La Rai di Napoli ha aperto l’archivio sonoro della canzone napoletana, tra passato e futuro.
Nel luglio scorso la Rai di Napoli, via Marconi, ha aperto al pubblico il suo archivio della canzone napoletana con filamti, spot e quant’altro necessario per orientarsi nel variegato mondo dello spettacolo e delle canzoni napoletane e non. Il giornalista Stefano Prestisimone, nell’occasione dell’inaugurazione dell’archivio, ha scritto per Il Mattino un articolo che riteniamo ottimo e riproponiamo ai nostri lettori internet.
“È come un gigantesco juke-box in cui è contenuto lo scibile della melodia partenopea, un luogo della memoria e della tecnologia al tempo stesso. A lungo rincorso e annunciato, è finalmente operativo nella sede Rai di Napoli l’Archivio sonoro della canzone napoletana, un contenitore telematico che ospita 18 mila brani, destinati a diventare almeno 100 mila entro tre anni. Da Enrico Caruso alle incisioni di rare e inedite dei Festival di Napoli degli anni ‘50, dalle villanelle al rock del neapolitan power, al neofolk, ai neomelodici. Un’iniziativa frutto di una convenzione tra divisione radiofonia della Rai, Regione, Provincia e Comune che si propone di raccogliere, documentare, riversare in digitale e mettere a disposizione del pubblico il maggior numero di riproduzioni musicali del repertorio canoro partenopeo. Un’opera monumentale per la valenza museale, artistica e culturale, un pantheon della canzone da godere e, nello stesso tempo, salvare e tramandare ai posteri. Tutto è partito dalla ricerca, con l’esplorazione minuziosa dei depositi delle sedi Rai e la scoperta di registrazioni e programmi radiofonici sulla canzone napoletana antecedenti la nascita della tv. Poi sono arrivati i contributi privati forniti dai collezionisti, è arrivato il fondo Giovanni Sarno donato dagli eredi, sono arrivate le incisioni partenopee che Carla Boni, Virginio Savona ed Ernnesto Bonino hanno donato per documentare un segmento della propria carriera, oltre che l’immancabile amore per la melodia partenopea. Al «restauro» digitale si è abbinato il lavoro di documentazione e schedatura del materiale. Sono sei le postazioni accessibili all’ingresso del centro di viale Marconi: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 11 alle 13 e dalle 14,30 alle 17,30. Ma il progetto è ambizioso, si ipotizzano postazioni in altri luoghi rappresentativi della città, mentra la Discoteca di Stato, partner entusiasta dell’operazione, ne ha «pretesa» una nella sua sede romana. «È una sorta di biblioteca di Alessandria, un incubatore di sviluppo per la canzone e la musica napoletana ma anche un progetto che nasce al di fuori delle logiche classiche della Rai e che lancia un messaggio chiaro alle istituzioni e al servizio pubblico», spiega il direttore del centro, Francesco Pinto. Il direttore editoriale di RadioRai, Marcello Del Bosco, è fiero dell’operazione: «Non sono solo canzonette, come diceva Bennato. Abbiamo un tesoro che tutto il mondo ci invidierà».
Le oltre 190 versioni di «’O sole mio», le 155 di «Torna a Surriento», le oltre 100 di «Maria Marì» e altre centinaia di brani sono a disposizione del pubblico grazie a un sistema di catalogazione elettronica (il francese Netia) a cui si accede con un semplice clic sulla tastiera del computer. Basta cercare un titolo, il nome di un cantante o di una canzone, ma anche di un autore, premere il tasto play e ascoltare in cuffia quelle voci così lontane, ma ora anche così vicine.
«Le istituzioni napoletane», commenta il presidente della Regione Antonio Bassolino «si sono unite intorno alla canzone napoletana: questo archivio è un grande luogo di identità e di memoria. Per la prima volta viene documentata e schedata, in un lavoro senza precedenti, tutto il corpus della nostra melodia, patrimonio consultabile da tutti, punto di riferimento nazionale e internazionale per turisti e studiosi, evento di cultura che nasce in quella ”fabbrica” culturale che è il nostro centro di produzione Rai. Un progetto che si affianca al Premio Carosone, alle operazioni legate ai nomi di Bruni e Murolo e al teatro Trianon». Tutti – il presidente della Provincia Di Palma e il suo predecessore Lamberti , l’assessore regionale Armato e quello comunale Furfaro – sottolineano l’importanza di «fare sistema». Paquito del Bosco, coordinatore della pattuglia di consulenti dell’archivio, ringrazia «Antonio Bottiglieri, primo motore dell’iniziativa, i tecnici Rai, i collezionisti che si sono messi immediatamente a disposizione». Prime perle dell’archivio digitale sono le registrazioni integrali di tutte le serate del secondo e terzo festival di Napoli, correvano gli anni 1954 e 1955. All’ascolto di «E stelle ’e ’Napule» dalla voce straordinaria di Maria Paris, canzone che vinse il festival nel ´55 con l’accompagnamento dell’orchestra Anepeta a Luciano Bideri che del pezzo fu l’editore scappa una lacrima di commozione”. (Stefano Prestisimone, Il Mattino)


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