La montagna non è sempre bella. Di giorno, forse, ma di notte quella macchia nera e azzurra, vista da vicino, un po’ di impressione la fa. Del rischio Vesuvio, dai piani di prevenzione e di protezione civile ai progetti della Regione per favorire la riconversione urbanistica dei diciotto Comuni compresi nella zona rossa di è parlato nei giorni scorsi ma non non sarà l’ultima volta. C’è stato un confronto al vertice nel salone del centro congressi della facoltà di Economia, con il Rettore Magnifico dell’università Federico II, Guido Trombetti, gli assessori regionali all’Urbanistica, Marco Di Lello, ai Trasporti, Ennio Cascetta, alla Ricerca Scientifica, Luigi Nicolais, il professore Elio Giangreco, coordinatore della commissione impegnata nel ’95 dal Rettore Fulvio Tessitore, i docenti Marino De Luca, Antonio Rapolla, Attilio Belli, Edoardo Cosenza, Giovanni Muscettola, Edoardo Farinaro. L’iniziativa ha preso spunto dai risultati della commissione, che puntava sulla proposta di una strategia di sfoltimento degli insediamenti nell’area vesuviana. Una seconda fase dello studio già fu condotta nel 2001, con i dipartimenti di Geofisica, Ingegneria dei Trasporti, Urbanistica, Analisi e progettazione strutturale, Scienze biomorfologiche e funzionali, Neuroscienze, Scienze mediche preventive. Ancora sul Vesuvio e sull’esodo programmato, si è svolto un convegno nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con la partecipazione del coordinatore del progetto regionale VesuVia, Francesco Escalona, e di altri docenti della Federico II, dell’Orientale, del Suor Orsola Benincasa, fra i quali Fabrizia Bernasconi, Pasquale Coppola, Ugo Leone, Marino Niola, Paolo Gasparini, Carlo Gasparrini, Michelangelo Russo. E per i deboli di carattere c’è anche un piano anti-stress da eruzione nelle proposte del gruppo di studio che ha formulato, per l’università Federico II, un dossier sul rischio Vesuvio. I lavori della commissione interdisciplinare, insediata nel ’95 e coordinata dal professore Elio Giangreco, sono stati illustrati nel corso di un convegno aperto dal Rettore Guido Trombetti e concluso dagli assessori regionali Ennio Cascetta e Marco Di Lello. Sui disagi di carattere psicofisico che colpiscono la popolazione dell’area a più alto rischio vulcanico, si tratta di oltre 700mila abitanti, si sono soffermati i professori Gianni Muscettola, Antonio Sodano, Eduardo Farinaro, sottolineando l’esigenza di migliorare le condizioni di vita delle comunità, costrette a fare i conti con l’incubo di una catastrofe naturale, per il momento non prevista, ma pur sempre possibile. Sugli aspetti dell’urbanistica e della mobilità sono intervenuti Attilio Belli e Marino De Luca. Il capitolo della sorveglianza geofisica è stato affrontato dal vulcanologo Giuseppe Rolandi, quello del settore strutturale dall’ingegnere Maria Polese. Rilevando l’importanza strategica dello studio, uno studio della bellezza di 453 pagine, l’assessore Cascetta ha ribadito l’impegno della Regione per prevenire i rischi di un’emergenza ambientale, partendo dal potenziamento del sistema dei collegamenti. Di Lello, confermando il successo dell’operazione per favorire l’esodo volontario dai 18 Comuni dell’area vesuviana più critica, ha preannunziato l’avvio di uno studio parallelo sul comprensorio vulcanico dei Campi Flegrei. E gira gira , il discorso si complica. Dei campi ardenti si parla troppo poco eppure l’attività sismica, bradisismica e delle fumarole della solfatara dovrebbero far riflettere. Mah!


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