1.Giuliano Martino, presidente dell’Associazione Aprolat Campania-Molise, è stato il protagonista dell’accordo Aprolat-Cia, Confederazione italiana agricoltori, che per gli allevatori campani significa molto. L’accordo interprofessionale, siglato allo stabilimento di Piana di Monte Verna, Caserta, ed altri rappresentanti di aziende agricole, fissa il prezzo del latte a 0,37185 euro, con l’aggiunta di 0,1652 euro per i produttori di latte di alta qualità, ai quali vanno aggiunti anche eventuali premi alla qualità, fino al marzo del 2005. Una tariffa che non si discosta dai prezzi previsti negli anni precedenti e che assicura ai produttori un sufficiente margine di tranquillità sia economica che operativa. Martino ha spiegato che l’accordo sottoscritto, considerato anche il momento particolare del gruppo Parmalat, rappresenta una nuova occasione per il rilancio dello stabilimento casertano Parmalat-Eurolat, che riceve il 40% della produzione regionale. Un accordo da considerare conveniente, tenuto conto anche delle mutate condizioni e delle novità previste dalla riforma della politica agricola dell’Ue.
2. Non così a Salerno dove le parti in causa stanno conoscendo momenti di frizione acuta perché l’accordo tarda ad arrivare. Materia del contendere lo scontro tra gli allevatori e la Centrale del latte.In sostanza gli allevatori contestano la centrale, che fino ad oggi non assorbe tutto il latte prodotto nel salernitano, di non volere accedere ad accordi che permettano agli allevatori di non dover elemosinare sul prezzo del latte che ora sarebbe troppo basso, per la concorrenza di grossi nomi, nonostante l’impegno a rivederlo proprio di questi tempi. L’’accordo è lontano, dunque, e si minaccia un sit in sui binari e il blocco delle strade se non si addiverrà ad un serio tavolo di trattative che tenga in considerazione le richieste degli allevatori. A rafforzare la richiesta, la Cia e Aprolat 85, denunciano la grave crisi che investe il settore al confronto con la nuova normativa della legge l19/03 e con la riforma della politica agricola comunitaria. Dal censimento del 1991 ad oggi, infatti, le imprese sono diminuite quasi del 50%. In poco più di 10 anni sarebbero passate da 3800 a 1598. Ma c’è di più, perché la Granarolo fa capo ad oltre 300 aziende lattiero-casearie locali e spiazza il mercato, per cui proprio gli allevatori chiedono che sia la Centrale del latte ad assorbire tutto il latte prodotto per evitare che il mercato crolli.


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