Sì a un condono edilizio di tipo straordinario ma con più poteri alle Regioni. Con il deposito di tre sentenze e un’ordinanza, infatti, la Consulta “pur riconoscendo l’ammissibilità costituzionale, in linea di principio, di una legislazione statale relativa al condono edilizio di tipo straordinario – si legge nella prima sentenza relativa ai ricorsi presentati da otto Regioni (Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche Toscana e Liguria) – ha, però, dichiarato incostituzionali una serie di disposizioni che lo rendono incompatibile con le vaste competenze di comuni e regioni in materia urbanistica”. Nel dettaglio la Corte ha difeso la piena competenza dello Stato a determinare in via esclusiva il condono sul versante delle responsabilità penali relative a costruzioni abusive, ma ha affermato che “sul piano del condono amministrativo lo Stato non può escludere il potere delle regioni di articolare o specificare la legislazione statale mediante proprie leggi nell’ambito dei principi fondamentali stabiliti a livello nazionale”.Questo significa che ciascuna Regione potrà stabilire, con propria legge, quali tipologie possono essere condonate e per quali volumetrie. Più spazio, dunque, all’autonomia degli enti locali ma non subito.Senza mai esplicitarlo, infatti, la Corte Costituzionale ha sancito la proroga dei termini per l’attuale provvedimento al 31 luglio, approvata lo scorso 25 maggio dalla Camera dei Deputati con 221 voti favorevoli contro 157 contrari. “Il necessario riconoscimento del ruolo legislativo delle Regioni – si legge nella sentenza della Consulta – esige, ai fini dell’operatività della normativa, che il legislatore nazionale provveda alla rapida fissazione di un termine congruo affinché le Regioni e le Province autonome possano determinare tutte le specificazioni cui sono chiamate sulla base del dettato costituzionale e dei rispettivi statuti regionali”. Servirà, insomma, una nuova legge nazionale che fissi anche i termini entro i quali le Regioni dovranno a loro volta legiferare. Se una Regione – spiega la Consulta – non esercitasse il proprio potere legislativo nel termine massimo indicato, troverà applicazione in via sostitutiva, la disciplina statale. Dovranno essere stabiliti anche nuovi termini per la presentazione delle domande ma, in ogni caso, la sentenza fa salve quelle già presentate.Con altre due sentenze, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di quattro leggi regionali (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Toscana) e di un atto di indirizzo della Regione Campania con cui gli enti locali consideravano inapplicabile sui rispettivi territori la legge statale sul condono edilizio. “La naturale dialettica tra Regioni e Stato – si legge nelle sentenze – deve mantenersi nell’ambito degli strumenti e delle forme costituzionali senza pericolosi tentativi di farsi giustizia da sé”.Positivo il giudizio espresso dalle associazioni ambientaliste. Piena soddisfazione da parte del WWF che vede rafforzarsi il ruolo delle Regioni. Anche per Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, le Regioni escono vincenti da questo provvedimento. “Lo Stato centrale – afferma Buonuomo – ha capito che nella gestione del territorio non può legiferare da solo. E’ ora che il Governo faccia marcia indietro davanti a un provvedimento che ha già prodotto conseguenze devastanti dal punto ambientale e paesaggistico e, anche dal punto di vista economico, si è rivelato un fallimento per le casse dello Stato. Anche se il ministro Tremonti si è sempre rifiutato di fornire i dati ufficiali, pare che sia entrato solo un decimo dei 3,8 miliardi di euro previsti”. “Chiediamo al Parlamento di approvare al più presto la legge-quadro – conclude Buonomo – per evitare il protrarsi di incertezze legislative”.Le decisioni della Consulta assumono particolare valore soprattutto in Campania, regione che ha visto crescere il patrimonio edilizio abitativo dal 1951 al 1991 di circa il 300 per cento. Per capire l’incidenza della produzione edilizia abusiva basta leggere i numeri. Nella sola provincia di Napoli tra il 1994 e il 2002 sono state accertati 56 mila 250 abusi edilizi. Nell’ultimo rapporto sullo stato dell’ambiente nel territorio provinciale emergono le cifre relative alle pratiche di condono: 188 mila 944 richieste in tutta la provincia, nella sola città di Napoli 48 mila, per la prima sanatoria, quella per intenderci della legge 47 del 1985, e 128 mila 806, a Napoli città 24 mila, per il secondo condono, quello voluto con la legge n. 724 del 1994 dal primo governo Berlusconi. (Luisa Maradei, L’Articolo)


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