Da oggi è possibile sintetizzare nuovi elementi e produrre energia da un bicchiere di semplice acqua del rubinetto. È questa la sostanza della sensazionale scoperta, operata dai tre ricercatori casertani Vincenzo Iorio, Alessandro Dattilo e Domenico Cirillo, annunciata a Grottammare (AP) nell’ambito del secondo convegno dell’Onne (Osservatorio nazionale sulle nuove energie). Dalla relazione di Vincenzo Iorio, seguita dall’accensione in diretta del plasma operata da Domenico Cirillo, sono state superate di gran lunga tutte le attese. I tre ricercatori, uniti da una forte amicizia, lo scorso autunno, sulla base di ricerche giapponesi riguardanti il tema della fusione fredda, hanno cominciato una serie di sperimentazioni proprie sull’argomento. Iorio e Dattilo già in passato avevano condotto, a proprie spese, una serie di esperienze sullo stesso filone di ricerca senza tuttavia ottenere nessun risultato per la mancanza di fondi. Dopo un lungo periodo di stasi, al gruppo si è unito Domenico Cirillo e la passione verso queste tematiche è ritornata. Il problema questa volta, anche grazie all’innovativo approccio giapponese, è stato affrontato da un punto di vista totalmente differente rispetto alle precedenti ricerche, producendo una serie di scoperte tutte potenzialmente rivoluzionarie. Ma quali sono queste scoperte? Innanzitutto, in una cella elettrolitica, che non è altro che un dispositivo non troppo dissimile da una brocca d’acqua, a cui viene aggiunto un sale per far passare la corrente, e in cui vengono applicati due elettrodi di tungsteno (che è lo tesso metallo utilizzato per fare i filamenti delle comuni lampadine), si genera una enorme quantità di energia, e non solo. Il fatto che là dentro avvenga qualcosa di veramente notevole è evidente anche ad occhi meno esperti, infatti, chi ha potuto assistere all’esperimento, ha constatato come, improvvisamente, all’interno della cella si sia acceso un forte bagliore dai colori sgargianti che ha lluminato tutta la sala «La luce che si vede è dovuta alla scarica al plasma che avviene sull’elettrodo negativo» spiega Domenico Cirillo. «È proprio grazie allo stato di coerenza fornito dalle condizioni di plasma che si verificano tutte le reazioni più interessanti del nostro dispositivo» precisa Vincenzo Iorio. Infatti, oltre la produzione di energia, i tre hanno dichiarato che sull’elettrodo in cui si “accende” il plasma sono stati trovati nuovi elementi la cui presenza è spiegabile solo tramite processi di sintesi nucleare. Ma quali sono questi nuovi elementi prodotti? «Innanzitutto c’è una notevole quantità di Renio e Osmio, oltre a tracce di tulio, erbio, itterbio e persino oro», spiega Alessandro Dattilo. Vuol dire che avete ottenuto la pietra filosofale? «Assolutamente no», precisa Iorio. «Le quantità d’oro sono dell’ordine di pochi atomi, tuttavia sono importantissime per aprire la strada ad un nuovo nucleare». E quali potrebbero essere le possibili ricadute tecnologiche derivanti dai vostri esperimenti? «Sicuramente la generazione di energia pulita e a basso costo, oltre a tutta un’altra inimmaginabile sequela di utilizzi che ogni nuova scoperta porta con sé. Senza contare una migliore comprensione del funzionamento dell’atomo e dei plasmi», conclude Iorio. Insomma la strada verso un importante cambiamento è spianata e tutto comincia in Campania, da Caserta.


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