Una buona notizia da Salerno, anzi due:conti in attivo e fatturato in crescita. Sono i dati emersi dal bilancio della Centrale del Latte che è stato approvato qualche giorno fa. Nonostante l’incidente delle uova infettate dalla salmonella e l’incremento delle uscite per sponsorizzazioni importanti, come quella della Salernitana, l’azienda chiude dunque bene i suoi conti. L’attivo è di centomila euro, circa duecento milioni delle vecchie lire. Ma il dato ancora più incoraggiante è l’aumento del fatturato che lo scorso anno ha fatto segnare un incremento di un milione di euro, sintomo di un’impresa in buona salute e soprattutto proiettata verso l’ampliamento del proprio mercato. Sembra che abbia funzionato, in particolare, la politica dell’allargamento e la diversificazine delle proposte attraverso l’immissione sul mercato di prodotto decisamente competitivi. Soddisfatto per il buon andamento dei conti il presidente Franco Cesaro, che guarda con ottimismo al futuro e annuncia un ulteriore opera di rilancio dell’azienda pubblica. La Centrale del Latte ha avviato da poco una più incisiva politica della comunicazione, attraverso la creazione di un punto di informazione nel centro cittadino e investendo maggiori risorse nelle sponsorizzazioni, a cominciare da quella della squadra di calcio della Salernitana, ma anche di singole iniziative e manifestazioni che potessero determinare un positivo ritorno di immagine per l’azienda, il cui pacchetto di maggioranza è nelle mani del Comune di Salerno. Terminato da poco il campionato di serie B, si è in attesa di sapere se anche il prossimo anno calcistico vedrà i colori granata abbinati al marchio della Centrale del Latte. I dati positivi di bilancio consentiranno comunque ulteriori iniziative promozionali e investimenti. Si può ben dire, dunque, che chi beve latte, campa cent’anni e bene! Sul versante del altte in polvere, invece, s’è fatta la scoperta che solo le istituzioni continuavano a non vedere: l’ennesima tassa, non dichiarata, che pagano le famiglie per i neonati, acquistando il latte in polvere, è stata messa a nudo. E’ stato reso noto agli italiani che il prodotto, dalla stalla al consumatore, aumenta di 16 volte. Cioè costa 0,33 cent di euro alla fonte ma arriva a 5,5 euro! Lo ha scoperto l’Authority, a cui bisogna dire grazie con riserva, perché non si capisce come mai questo garante dei consumatori si muova così lentamente. Eppure è arcinoto che quel prodotto, che si vende solo nelle farmacie, grava in modo eccessivo sulla spesa di una famiglia con bebè. Come è altrettanto noto che solo in Italia c’è stata una sorta di cartello di tutte le case produttrici per tenere i prezzi alti e uguali dappertutto. Insomma, il bel paese continua ad essere luogo ideale per gli speculatori, e sempre meno bello per chi ci vive, dovendo contare solo sullo stipendio che l’euro ha opportunamente dimezzato nel suo potere d’acquisto! Che tempi.


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