Luciano Pignataro: vino, più qualità, arriva il «Campania Igt»
«Falanghina 2004 Campania Igt». Ormai è sulla Gazzetta Ufficiale, già da questa vendemmia alle prime battute, tutta la regione è coperta da una sola Igt (Indicazione geografica tipica) come del resto accade quasi ovunque. «Abbiamo finalmente creato la base normativa della piramide qualitativa della nostra viticoltura con un disciplinare molto semplice nel quale sono compresi tutti i vitigni attualmente autorizzati nelle cinque province campane» commenta Piero Mastroberardino, componente del Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle Doc (Denominazione di origine controllata) e Igt che ha dato disco verde alla proposta presentata dalle organizzazioni di categoria e dalla Regione. Si conclude così l’iter burocratico avviato contestualmente a quello che ha portato lo scorso anno al riconoscimento delle due Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) Greco di Tufo e Fiano di Avellino. Resta appesa, almeno per la prossima annata, la questione del passaggio di categoria della denominazione Irpinia da Igt e Doc. Dunque per il secondo anno consecutivo nell’Avellinese avremo il paradosso della produzione di tre Docg, una Igt e nessuna Doc come avviene in tutto il resto del Paese. Ma, si sa, la Campania è da sempre terra di magiche e irrituali formule perché all’ombra del Vesuvio è davvero difficile trovare l’intesa tra più di due persone. Il vantaggio immediato è per quei produttori costretti ad utilizzare Igt dai nomi poco conosciuti perché troppo circoscritti geograficamente: fatta eccezione per Paestum e Pompeiano, infatti, a tutti converrà senz’altro usare il nome Campania sull’etichetta così come già avviene per Toscana e la Sicilia. Una rivoluzione commerciale più che produttiva, dunque, ma dal sicuro effetto benefico in un momento in cui il mercato della fascia alta ristagna. Abbiamo fatto l’esempio della Falanghina, ma avremo sicuramente anche Fiano, Greco, Aglianico, Piedirosso, Sciascinoso, Coda di Volpe e altri ancora a cui si potrà aggiungere la dizione «Campania Igt». Più difficile, invece, vedere Cabernet Sauvigon e Merlot, impossibile produrre Chardonnay Campania igt perché si tratta di un vitigno ufficialmente non autorizzato. In questa estate ha fatto un passo in avanti anche la riorganizzazione della normativa della produzione di olio d’oliva che vede la Campania al quarto, spesso al terzo, posto in Italia: alle tre Dop (Denominazioni di origine protetta) classiche, Cilento, Colline Salernitane e Penisola Sorrentina, dalla prossima raccolta si aggiungeranno le ultime due, Colline Beneventane e Sannio Caudino-Telesino, il cui riconoscimento ufficiale è avvenuto a luglio. (Luciano Pignataro, Il Mattino)


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