L’assessore all’agricoltura della Regione Campania, Vincenzo Aita, critico sull’annuncio del suo ritiro dalla Giunta annunciato da Rifondazione
Le dimissioni di Vincenzo Aita, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, sono state l’argomento richiamato in prima pagina da tutti gli organi di informazione regionali e nazionali. Dal momento che le stesse non sono state ancora formalizzate, e che c’è un’ampia discussione da parte di alcuni partiti che sostengono il governo regionale che manifestano un disagio politico in ordine a scelte programmatiche e di lavoro da parte dell’esecutivo regionale, riteniamo doveroso pubblicare una dichiarazione dell’assessore che, oltre a chiarire la sua posizione politica, spiega i fatti che hanno portato all’annuncio delle sue dimissioni da parte del Comitato regionale del partito di Rifondazione comunista. Inoltre, a seguire, pubblichiamo anche copia integrale del documento contenente le proposte sugli impianti Cdr in Campania e sul termovalorizzatore di Acerra, trasmessoci dall’assessore Aita che lo aveva consegnato al Comitato giovedì 16 settembre.
“La decisione del comitato regionale del partito di rifondazione di ieri sera(16 settembre, ndr) è a mio parere affrettata e non condivisibile.
Di fronte al Comitato Politico di ieri il punto in discussione non era l’apertura di una crisi politica alla regione, fatto questo già determinato dagli ultimi due documenti emessi dalla segreteria regionale del partito, ma di costruire una proposta complessiva, da sottoporre al Presidente della Giunta e alle altre forze politiche della maggioranza, e non limitarsi ad un secco “si o no” sulla questione del termovalorizzatore di Acerra. La decisione assunta ieri sera dal Comitato Politico porta ad una chiusura totale e non produce alcun beneficio né dal punto di vista sociale (sviluppo del movimento di lotta di Acerra) né da quello politico (soluzione della crisi della maggioranza).
Durante il comitato politico avevo illustrato alcune linee guida su cui sviluppare un confronto nel partito regionale e nazionale in modo tale da costruire una proposta politica in grado di affrontare e risolvere positivamente la questione di Acerra e più in generale la questione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania.
A questo punto non posso fare altro che adeguarmi alla decisione del Comitato Regionale senza però condividerne metodo, tempi e sostanza politica. Pertanto lunedì mattina formalizzerò le mie dimissioni nelle mani del presidente Antonio Bassolino.
Spero soltanto che il Partito, con i suoi organismi dirigenti regionali e nazionali, riesca a riprendere l’esile filo di una possibile mediazione, che consenta di non disperdere un’esperienza positiva di quattro anni di buona amministrazione e soprattutto di affrontare e risolvere i problemi dei cittadini della Campania”.
TESTO DELLA PROPOSTA DI VINCENZO AITA AL COMITATO POLITICO REGIONALE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
Quello che segue è il testo del documento proposto dall’assessore regionale all’agricoltura Vincenzo Aita al Comitato Politico Regionale del Prc il 16.9.04, che ha sancito l’abbandono della Giunta da parte del partito:
“ La Regione, vive oggi un problema drammatico e di primaria importanza che necessita di soluzioni immediate senza le quali non vi sarà sviluppo e futuro. Il problema dei rifiuti solidi urbani e le difficoltà che si stanno vivendo per l’applicazione del piano Rastrelli non consentono ad un partito come Rifondazione comunista che in questi anni, tra l’altro, è stato presente in tutte le amministrazioni da quella comunale a quella provinciale e regionale, di sottrarsi alle responsabilità di intervenire con tutte le proprie forze e propositivamente. La costruzione del termovalorizzatore di Acerra con le modalità anche violente che tutti conosciamo ha fatto esplodere in maniera forte la gravità del percorso intrapreso per l’uscita da questa fase emergenziale dell’annosa gestione dei rifiuti. Siamo però in una fase così avanzata che non basta dire no al termovalorizzatore e sì alla raccolta differenziata. Dovremmo invece individuare, quale forza di governo di questa Regione, una strada che ci consenta realmente di addivenire ad una proposta concreta, sostenibile nei tempi e nei modi.
Rifondazione Comunista dovrebbe pertanto avanzare all’assessorato all’Ambiente all’intera amministrazione regionale una proposta semplice e nello stesso tempo articolata in più punti:
1. sospensione del cantiere di Acerra in attesa della Valutazione Impatto Ambientale (VIA)
2. previsione già nel bilancio 2004 , ancora all’attenzione del Consiglio Regionale per l’approvazione, di un apposito fondo adeguatamente dotato perché possa effettivamente partire un vero piano per la raccolta differenziata che preveda premialità e penalità per i comuni inadempienti.
3. rimodulazione di tutto il piano di raccolta dei rifiuti solidi urbani
4. messa in sicurezza di tutti gli impianti di CDR adeguandoli alle più avanzate tecnologie ed a tutte le normative europee e nazionali .
5. ridislocazione del piano FIBE per quanto riguarda i termovalorizzatori che va articolato su tutto il territorio regionale ed a cura delle Province.
6. controllo continuo e totale di tutto il ciclo dei rifiuti sino alla loro distruzione affidato ad una Commissione tecnico/scientifico in grado di monitorare tutte le fasi del processo
mantenimento, una volta stabilizzato il processo del ciclo dei rifiuti, dei soli termovalorizzatori necessari ai prodotti non riciclabili.

Credo che l’impegno di Rifondazione Comunista su tali temi a partire quindi dalla lotta di Acerra non possa che passare attraverso la richiesta della delega dell’Assessorato all’Ambiente, con la individuazione di una figura di grande spessore e capacità tecnico/scientifiche in grado così di garantire sia i livelli sociali che quelli istituzionali
Relativamente ai punti 1,3,4 e 5 i partiti di maggioranza e la Giunta Regionale aprono un confronto serrato con il Governo Nazionale e il Commissario Catenacci”.
Con la decisione presa nel Comitato Politico Regionale di ieri sera il Prc scarica sulla giunta regionale problematiche la cui soluzione riposa unicamente nelle mani del commissario straordinario Corrado Catenacci e in quelle del governo nazionale.


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