IL BUFALO
Il bufalo è un mammifero appartenente alla famiglia dei Bovidi che può vivere sia allo stato selvatico che domestico. L’origine del bufalo è piuttosto incerta. I resti fossili più antichi sono stati rinvenuti nel Miocene superiore dei monti Siwalik nel Pakistan e, in Italia, nel Lazio o nell’isola di Pianosa dell’arcipelago toscano. Fino alla fine del VI secolo non si hanno più notizie del bufalo, forse estintosi. Esso in Italia ricompare con la discesa dei Longobardi di Agilulfo. Nell’alto Medioevo nelle paludi pontine si allevavano i bufali. Il bufalo si è poi diffuso soprattutto nell’Italia meridionale, una zona che gli offriva, con le sue numerose aree marginali e paludose, condizioni ambientali ottimali. Infatti l’allevamento del B. ha la sua maggiore diffusione in Campania, nelle provincie di Caserta e di Salerno con l’80% del patrimonio nazionale che è di circa 150.000 capi.
Il primo congresso mondiale sul Bufalo si è tenuto a Caserta nel 1960, nel 1978 si è costituita l’Associazione Nazionale Allevatori della specie Bufalina e si è istituito il Libro genealogico della bufala.
Il bufalo è lungo circa tre metri e alto un metro e mezzo, ha la testa più larga di quella del bue domestico, corpo robusto e tondeggiante con una leggera gobba dorsale. Gli occhi sono piccoli e tondi.
Il maschio ha un peso di circa 1000 Kg., la femmina di 800-850 Kg.
Presenta pochissimo pelo, la pelle è più spessa di quella del bovino, più ricca di ghiandole sebacee, ma con scarse ghiandole sudoripare. La pelle del bufalo, doppia e untuosa, ha necessità per regolare la temperatura di immergersi in pozzanghere (caramoni) ottenendo così uno scambio di calore più efficiente.
L’alimentazione è rappresentata, almeno nel periodo primaverile-estivo, da pascoli o foraggi freschi. La composizione delle erbe è molto varia e ricca soprattutto di essenze aromatiche tipiche della macchia mediterranea.
Una importante caratteristica strutturale, ampiamente diffusa, è la coincidenza tra luogo di allevamento e luogo di caseificazione con la conseguente riduzione al minimo dell’intervallo di tempo normalmente corrente tra la fase di mungitura e l’inizio della trasformazione.
Il Bufalo è più reattivo, più intelligente del Bovino. Infatti, quando è il momento della mungitura le bufale, chiamate ognuna con il proprio nome dalla stessa persona con voce cantilenante si staccano dal branco e si avviano alla loro posizione per essere munte.
E’ un animale molto curioso verso l’esterno; infatti non vi è visitatore di un allevamento di bufali che non si sia accorto come questi animali si soffermino a guardare con insistenza gli intrusi e li seguono con gli occhi in ogni loro movimento.

DIZIONARIO DEL MAMMIFERO: CATEGORIE
VITELLO dalla nascita allo svezzamento
ASSECCATICCIO dallo svezzamento a 12 mesi d’età
ANNUTOLO dai 13 ai 24 mesi
ANNUTALA dai 13 mesi alla 1^ inseminazione
TORO se castrato MAGLIONE
GIOVENCA femmina prossima al 1^ parto
BUFALA femmina dal 1^ parto in poi

IL LATTE
Il latte bufalino appare di colore bianco, niveo,opaco,caratteristico
per l’assenza di carotenoidi, ha odore simile a quello di vacca rispetto al quale è più gustoso ed ha sapore più delicato.
Il potere calorico è molto più elevato di quello del latte di vacca, dal quale differisce, soprattutto, per la maggiore percentuale di grasso ( 8,2% contro il 3,5%), lattosio ( 5% contro 4,5%) e di proteine ( 4,3% contro 3,7%).
Questi diversi valori contribuiscono alla tipicità del prodotto grazie alla diversa consistenza che esso assume e conferiscono una maggiore resa nella trasformazione.
Infatti dalla lavorazione di 1 q.le di latte di bufala si ottengono oltre 24 kg di mozzarella contro i 13 kg ottenuti mediamente da 1 q.le di latte vaccino.
Per ottenere un kg. di mozzarella di bufala servono circa 4 litri e mezzo di latte e poiché dalla mungitura di una bufala si ottengono mediamente 12 litri di latte al giorno è facile calcolare che ogni animale dà la possibilità di produrre solo 3 chili di mozzarella.
La mungitura avviene o manualmente o con l’ausilio di mungitrici automatiche. Le aziende moderne sono dotate di sofisticate apparecchiature che lavano e disinfettano la mammella prima di mungere la bufala.
Al collo di ogni animale c’è poi un microchip su cui sono memorizzati un’infinità di dati, una specie di carta di “identità” che indica alla macchina persino la posizione dei capezzoli e quali di questi mungere.
Ogni volta poi viene effettuato in tempo reale un esame diagnostico sulla carica batterica del latte e sullo stato di salute dell’animale.
Benché la produzione di latte di bufala si prolunghi per l’intero corso dell’anno, la sua distribuzione mensile varia: si nota, infatti, una maggiore disponibilità nei mesi autunnali ed una forte contrazione in quelli estivi.
Con la “destagionalizzazione dei parti si cerca di assicurare la produzione del latte per almeno il 20-30% in primavera.

LA MOZZARELLA
Mozzarella di Bufala Campana.Sin dal 500 la mozzarella veniva prodotta in Campania graziata dalle sue fertili terre e dal suo clima mite, caratteristiche che creavano l’habitat naturale per il pascolo delle bufale, dal cui prezioso latte viene prodotta la tipica mozzarella di bufala campana.

LA STORIA.
La mozzarella ha una storia antichissima; vi sono tesi storiche contrastanti circa l’epoca dell’introduzione dei bufali in Campania.
Alcuni storici la fanno risalire al sesto secolo attribuendola ai Longobardi, ma qualche storico avanza perfino l’ipotesi che fossero già stati portati in Italia da Annibale.
Secolo prima o secolo dopo l’unico dato storico incontrastabile è che la mozzarella di bufala è un tipico prodotto campano, non a caso Carlo d’Angiò battezzò queste fertili terre con l’appellativo di “maison de roses”, ed è nella nostra regione che ancora oggi viene prodotta l’unica ed inimitabile mozzarella di latte di bufala.
Attualmente in Campania c’è l’80% del patrimonio bufalino nazionale e di esso l’80% fa capo a Caserta.

Ingredienti.
La mozzarella è un formaggio fresco, a pasta molle, cruda e filata, a “sfoglie” sovrapposte dalla crosta sottilissima e dal gusto preciso.
La mozzarella, un tempo tagliata in forme di circa ½ chilo( e questo ne spiega il nome “mozzarella”, da “mozzare” che significa tagliare), viene oggi realizzata in forme tonde di diverse dimensioni, in bocconcini (anche con panna) in pani o in trecce.
La sua peculiarità consiste proprio nella tecnologia di preparazione classica. Le fasi della lavorazione della mozzarella iniziano col versare il latte in un calderone e portarlo a 35 gradi.
A questo punto, si unisce al latte il caglio e si lascia riposare il tutto per un’ora.

Lavorazione.
La cagliata viene quindi spezzettata minutamente e lasciata a lievitare , poi viene versata in acqua bollente (80 gradi) e fatta filare. Quando la filatura è a giusto punto, eliminata l’acqua si prende la pasta filata e la si “mozza” nella dimensione voluta. Fatte le porzioni, queste vengono passate in acqua fredda e poi lasciate in salamoia. Uno schema tradizionale di lavorazione della Mozzarella di bufala si può articolare in due fasi. Nella prima si realizza la preparazione della cagliata e la successiva maturazione sotto siero fino a raggiungere una sufficiente acidità per essere sottoposta a filatura.
Nella seconda, la cagliata acidificata viene filata perché assuma la caratteristica struttura filamentare della mozzarella di bufala a pasta filata.
Formatura, salatura e confezionamento della mozzarella di bufala completano il ciclo di lavorazione.

Standardizzazione della materia prima.
Per ottenere un prodotto con una qualità organolettica costante è essenziale standardizzare il rapporto grasso/proteine (G/P) nel latte di lavorazione.
Nei diversi periodi della lattazione, si osservano nel latte di bufala ampie oscillazioni nel contenuto di grasso mentre il contenuto di proteine resta relativamente costante.
La coagulazione del latte viene preceduta dall’addizione di sieroinnesto naturale (detto anche “cizza”) ottenuto lasciando acidificare spontaneamente a temperatura ambiente il siero della lavorazione del giorno precedente.
La rottura della cagliata viene effettuata di solito manualmente con un ‘ruotolo’ di legno (bastone alla cui estremità è fissato un disco di legno con la faccia esterna convessa) o con uno spino metallico e viene spinta fino ad ottenere grumi caseosi delle dimensioni di 3-6 cm.
Molta cura viene posta nelle modalità di rottura della cagliata.
Quasi sempre la rottura comporta perdita di grasso nel siero (fino all’1%). Maturazione della cagliata.
Dopo la rottura, la cagliata viene lasciata ad acidificare sotto siero.
Dalla caldaia di coagulazione, viene estratto circa il 60% del siero e una parte di questo (circa il 5% del siero totale) viene riscaldato ed aggiunto dopo circa 5-10 minuti in caldaia in modo da mantenere la temperatura della massa intorno ai 46°C.
Nel ciclo di lavorazione artigianale l’acidificazione dura mediamente 3-4 ore, tuttavia, non sono rare le lavorazioni in cui questa fase tecnologica si protrae anche fino a 8 ore.

Filatura.
Questa fase della lavorazione è quella che influisce maggiormente sulla consistenza del prodotto finito e sulla resa di lavorazione. E’ ben noto che l’uso di cagliate immature o sovrammature dà luogo a Mozzarella priva di nerbo e di bassa consistenza ed ad un abbassamento della resa di lavorazione
di 2 -3 punti percentuali.
Nella pratica di caseificio, il casaro stabilisce il momento più opportuno per l’inizio della filatura sulla base di un saggio empirico di filatura.
Il saggio consiste nel fondere in acqua calda circa 100g di pasta che viene amalgamata con l’aiuto di un bastoncino.
L’acqua in eccesso viene drenata e la pasta fusa viene adagiata sul bastoncino in modo che per gravità tenda ad allungarsi.
Con le mani si tende la pasta fusa che pende dal bastoncino e se essa si allunga di circa un metro senza spezzarsi la pasta viene giudicata idonea per la filatura.
Al termine dell’operazione di filatura la pasta assume la struttura filiforme che costituisce la caratteristica peculiare della classe di formaggi denominati a pasta filata.

Formatura.
La formatura della mozzarella viene effettuata manualmente da due operatori in cui uno stacca (“mozza”) con il pollice e l’indice delle due mani dei pezzi di pasta filata da una massa globosadi circa 3-4 Kg sostenuta da un altro operatore.
Il prodotto appena formato viene lasciato cadere direttamente in vasche contenenti acqua fredda. Successivamente ad una sosta variabile in funzione alla pezzatura, viene trasferito alla salamoia.
Alcune forme particolari, quali ad esempio la tradizionale “treccia” vengono ottenute solamente a mano, intrecciando abilmente tre segmenti allungati di pasta filata fino ad ottenere la forma finale.

Salatura.
La salatura viene realizzata generalmente immergendo la mozzarella di bufala in soluzioni saline a diversa concentrazione, tipicamente con un contenuto di sale che varia dal 10 al 18%. La durata in genere non supera le 10 ore per le pezzature di 400-500 grammi. Durante la permanenza della mozzarella di bufala nella salamoia, il sale penetra in esso per diffusione. La velocità con cui il sale penetra nella mozzarella di bufala dipende dalla concentrazione salina della salamoia, dalla temperatura e soprattutto dalle dimensioni della forma di mozzarella.
Al termine della permanenza in
salamoia, la mozzarella di bufala, risulta molto ricca di sale nelle zone periferiche, mentre già a qualche millimetro dalla superficie il contenuto di sale è pressoché nullo.
Una volta estratto dalla salamoia e immerso nel liquido di governo la concentrazione di sale nella mozzarella di bufala tende a riequilibrarsi.
Dagli strati esterni in cui la concentrazione è molto alta, il sale migra verso gli strati interni.
Per effetto di questo processo diffusivo la concentrazione del sale si abbassa negli strati esterni della mozzarella di bufala e si innalza in quelli interni con tendenza ad uniformarsi.

Confezionamento e Conservazione. Successivamente alla salagione la mozzarella di bufala viene conservato mantenendolo immerso in un liquido di governo.
Il liquido di governo è costituito in genere da “acqua di filatura” a cui viene aggiunto sale e siero acido diluito.
In alternativa viene usata acqua salata aggiunta di acido citrico e/o lattico.
Quest’ultimo tipo di liquido di governo è quello che viene ritenuto più idoneo poiché consente di prolungare la vita commerciale del prodotto, soprattutto nel periodo invernale. Il liquido di governo costituisce un costo di produzione non irrilevante.
La conservabilità del prodotto è strettamente legata al tipo di materia prima utilizzata ed alla tecnologia di trasformazione.
Il prodotto ottenuto da latte crudo e sieroinnesto naturale si conserva, immerso nel liquido di governo, per 3-4 giorni a temperature di 10-15°C senza perdere le sue caratteristiche (superficie esterna lucida, colore bianco, forma sferoidale,
pasta morbida ed elastica, con presenza di sierosità, sapore particolare di latte fresco con punte di selvatico).
Oltre tale periodo la superficie esterna si sfalda, la pasta perde la sua consistenza e diventa burrosa perdendo completamente la struttura a sfoglie sovrapposte data dalla filatura, quindi và mangiata cotta.

Tutela della tipicità.
Il disciplinare contenuto nel DPR 28/9/1979 prevede per la produzione della Mozzarella di bufala l’utilizzo esclusivo di latte di bufala.
In tal modo rimane escluso un impiego anche parziale di latte bovino.
In tale evenienza, la Mozzarella non potrà essere più denominata
“di bufala” ed il latte bovino
dovrà essere necessariamente incluso tra gli ingredienti di produzione.

Il Casaro Consiglia.
Vi ricordiamo che la mozzarella è un prodotto fresco, che va consumata al più presto.
Per gustare al meglio la mozzarella vi consigliamo di conservare il prodotto a temperatura ambiente nel liquido di governo con cui viaggia.
Dopo il terzo giorno, ( o se la temperatura dell’acqua dovesse scendere molto al di sotto dei 22-23 gradi) se non ancora consumata,
per gustare la mozzarella nella sua massima espressione l’esperto consiglia di immergere il prodotto in acqua calda (35°-40°) per circa otto-dieci minuti prima del consumo.
Dal quarto giorno il prodotto può essere messo in frigo e se ne consiglia il consumo utilizzandolo quale ingrediente

INFO
Nando Cirella
Cell. 320/5711994 –
n.cirella@zootec.it


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