Un bel po’ di giornalisti e naturalisti si sono recati in visita al Parco del Matese, in provincia di Caserta, per ammirare un bene naturalistico e paesaggistico di indubbia bellezza. Un fascino antico e suggestivo che ha coinvolto i partecipanti al meeting giunti da Roma e, perfino, da Bassano del Grappa. Per la Campania erano presenti Ermanno Corsi, presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, e la delegazione dell’Arga (Associazione dei giornalisti dell’Ambiente, Agricoltura, del Turismo e della Ricerca scientifica) guidata del presidente Francesco Landolfo, dal segretario Marcello Curzio e dal delegato per la provincia di Caserta, Pasquale Clemente. Inoltre altri giornalisti sono venuti dal Lazio. Da Cerreto Sannita a Cusano Mutri, da Bocca della Selva a Castello Matese, da Letino a Fontegreca, il professor Maurizio Fraissinet, commissario del Parco, incastonato tra le province di Caserta e Benevento, ha illustrato i pregi della flora, della fauna presenti sul territorio. “I rilievi, infatti, sono ammantati di faggete mentre alle quote inferiori dominano i boschi misti che a volte si intersecano con i castagneti modellati dall’uomo e con i lecceti risalenti dal piede del massiccio, specialmente, nei quadranti più caldi dell’area. Le rupi, ed in particolare quelle di vetta, ospitano, inoltre, una interessante flora ricca di endemici e specie rare, molte delle quali trovano su questi monti il loro limite meridionale di espansione”. Non a caso sono sei le foreste che possono fregiarsi dei requisiti delle “Direttive Habitat”. Sul Matese i gironalisti sono giunti in un giorno particolare. Un’associazione di pescatori sportivi stava ripulendo il lago dalle reti lasciate da loro colleghi. Reti che sono state consegnate ad agenti del Corpo forestale. “ E’ il frutto di un accordo con i pescatori. Loro hanno ripulito il lago da una miriade di reti che procuravano danni incalcolabili non soltanto alla fauna ittica ma anche ai pullus degli uccelli acquatici, ed io ho concesso di nuovo il permesso di pescare con le barche”, sottolinea Fraissinet. Matese terra anche di funghi. Ma guai a farsi sorprendere a raccoglierli senza il tesserino-permesso. Sono multe salatissime. E che sul Matese ci si stia mettendo al passo con i tempi è dimostrato anche dalla sfida qualità-prezzo negli alberghi e nella ristorazione con la valorizzazione dei prodotti tipici. “Il Parco può essere un veicolo di sviluppo anche occupazionale all’insegna della tutela della natura. I giovani, in particolare, hanno recepito questo messaggio”, evidenzia il commissario. Mentre agli occhi dei giornalisti si presenta il corso del fiume Lete da cui viene fuori l’omonima acqua minerale, in alto volteggia uno stupendo nibbio reale. E’ il creato che si presenta nel suo splendore. La fauna come la flora ed i prodotti tipici rappresentano il “tesoro” del Matese. “I rilievi del Parco sono frequentati dal lupo, ancora presente con una piccola popolazione, dal Gatto selvatico, la cui consistenza, però, non è nota, l’Aquila reale, presente con una coppia, il falco Lanario, presente anch’esso con almeno una coppia, la Poiana, la Rondine montana, il Corvo imperiale, il Codirossone, alquanto facile da osservare, e il Culbianco, piuttosto comune”.Ma nei boschi di faggio e nei boschi misti c’è il regno dell’Astore, dello Sparviere, del Gufo reale, del Colombaccio, del Picchio rosso minore. Frequente è anche il Tasso.“Nibbi reali e falchi Pellegrini – sottolinea Fraissinet – cacciano nelle zone aperte e nei pressi delle zone umide, dove la biofdiversità animale esplode letteralmente: svassi maggiori, tuffetti, aironi bianchi maggiori, aironi cenerini, morette tabaccate, germani reali, falchi di palude, cannareccioni sono alcune delle specie di uccelli acquatici che abbondano nel Parco. La ree coltivate sono frequentate dalla faina, dall’upupa e di recente da qualche esemplare di istrice che sembra in fase di espansione dell’areale”.Vino ed olio di altissima qualità, carni, cipolle, insaccati dimostrano che le produzioni tipiche dell’agricoltura matesina non punta sui soli formaggi. “Pietraroia – evidenzia Maurizio Fraissinet è famosa fra gli intenditori per il suo prosciutto, tanto raro quanto squisito da mangiare. Sann Lorenzello, città dell’olio, è anche celebre , al pari di Capriati al Volturno vantano un pane che rimane frescoanche alcuni giorni dopo essere stato sfornato”. Per l’artigianato, infine, basti citare i maestri ceramisti di San Lorenzello e Cerreto Sannita. Il Matese, insomma, con il suo Parco regionale è tutto da scoprire. (Gianpaolo Necco, componente Arga)


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