche di concretizzare i controlli sui rilievi in caso di danni a colture, necessari per attivare tutti gli strumenti a disposizione. E di sicuro è necessario anche, in un contesto di maggiore e migliore divulgazione di tutti gli strumenti della gestione del rischio, semplificare gli aspetti amministrativi e burocratici anche per rendere possibile l’attivazione anche nelle regioni meridionali dei fondi di mutualizzazione che sono complementari allo strumento assicurativo e che hanno anche l’ulteriore valore aggiunto di facilitare l’accesso al credito delle aziende agricole mediante la costituzione del soggetto gestore con bilancio certificato e bancabile.”

Nicola Caputo – Assessore Agricoltura Regione Campania, ha ribadito la proposta della Regione Campania, lanciata in un convegno il 27 febbraio scorso: assicurare parte delle risorse nella disponibilità delle regioni per dar luogo a un’azione forte ed efficace, misurata alle esigenze assicurative e mutualistiche specifiche dei singoli territori implementando, in autonomia, progetti sperimentali per polizze, fondi mutualistici e strumenti di tutela del reddito settoriali e non settoriali. In proposito, l’assessore Caputo ha detto “Durante la Commissione Politiche Agricole che si tiene domani alla Reggia di Caserta ho intenzione di chiedere al ministro il 40% per queste misure”. Caputo inoltre ha rivelato che in un documento di posizione depositato alla Commissione Regioni dell’Unione Europea ha delineato il futuro della gestione del rischio nella programmazione europea dal 2028, nel senso di un “Fondo catastrofale aperto alla finanza privata e un maggiore equilibrio tra gli altri tre strumenti: fondi mutualistici e assicurazioni incentivate”.

Sono poi seguiti gli interventi di alcuni assessori regionali all’agricoltura, che si sono detti tutti pronti – pur con argomentazioni diverse – a sostenere la proposta Caputo sulla regionalizzazione degli strumenti di gestione del rischio e che si sono anche detti favorevoli ad un necessario intervento dell’Italia nella discussione della futura Pac a 2028. Marco Protopata, assessore in Piemonte ha sostenuto in particolare la necessita che vi siano più assicurati e polizze più accessibili. “I nostri Condifesa con le anticipazioni che hanno fatto rischiano di chiudere – ha detto, sottolineando: “Come Regione Piemonte abbiamo avviato un tavolo di confronto, i cambiamenti climatici sono al centro della riflessione e sulla regionalizzazione, siamo in linea con la proposta di Regione Campania

Sulla stessa linea anche Federico Caner, assessore in Veneto e coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza Stato Regioni e Andrea Maria Antonini, assessore nelle Marche.

Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia ha concluso sottolineando l’importanza del ruolo delle assicurazioni incentivante “Nessuno regala nulla, ma devo dire che la perdita è compensata”.

Ma dal presidente Fini arriva anche l’ammissione: “Oggi il sistema non funziona. Larga parte delle produzioni agricole è in difficoltà per i cambiamenti climatici. E il sistema assicurativo resta l’unica via per dare un futuro ed equità alle aziende agricole. Abbiamo aziende agricole non assicurate che perdono tutto, ma altre aziende che possono beneficiarne perché altri in diversi territori hanno avuto danni non risarciti”.

L’imprenditore agricolo per Fini “deve essere messo in grado di lavorare tutti gli anni allo stesso modo”.

“A livello europeo – ha aggiunto – stiamo già discutendo della nuova Pac dal 2028, dove si pensa di superare i pagamenti a superfice per orientarli sempre più alla sostenibilità ambientale vero, ma se ne deve fare carico tutta la collettività, non solo l’agricoltore”.

Sul fondo catastrofale AgriCat ha detto “In Italia abbiamo portato avanti una sorta di sperimentazione: 3% del primo pilastro dal portafoglio degli agricoltori per alimentare AgriCat.”

“AgriCat – ha concluso – non sostituisce le assicurazioni, ma è nato per incentivare le polizze assicurative. Dobbiamo su questa linea cercare di accompagnare sempre di più le aziende agricole in questa trasformazione”. Occorre cogliere la sfida per costruire un sistema per risarcire veramente le aziende agricole anche quando si perde sui prezzi di mercato. Ma non deve diventare un alibi per l’industria. Io credo che questa sia una strada da percorrere.


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