Terremoto: che percezione abbiamo del rischio sismico? Il test per scoprirlo
di Stefania Elena Carnemolla
È possibile convivere con l’idea del terremoto? Sappiamo abbastanza del territorio in cui viviamo e lavoriamo? Un test ci aiuta, con risultati a volte sorprendenti, a conoscere la nostra percezione del rischio sismico. Chi scrive, ad esempio, ha scoperto che la propria percezione è maggiore di quella della scienza ufficiale, basata su terremoti storici e quelli che, studi geologici e geofisici alla mano, potrebbero colpire il territorio indicato nel test.

Cos’è la pericolosità sismica? È la probabilità che un terremoto di una certa magnitudo si verifichi in un certo territorio in un determinato intervallo di tempo. Espressa in quattro classi o zone sismiche, dalla 4, bassa pericolosità, alla 1, alta pericolosità, viene calcolata grazie a conoscenze scientifiche disponibili – storiche, archeologiche, geologiche, fisiche.

Cos’è, invece, il rischio sismico? È la possibilità, cioè, di subire, a causa di un terremoto, danni o altre conseguenze. Tre i fattori che lo caratterizzano: pericolosità, valore esposto, vulnerabilità con il valore esposto che riguarda persone e beni materiali e immateriali di un dato territorio e, la vulnerabilità, solidità degli edifici, loro caratteristiche costruttive e stato di conservazione. La sua percezione non sempre dipende dal suo reale valore, piuttosto dal modo in cui è percepito. “In generale” così, i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia “le persone percepiscono i rischi come trascurabili, accettabili, tollerabili o inaccettabili e li confrontano con i benefici.
Diversi fattori influenzano la decisione di una persona di accettare un rischio o rifiutarlo.
Per questo il ruolo della percezione è molto importante soprattutto in assenza di stime affidabili dei rischi reali. La chiarezza del linguaggio con cui mass media e scienziati comunicano tale informazione alla popolazione è fondamentale per una corretta conoscenza”.

Per la loro indagine sulla percezione del rischio sismico in Italia i ricercatori INGV hanno creato Terremoto Test, test online anonimo utilizzato a fini di ricerca con il compilatore che riceve, una volta completato, una risposta che confronta la sua percezione con la pericolosità da normativa, fornendogli alcune indicazioni utili per approfondire il tema della riduzione del rischio. Il test chiede notizie sui dati geografici e strutturali dell’abitazione.
Dove si trova? È in muratura o in cemento armato? Quando è stata costruita? Quanti piani ha? È un edificio isolato? Qual è il suo stato di manutenzione? Quindi invita ad immaginare un terremoto nell’area in cui si vive o la propria casa e il luogo di lavoro rispetto a un terremoto, chiedendo, altresì, notizie su persone e comunità vicine al compilatore: sono pragmatiche o fataliste? Interessate o indifferenti? Sicure o insicure? O sul territorio in cui si vive: è industrializzato? Disabitato? Moderno? Curato? Organizzato? Poco frequentato?

Il test, quindi, si focalizza sulle informazioni disponibili sul rischio sismico in un dato territorio e sulla visione del terremoto come evento, chiedendo al compilatore se lo ha mai vissuto direttamente, se lo considera a basso rischio personale, una fatalità, come qualcosa di conosciuto alla scienza, un nuovo rischio, se gli evoca paura, nonché se ha mai partecipato a progetti, iniziative, campagne informative sulla riduzione del rischio sismico.

In collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, i ricercatori INGV hanno approfondito, sul modello del test online e attraverso interviste telefoniche, il survey su un campione statistico nazionale di 4.012 persone. L’indagine, finanziata dal Dipartimento della Protezione Civile, ha potuto stabilire come in Italia la percezione della pericolosità sismica sia “fortemente sottostimata”: nelle zone sismiche più pericolose, dove vive il 41,3% della popolazione, “solo 6 italiani su 100 hanno una percezione adeguata del pericolo presente sul territorio”, così Massimo Crescimbene ricercatore INGV che ha coordinato, dopo quello sul test, il secondo studio.

“Sul totale degli intervistati ” spiega “appena il 6% ritiene di essere bene informato sui terremoti e il 33% abbastanza informato, mentre il 38% pensa di essere informato in modo superficiale e il 23% di non esserlo affatto. Il medium più utilizzato per avere informazioni è la televisione (37%), seguito dai giornali (22%) e dal web (21%), Protezione Civile (7%), Enti di Ricerca ed Università (2%), Regioni, Province e Comuni (4%), Libri (4%), il restante 3% riceve informazioni da amici, familiari ed associazioni di volontariato”. Dallo studio è anche emerso come meno del 5% degli intervistati abbia “partecipato personalmente a un’iniziativa per la riduzione del rischio sismico” e come fra costoro “quasi tutti” abbiano “sottolineato un forte coinvolgimento e interesse”.

L’indagine ha suggerito come in Italia siano “quanto mai fondamentali campagne di informazione sulla riduzione del rischio sismico”, come quelle di Io non rischio, promossa e realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile e altri soggetti, e come sia “indispensabile trasformare i progetti educativi realizzati in questi ultimi anni nelle scuole”, fra cui EDURISK, in “programmi permanenti” per “dare vita a una generazione di cittadini più informata, consapevole e attivamente coinvolta nella riduzione dei rischi naturali”.
Abbiamo parlato di:
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Website Twitter Facebook
Terremoto Test Website
Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali – CNR Website Facebook
Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – Trieste Website
Dipartimento della Protezione Civile Website
Io non rischio Website Twitter Facebook
EDURISK Website Facebook Flickr
21 luglio 2016 Diventa fan di Tiscali su Facebook da Tiscali redazione


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