Cristalli di apatite, campanello di allarme per le prossime eruzioni vulcaniche
E’ il risultato di uno studio condotto dall’Istituto di Vulcanologia di Napoli insieme a Universita’ inglesi, basate su osservazioni condotte nell’area dei Campi Flegrei.
di Digital Media – Facebook
Napoli 12.02.2016 (DM) – “Il cambiamento nella composizione dei gas emessi in superficie potrebbe rappresentare un segnale significativo di eruzione vulcanica in pochi giorni o mesi”: una ricerca condotta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli, insieme alle Università inglesi di Oxford e Durham, evidenzia che “quando il magma forma bolle di gas, quello emesso in superficie registrerebbe un cambiamento nella composizione, fornendo così un potenziale segnale di allerta precoce”. La ricerca è stata di recente pubblicata su Nature Geoscience.
Osservato speciale nello studio in questione, il vulcano dei Campi Flegrei nell’area napoletana: ha eruttato l’ultima volta nel 1538 ma tutt’ora è attivo e tenuto sotto controllo dall’Ingv.
Il ricercatore Roberto Isaia spiega che le ricerche si sono concentrate sullo studio di materiali generati durante un’eruzione vulcanica esplosiva avvenuta circa 4.000 anni fa ai Campi Flegrei. Attraverso una nuova metodologia di indagine sui cristalli di apatite, messa a punto all’Università di Oxford, è stato possibile ricostruire l’evoluzione del magma nel tempo, fino ai processi che possono innescare un’eruzione esplosiva. Questo lavoro indica che le condizioni esplosive possono innescarsi anche in tempi più brevi (ovvero mesi e giorni) rispetto a quanto si pensava in conseguenza di studi precedenti che ipotizzavano che le eruzioni sono determinate da un incremento di pressione nel serbatoio magmatico sotto il vulcano, in seguito a un lento accumulo di gas in un tempo da decine a centinaia di anni.
Questa ricerca aiuterà la comunità scientifica anche a perfezionare cosa misurare dei vulcani, e il modo in cui interpretare i segnali del monitoraggio a lungo termine già diffusamente utilizzato dai vulcanologici.
“Da qualche tempo – conclude il ricercatore dell’Ingv – è stato osservato che alcuni vulcani eruttano con poco preavviso. Ora nuove ipotesi potrebbero spiegare il perché di queste eruzioni improvvise e suggerire nuovi modi per sorvegliare vulcani attivi e quiescenti”.
da: redazione Tiscali e foto


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