Ma lui intravede una nuova Sodoma e Gomorra e accusa; e Necco replica. – Carlo Liberati, nuovo vescovo di Pompei, giuntovi il 24 gennaio ma alla sua prima omelia, ha detto chiaro e tondo che la città di spaccio di droga, prostituzione e alberghi a ora, non può continuare a vivere così. E’ ora che le forze sane della città si uniscano e scaccino il diavolo. Più o meno così, il suo intervento. E l’amministratore dell’Azienda di soggiorno di Pompei, Luigi Necco, gli fa eco, dicendo che se le sue accuse vanno condivise, non si può trascurare il fatto della mancanza del sindaco da una parte, di un certo lassismo di tutti i preposti alle sorti economiche, commerciali e turistiche della città, per non dire della stessa chiesa che, con la chiusura dell’albergo del Rosario, ha contribuito alla situazione di stallo in cui si trova lo sviluppo turistico della città. In più, alcune opere pubbliche, come il recupero delle terme della Salute, potrebbero contribuire al rilancio del comparto turistico-termale. Invece vige l’immobilismo, e tutto va in malora. A volte le polemiche, quando sono costruttive, fanno bene. Questo chiacchierare intorno a Pompei, infatti, bisogna percepirlo non come il canto del cigno, bensì come l’inizio di qualcosa che di nuovo sta nascendo attorno alla città del santuario e degli scavi. Avanti così, che noi ci speriamo. In fin dei conti, solo quando si arriva in fondo alla discesa si sa che bisogna, e si può, cominciare a risalire. E’ legge della natura umana, oltre che fisica.


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