IL FICO NON E’ FIGO
di Giulio Larosa

Il frutto piu’ caro venduto nei supermercati e’ il povero fico, incredibile! Un frutto che nasce spontaneamente da noi e che non richiede che minime cure, costa cosi caro? Una volta valeva cosi’ poco che si regalava, noto e’ ancora il detto di “fare le nozze coi fichi” per criticare chi vuole fare grandi cose con la minima spesa. Come mai allora sono cosi’ cari? Purtroppo negli ultimi 20 anni si sono sovrapposte due concomitanze negative. La prima, secondo me la piu’ grave, e’ che sono sopravvissute solo le coltivazioni locali per le quali c’e’ stato un impegno nella promozione del prodotto e nel miglioramento della qualita’. Esempio tipico e’ l’ olivo e la vite, infatti da circa 10 anni l’ olio abruzzese e il vino abruzzese hanno acquisito un valore di mercato significativo mentre prima erano coltivazioni che rischiavano un progressivo abbandono. Il fico e’ rimasto cosi’ tagliato fuori dai campi coltivati e si e’ ritrovato ai margini, lungo le strade e i fossi dove sopravvive selvatico. La seconda circostanza e’ che gli acquisti si fanno al 90% in strutture come i supermercati dove la merce deve stare immagazzinata per molti giorni e vi proviene dopo molti giorni di ulteriore immagazzinamento. Il fico e’ un frutto che dura poco e per di piu’, col passare delle ore, diventa sempre piu’ insipido e dolciastro mentre appena colto ha una fragranza magnifica. I pochi fichi in vendita vengono dalla Turchia, tra tante casse di frutta in esposizione, occupano un miserabile cassettina e costano fino a 4€/Kg, quasi tre volte tanto le pesche. In piu’, quando li mangi sono scadenti. Eppure questa pianta con alto rendimento, bassissimi costi di produzione, scarsissima necessita’ di acqua, in grado di fornire un prodotto fresco ottimo e una serie di sottoprodotti derivati favolosi, merita un rilancio. Uno dei dolci tipici della nostra tradizione sono i “carracini”, cioe’ i fichi “carraciniti” che vuol dire rinsecchiti, diffusi nelle tre versioni: semplice con mandorla interna, glassati con confettini colorati, con cioccolata (versione moderna di minor pregio a mio parere). Un simile dolce, semplice, sano, facile da fare, che non si guasta e non richiede il frigorifero, merita una ben diversa collocazione che non quella di nicchia residuale per vecchietti.

Non parliamo dell’ ormai scomparso “miele di fico”, fatto con quel liquido denso dolcissimo che viene dai fichi e sembra miele, dal sapore fantastico e inimitabile, prodotto sparito da anni e ormai introvabile. Dobbiamo fare qualcosa, la rete Mangiamediterraneo, quindi si fa promotrice di un appello rivolto alle aziende agricole piu’ impegnate, affiche’ si adoperino per un rilancio della coltivazione dei fichi e per la diffusione e promozione dei suoi prodotti tradizionali. Il fico e’ il frutto per necessita’ a Km zero, perche’ solo se colto e mangiato e’ cosi’ buono, in piu’ richiede una quantita’ irrisoria di concime naturale, resiste agli insetti egregiamente e quindi ha bisogno del minimo assoluto di antiparassitari e non consuma altra acqua che quella proveniente dalla pioggi, quindi non puo’ che essere anche un amico dell’ecosostenibilita’. A quando una sagra del fico? Chi si propone per una festa, un DOP per i nostri fichi di S. Biagio (quelli verdi molto mielati buoni per il mal di gola, dato che S.Biagio e’ il protettore dei malati di gola) e quelli neri, piu’ sodi e buoni per accompagnare salumi e formaggi piccanti? Insomma diamoci da fare e facciamo diventare, dopo l’olio e il vino nostri anche il fico “figo”.
http://www.duesicilieabruzzo.beepworld.it/
da: larosa [a_larosa@yahoo.com]
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