Nella prospettiva della modifica della legge regionale faunistico-venatoria della Campania, la Federcaccia campana ha presentato alla Regione la sua proposta per l’istituzione del “Cacciatore eco-ambientale pronto a collaborare nella lotta al bracconaggio”. Il progetto è stato illustrato dal presidente della Federcaccia, Antonio D’Angelo, e dal vicepresidente nazionale, Felice Buglione. La proposta consiste nella costituzione di un osservatorio faunistico regionale, l’istituzione di una commissione per i rapporti regionali per gestire i calendari venatori, la creazione di un comitato tra federcaccia, guardie forestali, polizia provinciale, per l’ aggiornamento della legge regionale vigente. Pronti a costituirsi parte integrante nella tutela ambientale e nella lotta al bracconaggio sono i 40mila iscritti, disposti a monitorare i boschi e segnalare dissesti, smottamenti, frane, pericoli nei territori di esercizio venatorio. Una iniziativa che va supportata anche dai giornalisti ambientalisti, considerato che sono proprio i cacciatori i primi ad avvertire i mutamenti dei territori di caccia, che invece vanno salvaguardati sia dalle insidie della natura che dalle devastazioni umane. Che la caccia sia un vero e proprio business nazionale lo dicono queste cifre: 725.701 armi prodotte nel 2001 mentre nel 92, anno di approvazione della legge sulla caccia, ne erano 288.000. I cacciatori sono 521.950 al centro-nord, e 208.050 al sud. In Europa sono 6 milioni circa. Per contro la caccia porta morte e feriti anche tra gli umani: negli ultimi due anni i morti in Italia per incidenti di caccia sono stati 747, feriti gravi 38 e feriti lievi 77. Il business ammonta a 6mila miliardi di vecchie lire. I cacciatori italiani avevano goduto dei benefici di un calendario anticipato, (dal 21 settembre la data era stata anticipata al 1°), grazie alle Regioni, e solo 4 di esse, Lombardia, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata, avevano rispettato la data del 21. Paradossalmente, erano stati proprio i cacciatori partiti il 1° settembre a rendersi conto che la siccità ed il gran caldo di questa scorsa estate, aveva di fatto dimezzato le zone d’umido dove di solito si trovano le specie da cacciare. Cioè di anatre, fringuelli, peppole, quaglie, taccole, tortore e storni si vedevano ben pochi esemplari, il carniere restava per lo più vuoto e le zone di caccia presentavano un aspetto spettrale e sconsolante, coi tronchi anneriti dalle fiamme e le pianure cosparse di piccoli focolai. I corsi d’acqua quasi asciutti e le paludi arse, facevano da completamento a uno quadro dei più brutti che la natura potesse mostrare. In questa situazione i cacciatori hanno fatto quadrato e, almeno in Campania, d’intesa con la Federcaccia hanno dato vita al progetto di modifica alla legge regionale sulla caccia. (Nota di Gianpaolo Necco, componente Arga, inviata alle Arga) .


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