19 ottobre 2004 – Vincenzo Russo: “Il più efficace mezzo di trasporto: la comunicazione.”
L’italiano Colombo, col chiaro intento di andare a “parlare” con qualcuno che abitasse dalla parte opposta all’emisfero in cui lui si aggirava, parte da Palos, credendo di essere diretto verso le Indie. Il 14 Ottobre 1492, approda su un’isola dei Caraibi ed appunta sul suo diario “appena sbarcato sull’isola ho preso molti prigionieri indiani“. “La terra fu creata con l’aiuto del sole, e tale dovrebbe restare. La terra fu fatta senza linee di demarcazione, e non spetta all’uomo dividerla. Io non ho mai detto che la terra è mia per farne ciò che mi pare. L’unico che ha il diritto di disporne è chi l’ha creata. Io chiedo il diritto di vivere sulla mia terra e di accordare a voi il privilegio di vivere sulla vostra “ ( Heinmont Tooyalaket Capo Giuseppe dei Nez Percès ). Praticamente siamo esortati a “Vivere senza confini” e su questo concordava anche il buon Cristoforo, linee immaginarie e di demarcazione, la cui prevaricazione dovrebbe essere consentita soltanto alla “parola”, intesa come veicolo unico che sconfinando, unisce : comunicare.
Considerate le distanze, nelle grandi praterie, gli indiani, spesso comunicavano con mezzi diversi dalla parola.Infatti utilizzavano il cavallo, le coperte, gli specchi, il fumo e per finire, frecce infuocate. Ognuno di questi “mezzi” utilizzato per parlarsi, per trasmettere e ricevere un vero e proprio messaggio, necessitava, per poterlo percepire, che l’individuo avesse sviluppato uno dei sensi su tutti : la vista. Col passare del tempo, il 16 Dicembre 1835, imbarcatosi a Livorno sul brigantino Coccodrillo, giunge a Cuba (sempre dalle parti di Colombo, per intenderci), un altro grande italiano: Antonio Meucci. Sarà il clima, la natura, il fascino dell’oceano o cosa preferite e l’omino, nel 1849 ottiene il primato nella storia, per la trasmissione della parola per via elettrica. Il primo in assoluto, pioniere del telefono, avendo abbattuto quello che era fino ad allora un insormontabile confine per la comunicazione, “il buio”, pone le basi per un mondo da percorrere in un secondo.
Nel Dicembre del 1871 con atto notarile stipulato dal notaio Angelo Bertolino di New York, fonda la “Telettrofono Company” il cui obiettivo principale, come recita il contratto, “effettuare tutti i necessari esperimenti per la realizzazione del Telettrofono, ossia della trasmissione della parola, la voce umana, attraverso fili elettrici, inventata da Antonio Meucci”. Donò al cielo degli indiani il suo ultimo respiro, New York venerdì 18 Ottobre 1889 ore 9.40.
Da quel giorno, l’uomo svolta. Un crescente, progressivo, frenetico a dir poco, bisogno di polverizzare distanze, di comunicare con chiunque, in qualsiasi posto del globo; successivamente poi, l’esigenza di parlare anche dal ponte di una nave che lascia il porto, mentre scegli la pista più difficile del Gran Sasso, oppure dalla riva di un fiume. Le parole, che mai vogliamo ci restino in gola, da poter proferire quando decidiamo di farlo, il massimo della soddisfazione, un appagamento psicofisico.
Ed ecco che arriviamo ai giorni nostri, dove per la comunicazione non esiste, non solo alcun confine, ma nessun altro tipo di impedimento. Vivere senza confini significa consentire di parlare ad un bimbo brasiliano con un uomo peruviano, e non solo, significa solidarietà, vedi l’iniziativa “Regaliamo la luna ai bambini brasiliani “, “ L’unica cosa necessaria per la tranquillità del mondo, è che ogni bimbo possa crescere felice “ ( Dan Gorge ); lì, sempre dalle parti di Colombo, ancora gli italiani con TIM. La comunicazione freneticamente avanza, muta, cambia aspetto, si evolve: spesso basta un SMS, un secondo per dire le cose, parole scritte, che come i messaggi di fumo, necessitano di lettura.
Come fare allora, per arricchire l’invenzione di Meucci, estenderla a coloro che purtroppo, non conoscono la luce del sole? Dal Settembre di quest’anno, è stata introdotta una spettacolare applicazione rivoluzionaria che consente ai non vedenti di usare tutte le funzioni di un telefonino in completa autonomia, grazie ad una voce elettronica che legge il display a favore dell’utilizzatore. Qualche anno circa nel grembo materno ed ecco che nasce “Talks”, per la tecnologia GSM (Global System Mobile), da mamma TIM. Allora, continuiamola ad alimentare questa spettacolare favola del “dire”, tenuto conto che nel DNA della comunicazione, c’è la saggezza degli indiani e le idee degli italiani. “ Oh Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la Saggezza di capirne al differenza “recita una preghiera Cherokee. “Sei-l’or-go-glio-del-la-mia-vi-ta”, una voce robotica viene fuori dalla tasca dei pantaloni, e lui è lì che ride: “E’mia madre”.
Cosa gradiscono i signori? Due caffè grazie!
Vincenzo Russo


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