A Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, vi sono grandi insediamenti industriali ma non ce n’ è uno che non stia in crisi di sviluppo ed è sempre più frequente trovare ai cancelli il cartello con la scritta “chiuso”. Il segnale che la grande industria non tira più, che è necessario ripartire da basi diverse è chiaro ed evidente: per far sì che l’industria che conta torni a tirare bisogna guardare al nostro passato e cercare di trovarvi stimoli per ricominciare. A Pomigliano ci hanno pensato un po’ su e poi si sono decisi: i quartieri Sulmona e Paciano, oggi degradati e molto prossimi al collasso saranno rivitalizzati, bonificando i suoli agricoli oggi colmi di tutto tranne che di prodotti della terra, restaurando le facciate dei palazzi, creando serre, ripristinando gli orti di un tempo (e quanti ce n’erano). A disposizione ci sono 10 milioni di euro per ciascun quartiere che vorrà recuperare l’edilizia residenziale e la qualità della vita, con il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture primarie e secondarie. Bisognerà inviare una istanza col progetto allegato in collaborazione con l’Iacp, il comune di Pomigliano d’Arco che agisce sotto l’egida della Città del fare che è un’associazione di comuni sorta per il recupero delle città dell’hinterland e delle attività di un tempo. E che vi sia un risveglio di interesse per l’agro-alimentare lo dimostra il convegno svolto ad Afragola dove esperti e addetti ai lavori organizzato di Lyons ma il bello è venuto agli stand in villa: tutte le degustazioni sono finite in men che non si dica. Ad Acerra si sono rimboccati le maniche al Comune e stanno selezionando giovani per bonificare i suoli dai rifiuti di ogni genere per riportare al ruolo originale i terreni e alla produzione agricola. Ma non è solo hinterland a nord di Napoli che ha riscoperto l’agricoltura. I Campi Flegrei, da sempre a vocazione turistico balneare, oltre che paesaggistico e archeologico, sta riscoprendo le sue produzioni agricole grazie alle disponibilità del Por 2000-2006 che concede contributi per oltre 200 milioni di euro per sevizi turistici, ristoro, artigianato, restauro, commercio e naturalmente, agricoltura serricola e non.


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