Luisa Maradei: Rito direttissimo per gli abusi edilizi

Ventiquattro ore per avere una sentenza penale di primo grado per i reati in materia urbanistica. La proposta, per nulla fantasiosa, è lanciata dall’avvocato penalista Luigi Martano e raccolta al volo dal leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio che ieri, nel corso di una conferenza stampa, ha espresso l’intenzione di portarla come proposta di legge in Parlamento immediatamente dopo la pausa estiva. Basterebbe aggiungere l’inciso “anche in materia urbanistica” all’articolo 449 del codice di procedura penale che prevede il rito direttissimo e il gioco è fatto.
“Il processo per direttissima – spiega l’avvocato Martano – è un rito speciale utilizzabile dai magistrati in tutti quei casi in cui la persona è arrestata il flagranza di reato e, pertanto, risulta superflua la fase istruttoria perché la prova del reato è in re ipsa”. Il codice dice che il pubblico ministero, se ritiene di dover procedere “può” (ma non “deve”, per cui il direttissimo si pone in alternativa al rito ordinario) presentare direttamente l’imputato in stato di arresto davanti al giudice del dibattimento per la convalida dell’arresto e il contestuale giudizio entro 48 ore dall’arresto. Allo stato attuale il giudizio direttissimo è utilizzato per piccoli reati: scippi, spaccio di droga, furti di stereo o di auto, riproduzione e vendita di cd falsi.”Peccato – aggiunge l’avvocato Martano – che questo modello di efficienza processuale finisca per colpire i poveracci: tossicodipendenti, extracomunitari, imputati appartenenti alle classi popolari. Ci lamentiamo della lentezza dei nostri processi e della farraginosità del sistema giudiziario – prosegue Martano – e poi non approfittiamo di questo strumento che permetterebbe di chiudere in meno di 24 ore più del novanta per cento degli abusi edilizi”.
Requisito per l’applicazione del rito direttissimo è una prova evidente.”I reati urbanistici si prestano benissimo a questo tipo di rito – spiega l’avvocato Martano – se un vigile entra in un cantiere, chiede la concessione edilizia e il costruttore o il proprietario non la esibiscono perché ne sono privi, l’istruttoria è chiusa, l’imputato può essere condotto davanti al giudice in composizione monocratica e il processo si chiude con una sentenza di primo grado in tempi record per la giustizia attuale”.
L’applicazione del rito direttissimo anche ai reati urbanistici permetterebbe di evitare condoni e, soprattutto, la prescrizione del reato. Gli abusi edilizi, infatti, sono disciplinati come reati contravvenzionali e con come delitti per cui soffrono una prescrizione più breve (quattro anni e sei mesi) a fronte dei normali sette anni e sei mesi previsti per i delitti minori (furto semplice, truffa semplice) o dei quindici anni quando la pena prevista per il reato supera 5 anni. Inoltre, la prescrizione decorre dal giorno in cui è stato commesso il fatto e non da quello in cui il reato è stato scoperto.”Potrebbe accadere – spiega l’avvocato Martano – che un vigile scopra oggi un abuso commesso tre anni fa, il giudice a questo punto avrebbe solo un anno e mezzo di tempo per istruire il processo, aprire il dibattimento e giungere alla sentenza di primo grado: praticamente impossibile con gli attuali tempi del rito ordinario. Ed è proprio per questo, per evitare prescrizioni sicure che molti pubblici ministeri rinunciano proprio ad emettere i decreti di citazione a giudizio”.
Doppio il vantaggio prospettato dall’avvocato napoletano: un riequilibrio dal punto di vista sanzionatorio per cui si cade nell’anomalia di 8 mesi di reclusione per un piccolo furto e la quasi totale impunità per un grosso abuso e, dal punto di vista organizzativo, uno sgravio di lavoro per le cancellerie penali costrette ai tanti adempimenti, vanificati poi dalla intervenuta prescrizione.
C’è da considerare inoltre la difficoltà, nella maggioranza dei casi, di ottenere il ripristino dello stato dei luoghi comminato puntualmente con la sentenza di condanna. Sono oltre 59 mila le ordinanze di demolizione emesse nella sola provincia di Napoli dal 1994 al 2002, ma di queste pochissime risultano eseguite. Solo il comune di Napoli, approvando nel 2000 un piano per l’esecuzione delle demolizioni è riuscito ad abbattere 700 manufatti abusivi nel 2002. Totale incertezza per gli altri comuni. Saluta con entusiasmo la proposta il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. “In tempi di condoni e stracondoni, ecco una proposta concreta contro l’abusivismo edilizio – ha detto Pecoraro Scanio – per evitare che ogni estate si debba assistere alla cronistoria degli abusi edilizi commessi. Su questo progetto di legge chiederemo l’adesione di tutti i partiti presenti in Parlamento. I casi di abusivismo sono facilmente accertabili – spiega il presidente dei Verdi – basta controllare se la persona che costruisce sia in possesso o meno della licenza. Con il rito direttissimo si arriva in tempi brevi alla sentenza di primo grado, con tutte le garanzie per l’imputato. In caso di condanna, il prefetto o il Comune potranno disporre l’abbattimento del manufatto: un effetto immediato, quindi, prima che ci sia l’ennesimo condono. Rigore, dunque – conclude Pecoraro Scanio – nei confronti di chi costruisce case, palazzi e ville in spregio alle leggi: uno schiaffo in faccia ai cittadini onesti, che spesso attendono mesi soltanto per avere l’autorizzazione ad aprire una finestra”.(Luisa Maradei, l’Articolo)


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