L’arrivo impensato e impensabile di uno sconvolgimento mondiale quale quello determinato dal virus Covid 19 ha profondamente modificato stili di vita, attività lavorative, percezione del futuro: la crisi economica planetaria che ne è conseguita ha inciso profondamente in tutti i settori, portando via con sé sogni, progetti e speranze di tantissime imprese che non sono riuscite a reggere il fermo attività imposto dai vari lockdown.

In questo clima di forzato arresto, di aperture e chiusure a fisarmonica decretato dalla percentuale dei contagi, uno fra i settori che non ha mai smesso di lavorare e contribuire a supportare le esigenze primarie delle popolazioni è stato quello dei trasporti via terra e via mare: anche se lo sforzo erculeo compiuto dai players di questa zona cruciale del business mondiale – in cui le Autostrade Mare ricoprono un ruolo fondamentale – non è stato sempre adeguatamente riconosciuto e ricompensato, il valore della possibilità di continuare a movimentare merci e viaggiatori non è sfuggito a legislatori, osservatori economici, politici che orientano il dibattito pubblico globale.

L’Unione Europea, infatti, si è molto interessata al trasporto combinato strada-mare sulle rotte internazionali, tramite i principi del Next Generation, sollecitando gli Stati membri a definire programmazioni pluriennali relative alle infrastrutture, alla quantificazione dei costi e impatti ambientali delle prestazioni fornite dagli operatori dell’intermodalità, sui controlli di qualità dei medesimi e sull’impegno economico necessario per sostenerli.

A sottolineare lo stretto legame che intercorre in Italia tra infrastrutture, trasporti e sostenibilità ambientale è la creazione – all’interno del  CITE Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica – di un nuovo Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) che dovrà accertare il ridotto impatto ambientale della mobilità  e delle infrastrutture, allineandosi alle attuali politiche europee volte alla organizzazione di un sistema di movimentazione rapido, digitalizzato ed ecocompatibile, non più procrastinabile, nell’ottica di ridurre le emissioni nocive e decarbonizzare il pianeta: il fulcro degli interventi che dovranno essere attuati  riguarda ovviamente il tanto vituperato sistema energetico, giacchè ogni minima azione umana – a cominciare dal semplice respiro – comporta emissioni nocive all’ambiente.

Lo stretto rapporto fra le attività in essere nel mondo e i cambiamenti climatici è emerso da tempo in tutta la sua portata negativa ed è confermato dalle recenti stime del World Resources Institute che attestano intorno al 70% la responsabilità dell’energia nel rilascio di emissioni di carbonio nell’atmosfera terrestre.

Obiettivi primari – già ampiamente condivisi da molti armatori illuminati e messi in pratica sulle  navi delle AdM Ro-Ro (trasporto semirimorchi) e Ro-Pax (ossia trasporto misto con passeggeri, merci e semirimorchi) – sono l’efficientamento dei sistemi, il rinnovo delle flotte, una riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili (operazione ardua giacchè la produzione di energia si basa tuttora su miscele costituite in buona parte proprio da siffatti carburanti), l’implementamento di fonti energetiche alternative – che non avvelenano nella stessa misura l’ecosistema – come il nucleare o i gas naturali, le tecnologie d’avanguardia che consentono una drastica riduzione dell’inquinamento da CO2  e che costituiranno il punto di svolta nella lunga transizione che ha come obiettivo finale il raggiungimento di “emissioni zero”.

Il modello delle AdM è la soluzione ideale per consentire all’interno dell’UE un network marittimo a corto raggio integrato, economicamente conveniente e di gran lunga meno inquinante: il nuovo modello delle Autostrade del Mare (AdM oppure MoS) all’interno dello “Spazio marittimo europeo dei trasporti senza barriere” prevede, infatti,  la connessione dei porti con i trasporti marittimi e con l’hinterland, integrando così i flussi di trasporto completi.

La revisione delle reti trans-europee di trasporto (TEN-T)  – che vuole migliorare il sistema dei trasporti  all’interno dell’Unione Europea -riguarda pure circa 94 porti che saranno collegati anche da strade e ferrovie : il completamento della Core Network (rete centrale) programmato per il 2030 mira a offrire alla Ue un miglioramento delle vie di comunicazione a livello comunitario e transfrontaliero, tenendo conto dei trend emergenti nel settore marittimo che pongono particolare attenzione alla sicurezza della navigazione e all’automazione, senza inficiare l’indispensabile apporto degli operatori.  

Sia il sistema logistico che il trasporto incrementeranno efficienza e sostenibilità, grazie a queste programmazioni che il Pnrr indica come “incentivazioni per il trasporto marittimo, che consentano di rinnovare la flotta, migliorandone le performance ambientali e di innescare una positiva reazione a catena in termini di occupazione e produzione industriale, in particolare nell’industria cantieristica nazionale e nella filiera dei fornitori sui singoli territori”; in particolare, proprio le Autostrade del Mare trarranno un diretto beneficio dagli interventi pubblici per l’elettrificazione delle banchine portuali e per il tanto atteso adeguamento tecnico delle navi, a testimonianza che le MoS sono considerate la chiave di volta dei traffici marittimi europei, capaci di imprimere nuovo impulso ai trasporti lungo grandi linee di comunicazione europee e di infondere linfa vitale ai Porti del Sud Italia – sia in ambito turistico che commerciale – nella magica conca ricca di storia e cultura dell’antico Mare Nostrum.


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