Francesco Landolfo: Acerra lancia ancora una volta il suo urlo di protesta contro il termovalorizzatore.
Veleni e territorio. Acerra lancia ancora una volta il suo urlo di protesta contro il termovalorizzatore prossimo venturo. Urlo di rabbia e di disperazione ma anche di speculazione. Soprattutto da parte di quella solidarietà sospetta, che viene dalla catena dei cosiddetti disobbedienti. E, poi diciamolo con grande franchezza, sarebbe stato auspicabile che le delegazioni provenienti da Liguria, Molise e Toscana avessero protestato nei luoghi d’origine per “sponsorizzare” l’accoglimento dei rifiuti della Campania nelle strutture di casa loro. Ma questo, evidentemente, è un altro discorso. Le tensioni e le preoccupazioni che si percepiscono non sono poche. C’ è uno stato di massima allerta tra coloro che devono garantire l’ordine pubblico e gli organizzatori della manifestazione di protesta. L’auspicio è che prevalga il buonsenso e che si riesca ad isolare quanti che in una legittima contestazione cercano, esclusivamente, lo scontro di piazza. Acerra non è Genova o la Napoli della guerriglia urbana. Lo ricordi bene chi viene a solidarizzare con un territorio martoriato. Sì, ironia della sorte, la patria di Pulcinella, la maschera che descriveva la quotidianità del suo tempo con arguzia e fantasia, in oltre mezzo secolo di vita ha visto lo scempio totale di agricoltura e ambiente. L’illusione dell’industrializzazione ha sottratto soltanto braccia per gestire una terra fertilissima, mentre è cresciuto a dismisura l’esercito dei disoccupati con la chiusura delle fabbriche. Sul territorio ferito a morte sono rimasti i veleni di fusti tossici, di amianto e di ciò che la camorra ha fatto sotterrare in quei loschi traffici di smaltimento di rifiuti speciali provenienti dal Nord. Oggi non soltanto Acerra innalza la sua protesta ma è tutta l’Area Nord che lo fa. Un vasto comprensorio confinante con il Casertano, l’Avellinese e il Salernitano che paga lo scotto di una mancata programmazione di salvaguardia ambientale e umana da parte degli Enti locali. Regione e Provincia, illuminate dal centrosinistra, hanno fatto soltanto folclore. Non so quante volte si sia sentito parlare di interventi mirati per riqualificare uomini e cose. Belle parole disperse nel vento. Provate a fare un sopralluogo tra Caivano, Acerra e Pomigliano dove i confini intercomunali sono rappresentati da cumuli di immondizia e dove percorsi alberati con pini sono sbarrati per evitare che lungo i corsi d’acqua vengano scaricati liquami infetti. Il paradiso è stato trasformato in inferno. C’erano uccelli insettivori, principali indicatori biologici, di numerose specie. Ora ci sono i gabbiani, simbolo del degrado delle discariche. Bisognerebbe protestare non soltanto contro il termovalorizzatore ma anche per giungere ai responsabili di un simile scempio.
Il tempo della politica si è arreso a quello della protesta. Ora sul commissario straordinario ai rifiuti è piombata la responsabilità di gestire l’emergenza. Bisogna fare presto prima che la Campania diventi un immondezzaio totale. La soluzione migliore sarebbe stata quella che ogni Provincia si dotasse di un proprio termovalorizzatore per eliminare i rifiuti prodotti e, magari, trarne un profitto nel bruciare anche quelli altrui. Oggi, però, non si può ragionare in quest’ottica. Il tempo stringe e bisogna puntare sulla sicurezza dell’impianto. Se questa vicenda riesce a mettere su correnti di pensiero diverse anche tra i vescovi don Riboldi e don Rinaldi, uomini di fede e cristianità, pensate in che torre di Babele siamo finiti noi comuni mortali. A questo punto c’ è da sperare che la manifestazione odierna sia il presupposto per la rinascita del territorio, iniziando una radicale bonifica dove la terra non dia più frutti velenosi e gli ovini non partoriscano mostri. La battaglia da combattere è quella per un termovalorizzatore in piena sicurezza in cui la raccolta differenziata potrà garantire non soltanto la distruzione ma anche una fonte di energia alternativa. Diversamente, né moti di piazza, né proteste sterili cambieranno il corso della storia. E ad essere avvelenati saremo tutti.
Francesco Landolfo, presidente Arga della Campania.


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