Diossina, inquinamenti e dintorni in Campania Diossina tra Napoli e Caserta: campagne avvelenate, e le bestie vengono bruciate.
Alla 12 giorni di Milano per fare il punto sulla salute della terra da parte di 188 paesi del mondo, risponde l’Agenzia regionale per l’ambiente della Campania che a Napoli, nella città della scienza di Bagnoli, ha organizzato una tre giorni per fare altrettanto sia pure su scala ridotta, parlando solo della regione napoletana. Molto grave la situazione di fiumi mentre sulle coste vi sono segnali incoraggianti. Per il caso di Acerra, diossina e dintorni per intenderci, una strana polemica tra l’assessore regionale all’ambiente ed il sindaco che dice che potrebbe esserci diossina nache nel seno materno, non aiuta a risolvere i tanti problemi della zona dell’agro nolano. L’emergenza ambientale in Campania è abbastanza nota ma una tabella sarà utile al riguardo. I comuni maggiormente interessati da inquinamento sono 19 in provincia di Caserta: Recale, Marcianise, San Marco Evangelista, Portico di Caserta, Macerata Campania, San Nicola la strada, Capodrise, Villa Literno, Casal di principe, San Cipriano d’Aversa, Villa di Briano, San Tammaro, San Prisco, Caserta, Valle di Maddaloni, Maddaloni, Casapesenna, Santa Maria la Fossa, Cancello arnone; e 7 nella provincia di Napoli: Acerra, San Vitaliano, Pollena Trocchia, Nola, Marigliano, Cercola. Le cause di inquinamento sono molteplici. Le più frequenti sono: i rifiuti dati illegalmente alle fiamme; alcune industrie come gli inceneritori, cartiere, fonderie, raffinerie, impianti per la lavorazione di materie plastiche; le discariche abusive di rifiuti tossici spesso provenienti da altre regioni, specie da quelle del nord, con 17 siti censiti solo ad Acerra; i pozzi inquinati da metalli pesanti e sostanze chimiche, di cui 60 solo ad Acerra. Tutto ciò ha provocato forzatamente il sequestro di oltre 500 bovini e 10mila ovini nel periodo 2002-2003. Inoltre gli incendi di rifiuti in tre annni hanno avuto una terribile escalation: 67 nel 2000, 151 nel 2001, 68 nei primi sei mesi del 2002. La diossina che di norma si trova nel latte animale è di 3 picogrammi; mentre il valore riscontrato varia da 6 a 30 picogrammi con punte di oltre 30! Fra Napoli e Caserta, dunque, le campagne avvelenate dagli incendi dei rifiuti scaricati illegalmente. Vengono dal nord, soprattutto, e al nord vengono inviate le bestie infette dove finiscono in un termodistruttore. Ma quanto costa questo via vai di rifiuti tossici, di bestie da bruciare, di danni da pagare, di terre da bonificare? Ce lo dirà qualcuno che verrà ad incassare, prima o poi. Intanto tra ovini e bovini sono settemila i capi da abbattere entro l’anno. E gli agicoltori e contadini protestano perché a fronte di questi danni non solo non sono ancora arrivati gli indennizzi ma non è mai partita la bonifica dei pascoli. Una catastrofe che a detta degli esperti è peggio di quella di Seveso. (Nota di Gianpaolo Necco, componente Arga della Campania, inviata alle Arga)
1 dicembre. L’Agenzia regionale per l’ambiente lancia un appello: è allarme rosso per acqua e terra. La Terra si può salvare con alcuni suggerimenti che arriveranno dal vertice mondiale di Milano
Il vertice mondiale di Milano che si apre con la partecipazione di tutti o quasi i paesi industrializzati, dovrà rispondere all’interrogativo che in questi giorni corre sulla bocca dei preoccupati ad oltranza: come salvare la terra da un cataclisma che potrebbe distruggere l’umanità? Gli obiettivi di Kyoto del 1997 avevano già questo quesito nell’agenda di lavoro e ponevano alla riflessione dei paesi potenti della terra questi dati. A Kyoto quindi si chiedeva ai paesi industrializzati di ridurre le proprie emissioni di gas-serra responsabili del riscaldamento del pianeta in atto. Un obiettivo da raggiungere con l’incremento delle superfici a foreste, programmi di cooperazione tra paesi sviluppati; progetti basati sull’eco tecnologie; il commercio delle emissioni di gas-serra. Ora gli impegni sui tagli ai gas-serra tra il 2008 e il 2012 rispetto al 1990 era che i paesi industrializzati producessero il 5,2% in meno (con il no degli americani si perdeva il 3,8%) l’Unione Europea assicurava il meno 8%, e l’Italia il 6,5% in meno. Non male, ma le cifre verranno confrontate in questi giorni e si spera che gli americani si rendano conto che la questione sopravvivenza riguarda anche loro. Infatti i cambiamenti climatici previsti variano di 1, 4, 5, 8 gradi (a secondo delle latitudini dei paesi) entro il 2100, con la crescita del livello dei mari di 8-88millimetri. I costi da sopportare per fronteggiare i cambiamenti climatici nel mondo ammontano a 100.000 miliardi di dollari (o euro) In Italia i costi si attestano sui 14mila. I finanziamenti in miliardi variano da 900 per il fondo clima per Pvs, il contributo italiano è di 108miliardi di euro. I gas sotto osservazione sono: anidride carbonica, metano, protossido d’azoto e tre composti fluorurati. Il caldo in aumento, la siccità, gli incendi e il rischio alluvioni riusciranno a smuovere le sensibilità dei paesi “grandi” ed a scucire i cordoni della cassa? Alla 12 giorni di Milano per fare il punto sulla salute della terra da parte di 189 paesi del mondo, ha risposto l’Agenzia regionale per l’ambiente della Campania (Arpac) che a Napoli, nella città della scienza di Bagnoli, ha organizzato una tre giorni per fare altrettanto sia pure su scala ridotta, parlando solo della Campania nella prima conferenza regionale sull’ambiente. Dalle relazioni ascoltate risulta molto grave la situazione di fiumi Sarno, Volturno, Solofrana e dei Regi lagni; mentre sulle coste vi sono segnali incoraggianti, anche per una serie di interventi già in atto per il risanamento delle spiagge. Per il caso di Acerra, (diossina e dintorni per intenderci), una strana polemica tra l’assessore regionale all’ambiente ed il sindaco che dice che potrebbe esserci diossina anche nel seno materno, non aiuta a risolvere i tanti problemi della zona dell’agro nolano. L’emergenza ambientale in Campania è abbastanza nota, ma una tabella sarà utile al riguardo. I comuni maggiormente interessati da inquinamento sono 19 in provincia di Caserta: Recale, Marcianise, San Marco Evangelista, Portico di Caserta, Macerata Campania, San Nicola la strada, Capodrise, Villa Literno, Casal di principe, San Cipriano d’Aversa, Villa di Briano, San Tammaro, San Prisco, Caserta, Valle di Maddaloni, Maddaloni, Casapesenna, Santa Maria la Fossa, Cancello Arnone; e 7 nella provincia di Napoli: Acerra, San Vitaliano, Pollena Trocchia, Nola, Marigliano, Cercola. Le cause di inquinamento sono molteplici. Le più frequenti sono i rifiuti dati illegalmente alle fiamme; alcune industrie come quelle degli inceneritori, cartiere, fonderie, raffinerie, impianti per la lavorazione di materie plastiche; le discariche abusive di rifiuti tossici spesso provenienti da altre regioni, specie da quelle del nord, con 17 siti censiti ad Acerra; i pozzi inquinati da metalli pesanti e sostanze chimiche, di cui 60 ancora ad Acerra. Tutto ciò ha provocato forzatamente il sequestro in quelle zone a rischio accertato di oltre 500 bovini e 10mila ovini nel periodo 2002-2003. Inoltre gli incendi di rifiuti in tre anni hanno avuto una terribile escalation: 67 nel 2000, 151 nel 2001, 68 nei primi sei mesi del 2002. La diossina che di norma si trova nel latte animale è di 3 picogrammi; mentre il valore riscontrato che ha provocato il panico, varia da 6 a 30 picogrammi con punte di oltre 30! Fra Napoli e Caserta, dunque, le campagne avvelenate dagli incendi dei rifiuti scaricati illegalmente. Vengono dal nord, soprattutto, e al nord vengono inviate le bestie infette dove finiscono in un termodistruttore. Ma quanto costa questo via vai di rifiuti tossici, di bestie da bruciare, di danni da pagare, di terre da bonificare? Ce lo dirà qualcuno che verrà ad incassare, prima o poi. Intanto tra ovini e bovini sono settemila i capi da abbattere entro l’anno. E gli agricoltori e contadini protestano, perché a fronte di questi danni, non solo non sono ancora arrivati gli indennizzi pur stanziati, ma non è mai partita la bonifica dei pascoli. Una catastrofe che a detta degli esperti è peggio di quella di Seveso. La sensazione, lasciando città della scienza, è che non c’era bisogno di arrivare a tanto parlare, per dimostrare di stare peggio degli altri nella tutela ambientale. Sta sotto gli occhi di tutti, quotidianamente. (Nota di Gianpaolo Necco, componente Arga della Campania, inviata alle Arga)
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