29 ottobre 2004 – Vincenzo Russo: La Pastiera, leggenda di primavera…
Superfluo è raccontare quel dipinto che è il nostro golfo. Incantevole da quando è nato il mondo, tant’è vero che la sirena “Partenope” fissò qui la sua dimora. Una leggenda narra che od ogni primavera, emergeva dalle acque, accompagnando con il suo canto la felice gente del posto.Una primavera “qualsiasi”, diventò particolare perché la sirena si rese autrice di un canto più melodioso e dolce del solito. Per ringraziarla, furono scelte sette tra le più belle fanciulle del luogo per recarle in dono:
Farina, testimonianza della forza e della ricchezza appartenenti alla campagna;
Ricotta, dono dei pastori che governavano i greggi;
Uova, quale simbolo della vita che si rinnova;
Grano bollito nel latte, testimonianza dei due principali regni della natura,
Acqua di fiori d’arancio, quale profumo della terra;
Spezie, a sottolineare i popoli più lontani del mondo;
Zucchero, affinché la dolcezza del canto della sirena si diffondesse nell’Universo.
Ricevuti i doni, la sirena s’inabissò per offrire quei doni agli Dei, che riunitisi, rimescolarono il tutto dando vita alla prima pastiera. Questo mirabile “intruglio” accompagnava le feste Pagane,durante le quali, le sacerdotesse di Cecere portavano in processione un uovo ( simbolo di vita nascente ), per salutare l’arrivo della primavera. Ai tempi di Costantino il Grande, nella sacra notte di Pasqua, i Catecumeni, al termine della cerimonia battesimale, ricevevano delle focacce…ecco perché la Pastiera è, o meglio era, un dolce Pasquale e legato alla primavera. Oggi non è più così, è con sommo piacere che possiamo goderne tutto l’anno. Vuol dire che è sempre Pasqua e Primavera? Speriamo di sì, almeno per il cuore.
La pastiera tra leggenda e realtà: avviciniamoci ai giorni nostri.“’O Passo, Taverna in Pomigliano; è così che chiamavansi generalmente i luoghi di Dogana, presso a’ quali c’era sempre qualche Taverna, per comodo de’ carrettieri”, è così che Vittorio Imbriani commenta un canto pomiglianense, riferito ad un maestoso edificio appartenente al feudatario del posto, che esercitava il monopolio della Taverna e riscuoteva il ‘passo.Davanti a questo edificio, sito nell’attuale Via Roma ,alla fine degli anni ’40, passò un “certo” Benito, diretto verso il cantiere dello Stabilimento Aeronautico dell’Alfa Romeo, per porvi la prima pietra.
Ma cosa c’entra tutto questo con il più famoso e riconosciuto dei dolci partenopei? Ogni mattina, puntuale come le rondini a primavera, alle quattro, l’edificio inizia a “vivere”, s’accendono le luci, mentre intorno tutto tace, un buon caffè, ed ecco che ad uno ad uno, come i musicisti di un’orchestra, i forni lentamente iniziano a “suonare”, diretti dal Maestro Carlo Antignani. Tutti i giorni dall’ormai “quasi” lontano 1958. Pasticciere per vocazione, da quando ventenne, s’apprestava ad affrontare la vita, col suo bagaglio carico di sogni. Archi e Volte di quest’edificio, ti danno il benvenuto e t’accompagnano da lui.Entrando nel locale, una foto, una particolare foto, che mostra un uomo tutto vestito di bianco (l’unico per certi versi accreditato a farlo), che con le braccia tese accetta un dono del Maestro Carlo. Entrambi hanno il compito di addolcire, Uno le anime, l’altro il palato.Il viso sorridente, lascia intendere d’aver gradito.Il Suo carattere, mi lascia immaginare che quella sera Sua Santità, almeno un “pezzetto”di quella Pastiera l’ha mangiato. Ma era Pasqua? Gli chiedo. Lui, sfumacchiando il suo inseparabile sigaro, risponde:“ No, era in occasione del Suo Primo Concilio”.
Mezzo secolo di panna, di inebrianti profumi alla crema, di uova, Pastiere, Babbà. Qual è il segreto del successo? “ E’ necessario operare con sincerità e lealtà, la vita è fatta di scelte ed io ho sempre preferito la qualità, come dire, è un fatto d’educazione”.
Dunque, ricapitolando, la sirena Partenope donò gli ingredienti agli Dei che la impastarono da soli; il Maestro Carlo Antignani bella e confezionata la donò al Papa. Allora mi sia concessa una domanda da mezzanotte e dintorni. Dalle leggende prende spunto la realtà, o la realtà è già di suo una leggenda? Vincenzo Russo.
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