Appuntamento alle 18.30 lunedì 13 marzo al Teatro Mercadante per la conferenza-spettacolo inaugurale
dei festeggiamenti dei 125 anni de Il Mattino

13 marzo 2017 – Dichiarazione del direttore de Il Mattino, Alessandro Barbano:
“Ringrazio il Teatro Stabile, e in particolare il direttore Luca De Fusco, per aver accettato di condividere con noi questa tappa del nostro cammino, mettendo in campo la generosità e la qualità del suo talento artistico. Sul crocevia dei 125 anni la storia del Mattino appare a tutto tondo come un immenso patrimonio di valori civili, che inizia con l’intuizione e il coraggio di Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio e giunge fino a noi come una memoria viva, capace di orientarci nel racconto del presente con la forza del suo magistero e la misura della sua verità. Sapere di essere qui, in questo punto speciale della storia del più grande giornale del Mezzogiorno, è insieme una vibrante emozione e una grande responsabilità”.
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Primo editoriale di Edoardo Scarfoglio letto da Mariano Rigillo
«Una voce autorevole oltre il Volturno»

È una domanda cui il pubblico attende risposta con una curiosità, della quale son lieto e orgoglioso insieme come d’un attestato di simpatia a me e d’un felice auspicio per la nuova impresa che da oggi tento. Basterà ch’io rammenti ai lettori le poche parole con le quali mi presentai ad essi cinque anni addietro, quando la prima volta drizzai la mia tenda sul suolo natio. lo dissi allora ch’ero qui venuto a fondare un giornale, la cui voce da Napoli si spandesse per tutta, quanta l’Italia; e fosse insieme un elemento di coltura e di civiltà per le nostre province, e un campione dei diritti meridionali davanti al resto della patria. Perché questa non riuscisse una stolida vanteria, perché un giornale di Napoli acquistasse lettori e autorità al di là del Volturno, era necessario ch’esso potesse star degnamente al paragone di quanti se ne pubblicano in Italia. Finché il signor Matteo Schilizzi convenne meco in questa opinione e in questi propositi, il nostro accordo fu pieno; ma poi cominciò un po’ per volta a dissentire da me, e allora un dissidio nacque, che doveva necessariamente condurci a una separazione.
Ed ecco che io, con l’animo pieno insieme di malinconia e di fede, ricomincio, senza di lui, l’opera interrotta.
Ciò vuol dire che il Mattino non sarà una cosa nuova: del resto i nomi dei collaboratori, tutti noti e cari al pubblico meridionale, ne avevano già garantito presso i lettori. Ciò anche mi risparmia la

pena di far programmi, poiché i lettori sanno già che cosa il Mattino vogli, quali siano le sue convinzioni politiche, quale la linea di condotta cui si atterrà. Liberale-moderato come tutti i giornali ch’io diressi sino ad oggi: esso in due cose forse si scosterà da quello che ho recentemente lasciato: sarà affatto impersonale, e pienamente coerente.
Ciò stupirà da principio il pubblico ma esso finirà col persuadersi che la personalità e la mobilità non furono un contributo mio al giornalismo napoletano. Al più, io, sperando sempre che un giorno o l’altro ponessero capo a un assetto stabile e omogeneo dei criteri del giornale, le vestii di una forma vivace, per renderle artisticamente tollerabili.
Molti dubitano che a me manchino le forze per mandare innanzi un’impresa così grave. Io rispondo che giammai mi accinsi a un’opera che non è più nuova per me con una maggiore serenità, con una fiducia più intiera e matura nella mia buona stella. L’esperienza mi ha ormai ammaestrato che i giornali eretti su fondamenta milionarie sono edifizi di sabbia: un capriccio li eleva, un capriccio li sfalda, un capriccio li abbatte. L’unico milionario cui un giornalista debba chiedere appoggio, è il pubblico. Esso solo può dargli insieme il danaro e l’indipendenza, una grande libertà di movimenti e una guida sicura per conseguire il successo. Esso solo, quando se ne sia bene meritato, non gli nega la ricompensa dovuta.
Al pubblico dunque chieggo un concorso largo e affettuoso per far prosperare questa impresa. Se debbo giudicare dagli auspici, la mia aspettazione non è troppo ardita: la fortuna del Mattino è già fatta.
Esso è già una cosa matura che non aspetta se non il primo sole per schiudersi. Quaranta giorni addietro, negli ampi ed eleganti locali ch’esso occupa, non esistevano neanche le mura: ora tutti gli uffizi sono installati con la maggiore semplicità ma anche col maggior comfort desiderabile; e dalla bianca stanza ove io scrivo ai sotterranei ove le macchine attendono la loro prima prova, tutto quanto la tecnica giornalistica ha trovato di più perfetto e di più potente, è già pronto. Questo piccolo miracolo di celerità mi pone in grado di rispondere pienamente, sin dal primo giorno, alla grande simpatia che il pubblico meridionale mi ha dimostrato; e di riprendere, senza una esitazione né un dubbio, la via che ho dovuto per poco tempo interrompere.
La via è lunga e scabrosa: ma il mio coraggio è grande, e la mia buona volontà infinita! Tartarin

Categorie: Libri

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