CARITAS RAPPORTO 2006
Rapporto 2006 su povertà ed esclusione sociale in Italia.

La pubblicazione del sesto Rapporto Caritas Italiana – Fondazione “E. Zancan” di Padova, nel suo decennale di uscita, costituisce una sfida pedagogica e culturale, rivolta alle istituzioni pubbliche, alla comunità cristiana, alla società civile nel suo complesso, nella direzione di aumentare la conoscenza di determinati problemi sociali e di favorire la crescita della cultura della solidarietà, nell’ottica del coinvolgimento comunitario. Dopo alcuni capitoli introduttivi che collocano culturalmente il Rapporto, la prima parte si sofferma sulle condizioni di vita dei bambini, icona e metafora della fragilità.

Minori stranieri e rischi di esclusione.

I minori stranieri, di ben 191 nazionalità, sono oggi nella maggior parte delle scuole italiane, dove costituiscono in media il 5% circa delle presenze e sono, in numero assoluto, circa 500.000 (stima per l’anno scolastico 2006-2007). Nell’arco di quattro anni la loro presenza è più che quadruplicata, la metà circa è nata in Italia (48% dei casi) e la restante parte è costituita da minori ricongiunti. Se osserviamo tuttavia i percorsi scolastici dei minori immigrati, si colgono alcune criticità (ritardo scolastico, divario negli esiti e nella prosecuzione degli studi) che sembrano andare nel senso contrario, rispetto all’integrazione positiva. Sono in ritardo scolastico il 10% dei bambini che frequentano la prima elementare; il 47% di coloro che sono inseriti in prima media e il 75% dei frequentanti il primo anno della scuola secondaria di secondo grado; il tasso di bocciature degli alunni stranieri, rispetto ai compagni italiani, è più alto di 3 punti percentuali nella scuola elementare, di 7,5 nella scuola secondaria di primo grado e di 12,5 nelle superiori; quanto infine alla prosecuzione degli studi non esistono ricerche sulla dispersione scolastica, ma ben il 40% di coloro che proseguono si orientano verso gli istituti professionali, contro il 19% degli italiani.

Alunni con disabilità

Vengono poi analizzati gli articoli della legge della riforma Moratti e gli allegati che riguardano direttamente o indirettamente gli aspetti dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. L’aspetto positivo è l’esplicita previsione sia nella legge di delega n. 53/03, sia nei decreti delegati, del principio dell’integrazione scolastica ai sensi della Legge-quadro n.104/92. Gli aspetti analizzati come negativi riguardano l’anticipazione della scelta dopo la terza media, la licealizzazione di tutti gli istituti superiori, il trasferimento alle Regioni degli istituti di istruzione professionale, l’istituzione del tutor, inteso come figura singola, l’eccessiva complessità degli obiettivi specifici di apprendimento nella scuola secondaria di primo grado, il carattere tendenzialmente selettivo della riforma e gli scarsissimi mezzi finanziari per realizzarla. In attesa di valutare gli sviluppi, si dà atto al nuovo ministro Fioroni di aver disposto la non operatività della riforma per le parti fortemente criticate.

Bambini con più famiglie

Secondo l’Istat (2005), in Italia, almeno 5.362.000 persone vivono in famiglie che sono libere unioni, in famiglie ricostituite coniugate, in famiglie con un solo genitore. Dal 1994 al 2003 l’incremento nelle separazioni e nei divorzi è stato continuo: si è passati da 51.445 separazioni nel 1994 a 81.744 nel 2003, con un aumento del 59% in 10 anni e un incremento del 2,6% delle separazioni e del 4,8% dei divorzi rispetto al 2002. I figli interessati da queste esperienze vivono in un mondo di famiglie che si moltiplicano, nelle quali ci sono sempre meno coetanei. Sono anche figli che rischiano di entrare in una fase di povertà, in particolare quando la famiglia diviene monogenitoriale (monoreddito o a reddito incerto), come indicato nelle statistiche ufficiali. La fragilità sociale ed economica femminile emerge soprattutto quando si rompe il matrimonio. Considerando dunque i vari rischi ai quali può trovarsi esposto il bambino che vede modificarsi la struttura familiare, viene delineata una mappa degli interventi messi in atto in Italia e prefigurato il modo nel quale questi interventi potrebbero essere meglio articolati e sviluppati.

Famiglie con minori con gravi disabilità intellettive

Innanzi tutto emerge incertezza nei numeri poiché si considerano contingenti diversi per esigenze differenti: i minori disabili variano così da 94.490 (Casellario INPS, percettori pensioni di invalidità civili e simili), a 108.000 (Indagine ISTAT multiscopo sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”), a 161.000 (Sistema Informativo del MIUR che considera gli alunni con disabilità presenti nelle scuole statali). Vengono poi approfonditi i temi della comunicazione della diagnosi, dell’integrazione scolastica, e del cosiddetto “progetto globale di vita”, a partire da due ricerche sulle relazioni tra famiglie di persone con disabilità e servizi, realizzate nel 2005 dalla Fondazione Zancan, l’una in collaborazione con la Federazione Italiana Superamento Handicap e l’altra con il centro Servizi del Volontariato di Rovigo. Complessivamente sono state 89 le interviste fatte, 22 a persone con disabilità fisiche, 49 a genitori di disabili tra gli 8 e i 30 anni, 19 a operatori dei servizi sociosanitari.

Infine, per quanto riguarda l’autismo, numerose recenti ricerche confermano che il percorso diagnostico si realizza con ritardo. L’88% dei genitori afferma di avere denunciato anomalie di comportamento al pediatra nel primo anno di vita, mentre la diagnosi è stata ritardata nel 56,2% dei casi dopo i tre anni di età e nel 17,1% dopo i cinque anni di vita, spesso all’ingresso a scuola. Nel 72,6% dei casi i genitori si sono rivolti fuori della loro Regione per ottenere la diagnosi: solo il 32,6% ha consultato un solo centro.

Centri di Ascolto Caritas

Nella seconda parte del Rapporto vengono illustrati i dati e le storie di vita relativi alle persone in difficoltà che nei mesi di aprile e maggio 2005 si sono rivolte ai Centri di ascolto collegati con le Caritas diocesane aderenti al Progetto Rete nazionale.

I DATI – I dati sono stati raccolti in 241 Centri di 147 diocesi italiane (due terzi del totale) e si riferiscono alle principali caratteristiche anagrafiche, ai bisogni e alle richieste di 17.203 persone. Si tratta in maggioranza di cittadini stranieri (63,6%), dei quali più della metà provengono dall’Europa orientale (51,9%) e poco meno di un quarto dal continente africano (23,8%). Quasi il 60% dei cittadini stranieri che si sono rivolti ai Centri era in possesso di permesso di soggiorno o in attesa di riceverlo.

Molte le differenze tra stranieri e italiani:

il 15,6% degli italiani è risultato in possesso almeno della licenza media inferiore, mentre tra gli stranieri tale quota è del 45,7%;

solo il 40,9% degli stranieri vive con i propri familiari o con parenti (a fronte del 60,5% di italiani). Va comunque tenuto presente che quasi un terzo degli utenti italiani (31%) vive da solo;

più dei due terzi degli utenti sono risultati disoccupati (67,8%); tra gli stranieri tale valore raggiunge il 72,1%, a fronte del 60,3% per gli italiani;

un quinto degli utenti dei Centri di ascolto (20,2%) è costituito da persone con gravi difficoltà abitative (senza dimora o in sistemazioni precarie);

i bisogni maggiormente rilevati sono relativi ai problemi economici, che riguardano i due terzi degli utenti (67%), con gli italiani in maggior misura rispetto agli stranieri (rispettivamente 74,6% e 62,5%);

tra le richieste spiccano quelle relative a beni e servizi materiali (47,1% degli utenti) e al lavoro (29,3%). Ma c’è anche una quota consistente di persone che richiedono esplicitamente sussidi economici (16,5%). Quest’ultimo tipo di richiesta è molto frequente tra gli utenti italiani (30,1%, contro l’8,7% degli stranieri), mentre le richieste di lavoro sono molto più diffuse tra gli stranieri (35,0%, contro il 19,6% degli italiani).

L’elemento essenziale che emerge dai dati raccolti è la persistenza di povertà “classica”, legata a problemi di lavoro, reddito e abitativi. Senza dimenticare altri tipi di problemi (familiari, relazionali, sanitari, di istruzione, di dipendenza da sostanze, di detenzione o post-detenzione, disabilità), comunque presenti. Le nuove tendenze di “impoverimento del ceto medio” non sembrano costituire il nucleo centrale degli utenti Caritas. Molto probabilmente, se tali fenomeni non saranno governati e controllati, le “famiglie in affanno” di oggi costituiranno i nuovi utenti Caritas di domani.

LE STORIE – La sezione qualitativa del Progetto Rete ha contemplato la raccolta di 120 storie di vita, relative a famiglie in carico presso i Centri di ascolto Caritas. Sono state intervistate 58 famiglie italiane, 59 straniere e 3 famiglie miste. Le interviste avevano come oggetto la ricostruzione delle situazioni familiari, con articolare riferimento ad una serie di aree di indagine: le condizioni che hanno favorito l’insorgenza del disagio sociale; la descrizione dei principali aspetti del disagio attualmente vissuto; le dinamiche relazionali all’interno della famiglia; i rapporti e le reti di relazione della famiglia con l’ambiente esterno (amici, vicinato, ecc.); i rapporti e le reti di relazione con il resto della famiglia; le prospettive e le attese per il futuro. In base a quanto raccolto sul campo emerge una forte situazione di multiproblematicità delle famiglie italiane, che evidenziano cronicità, disturbi psichici, precedenti di conflittualità familiare e difficoltà nella promozione sociale in misura molto maggiore rispetto a quanto accade per gli utenti stranieri.
Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto [info@asterisconet.it]

NAPOLI, SANGUE E SPERANZA.
Andrea Riccardi: La Comunità di Sant’Egidio lancia un messaggio di pace per la città di Napoli. Un invito a riflettere su Napoli e sul suo futuro che ci sta tanto a cuore. Venerdì 10 novembre alle 17,30 nella Basilica di S. Chiara, la Comunità di Sant’Egidio organizza un incontro su Napoli, sulle sue ferite e le sue speranze. Interviene il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, insieme al card. Crescenzio Sepe e ai rappresentanti delle istituzioni e della società civile. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, riflette sul dibattito acceso dagli ultimi sanguinosi fatti di cronaca: la vita della città di Napoli è dominata dalla criminalità e dalla violenza?
Un nuovo dibattito su Napoli si è acceso sulle cronache: la vita della città è dominata dalla criminalità e dalla violenza?
Roberto Saviano, in un recente libro dal titolo significativo, Gomorra, parla della città partenopea come di una realtà dominata dal «Sistema», ragnatela tentacolare camorristica. Del resto non sarebbe che uno dei tanti dibattiti su Napoli che si è acceso e spento nel Novecento, un secolo assai difficile per la città partenopea. Ma Napoli non è tutta qui: non solo crimine, violenza, miseria… Napoli è anche altro…
Tuttavia ben vengano le critiche e anche i giudizi sferzanti, scriveva Benedetto Croce, se servono «a mantener viva in noi la coscienza di quello che è il dover nostro». Lo diceva in una conferenza del 1928, che dibatteva un proverbio su Napoli ripetuto da stranieri e viaggiatori: «paradiso abitato da diavoli». Il filosofo napoletano concludeva: «C’importa poco ricercare fino a qual punto il detto proverbiale sia vero, giovandoci tenerlo verissimo perchè sia sempre meno vero ».
I problemi di Napoli sono noti. Ma Napoli non è solo questi problemi. Napoli è anche sangue sparso dalla violenza, ma non solo. Questo è il messaggio che il nuovo Arcivescovo, il Card. Crescenzio Sepe, ha lanciato ai suoi concittadini e ai suoi fedeli in una lettera colloquiale sulla città, Il sangue e la speranza: «Napoli, terra di sangue, è anche terra di speranza».
Il messaggio, che si radica nella fede vissuta dai cristiani napoletani, sta trovando eco anche nel mondo laico e istituzionale, perché Napoli ha bisogno di speranza.
Il Cardinale afferma che la città «necessita di simboli capaci di rappresentare il legame tra il dolore e il riscatto». Eppure tanti aspetti della vita cittadina, quelli pubblici come quelli quotidiani della gente, sono avvolti dal pessimismo; tanti quartieri della città sono teatro di violenza, quindi dominati dalla cultura della paura e del conflitto. Non è facile o immediato sperare a Napoli. Ma non per questo è impossibile.
L’Arcivescovo non lancia un proclama volontaristico. E convinto però che nella vita della città, ci siano tante energie di bene, tante forze di speranza, tante capacità umane. Sono spesso in forma atomistica, brandelli di vita buona, frammenti di novità. Bisogna riunire attorno alla speranza le tante energie umane, religiose, culturali, civili, imprenditoriali di Napoli. Così si legge nella lettera: «Noi cristiani sappiamo che nell’ora più buia della notte, nel tempo della gioia e della povertà, della grandezza e della miseria, è possibile annunciare e riorganizzare la speranza».
La speranza cristiana e la dimensione ecclesiale possono riunire questi frammenti di vita buona. Infatti Napoli è tante città, un territorio variegato, quartieri isolati seppure vicini geograficamente, mondi che non comunicano, ambienti dominati dalla paura. La Chiesa può riunire questi mondi e questi frammenti, «anche se – si scrive- bisognerà prendere atto della differenza dei destinatari e dei diversi linguaggi».
L’Arcivescovo Sepe cerca questi frammenti di speranza nella città. Individua gruppi di testimoni in parte noti, ma anche inediti. Così accanto ai «testimoni della presenza» (cristiani impegnati), ai «testimoni della verità» (quelli che insegnano), ai «testimoni della solidarietà» , ai «testimoni della legalità», ai «testimoni della compagnia» (il settore dedicato all’accoglienza), si trovano i «testimoni della bellezza», e soprattutto due categorie che colpiscono: i «testimoni della precarietà», cioè i napoletani che vivono nell’arrangiarsi o nella disoccupazione, e le madri («forse possessive, ma sicuramente capaci di difendere con le unghie e con i denti la dignità dei propri figli…»). Questi testimoni della speranza, dispersi nel variegato tessuto sociale napoletano, hanno molto da dare alla città: sono una riserva umana ricchissima. Bisogna, allora, organizzare la speranza.
Non che la Chiesa di Napoli voglia mettersi alla testa di un movimento sociopolitico; intende solo dare anima e fiducia a una città troppo rassegnata. Vuole accettare la sfida della vita, con i suoi dolori e i suoi drammi, e non rifugiarsi nel chiuso dei suoi ambienti.
Il Card. Sepe scrive: «Quando la disperazione attraversa le nostre vie, quando tocca i nostri figli, i senzatetto, chi è senza lavoro o chi, ancora bambino, è costretto a lavorare, la speranza sembrerebbe diventare vuota illusione, inutile attesa di un desiderio che non si avvererà». Così è per molti napoletani. Per quelli in carcere che, una volta liberati, non troveranno altro lavoro che il delinquere. Per tanta gente dei quartieri di Scampia o Secondigliano.Si interroga il Card. Sepe: «Se i nostri ragazzi, i nostri scugnizzi e quelli venuti da paesi lontani in cerca di futuro, venissero abbandonati agli angoli delle strade, ai piedi dei semafori a pulire parabrezza, come potrebbero spezzare le catene del pessimismo che li legano alla criminalità organizzata? Come potrebbero avvertire quel calore nel cuore che genera speranza?».
Questa è una realtà di Napoli, quella della sua strada. Il Card. Corrado Ursi parlava di un «tempo della strada», a cui si deve affiancare «il tempo della Chiesa»: è la sfida della strada, cioè della vita concreta della gente, quella del vicolo storico, come della periferia urbana. «Ma la speranza per noi – conclude il Cardinale – riscattati dal sangue di Cristo, non è sinonimo di semplice desiderio: è volontà di tensione».
La Chiesa ha le energie per non cedere al pessimismo o all’abitudine rassegnata della vita quotidiana. Ci sono i luoghi dove questa speranza non muore, a partire dalle comunità cristiane che celebrano l’Eucaristia.
Questa corrente di speranza che abita nelle comunità cristiane contribuisce al risveglio della Napoli di tutti, dei ricchi e dei poveri, dei credenti e dei non credenti, dei cattolici, degli altri cristiani, della gente di altra religione. Infatti una Napoli rinnovata non è solo una necessità dei suoi cittadini, ma dell’Italia e dell’Europa stessa.
Napoli è una città europea di grandi dimensioni; è una metropoli nel cuore del Mediterraneo che, come porto, accoglie le diverse genti di questo mare e provenienti da più lontano. L’Italia ha bisogno di una città che comunichi con il Sud del Mediterraneo, che ne conosca il linguaggio e che sia un ponte verso questa realtà. Proprio oggi questa necessità è urgente, quando il Mediterraneo rischia di diventare un mare di conflitti, tra l’Islam e l’Occidente, quasi attraversato da una nuova Jalta.
Napoli può essere il cuore mediterraneo non solo dell’Italia, ma anche dell’Europa. Infatti una politica, quella di apertura verso il Sud (o i Sud, come quello mediterraneo, quello africano), ha bisogno di comunità umane che la interpretino e che se ne facciano mediatrici. Questa è la funzione storica di Napoli.
La lettera Il sangue e la speranza ci richiama alla dinamica della vita cristiana. Questa dinamica, il non vivere per se stessi, è vera anche per una comunità civile. Napoli non può vivere solo per se stessa. Non solo per la sua sicurezza. Deve trovare un’idea e una funzione storica, che sia un ethos condiviso tra la sua gente. Non si tratta solo di cultura alta, ma anche di vissuto quotidiano.
Se il Novecento è stato un secolo difficile per la città partenopea, quasi relegata a periferia dell’Europa, forse il Duemila, secolo di confronto tra il Nord europeo e i Sud, può essere un tempo in cui Napoli andrà ritrovando la sua funzione storica.
Questa lettera è un segnale di speranza che vuole aprire un discorso con tutti, dalle autorità, alla cultura, alla gente della strada. Ma è anche un inno di speranza e dice: «Noi abbiamo le energie per farlo!». Andrea Riccardi Fonte Osservatore Romano del 3 ottobre 2006

Anna Russo, Una città d’amore, una città da amare.
I colori di Napoli.Passa lu tempo e lu munno s’avota, l’ammore vero, no, nun vota vico. Salvatore Di Giacomo .
Card. Crescenzio Sepe : “Terra di passione, che porti addosso anche se lontano per anni, Napoli ha continuato a vivere dentro di me con le sue canzoni, le sue poesie, la sua gente, i suoi colori che, stampati nella memoria, restano lì a evocare ricordi. Il rosso pompeiano dei palazzi, della luna nelle notti d’incanto, il rosso del sole, dei peperoncini forti, della pizza e dei pomodori, di una saporita mela annurca, il rosso delle calze e della maniche di Pulcinella, del cippo di Sant’Antuono, tutto rimanda al rosso della passione, dell’amore per la propria terra, al rosso del martirio, del manto e del sangue di San Gennaro, che protegge questa nostra città. L’azzurro del suo cielo e del suo mare che, proprio quando si avvicina la tempesta, si tinge di verde, il colore della speranza che non ha mai abbandonato il cuore dei napoletani, di chi davvero ama questa città”.Card. Crescenzio Sepe.

Agnese Ginocchio: Il sangue e la speranza, “Napoli, Cuore del Sud, Cuore del Mondo”.
“Canto e invocazione di Pace per Napoli”: Agnese Ginocchio per l’insanguinata città partenopea.
“Eleviamo al Cielo una particolare Invocazione di Pace per Napoli, città partenopea del Sole e Cuore del nostro sud martoriato da mille problemi, perché cessi in essa l’onda malefica della violenza, che semina panico, omertà, paura e disperazione, e possa ritornare a splendere la Luce della Verità ed il Canto della Speranza! Perché Napoli Cuore del Sud, Cuore della Campania e Cuore dell’ Umanità, possa trovare la forza ed il Coraggio di ritornare a sognare, continuare a sperare e di osare per il cambiamento, affinché regni: dialogo, Nonviolenza, legalità, Pace e Amore fra gli uomini. Pace, Pace, Pace per Napoli e per il mondo intero”!
Agnese Ginocchio, cantautrice per la Pace Caserta.

Agnese Ginocchio: “Il Sangue e la Speranza”. Dedicato a Napoli
A cura di Anna Russo
Pubblicato il 09/11/2006
“Il vero volto di Napoli è il Sole, la Speranza, il Sogno, la bellezza, la generosità, il Canto, il giovane, l’anziano, il bambino, l’amicizia, la convivialità, l’inventiva, la Pace, la fede, il rimboccarsi le maniche, la Vita, la danza, la Storia”.
Il commento ai fatti di quanto sta accadendo a Napoli e nel sud, giunge in questo periodo da molte ‘ voci’ autorevoli politiche, religiose e membri della società civile.
Accanto a quello del cardinale di Napoli, mons. Crescenzio Sepe, uniamo di seguito quello di una voce e Donna per la Pace della nostra provincia, la Testimonial e cantautrice di Pace Agnese Ginocchio.
Riportiamo il messaggio: “Siamo tutti chiamati a continuare il cammino e a partecipare, uniti nella solidarietà, a questi momenti di grande riflessione che si stanno susseguendo in questi giorni (incontro-veglia del 7 Novembre al Duomo indetto dal cardinale Sepe, incontro del 10 promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a S. Chiara e tanti altri…) a Napoli.
Essi rappresentano un’occasione importante per esaminare le nostre coscienze e domandare a noi stessi quali responsabilità abbiamo nei riguardi del mondo e nei riguardi di una parte della nostra realtà partenopea campana che da tempo lancia – il grido- ovvero l’ allarme (segnale di richiamo) a risvegliarci dalla passività del quotidiano, a non essere più cristiani all’occorrenza, che si soffermano alla sola partecipazione dei riti liturgici, ma cristiani che sanno osare e dimostrare con le loro opere la scelta di vivere fino in fondo gli ideali del vangelo trasmessici da Cristo, profeta e Re della Pace.
Fino in fondo significa testimoniare nel mondo il linguaggio disarrmante della Pace, della Nonviolenza attiva, della Carità e dell’ Amore, così come ha fatto Gesù. Quindi amare e rispettare il prossimo come se stessi. “Non uccidere”! Perché chi uccide il prossimo uccide se stesso. Oggi si uccide non solo con le armi, ma (ancora e peggio) con le azioni, le parole, le diffamazioni, le calunnie, l’omertà, scambiando il male in bene ed il bene in male.
Le chiese si facciano maestre di autentica virtù cristiana, ricordando l’esempio delle prime comunità cristiane, che mettevano in comune ogni cosa e condividevano le gioie ed i dolori della comunità stessa. Ma dove sono andati a finire oggi quei profeti che gridano dai tetti del mondo e dai pulpiti degli altari gli abomini del popolo, condannando le ingiustizie e le oppressioni verso il povero?
Dove sono quelle persone che quando parlano lo fanno con lama a doppio taglio, che non hanno timore di nascondere la verità, che condannano la mafia, la guerra, i vili comportamenti da ipocriti ( ‘adempire alle abluzioni e poi si fomenta veleno e odio nel cuore…’), quelle persone che non accettano compromessi, che non hanno paura di parlare e di manifestare dissenzo di fronte alla corruzione del potere?
Dove sono questi profeti capaci di dimostrare la fede con l’esempio pratico della vita di ogni giorno? Se fin troppo spesso si ha paura di parlare, per non correre il rischio di spaventare e poi fare scappare le pecorelle dal tempio! Gli abomini sono gravi colpe di omissione, colpe che gridano scandalo al cospetto del Cielo!
Già… ma il calice ormai trabocca il vaso. L’ abominio si pratica spudoratamente nel tempio mischiando il sacro ed il profano e profanando la verità stessa. Sono fin troppe le irresponsabilità e se ora viviamo in questo stato di degrado, se ora assistiamo increduli a questo susseguirsi di inaudite scene di violenze, di sangue, di morte, ed ancora, sotto i nostri occhi assistiamo all’uccisione di tanti nostri figli e fratelli di questa civiltà malata e carente di valori e di veri ‘Ideali’, non basta dunque più stare fermi, ma diventa necessario e urgente davvero l’impegno attivo per il risveglio della civiltà vecchia.
Riafferrare così le redini della storia e ricondurle verso la nuova città, fondata sulle basi di Pace e Giustizia. Riaffermare il comune senso del sentirsi partecipi della vita sociale. Sentirsi responsabili, uomini e donne compartecipi della cittadinanza. Un ‘grido disperato’ che solo attraverso la nostra risposta attiva a collaborare per il cambiamento e i nostri gesti di solidarietà concreta potrà tramutarsi in ‘Canto di Speranza, di rinascita e di Pace’ per Napoli e per tutto il sud, Cuore dell’ Italia e Cuore del mondo, quel sud martoriato dalla piaga delle mafie.
Dal sangue sparso deve rinascere la Speranza, come dalla morte la resurrezione. È urgente e necessario restituire la Dignità perduta al volto di Napoli.
Napoli non è l’ immondezzaio e la camorra d’ Italia. Il vero volto di Napoli è il Sole, la Speranza, il Sogno, la bellezza, la generosità, il Canto, il giovane, l’anziano, il bambino, l’amicizia, la convivialità, l’inventiva, la Pace, la fede, il rimboccarsi le maniche, la Vita, la danza, la Storia. Napoli è la grandezza del nostro sud.
Le Istituzioni prima di parlare di piani di sviluppo e di cicurezza con la presenza dell’ esercito, siano disposte ad entrare nel cuore di Napoli e della sua gente, in particolare chi vive di precarietà. Scendano allora nelle piazze e comincino ad usare il metodo disarmante della carità, dell’amicizia, del dialogo e dell’altruismo, forse è proprio questo che finora è mancato.
Lo sviluppo verrà, ma a condizione che si lavori, si cammini, si vegli, si preghi insieme, si ascolti, ci si faccia carico degli enormi problemi che incombono in questa terra di sangue, di dolore e di Speranza. Si ripristini il valore dello spirituale, senza il quale non si può ricevere il dono di guidare ed amministrare saggiamente un popolo.
Per guidare un popolo, un movimento e una storia è necessario infatti possedere sapienza, saggezza, umiltà, profonda umanità e ‘Carisma’ . Il Carisma che sappia infiammare, infervorare i cuori e spronarli all’azione. Il giusto Carisma che sappia incutere timore all’avversario, sappia scuotere dal torpore i dormienti e svegliare i morti dalla povere. Il Carisma che sappia rinvigorire le braccia vacillanti e gli animi affranti, per indurli all’azione e renderli così ‘ protagonisti’ della loro vita e dei loro ‘Sogni’ di rinascita e di Speranza.
Muniti di queste corazze che vincono il male con il bene, si potrà abbattere il muro della disperazione, della precarietà e della malavita. Da Napoli e dal sud nasce e parte il futuro del mondo. Se ci rimbocchiamo le maniche e cominciamo a mettere in pratica queste regole( norme di vita), il futuro sarà nelle nostre mani, altrimenti saremo tutti sommersi dal mare( melma) delle iniquità e dai mille problemi dell’umanità.
E sarà come immettersi in un buoi tunnel senza intravedere lo sbocco di luce, in una strada senza più via di ritorno. A San Gennaro patrono di Napoli e alla Madre della Pace, Regina di Napoli, del sud, dell’ Italia e di tutto il mondo, affidiamo la sorte dell’umanità e con forza innalziamo un incessante invocazione di Pace, perché a Napoli città partenopea del Sole e Cuore del nostro sud martoriato da mille problemi, cessi l’ onda malefica della violenza, che semina panico, omertà, paura, disperazione e possa ritornare a splendere la Luce della Verità ed il Canto della gioia e della Speranza!
Perché Napoli Cuore del sud, Cuore della Campania e Cuore dell’ Umanità, possa ritrovare la sua Dignità, la forza ed il Coraggio di ritornare a sognare, continuare a sperare e di osare per il cambiamento. Affinchè regni: Dialogo, Riconciliazione, Perdono, Nonviolenza, Legalità, Pace e Amore fra gli uomini fratelli. ‘O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace. Dove c’è l’ odio ch’io porti l’Amore, dove c’è offesa ch’io porti il perdono…’
Pace, Pace, Pace per Napoli, per il sud d’ Italia e per il mondo intero. Amen”!
Comunicato stampa, 8 Novembre 2006
Fonte Redazione Movimento per la Pace, coordinamento provinciale
“Briciole Brandelli di vita buona”. Frammenti di novità
A cura di Anna Russo, educazionealimentare@supereva.it

LE ACLI
Le Acli di Napoli aderiscono alla giornata di preghiera e digiuno indetta dal cardinale Sepe
Il presidente Pasquale Orlando: “E’ espressione di penitenza per l’odio e la violenza che inquinano i rapporti umani”
Napoli, 4 novembre 2006 – “Siamo con il cardinale Sepe, con Napoli e la sua gente”. Con queste parole Pasquale Orlando, presidente delle Acli di Napoli, accoglie l’invito dell’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, che ha indetto, per martedì prossimo, una giornata di preghiera e digiuno per “restituire a questa terra, tra le più belle che Dio ha creato, la forza dell’amore, della condivisione, della comunione perché il nostro popolo dal grande cuore, possa ritrovare in se stesso la speranza che illumina il domani.”
Così, Orlando e i rappresentanti locali dei Giovani delle Acli saranno in Duomo martedì sera, dalle 20, per una veglia, insieme all’arcivescovo. “Questa città ha bisogno di una vera e profonda conversione dei cuori e di una intelligente lungimiranza per compiere le scelte più adeguate per risolvere il problema della criminalità – afferma Orlando – Oltre alla nostra azione sociale, quotidiana, che si esprime nell’impegno per la legalità e nell’aiuto alle persone emarginate, affronteremo una giornata di digiuno, espressione di penitenza per l’odio e la violenza che inquinano i rapporti umani.”
Orlando ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II: “I cristiani condividono la pratica del digiuno con tanti fratelli e sorelle di altre religioni, che con essa intendono spogliarsi di ogni superbia e disporsi a ricevere da Dio i doni più grandi e necessari, tra i quali, in particolare quello della pace”.

IL 10 e 11 ACLI IN CONGRESSO
Le Acli di Napoli a CongressoIl tema scelto è “L’oro di Napoli. Legami associativi, risorse territoriali, classe dirigente diffusa.”

Napoli, 31 ottobre 2006 – Si terrà 10 e 11 novembre prossimi il ventiquattresimo Congresso provinciale delle Acli di Napoli, presso il New Europe Hotel. Il tema scelto è, suggestivamente, “L’oro di Napoli. Legami associativi, risorse territoriali, classe dirigente diffusa.” Non si tratta di un richiamo a presunte età dell’oro ma della volontà di valorizzare i legami sociali e di partecipazione civile, le tante risorse territoriali soprattutto in campo culturale ed ambientale ed infine la voglia di contribuire alla costruzione di una classe dirigente in grado di assumersi con consapevolezza e trasparenza responsabilità collettive.
Il Congresso si aprirà venerdì 10 alle 15, con la relazione del presidente provinciale uscente, Pasquale Orlando ed il saluto del sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino. Alle 17 si terrà una tavola rotonda sul tema “L’oro di Napoli”, a cui prenderanno parte esponenti delle istituzioni e della società civile: Marco Di Lello (assessore regionale al turismo e ai beni culturali), Dino Di Palma (presidente della Provincia di Napoli), Giulio Riccio (assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli), Giuseppe Gargiulo (segretario provinciale della Cisl), Sergio D’Angelo (presidente Gesco Campania), Roberto De Laurentiis (Presidente del Borgo Orefici di Napoli), Gennaro Biondi (docente di geografia economica dell’Università Federico II).
Sabato 11, alle ore 9, si inizia con la relazione organizzativa di Vincenzo Cirillo, si prosegue con il dibattito dei delegati e poi con la Santa Messa, officiata dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe. Alle 15 riprenderà il dibattito, con gli interventi del viceministro per il Mezzogiorno, Sergio D’Antoni, e di Michele Rizzi, vicepresidente nazionale delle Acli. A seguire, si terranno le votazioni per eleggere il nuovo presidente ed il nuovo consiglio provinciale delle Acli di Napoli. Si ricandiderà il presidente provinciale uscente, Pasquale Orlando.

Gentili colleghi, Vi invio un comunicato stampa in cui si annuncia l’indizione del congresso provinciale dell’associazione, che conta 25mila soci di sistema a Napoli. Il tema del Congresso è “L’Oro di Napoli: legami associative, risorse territoriali, classe dirigente diffusa.”

Vi prego di dare la notizia sulle Vostre testate. Grazie a tutti.
Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Napoli) 3403008340 [michele.ippolito@fastwebnet.it]

“VERSO CONTROMAFIE”
Ai giornalisti con preghiera di pubblicazione.
Provincia di Caserta Libera Associazione Comitato don Peppe Diana, associazioni, nomi e numeri contro le mafie “Verso Contromafie in provincia di Caserta”. Santuario Madonna di Briano, Villa di Briano, 11 novembre 2006.
“Verso contromafie in provincia di Caserta”, è una iniziativa promossa congiuntamente da LIBERA provinciale, dal “Comitato don Peppe Diana” e dall’Amministrazione provinciale di Caserta (assessorato alla legalità) e avrà luogo l’11 novembre 2006 al santuario della Madonna di Briano (Villa di Briano). Qui, per un’intera giornata, si confronteranno esponenti di associazioni, scuole, amministratori pubblici, insegnanti, operatori della comunicazione, ecc. Lo scopo è quello di raccogliere idee, condividere percorsi e proposte per un rinnovato impegno antimafia, da portare a Roma il 17, 18 e 19 novembre, dove si svolgeranno gli Stati generali dell’Antimafia (CONTROMAFIE).
La giornata dell’11 novembre, si svolgerà, dunque, in forma seminariale e sarà anche un momento di solidarietà per Roberto Saviano, l’autore del libro “Gomorra” oggetto di minacce camorristiche, che offendono e preoccupano tutti quelli che si battono per una società più giusta e solidale.
Sono già previsti degli appuntamenti “verso contromafie” promossi da altre associazioni
– 13 Ottobre: “Solidarietà e legalità: il volontariato promuove la Cittadinanza Attiva” – ore 17 Casal di Principe, Corso Umberto 153, inaugurazione dello sportello dell’ “Asso.Vo.Ce”.
– 15 ottobre: “Legalità e Pace” – promuove l’associazione “Dea Sport Onlus”, ore 19 aula consiliare
Comune di Bellona.
– 28 Ottobre: Santa Maria Capua Vetere – “Verso Contromafie”.
– 31 Ottobre: Presentazione del libro di Isaia Sales e Marcello Ravveduto, “Le strade della violenza. Malviventi e bande di camorra a Napoli”. Biblioteca di Matematica della Sun – Caserta ore 17.
– 9 Novembre: Presentazione del libro di Isaia Sales e Marcello Ravveduto, “Le strade della violenza. Malviventi e bande di camorra a Napoli”. Libreria Uthopia – Capua, Palazzo Fazio.
Per le adesioni alla giornata dell’11 novembre 2006 al santuario della Madonna di Briano (Villa di Briano) inviare la scheda allegata all’indirizzo e-mail: donpeppediana@libero.it oppure tramite fax 0818167001 – Casal di Principe, li 14.10.06 Comitato don Peppe Diana – LIBERA
Elpidio Iorio [elpidioiorio@libero.it]

SCHEDA DI PARTECIPAZIONE
ALLA GIORNATA SEMINARIALE DELL’11 NOVEMBRE PRESSO
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI BRIANO
Cognome……………………………………..……………Nome……………………………………..
Indirizzo……..……………………………………………………………………………………………
Tel…………..…………………………………………………Fax………………………………………
e-mail..…………………………………………………………………………………………………….
Professione…..………………………………………………………………………………………….
PARTECIPA QUALE RAPPRESENTANTE DI

Associazione Organizzazione Ente Locale: …………………………………………
Indirizzo sede ..…………………….. Sito Internet …………………………………………………….
Tel ………………………..Fax……………………e-mail……………………………………………….
Data_____________
Firma
INDICARE LA SESSIONE DI LAVORO ALLA QUALE SI VUOLE PARTECIPARE
(scegliere 1 sola sessione di lavoro)
PER UNA PAROLA DI LIBERTA’ PER UNA POLITICA DI LEGALITA’
Tratta esseri umani 0 Le mafie in comune
Traffico di sostanze stupefacenti e doping 0 Per una nuova legislazione antimafia
Traffici illeciti transnazionali
PER UN SAPERE DI CITTADINANZA PER UNA DOMANDA DI GIUSTIZIA
Educazione alla legalità democratica 0 Vittime di mafia e familiari
Educazione non formale 0 Testimoni e collaboratori di giustizia
PER UN DOVERE DI INFORMAZIONE PER UNA ECONOMIA DI SOLIDARIETA’
Comunicazione e informazione 0 Beni confiscati
Studi sulle mafie 0 Riciclaggio ed economia sommersa
Cinema, letteratura, teatro e arti visive 0 Usura e racket
0 Ambiente ed ecomafie
INVIARE A: E-MAIL: donpeppediana@libero.it OPPURE A FAX: 0818167001


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