Vincenzo Russo(nella foto): “Oltre agli esami: anche i nonni non finiscono mai…”
Il grande Eduardo ci accompagna sempre, ogni istante della nostra vita, essendo riuscito nell’impresa di raccontare appunto la vita, attraverso quella grande arte che è il teatro. E non poteva essere altrimenti. C’è una frase però tatuata nel cuore anche dei posteri, di chi non ha mai avuto la fortuna di cogliere le sublimi espressioni del suo viso, di chi non ha mai avuto la fortuna di incrociare il suo sguardo unico : “Gli esami non finiscono mai”.
Non c’è affermazione più giusta, più coerente che possa essere l’espressione della vita di un uomo.
Solitamente alla parola “esame” la mente di un uomo è naturalmente condotta per mano, magari immaginando il suono di una campanella, ad entrare in una classe, sedersi tra i banchi, ad attendere che qualcuno ti insegni…ad ansimare; perché chi insegna ti chiederà un riscontro. Stiamo parlando di quella istituzione di fondamentale importanza per la crescita di un uomo: la scuola.
Tra non molto sarà per davvero tempo di esami scolastici per milioni di studenti, ai quali personalmente auguro di superarli in maniera brillante; ai quali soprattutto auguro di poter concretizzare gli studi, attraverso quella forma di diritto (alla quale si riferisce l’Art.1 della Costituzione Italiana) che è il lavoro.
In questi giorni il quotidiano Sunday Times riferisce all’intera ( sia nella forma che nei contenuti) Europa, che in Inghilterra esiste un vero e proprio “Prontuario giustificazionista”; per cui gli studenti possono contare su voti più alti all’esame di maturità, se sono rimasti vittima di una disgrazia.
Possono cioè contare su un 5% in più sul punteggio finale, se hanno appena perso un genitore o un fratello; un parente di secondo grado (vedi i nonni), da morto vale un 4% in più; se il cane od il gatto sono scomparsi da casa il giorno dell’esame, valgono il 2% in più, se la tragedia è avvenuta il giorno prima allora si applica “soltanto” l’1%; se il giorno dell’esame si è testimoni di un evento drammatico, questo vale 3% in più, così come una frattura o un attacco di asma; la febbre da fieno assicura un 2% in più, l’emicrania “purtroppo” soltanto l’1%.
Queste linee guida sono redatte dall’Ufficio per le valutazioni del Ministero dell’Educazione.
Un funzionario del Dipartimento, Claire Ellis, assicura però che il margine di “miglioramento”
è molto esiguo, sovvertendo la tesi dei più, secondo i quali gli studenti siano indotti a fornire una serie infinita di giustificazioni, magari non proprio attendibili, al fine di migliorare il proprio risultato finale.
D’inglese, nel mio DNA, vi assicuro non c’è nulla, così come nulla lasciava trasparire Buffo, un mio compagno di classe. Ritorno indietro con la mente, a quando appunto ero uno studente che studiava e che aveva la testa al proprio posto, cioè sul collo… (vedi un altro grande: Totò) ed attento e trepidante insieme con gli altri compagni osservavo lo sguardo dell’insegnante che altalenava sul registro per invitare la “vittima” accanto a lei per “conferire”.
Quando lo sguardo si posava sulla parte alta, un sospiro di sollievo; se scendeva giù, iniziavo a tremare. Quante emozioni.
“Venga a conferire…Buffo Pasquale”. Lui tristissimo si avvicinava alla cattedra “Professoressa posso ritornare la prossima volta, ieri ho avuto un lutto…è morta mia nonna”…
Certo, il genitore non può certo morire, sarebbe troppo eclatante, chi firmerebbe poi le giustifiche e chi verrebbe poi a parlare con i professori? Gli zii, mi direte.
Allora vi rispondo: E’ necessario che per un’interrogazione la famiglia si ritrovi decimata?
E poi, quante bugie inventare? Ne basta una soltanto : “Mamma se vieni a parlare a scuola, ricordati che il nonno è morto”
“Quale dei tre?”. “ Fai tu… uno qualsiasi”. Ecco, i nonni proteggono i nipoti (e questo è un fatto eccellente di vita), anche a loro insaputa. Mi ricordo allora che Pasquale Buffo avrà fatto morire i nonni, minimo due o tre volte a testa; al che un giorno l’insegnate di chimica gli chiese : “Buffo ma quanti nonni hai? Se pò sapè ?”
“Più nessuno professore” rispose… ed il professore “Ah si…E chi era quella vecchina così dolce che l’altro giorno ha accompagnato tua madre, proprio qui a parlare con me?” , anche Buffo perse il controllo, rispose “Mia nonna”…Tutta la classe a ridere e per lui un bel 2, che in Inghilterra ai tempi di oggi sarebbe stato 2,08 ( mio Dio non sarebbe cambiato molto ). Allora mi chiedo se ne vale la pena.
Non sarebbe più carino “Professore, la mia famiglia scoppia di salute ed io oggi sono impreparato” , probabilmente la lealtà sarebbe più apprezzata e potrebbe forse scapparci un 3 (che sarebbe già un risultato superiore) evitando una marea di “casini” diciamolo pure.
Però dopo aver letto, ciò che è stato scritto dal Sunday Times, mi piace immaginare Buffo, magari ai tempi d’oggi, che deve sostenere l’esame di stato :
“ Professore, mi è capitata una cosa orrenda. Avevamo comprato un gatto che stamattina si è gettato dal balcone, sapete io abito al secondo piano, allora mio nonno si è precipitato dalle scale per riprenderlo , ma giunto fuori al portone di casa un camion lo ha investito ed è morto sul colpo, allora mia nonna ha sentito il botto s’è affacciata al balcone ed è svenuta, io per prenderla sono finito sotto il suo peso schiacciato sul pavimento e mi sono fratturato il polso ( fasciatura finta ), mio padre che tornava da lavoro, sapete lui fa il panettiere, ha visto tutto da lontano ed ha afferrato per il collo il camionista e voleva ammazzarlo, è intervenuta la polizia e lo ho portato in carcere, mia madre non c’era in casa perché stanotte mio fratello ha avuto una colica e lo hanno ricoverato…poi sono venuto qui, mi ha dato un passaggio il carro funebre che era venuto per prendere il nonno, ma chiaramente mi è sopraggiunta una leggera emicrania…Quanto mi mettete?”
“Dieci Buffo…te lo assegno io un bel dieci…” perché hai sostenuto l’esame, rispettando la teatralità di Eduardo; ma le persone, soprattutto quelle care, soprattutto i nonni, preghiamo invece che stiano sempre in salute. “Gli esami non finiscono mai; anche i nonni”. Vincenzo Russo
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