Allarme pellet: filiera legno bellunese assolutamente sicura

L’allarme per il pellet radioattivo è apparso con rilievo su tutti i giornali e sulle radiotelevisioni locali e nazionali. Il problema non è nuovo: nel passato alcune partite di legname provenente dai Paesi dell’Est presentavano preoccupanti presenze del famigerato “Cesio 137” radioattivo che hanno riportato alla memoria il disastro della Centrale di Chernobyl.

Il direttore della Confagricoltura Belluno Edoardo Comiotto entra nel merito di questo problema affermando che questo allarme deve far riflettere gli italiani ed i bellunesi sull’utilizzo sia delle risorse agroalimentari locali, sia delle fonti di energia ecocompatibile.

Le forti preoccupazioni per la massiccia importazione del latte, che sta mettendo in ginocchio l’intero comparto lattiero caseario, per i semilavorati, per vari prodotti succedanei che furbescamente vengono confusi con i nostri prodotti di qualità, deve far riflettere sia il mondo politico, ma anche i cittadini consumatori.

Se è vero, come è vero, che senza l’intervento degli agricoltori il territorio non si riesce a tutelare ed a governare, è altrettanto evidente che se non si sostiene il settore agricolo dall’aggressione commerciale, talvolta scorretta, di importazioni senza controlli e senza regole di mercato, ci troveremo fra non molto nella nostra Provincia, con un paesaggio ed un ambiente che verrà progressivamente e velocemente abbandonato.

Tutti noi comprendiamo bene che si lavora, ci si impegna, ci si sacrifica sia per soddisfazione morale che materiale e che quando tutti e due questi stimoli vengono a mancare la decisione è scontata: si abbandona.

Immaginiamoci cosa diventerebbe la nostra bellissima Provincia nell’ipotesi, tutt’altro che remota, della chiusura delle ultime stalle rimaste, che comporterebbe l’abbandono dello sfalcio dei prati e del pascolamento delle malghe e delle ampie superfici pascolive delle nostre aree prealpine ed alpine.

Le conseguenze sarebbero disastrose non solo nell’immagine della nostra provincia, ma comporterebbero una pesantissima ricaduta nel settore turistico ed alberghiero. Inoltre crescerebbero in maniera incontrollabile gli effetti negativi sulla sicurezza sanitaria stante l’inselvaticamento delle nostre aree e con l’impossibilità, se non a costi altissimi, della gestione del territorio da parte degli Enti pubblici.

Urge pertanto una chiara presa di coscienza del mondo politico e della cittadinanza, dell’assoluta indispensabilità della presenza sul territorio delle aziende agricole.

Basta solo guardarsi attorno e balza agli occhi di tutti che abbiamo sul nostro territorio una notevole disponibilità di materiale boschivo. Materiale non solo di alto pregio con materiale da opera, ma anche del materiale di valore inferiore che può essere destinato alla produzione di energia e calore. Spesso le potature private e pubbliche sono solo un costo per il loro smaltimento.

Sul fronte dello sfruttamento delle biomasse a fini energetici e di calore, l’Ente pubblico dovrebbe dare l’esempio convertendo impianti, alle volte obsoleti, con le nuove tecnologie che consentono al cippato di essere concorrenziale non solo in termini economici, ma assolutamente in linea con la compatibilità ambientale ed energetica.

In provincia di Belluno è nata recentemente una Filiera del legno, come è emerso dal recente Convegno di Pedavena, che è riuscita a riunire dal proprietario boschivo e l’azienda agricola al boscaiolo, dalla ditta che esbosca e “cippa” il prodotto al trasportatore, da chi fornisce l’impiantistica e l’assistenza tecnica al consumatore finale: il cittadino.
Intelligenza e buon senso direbbero di farne buon uso!
Edoardo Comiotto

da: Fabrizio Stelluto, l’Asterisco


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