Un’occasione persa quella del convegno Solidarietà Istituzioni Volontariato che si è tenuto lunedì 18 presso l’Hotel Royal di Napoli. Fortemente voluto dall’Arec Campania, l’associazione degli ex consiglieri regionali, presieduta da Ferdinando Clemente di San Luca, e dall’Associazione ex parlamentari, il convegno poteva dirsi infatti concluso già al mattino, con gli interventi di Edo Patriarca, di mons. Giovanni Nervo e di Carlo Borgomeo, ovvero il presidente della Consulta III settore, il presidente onorario della Fondazione Zancan e l’amministratore delegato di Bagnolifutura. I primi due, Edo Patriarca e mons. Nervo, sono entrambi partiti dalle parole di Giovanni Paolo II per ribadire il significato della solidarietà: “Questo non é un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone vicine o lontane. Al contrario è la determinazione ferma e costante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano veramente responsabili di tutti” (Sollicitudo rei socialis). Dall’enciclica del 1997, Patriarca ha preso l’avvio per porre l’accento sul rapporto tra il bene comune e lo sviluppo della società: “Gli economisti hanno rilevato che c’è capacità di competizione dove c’è comunità, coesione, la capacità di riconoscersi sistema – ha affermato Patriarca -. Quando parliamo di affari sociali non parliamo di un capitolo del bilancio, ma del Paese: come si può parlare di competizione quando le famiglie non arrivano alla fine del mese? Questo Paese è cresciuto perché si è riconosciuto nella cultura dei legami forti, nel senso profondo della comunità”. Il richiamo al bene comune è quindi stato rivolto alla politica “nella sua accezione bella e importante, capace di costruire una civiltà a misura di uomini”, perché, ha proseguito Patriarca “sembra quasi oggi che i diritti siano un orpello, mentre si deve coltivare la cultura dei diritti”, intendendo i diritti di tutti, anche degli ultimi. Patriarca si è rivolto quindi alle istituzioni perché riconoscano ormai la dimensione del III settore, perché nell’esternalizzare i servizi alla persona, non usino strumentalmente il terzo settore, ma ne riconoscano il ruolo in una concertazione vera, ne riconoscano l’autonomia per una reale sussidiarietà. Ed anche perché sia riconosciuta la diversa natura dell’impresa sociale che “va valutata sulla capacità di creare comunità, non sul ribasso dei costi delle prestazioni – ha spiegato Patriarca circa il sistema delle gare d’appalto – il ribasso porta al lavoro sommerso, dequalificato, ed impedisce un’evoluzione del III settore”. Il che poi è valido per tutti le imprese n.d.r. Dalla medesima enciclica è partito il discorso di mons. Giovanni Nervo, che ha però fatto riferimento anche all’articolo 2 della nostra Costituzione per affermare di nuovo che la solidarietà è alla base della nostra società. Ma Nervo ha fatto anche un importante distinguo: “La cooperazione nasce dal volontariato, ma non è volontariato. Il problema vero del volontariato è mantenere l’identità di lavoro gratuito, e i valori che lo animano. Lo ha ribadito Ferdinando Clemente in una domanda posta ai relatori: perché una legge sul volontariato se è gratuito? Il volontariato più che di soldi ha bisogno di formazione. Di soldi il volontariato può anche morire. Ma sarebbe assurdo – ha concluso Nervo – che presso la Regione ci fosse un fondo inutilizzato al quale hanno diritto le associazioni di volontariato: si parla di miliardi, non di spiccioli!”. E’ stato però Carlo Borgomeo a denunciare con forza un’assenza: “Manca la politica (quella però di cui parlava Patriarca n.d.r.), e c’è un’assuefazione pericolosa alla degenerazione dei valori ed all’equazione pubblico=spreco, Mercato=Nostro Signore”. Distinzione tra volontariato e terzo settore, accomunati dal valore della solidarietà ed assenza della politica sembravano al termine della mattinata punti fermi da cui partire per la tavola rotonda pomeridiana Volontariato: quale futuro? Peccato che i relatori della mattina fossero assenti il pomeriggio e che Pasquale Viespoli, sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ed Adriana Beffardi, assessore regionale alle Politiche sociali, fossero stati assenti la mattina, e quindi ignari di quanto acquisito. Nonostante il valoroso tentativo di Nicola Imbraco, coordinatore assessori ed ex parlamentari della Campania, di raccordare i due momenti, gli esponenti delle istituzioni hanno ritenuto che nell’indistinzione tra volontariato gratuito e a pagamento (distinzione che era invece stata definita nella mattinata), l’unico punto certo sia la necessità di modificare la legge 266/91. Insomma, un’occasione persa. Claudia Torre


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